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Ecco una vera domanda da principianti!

Spesso quando ascolto composizioni di musica contemporanea (di chitarra o meno) la prima reazione è "non mi piace".

Ma di certo non si può limitarsi al semplice giudizio estetico.

Le mie poche conoscenze di composizione e la mia cultura musicale orientata quasi totalmente alla musica tonale con rari sconfinamenti nell'atonalità non mi permettono di riuscire a cogliere quello che molti interpreti e appassionati invece apprezzano e amano in queste composizioni.

Vi chiedo perciò di illustrarmi un percorso che mi porti a comprendere le ragioni del comporre moderno/contemporaneo, un vero "abbecedario per dummies".

Esistono delle pubblicazioni in tal senso?

Grazie per la vostra pazienza

Andrea

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Di "guide all'ascolto" è pieno il mondo, ma secondo me non servono a nulla.

 

Cosa intendi con musica contemporanea?

Forse dovresti dirci fin dove si spinge il tuo ascolto...Ravel si, Bartok no ad esempio?...tanto per fermarci a cent'anni addietro...


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inizia a studiare gli studi semplici di Brower ;)


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Inviato
Di "guide all'ascolto" è pieno il mondo, ma secondo me non servono a nulla.

 

Cosa intendi con musica contemporanea?

Forse dovresti dirci fin dove si spinge il tuo ascolto...Ravel si, Bartok no ad esempio?...tanto per fermarci a cent'anni addietro...

 

Semmai Ravel no, Bartok sì... specie i quartetti.

Non c'è bisogno di andare indietro di cento anni: lo scoglio contro cui ho cozzato si chiama MaMaMa (Malipiero, Maderna , Manzoni) BeBoBu (Berio, Boulez, Bussotti), e NoNo (lui da solo).

Ma anche Petrassi che è molto apprezzato per me è ostico.

Come è ostica tutta la musica comunemente definita atonale, pantonale, dodecafonica, cromatica...

Delle ultimissime tendenze so poco o nulla essendomi, dopo la cozzata, rifugiato nel passato tranquillizzante dei Wagner e degni predecessori.

 

Ma il mio è un problema che ricorre anche con altre forme d'arte contemporanee (nel senso di odierne, attuali).

Il mio è essenzialmente un approccio estetico, quindi è proprio l'approccio che devo cambiare per poter apprezzare certe opere (e non è detto che ci riesca comunque).

Quindi chiedevo a chi di voi ha studiato, conservatorio o meno, e ha già fatto questo percorso, di consigliarmi una via da percorrere per comprendere la musica di oggi e capire le esigenze artistiche che hanno portato a crearla.

 

E' una domanda cretina e lo so da me, ma posso continuare a ignorare il problema e cambiare frequenza quando incappo in qualche composizione contemporanea e continuare ad ascoltare il Tristano, o cercare di comprendere quello che voi avete compreso.

Spero che da quaggiù le mie richieste riescano ad arrivare fino a voi.

Grazie

Andrea


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Inviato

Quando parli di Malipiero, ti riferisci a Gianfrancesco o a Riccardo?

 

Anche io, escluso qualcosa di Berio e di Maderna, non mi trovo in MaBoBuNono


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Inviato
Di "guide all'ascolto" è pieno il mondo, ma secondo me non servono a nulla.

 

Cosa intendi con musica contemporanea?

Forse dovresti dirci fin dove si spinge il tuo ascolto...Ravel si, Bartok no ad esempio?...tanto per fermarci a cent'anni addietro...

 

Semmai Ravel no, Bartok sì... specie i quartetti.

Non c'è bisogno di andare indietro di cento anni: lo scoglio contro cui ho cozzato si chiama MaMaMa (Malipiero, Maderna , Manzoni) BeBoBu (Berio, Boulez, Bussotti), e NoNo (lui da solo).

Ma anche Petrassi che è molto apprezzato per me è ostico.

Come è ostica tutta la musica comunemente definita atonale, pantonale, dodecafonica, cromatica...

Delle ultimissime tendenze so poco o nulla essendomi, dopo la cozzata, rifugiato nel passato tranquillizzante dei Wagner e degni predecessori.

 

Ma il mio è un problema che ricorre anche con altre forme d'arte contemporanee (nel senso di odierne, attuali).

Il mio è essenzialmente un approccio estetico, quindi è proprio l'approccio che devo cambiare per poter apprezzare certe opere (e non è detto che ci riesca comunque).

