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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

L'Encouragement op. 34, Fernando Sor


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Grazie della preziosa testimonianza Lucio.

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Cosa ne pensate dei duetti di Sor?

Ho suonato in concerto tutta la musica di Sor per due chitarre per circa quindici anni.

Ad essere sinceri non mi ha mai entusiasmato molto perché, di fatto, non vi è nessun accenno di "concertazione" fra i due strumenti. E questo, dal punto di vista di chi suona in un duo stabilmente e fa della ricerca delle sonorità d'insieme un obiettivo prioritario, non è certo di grande interesse.

Alla prima chitarra è sempre affidata la melodia ed alla seconda l'accompagnamento: uno schema abbastanza noioso, tant'è che spesso, nelle variazioni o negli stacchi dei movimenti, molti duo invertono le parti tra gli strumentisti.

 

 

LM

 

Per questo è più soddisfacente la rielaborazione di Napoleon Coste di questo duo, in quanto distribuisce le parti virtuosistiche tra le due chitarre in modo omogeneo.

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Ospite Neuland

Per i duetti di Sor - è verissimo ciò che scrive Lucio Matarazzo - ci vuole parecchia umiltà nell'accompagnamento, e pazienza per trovare quelle piccole differenze e brevissimi melismi , che Sor lascia alla seconda chitarra. E' una scuola anche importante, secondo me, e suonare con le parti è comunque la prassi storica.

 

Mi permetto di consigliare vivissimamente i Duo molto più concertanti di Gragnani e, soprattutto, Antoine de Lhoyer.

 

Saluti da Neuland

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Mi permetto di consigliare vivissimamente i Duo molto più concertanti di Gragnani e, soprattutto, Antoine de Lhoyer.

Hai perfettamente ragione, anche se Gragnani ( http://www.luciomatarazzo.it/duo003_3.html ) e Lhoyer, almeno da questo punto di vista, si inseriscono nella scia del Carulli.

Il mio riferimento era però diverso e si riferiva ad esempio a certo Giuliani ( http://www.luciomatarazzo.it/duo003_10-11.html ) in cui il concetto di concertazione, quasi trasceso, va ben oltre la semplice alternanza delle parti tra melodia ed accompagnamento.

 

LM

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OT

 

ciao Lucio

scusa l'OT ma cercavo e non trovavo e non mi va di aprire altro 3d

mi puoi riparlare di come hai registrato http://www.luciomatarazzo.it/LM1.html cioè mic, pre, computer o altro e luogo (studio o altra location)

mi piace molto, oltre il tuo suono, l'immagine sonora del disco

grazie mille

Ciao Fabio.

Prolungo l'OT solo per questa spiegazione, poi chiudiamo.

Come già ebbi modo di dire, tutte le mie registrazioni solistiche (ma anche quelle in duo ed in quartetto, con l'unica esclusione di quella live fatta ad Amburgo) del CD LM&friends, sono state registrate nel laboratorio-studio GPM Elettronica, di mio fratello Gian Piero (progettista di casse acustiche e di ambienti acusticamente trattati e, tra l'altro, redattore di Audio Review http://www.audioreview.it/ ), che è un po' casa mia.

Ho sempre usato il seguente impianto:

2 x Mic Shoeps MK41 "Colette" con capsula ipercardioide, Pre Simetrix, Dat Tascam DA30, Sistemi HDR Digidesign. Per quelle del GQ si è sostituito il Dat con l'ADAT XL20.

 

Con questa tipologia di impianto ho registrato circa 150 CD con vari organici, dalla chitarra ai duo Vl e PF fino a giungere ai doppi ed al triplo di Mozart per tre PF e orchestra (non nello studio, naturalmente!) e, recentemente, i Carmina Burana per soli coro e orchestra con un organico di circa 150 musicisti (in questo caso gli Schoeps erano 6 + 2 due DPA (ex Bruel & Kjaer) 4009 con relativo pre + 2 Rode panoramici) il tutto gestito da Pre Digidesign e un sistema Pro Tools HD con MacPro G5). Per le registrazioni che sto facendo in questo periodo (che ancora non ho finito e pubblicato) uso i DPA + DIGI003 + iMac.

 

Vorrei però ricordarti che davanti ai microfoni c'è sempre un musicista e che molto della qualità del suono dipende soprattutto da questo. ;)

 

LM

 

PS: se ti servono maggiori dettagli scrivimi all'indirizzo che conosci.

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Ospite Neuland
Mi permetto di consigliare vivissimamente i Duo molto più concertanti di Gragnani e, soprattutto, Antoine de Lhoyer.

Hai perfettamente ragione, anche se Gragnani ( http://www.luciomatarazzo.it/duo003_3.html ) e Lhoyer, almeno da questo punto di vista, si inseriscono nella scia del Carulli.

Il mio riferimento era però diverso e si riferiva ad esempio a certo Giuliani ( http://www.luciomatarazzo.it/duo003_10-11.html ) in cui il concetto di concertazione, quasi trasceso, va ben oltre la semplice alternanza delle parti tra melodia ed accompagnamento.

