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Osservo che i miei pezzi più apprezzati sono quelli scritti adoperando le scale diatonico-modali (o polimodali), e che sono invece considerati con minor favore quelli scritti adoperando la scala cromatica, cioè - nel mio caso - quelli atonali. Io sono certo che non esiste, tra le due "categorie" della mia musica, la minima differenza stilistica, e quindi non credo che il diverso grado di apprezzamento dipenda da una valutazione dello stile e della forma dei pezzi - il che condurrebbe alla formazione di giudizi fondati sulla "riuscita" dei diversi lavori -, ma piuttosto dal diverso impegno che è richiesto agli ascoltatori e anche agli interpreti in quanto ascoltatori. Il che, ovviamente, è un motivo tutt'altro che disprezzabile, che io accetto e rispetto. Purtroppo, non sono sempre disposto a usare la scala diatonica, a volte ho proprio bisogno dell'altra, anche se so che mi rende un po' antipatico (musicalmente).

 

dralig

 

Una certa pigrizia nell'ascoltatore medio (fra cui mi pongo anch'io) è sicuramente presente, ma credo che il mancato apprezzamento di alcune opere dipenda in ragionevole misura anche da l'ignoranza delle tecniche e i modi della composizione contemporanea se non addirittura di quella moderna, e non ho scelto il verbo "apprezzare" a caso, chè differisce molto da "piacere" in quanto implica un'interazione di me che devo essere in grado di poter apprezzare una certa opera e avere quindi delle basi abbastanza solide per poterlo fare.

Io in questo pecco quasi totalmente per causa, diciamo così, di compositori assai rinomati e "famosi" che ho sempre mal digerito e che mi hanno tenuto lontano da uno studio accurato delle ragioni del comporre attuale. Uno su tutti, Berio.

 

Relativamente alla questione musica tonale/modale versus musica atonale è sicuramente più congeniale al mio gusto la prima che è quella che ha bisogno di meno "dizionari" se non nessuno.

Per la chitarra però sono pronto a fare uno sforzo (piacevole indubbiamente) perché ritengo il nostro strumento fra i più adatti per un tipo di composizione non prettamente "classica". Chissà che il cruccio della chitarra di non essere stata mai considerata uno strumento classico "vero" non rappresenti infine la sua salvezza rendendola fertile alle nuove tendenze più dei suoi blasonati colleghi.

Nelle composizioni in cui lei ricorre per "bisogno" alla scala armonica trovo che sia molto presente lo strumento come parte integrante il testo musicale, molto di più che non in composizioni più "melodiche" (mi si passi il termine inappropriato) teoricamente universali, cioè non prettamente chitarristiche anche se scritte per la chitarra.

 

Se io definissi le sue composizioni atonali, come "indissolubilmente chitarristiche" le farei in qualche modo un torto? Spero di no, perché è di certo l'ultima delle mie intenzioni.

 

Grazie ancora

Andrea

 

Al contrario, io penso che le mie composizioni per e con chitarra siano "indissolubilmente chitarristiche" nella misura in cui io sono riuscito a renderle deliberatamente tali, il che è sempre stato uno dei miei obiettivi primari: non per nulla sono stato un compositore tardivo: i 23 anni di attività strumentistica sono stati l'indispensabile esperienza che mi è servita per forgiare quel lessico chitarristico che è uno dei sigilli del mio lavoro di compositore. Se non avessi consapevolmente esplorato la chitarra come chitarrista, non solo leggendo tutta la musica disponibile, ma anche indagando il suono e la tecnica dello strumento, non avrei mai potuto ri-tracciare nella mia mente il progetto sonoriale-digitale che poi ha formato uno dei pilastri delle mie composizioni.

 

Certo, questo non sarebbe bastato: se non avessi imparato per tempo il mestiere di compositore, indipendentemente dalla chitarra, e fossi pervenuto alla composizione soltanto sulla base della mia esperienza di chitarrista, i miei lavori sarebbero assai probabilmente simili a quelli di molti chitarristi che annotano successioni di gesti, incapaci di costruire brani di musica: e questo è precisamente quello che rivendico di non avere fatto, provando fastidio ogni volta che il mio nome viene elencato accanto a quello di chitarristi-compositori di oggi, famosissimi, ma secondo me compositivamente analfabeti.

 

Io credo e affermo che un brano per chitarra deve suonare sulla chitarra meglio - cioè con maggior proprietà, pienezza e carattere - che su qualunque altro strumento, e considero fallite tutte quelle composizioni per chitarra che, lette da un pianista, danno un risultato più soddisfacente di quello chitarristico.