Quindi chiedevo a chi di voi ha studiato, conservatorio o meno, e ha già fatto questo percorso, di consigliarmi una via da percorrere per comprendere la musica di oggi e capire le esigenze artistiche che hanno portato a crearla.

 

E' una domanda cretina e lo so da me, ma posso continuare a ignorare il problema e cambiare frequenza quando incappo in qualche composizione contemporanea e continuare ad ascoltare il Tristano, o cercare di comprendere quello che voi avete compreso.

Spero che da quaggiù le mie richieste riescano ad arrivare fino a voi.

Grazie

Andrea

 

Se ascolta senza problemi i quartetti di Bartok, non ha limiti di comprensione nei riguardi di nessuna opera del Novecento, e può tranquillamente considerare il Suo rifiuto della musica che non Le va a genio come la manifestazione di un Suo modo di essere. Non c'è nulla di male nel non amare determinati autori, stili, linguaggi, quando si è oltre la soglia della comprensione di quel che dicono. L'unica cosa che mi sembra un po' incongrua in quel che scrive è l'accostamento di Malipiero a Maderna e a Manzoni. Malipiero è un classico della generazione dell'Ottanta, ha scritto musica tutto sommato allineata alla tradizione - principalmente modale - e aveva la musica dodecafonica in gran dispitto.

Sarebbe come dire che non le vanno giù Le Marteau sans Maitre le Fontane di Roma.

 

dralig


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Di "guide all'ascolto" è pieno il mondo, ma secondo me non servono a nulla.

 

Cosa intendi con musica contemporanea?

Forse dovresti dirci fin dove si spinge il tuo ascolto...Ravel si, Bartok no ad esempio?...tanto per fermarci a cent'anni addietro...

 

Semmai Ravel no, Bartok sì... specie i quartetti.

Non c'è bisogno di andare indietro di cento anni: lo scoglio contro cui ho cozzato si chiama MaMaMa (Malipiero, Maderna , Manzoni) BeBoBu (Berio, Boulez, Bussotti), e NoNo (lui da solo).

Ma anche Petrassi che è molto apprezzato per me è ostico.

Come è ostica tutta la musica comunemente definita atonale, pantonale, dodecafonica, cromatica...

Delle ultimissime tendenze so poco o nulla essendomi, dopo la cozzata, rifugiato nel passato tranquillizzante dei Wagner e degni predecessori.

 

Ma il mio è un problema che ricorre anche con altre forme d'arte contemporanee (nel senso di odierne, attuali).

Il mio è essenzialmente un approccio estetico, quindi è proprio l'approccio che devo cambiare per poter apprezzare certe opere (e non è detto che ci riesca comunque).

Quindi chiedevo a chi di voi ha studiato, conservatorio o meno, e ha già fatto questo percorso, di consigliarmi una via da percorrere per comprendere la musica di oggi e capire le esigenze artistiche che hanno portato a crearla.

 

E' una domanda cretina e lo so da me, ma posso continuare a ignorare il problema e cambiare frequenza quando incappo in qualche composizione contemporanea e continuare ad ascoltare il Tristano, o cercare di comprendere quello che voi avete compreso.

Spero che da quaggiù le mie richieste riescano ad arrivare fino a voi.

Grazie

Andrea

 

Se ascolta senza problemi i quartetti di Bartok, non ha limiti di comprensione nei riguardi di nessuna opera del Novecento, e può tranquillamente considerare il Suo rifiuto della musica che non Le va a genio come la manifestazione di un Suo modo di essere. Non c'è nulla di male nel non amare determinati autori, stili, linguaggi, quando si è oltre la soglia della comprensione di quel che dicono. L'unica cosa che mi sembra un po' incongrua in quel che scrive è l'accostamento di Malipiero a Maderna e a Manzoni. Malipiero è un classico della generazione dell'Ottanta, ha scritto musica tutto sommato allineata alla tradizione - principalmente modale - e aveva la musica dodecafonica in gran dispitto.

Sarebbe come dire che non le vanno giù Le Marteau sans Maitre le Fontane di Roma.

 

dralig

 

La passione per i quartetti di Bartok (facilitata dall'amore cieco se non sordo per tale formazione per la quale mi illudo di aver scritto anche un quartetto in un movimento) mi è stata trasmessa, inculcata forse potrei dire, dall'allora mio maestro di composizione che adorava queste opere ed è riuscito a trasmettermi parte del suo amore.

Ma quello che amo di più in Bartok e quello che ho amato di più anche in Stravinsky (prima di abbandonarlo completamente in una notte senza luna) è l'uso del ritmo e la sua profonda radice popolare.