 

LM

 

Con Gragnani hai perfettamente ragione; de Lhoyer non metterei così facilmente in un sacco con Carulli, però, anche se, tecnicamente parlando, lo stile dialogante in tanti punti è paragonabile. Nonostante questo, però, Lhoyer ( http://www.duoghiribizzo.com/it/index.html , vedi discografia) ha momenti di vera polifonia, oltre ad una inventiva melodica superiore, che lo fa per me uno dei maggiori compositori sia per il genere che per la sua epoca.

 

Neuland

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Con Gragnani hai perfettamente ragione; de Lhoyer non metterei così facilmente in un sacco con Carulli, però, anche se, tecnicamente parlando, lo stile dialogante in tanti punti è paragonabile. Nonostante questo, però, Lhoyer ( http://www.duoghiribizzo.com/it/index.html , vedi discografia) ha momenti di vera polifonia, oltre ad una inventiva melodica superiore, che lo fa per me uno dei maggiori compositori sia per il genere che per la sua epoca.

Neuland

Ciao Neuland.

Concordo in pieno con quello che dici relativamente a Lhoyer.

 

Io però mi riferivo, già dall'inizio nell'intervento sulla musica di Sor, ad un aspetto molto particolare della composizione dei brani per due chitarre, quello della strumentazione, e cioè della suddivisione strumentale del materiale musicale, essenzialmente costituito, nella musica di quel periodo, da melodia ed accompagnamento.

 

Nella citazione di Giuliani che ho fatto, i ruoli di 1a e 2a chitarra sono così - ripeto, pur rimanendo in un genere di musica sostanzialmente uguale - compenetrati, che risulta quasi difficile capire quale è la prima (o il ruolo della prima) e quale è la seconda chitarra. Giuliani, seppur in maniera episodica, riesce a non "dividere in due" la chitarra, facendo del duo di chitarre, un vero unico strumento.

 

E' un po', se vogliamo, ciò che accade, traslandolo su un altro piano, nella musica per due chitarre - ma qui stiamo parlando di un autore non chitarrista - di M.Castelnuovo Tedesco.

Mi riferisco ai 24 Preludi e fughe. In quasi tutta l'opera la strumentazione prevede la suddivisione tra i due strumenti fatta per registri, ad uno il registro grave e ad uno quello più acuto, anche se episodicamente questi ruoli si scambiano.

I momenti più interessanti, secondo me, sono soprattutto nei preludi, nei quali, complice anche la maggior libertà rispetto alla forma canonica delle fughe, il compositore riesce spesso a liberarsi dallo schema di cui sopra, che in realtà ricalca quello della mano destra e mano sinistra del pianoforte.

Pensa ad esempio ai preludi in Fa# min, Sol min. o Mi min.

 

LM

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Ospite Neuland

Con Gragnani hai perfettamente ragione; de Lhoyer non metterei così facilmente in un sacco con Carulli, però, anche se, tecnicamente parlando, lo stile dialogante in tanti punti è paragonabile. Nonostante questo, però, Lhoyer ( http://www.duoghiribizzo.com/it/index.html , vedi discografia) ha momenti di vera polifonia, oltre ad una inventiva melodica superiore, che lo fa per me uno dei maggiori compositori sia per il genere che per la sua epoca.

Neuland

Ciao Neuland.

Concordo in pieno con quello che dici relativamente a Lhoyer.

 

Io però mi riferivo, già dall'inizio nell'intervento sulla musica di Sor, ad un aspetto molto particolare della composizione dei brani per due chitarre, quello della strumentazione, e cioè della suddivisione strumentale del materiale musicale, essenzialmente costituito, nella musica di quel periodo, da melodia ed accompagnamento.

 

Nella citazione di Giuliani che ho fatto, i ruoli di 1a e 2a chitarra sono così - ripeto, pur rimanendo in un genere di musica sostanzialmente uguale - compenetrati, che risulta quasi difficile capire quale è la prima (o il ruolo della prima) e quale è la seconda chitarra. Giuliani, seppur in maniera episodica, riesce a non "dividere in due" la chitarra, facendo del duo di chitarre, un vero unico strumento.

 

E' un po', se vogliamo, ciò che accade, traslandolo su un altro piano, nella musica per due chitarre - ma qui stiamo parlando di un autore non chitarrista - di M.Castelnuovo Tedesco.

Mi riferisco ai 24 Preludi e fughe. In quasi tutta l'opera la strumentazione prevede la suddivisione tra i due strumenti fatta per registri, ad uno il registro grave e ad uno quello più acuto, anche se episodicamente questi ruoli si scambiano.

I momenti più interessanti, secondo me, sono soprattutto nei preludi, nei quali, complice anche la maggior libertà rispetto alla forma canonica delle fughe, il compositore riesce spesso a liberarsi dallo schema di cui sopra, che in realtà ricalca quello della mano destra e mano sinistra del pianoforte.

Pensa ad esempio ai preludi in Fa# min, Sol min. o Mi min.

 

LM

 

Adesso è tutto chiaro, grazie ;) .

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