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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Tecnica detta a scatti.


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Grazie mille. Volevo ancora chiedervi, e poi chiudo con questo argomento, cosa ne pensate dell'articolo di Antonio Ripollés Mansilla relativo alla tecnica del tremolo pubblicato su un numero della rivista Il Fronimo e se lo stesso ha qualche attinenza con quello che si è detto sinora. Grazie, grazie, grazie, queste disquisizioni tecniche sono piacevolissime, meglio di chi ti propone "usa questo libro" senza però dirti il motivo o analizzare l'aspetto tecnico.

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Grazie mille. Volevo ancora chiedervi, e poi chiudo con questo argomento, cosa ne pensate dell'articolo di Antonio Ripollés Mansilla relativo alla tecnica del tremolo pubblicato su un numero della rivista Il Fronimo e se lo stesso ha qualche attinenza con quello che si è detto sinora. Grazie, grazie, grazie, queste disquisizioni tecniche sono piacevolissime, meglio di chi ti propone "usa questo libro" senza però dirti il motivo o analizzare l'aspetto tecnico.

 

Non ho letto l'articolo in questione, ma non mi interessa. Non esiste una tecnica specifica del tremolo, degli arpeggi, degli accordi, delle note singole, etc. Queste sono tutte applicazioni della medesima tecnica fondamentale.

 

dralig

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Grazie mille. Volevo ancora chiedervi, e poi chiudo con questo argomento, cosa ne pensate dell'articolo di Antonio Ripollés Mansilla relativo alla tecnica del tremolo pubblicato su un numero della rivista Il Fronimo e se lo stesso ha qualche attinenza con quello che si è detto sinora. Grazie, grazie, grazie, queste disquisizioni tecniche sono piacevolissime, meglio di chi ti propone "usa questo libro" senza però dirti il motivo o analizzare l'aspetto tecnico.

 

Non ho letto l'articolo in questione. In quale numero è pubblicato?

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Fronimo N° 116, ottobre 2001. Maestro Gilardino spero non si sia arrabbiato per questa ultima mia domanda.

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Fronimo N° 116, ottobre 2001. Maestro Gilardino spero non si sia arrabbiato per questa ultima mia domanda.

 

E perché mai? Sono un tipo calmissimo, non mi arrabbio mai, e comunque qui proprio non ce n'è motivo, neanche per un tipo alla Filippo Argenti.

 

dralig

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Sono anni che studio i 120 arpeggi di Giuliani

perchè?

cioè quel tipo di studio è finalizzato alla conoscenza di quegli arpeggi e alla loro applicazione nella pratica dei brani di repertorio e di studio. Poi basta, si passa oltre. Ma credo che tu dia troppo peso alla questione velocità, ognuno ha dei suoi talenti, della sue capacità da sfruttare e ciò che è giusto per uno non lo è per un'altro. Fossi in te mi chiederei innanzitutto dove ho riscontrato dei problemi nello studiare un brano e da lì partirei ad analizzare i perchè, le cause ecc. Fare "velocità" fine a se stessa non serve, cerca di analizzare la tua mano attraverso ciò che sai fare, ascoltala, e agisci, in accordo col tuo insegnante, su un percorso preciso. Tra l'altro senza vedere la tua impostazione è anche difficile dare consigli...magari si tratta solo di migliorare l'angolo della mano o la sua altezza rispetto alla cassa...ciao!

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Ospite Piero Viti
Sono anni che studio i 120 arpeggi di Giuliani; con il cuaderno 2 di Carlevaro ho raggiunto un'ottima indipendenza della dita nonché un eccezionale articolazione di sola falange; con la tecnica di Gilardino ho un ottimo suono corposo e forte. Quello di cui ho bisogno sono degli esercizi di tecnica che mi consentano di aumentare la velocità negli arpeggi anche in quelli più comuni come p-i-m/p-m-i/p-i-m-a/ecc.. Degli esercizi che con il tempo mi possano fare aumentare la mia velocità attuale. Nelle quartine p-i-m-a al massimo arrivo a 100 = semiminima. Ho sentito parlare che c'è una tecnica a proposito che è detta a scatti, ma non so di che si tratta. Se qualche M° può indicarmi degli esercizi, gli chiedo la cortesia se può anche dirmi come eseguirli. Simosva.

 

In atletica esiste l'allenamento della corsa a scatti: da fermi o in movimento si praticano degli scatti brevi ed intensi (misurati nel tempo e mai portati troppo a lungo o continuativi; beninteso questi scatti sono praticati quando si è è perfettamente riscaldati ed allenati a farlo!). Ciò fa sì che l'apparato muscolare e quello scheletrico possano "sperimentare" i propri limiti senza per questo implicare uno sforzo eccessivo all'intero sistema.