 

Dirò di più: io considero la maggior parte dei concerti per chitarra e orchestra del Novecento falliti, perché orchestrati come se la chitarra fosse un pianoforte minorato.

 

dralig


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Osservo che i miei pezzi più apprezzati sono quelli scritti adoperando le scale diatonico-modali (o polimodali), e che sono invece considerati con minor favore quelli scritti adoperando la scala cromatica, cioè - nel mio caso - quelli atonali.

dralig

 

Io penso che la tua musica possieda un forte grado di teatralità, o per dirla meglio, sia fortemente caratterizzata da una presenza di drammaturgia teatrale.

 

Non mi riferisco, ovviamente, al gesto plateale, assolutamente assente, ma al contrario, al fatto che siano percepibili figure, o fantasmi di figure, cha hanno forte presa sull'ascoltatore: quelle evocate nei tuoi Studi, di musicisti, pittori e poeti, sono presenze avvertibili che si palesano all'ascolto e alla lettura.

 

Nei cromatismi credo siano più sfaccettate....come in una sorta di caleidoscopio che le scompone e quindi più "ardue" nel rivelarsi.


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Osservo che i miei pezzi più apprezzati sono quelli scritti adoperando le scale diatonico-modali (o polimodali), e che sono invece considerati con minor favore quelli scritti adoperando la scala cromatica, cioè - nel mio caso - quelli atonali.

dralig

 

Io penso che la tua musica possieda un forte grado di teatralità, o per dirla meglio, sia fortemente caratterizzata da una presenza di drammaturgia teatrale.

 

Non mi riferisco, ovviamente, al gesto plateale, assolutamente assente, ma al contrario, al fatto che siano percepibili figure, o fantasmi di figure, cha hanno forte presa sull'ascoltatore: quelle evocate nei tuoi Studi, di musicisti, pittori e poeti, sono presenze avvertibili che si palesano all'ascolto e alla lettura.

 

Nei cromatismi credo siano più sfaccettate....come in una sorta di caleidoscopio che le scompone e quindi più "ardue" nel rivelarsi.

 

Credo di capire che cosa intendi. La modalità (o polimodalità) e l'atonalità sono le uniche due "lingue" musicali atte a esprimere quello che ho in mente, e so esattamente che cosa mi serve in ogni momento della composizione. Sono ben conscio del fatto che, dichiarando l'intenzione di "esprimere" qualcosa, sono già in rotta di collisione con i dogmi post-darmstadtiani, ma non me ne importa niente. Si, io credo che la musica esprima qualcosa. Altrimenti, è inutile ascoltarla, e sciocco scriverla.

 

dralig


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...Sono ben conscio del fatto che, dichiarando l'intenzione di "esprimere" qualcosa, sono già in rotta di collisione con i dogmi post-darmstadtiani, ma non me ne importa niente. Si, io credo che la musica esprima qualcosa. Altrimenti, è inutile ascoltarla, e sciocco scriverla.

 

dralig

 

Stravinsky celebrava magnificamente l'autoreferenzialità della musica e fu nel nome di questa che "espresse" il meglio del suo suono organizzato...poi la "drammaturgia" di cui Alfredo parla è ben evidente in molti compositori "post...così come l'espressione sonora composta a partire da altre esperienze sensoriali come quella visiva...certe la varietà di questa espressione è notevole ma prescinde, per essere apprezzata, da un giudizio sommario sull'integrale delle esperienze compositive postdarmstadt

 

Ha ragione, si tratta soltanto di miei tic, tracce non cancellate di ribellioni giovanili nei riguardi di affermazioni come: "Chi vuol esprimere qualcosa con la musica è un cretino", e similari. Dovrei sentirmi libero da queste reazioni, anche se ormai blande, specialmente considerando il fatto che su di me le proibizioni e i precetti sono passati come acqua sul vetro.

 

dralig


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Osservo che i miei pezzi più apprezzati sono quelli scritti adoperando le scale diatonico-modali (o polimodali), e che sono invece considerati con minor favore quelli scritti adoperando la scala cromatica, cioè - nel mio caso - quelli atonali.

 

dralig

 

A parer mio, lei dà il meglio di sè nei lavori modali e polimodali.

 

Ne è un esempio quello che io considero il Suo capolavoro, la Sonata n.1 (Omaggio ad Antonio Fontanesi).

 

Brano eccellente, Bruno Bettinelli ci scrisse addirittura un articolo.

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