 

Visto che l'amore per Bartok mi è stato "tramandato" ritenevo che la stessa cosa fosse possibile anche con un repertorio più esteso, dove quello che mi manca è proprio una chiave di lettura, dovuta interamente alla mia ignoranza (colpevole in quanto non ho avuto la pazienza di approfondire, spaventato dalla mancanza di riferimenti ritmici o melodici forse).

In breve, certa musica non riesco proprio a capirla, e in questo sono ben oltre "la soglia della comprensione".

 

Malipiero è stato una vittima innocente del mio (stupido) giochino MaMaMa ciccì coccò. Anzi i suoi quartetti sono notevolissimi e Lei ha ragione nel farlo notare.

Boulez e Respighi però, per motivi senz'altro diversi, mi sono entrambi distanti.

Grazie per ogni possibile aiuto

Andrea


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se posso esprimere la mia: tutta la scuola milanese da 50 anni a questa parte è un pò fuori di testa, come anche Stockhausen e Boulez; si può ben capire che non amo alla follia lo strutturalismo, ma quello che io qui cerco di dire è molto più profondo. Quello che voglio dire è che molti compositori scelgono il linguaggio atonale, invece che il linguaggio modale, o il linguaggio tonale, semplicemente perchè non hanno l'inventiva compositiva per farlo. Molti si rifugiano dietro la facilità della serie, nascondendo così la propria pochezza artistica: devo dire che ultimamente ascoltando le "Folk songs" di Berio, mi sono ricreduto, ma è un caso isolato a mio parere. Che io poi ascolti musica atonale scritta con gusto, è sintomo comunque che esistono ancora compositori "vivi" che hanno ancora qualche cosa da comunicare.


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Semmai Ravel no, Bartok sì... specie i quartetti.

Non c'è bisogno di andare indietro di cento anni: lo scoglio contro cui ho cozzato si chiama MaMaMa (Malipiero, Maderna , Manzoni) BeBoBu (Berio, Boulez, Bussotti), e NoNo (lui da solo).

Ma anche Petrassi che è molto apprezzato per me è ostico.

Come è ostica tutta la musica comunemente definita atonale, pantonale, dodecafonica, cromatica...

Delle ultimissime tendenze so poco o nulla essendomi, dopo la cozzata, rifugiato nel passato tranquillizzante dei Wagner e degni predecessori.

 

Ma il mio è un problema che ricorre anche con altre forme d'arte contemporanee (nel senso di odierne, attuali).

Il mio è essenzialmente un approccio estetico, quindi è proprio l'approccio che devo cambiare per poter apprezzare certe opere (e non è detto che ci riesca comunque).

Quindi chiedevo a chi di voi ha studiato, conservatorio o meno, e ha già fatto questo percorso, di consigliarmi una via da percorrere per comprendere la musica di oggi e capire le esigenze artistiche che hanno portato a crearla.

 

E' una domanda cretina e lo so da me, ma posso continuare a ignorare il problema e cambiare frequenza quando incappo in qualche composizione contemporanea e continuare ad ascoltare il Tristano, o cercare di comprendere quello che voi avete compreso.

Spero che da quaggiù le mie richieste riescano ad arrivare fino a voi.

Grazie

Andrea

 

Se ascolti con piacere Bartok non mi farei un cruccio del non riuscire ad apprezzare Berio.

 

C'è molta gente che pur apprezzando la musica classica ha dei seri problemi a seguire i movimenti accordali di Debussy, figuriamoci Bartok, che non è certo un compositore meno ostico, sotto questo aspetto, di Boulez, e che ai più già pare un compositore degno unicamente da colonna sonora di film horror.

 

Leggendo le tue risposte, mi pare tuttavia di capire che i tuoi "problemi" esulino da una componente di tipo estetico e riguardino invece qualcosa di più profondo e complesso che forse a ha a che fare con la percezione emotiva dell'esperienza artistica.


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Leggendo le tue risposte, mi pare tuttavia di capire che i tuoi "problemi" esulino da una componente di tipo estetico e riguardino invece qualcosa di più profondo e complesso che forse a ha a che fare con la percezione emotiva dell'esperienza artistica.

 

Questo può darsi, basta che tu non intenda come approccio emotivo, quello genericamente inteso del romanticismo che detesto (con misurate e notevoli eccezioni).

Più che emotivo, potrei definirlo "umorale".

Cosa si contrappone nel tuo validissimo ragionamento alla percezione emotiva?

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