Giorgio Signorile Inviato 2 Ottobre 2007 Group: Membri Topic Count: 70 Content Count: 612 Reputation: 41 Joined: 10/02/2007 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 2 Ottobre 2007 Ad un compositore che vuole farsi conoscere conviene o no pagare (perchè ho visto che è praticamente così che si fa) per farsi pubblicare? Dico, pagare nel senso di "contributo" per la stampa ...che ne dite? pur credendo nei miei lavori sono un pò timoroso, per parlar bene, della cosa, anche se mi rendo conto che, in fondo, si parla pur sempre di commercio. Resto in attesa
akaros Inviato 2 Ottobre 2007 Group: Membri Topic Count: 29 Content Count: 657 Reputation: 0 Joined: 21/04/2006 Status: Offline Device: Android Inviato 2 Ottobre 2007 Secondo me dovrebbe aprirsi una propria web page e distribuire le partiture gratuitamente proprio per farsi pubblicità. Vendere il cartaceo rende poco e costa moltissimo. EDIT: Modifico per inserire un articolo pubblicato su html.it. L'intenzione è giusta e se tutti prenderanno quella piega, fra un pò, il musicista non avrà più bisogno di una casa discografica come il compositore non avrà più bisogno di un editore. Leggete. http://webnews.html.it/news/leggi/6855/radiohead-lalbum-lo-paghi-quanto-vuoi/
Angelo Gilardino Inviato 2 Ottobre 2007 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 2 Ottobre 2007 Ad un compositore che vuole farsi conoscere conviene o no pagare (perchè ho visto che è praticamente così che si fa) per farsi pubblicare? Dico, pagare nel senso di "contributo" per la stampa ...che ne dite? pur credendo nei miei lavori sono un pò timoroso, per parlar bene, della cosa, anche se mi rendo conto che, in fondo, si parla pur sempre di commercio. Resto in attesa Non lo faccia. Se un editore crede nella Sua musica, lavorerà per sostenerla, cominciando con l'investire i suoi denari nella stampa, nella pubblicità e nella diffusione (copie omaggio, etc.). Se chiede contributi, è perché non si fida della musica e ritiene che non sia un buon investimento: si fa quindi pagare per non rischiare. Si può star certi che, una volta incassato il corrispettivo, non muoverà un dito per sostenere e promuovere la musica e l'autore. Chi vuole la mia musica - dice il compositore consapevole del suo valore - la deve pagare come io pago qualunque cosa che mi serve e/o che mi piace. Non defletta. dralig
Giorgio Signorile Inviato 2 Ottobre 2007 Group: Membri Topic Count: 70 Content Count: 612 Reputation: 41 Joined: 10/02/2007 Status: Offline Device: Macintosh Autore Inviato 2 Ottobre 2007 Intimamente credo anch'io sia così. Il mio "editore" torinese Zedde (è pubblicità? bè se la merita) è assolutamente puro sotto questo punto di vista e con lui spero di continuare la collaborazione. Ma dopo la artecipazione e la segnalazione ad un concorso terminato lo scorso fine settimana ho ricevuto da un'importante casa italiana una proposta che parla di pubblicazione...pagamento una tantum ecc...
Alfredo Franco Inviato 2 Ottobre 2007 Group: Membri Topic Count: 84 Content Count: 1188 Reputation: 77 Joined: 03/12/2005 Status: Offline Device: Windows Inviato 2 Ottobre 2007 argomento molto interessante... pagare per farsi pubblicare è una cosa piuttosto triste...piuttosto ha molto più senso farsi una paginetta dal proprio sito, crearsi i pdf e far pagare via paypal il download dei lavori, e rendere gratuiti gli incipit, o più pagine del lavoro magari con una esecuzione...promozione e distribuzione te la gestisci tutta via web Sono del tuo stesso parere. Il mezzo elettronico ha delle potenzialità enormi e credo che affidare i propri lavori ad un editore tradizionale abbia senso solo se ci sono delle garanzie.
Frédéric Zigante Inviato 2 Ottobre 2007 Group: Membri Topic Count: 4 Content Count: 171 Reputation: 2 Joined: 04/01/2006 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 2 Ottobre 2007 Intimamente credo anch'io sia così. Il mio "editore" torinese Zedde (è pubblicità? bè se la merita) è assolutamente puro sotto questo punto di vista e con lui spero di continuare la collaborazione. Ma dopo la artecipazione e la segnalazione ad un concorso terminato lo scorso fine settimana ho ricevuto da un'importante casa italiana una proposta che parla di pubblicazione...pagamento una tantum ecc... Sottoscrivo il parere di Dralig e aggiungo: dopo averti avuto come autore "pagante" per quale motivo l'editore in questione dovrebbe pagarti per le eventuali prossime pubblicazioni? A che pro dunque? La storia è piena di editori poco propensi al rischio imprenditoriale pagato poi a caro prezzo: Ricordi non ritenne di accogliere il Concierto de Aranjuez di Rodrigo nel 1940...