In questo senso, fermo restando lo studio lentissimo e misurato in tutte le componenti di movimento bene illustrato da Gilardino, che abitui ad una gestione corretta del rapporto tensione rilassamento, l'ausilio di uno studio a "scatti" della dita della mano (che altro non è che un sistema osteo-muscolare al pari di altri) mantenendo inalterata la modalità di gestione dei movimenti può indurre nel nostro cervello la "sperimentazione" e la successiva acquisizione di un'immagine e di una sensazione di moto altrimenti non sempre così raggiungibili (lo studio lento con il metronomo aumentando gradatamente le tacche porta a qualcosa di simile anche se i limiti restano comunque a lungo abbastanza bassi - questo per la maggioranza delle persone non per i più dotati! -).

Questo tipo studio non è certo la panacea, ma credo che possa rappresentare in fasi già avanzate dell'apprendimento un mezzo per "conoscersi" meglio e per meglio arrivare a gestire, con più consapevolezza, i propri limiti (i quali sono "prestampati" e contro i quali nulla si può fare!).

Saluti

Piero Viti

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Sono anni che studio i 120 arpeggi di Giuliani

 

Anni? E' da risolvere in 8/10 mesi.

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Grazie a tutti per gli interventi. Questo forum per me è quanto di meglio si possa avere; meglio di un singolo testo visto gli interventi di autorevoli chitarristi: A. Gilardino, G. Signorile, C. Porqueddu, P. Viti, ed altri.

Per Giorgio: sull'impostazione della mia mano destra non ci sono dubbi in quanto sono seguito da un ottimo maestro. Il mio maestro sa che mi fido molto di lui ma sa anche che a me piace sentire l'opinione di tutti perchè ritengono che solo con il dialogo ed il confronto si può migliorare. Il confronto è importante anche tra Maestri. Chi può dire che la tecnica dell'uno non puo essere complementare a quella dell'altro?

Una cosa mi è chiara, fermo restando quelli che possono essere i limiti di ognuno, che se si lavora di testa prima che con le mani qualcosa in più sicuramente si ottiene e ci si rende conto che il limite che credevamo nostro lo abbiamo superato anche se di poco. Saluti.

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Quello di cui ho bisogno sono degli esercizi di tecnica che mi consentano di aumentare la velocità negli arpeggi anche in quelli più comuni come p-i-m/p-m-i/p-i-m-a/ecc.. Degli esercizi che con il tempo mi possano fare aumentare la mia velocità attuale. Nelle quartine p-i-m-a al massimo arrivo a 100 = semiminima. Ho sentito parlare che c'è una tecnica a proposito che è detta a scatti, ma non so di che si tratta.

 

La 'velocità', intesa come rapporto di relazione tra gesto e suono non si impara. E' scritta nel DNA di ciascuno di noi. La si può limare, perfezionare e persino, in termini infinitesimali, aumentare ma rinunci fin da ora a orientare anche un solo esercizio tecnico mirato esclusivamente alla 'velocità' (che tra l'altro è propria dei cavalli da corsa, non dei musicisti).

 

La cosa migliore da fare è attuare una serie di esercizi tecnico-meccanici giornalieri eseguiti più lentamente possibile e con la massima cura del movimento e cercando di impiegare meno energie possibili per ottenere qualità e nitidezza di suono.

Un altro consiglio: il perfezionamento del virtuosismo in senso fisico, rapidità di esecuzione, non si raggiunge a forza di sbattere la testa sul metronomo. Ha mai fatto atletica? Pensa davvero che per ottenere i record dei 100 mt un atleta passi 8 ore al giorno a correre come un pazzo da una parte all'altra?

La capacità di accelerare l'esecuzione di due o più note, come correttamente indica Gilardino, sta nella nostra capacità celebrale e di impulso in senso puramente fisico. Si deve essere 'veloci' - come intende lei - anche nella vita di tutti i giorni lontana dallo strumento: nel modo di pensare, di reagire a situazioni e di trovare soluzioni.

 

Concordo in toto.

 

Pensare di impiegare il proprio tempo, dedicato allo studio della chitarra, con ripetitivi esercizi meccanici per ore o trovare svariati espedienti, lo trovo "stancante" e moralmente deprimente, considerato che i risultati non sono direttamente proporzionali.

 

L'unica cosa che consiglio agli allievi è rilassare tutti i muscoli, impiegando solo quelli necessari allo sviluppo del singolo suono; tutto il resto vien da se.

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