Angelo Gilardino Inviato 2 Ottobre 2007 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 2 Ottobre 2007 Sono del tuo stesso parere. Il mezzo elettronico ha delle potenzialità enormi e credo che affidare i propri lavori ad un editore tradizionale abbia senso solo se ci sono delle garanzie. Nessun editore - né grande né piccolo - può garantire alcunché. Ciascuno deve fare la sua parte: il compositore deve scrivere musica valida, l'editore deve spendere denaro e lavoro per farla conoscere. Però nessuno dei due ha in mano le chiavi del "successo", intendendo con questo termine la buona riuscita di un sano proposito di diffusione della musica tra gli interpreti e, tramite loro, nell'apprezzamento degli ascoltatori potenzialmente interessati. Comunque, non ci sono segreti: l'editore acquisisce il copyright, e deposita alla Siae, congiuntamente all'autore, l'opera da pubblicare. La stampa a sue spese, riserva all'autore dieci copie gratuite, e divide con il medesimo i diritti di esecuzione pubblica, di registrazione e di utilizzo da parte di terzi in ragione del 50% ciascuno. Questi diritti vengono pagati semestralmente dalla Siae sia all'editore che al compositore. Inoltre, l'editore corrisponde all'autore il 10% delle vendite delle copie stampate (percentuale calcolata sul prezzo di copertina). Questo lo standard per un contratto serio, gli altri contratti sono capestri per compositori di poco o nessun valore - ma spinti dall'ambizione e, ahiloro, illusi - o molto ingenui. dralig
Giorgio Signorile Inviato 2 Ottobre 2007 Group: Membri Topic Count: 70 Content Count: 612 Reputation: 41 Joined: 10/02/2007 Status: Offline Device: Macintosh Autore Inviato 2 Ottobre 2007 Ma comprare 100-150 copie del proprio lavoro....non è pagare?A me pare di si, messo solo in un'altra forma....
Angelo Gilardino Inviato 2 Ottobre 2007 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 2 Ottobre 2007 Ma comprare 100-150 copie del proprio lavoro....non è pagare?A me pare di si, messo solo in un'altra forma.... Dipende. Se un autore ha effettivamente bisogno di un numero rilevante di copie per distribuirle tra coloro a cui ritiene di doverle dare, è giusto che le comperi e che le paghi (in genere, gli editori praticano all'autore lo sconto accordato ai negozi). Se invece l'autore non ha bisogno di una quantità rilevante di copie, e gli bastano le cinque o dieci copie gratuite previste dal contratto, è chiaro che, comprandone 100 o 150, sta in pratica contribuendo a pagare le spese di stampa. E, se ha stima di se stesso, non deve farlo. dralig
Butterfly Inviato 2 Ottobre 2007 Group: Membri Topic Count: 227 Content Count: 1196 Reputation: 0 Joined: 31/01/2006 Status: Offline Inviato 2 Ottobre 2007 Intimamente credo anch'io sia così. Il mio "editore" torinese Zedde (è pubblicità? bè se la merita) è assolutamente puro sotto questo punto di vista e con lui spero di continuare la collaborazione. Ma dopo la artecipazione e la segnalazione ad un concorso terminato lo scorso fine settimana ho ricevuto da un'importante casa italiana una proposta che parla di pubblicazione...pagamento una tantum ecc... E' una prassi diffusa anche in campo letterario (specie poetico) e grafico, dovuta anche all'aumento delle opere creative e alla difficoltà di imporre nuovi autori all'attenzione del grande pubblico. Se si tratta di un editore-tipografo, in effetti corri il rischio che la tua pubblicazione giaccia a pacchi nel deposito dello stampatore o che debba tu stesso promuoverne la distribuzione e pubblicità, con costi supplettivi non indifferenti. Quindi è importante capire se l'opera viene edita o stampata, perchè sono due cose ben diverse. Obbligarti ad acquistare le copie del tuo lavoro è solo un escamotage contrattuale non solo per farti pagare la stampa, ma per far spazio negli scaffali, il che non è davvero nemmeno troppo elegante. L'invio di una pubblicazione fatta dal diretto autore poi, non ha lo stesso peso di una copia offerta a titolo di saggio gratuito direttamente da un editore, specie se specializzato. Concordo con chi ti sconsiglia questa strada, anche perchè spesso oggi l'autofinanziamento editoriale non riesce a dare quei frutti talvolta eccezionali che si verificarono invece nei secoli scorsi. Probabilmente i presupposti erano differenti, così come i fruitori. Anche il premio Nobel per la letteratura Patrick Victor Martindale White esordì proprio nel 1925 con una raccolta di poesie pubblicata a spese proprie dalla madre dello scrittore. In tempi piu' recenti Pier Paolo Pasolini autofinanziò la pubblicazione delle "Poesie a Casarsa" e analoghe operazioni vennero attuate, in tempi diversi, da Guido Gozzano, Montale, Moravia, Cesare Pavese, Italo Svevo ecc. All'estero capitavano cose simili, anche in campo scientifico, medico e astronomico. Nietzsche pubblicò a proprie spese "Al di là del bene e del male" e "Zarathustra"... Insomma: se aspettavamo che gli editori comprendessero le potenzialità del talento di tutte queste persone... Butterfly
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