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Salve amici,

dando uno sguardo alla letteratura chitarristica, presente negli anni vissuti da Segovia, dove arrivò Segovia in termine di Musica moderna o Contemporanea? O meglio quale fu il compositore, per non dire l ultimo, della sua generazione, alla quale Segovia dedicò la sua performance...Certo molti compositori viventi negli anni di Segovia scrivevano e Segovia eseguiva successivamente....ma in termini di musica atonale Segovia dove si Spinse...?

 

Grazie, scusate la domanda "riaggirata" piu volte.

 

Salvatore.

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Salve amici,

dando uno sguardo alla letteratura chitarristica, presente negli anni vissuti da Segovia, dove arrivò Segovia in termine di Musica moderna o Contemporanea? O meglio quale fu il compositore, per non dire l ultimo, della sua generazione, alla quale Segovia dedicò la sua performance...Certo molti compositori viventi negli anni di Segovia scrivevano e Segovia eseguiva successivamente....ma in termini di musica atonale Segovia dove si Spinse...?

 

Grazie, scusate la domanda "riaggirata" piu volte.

 

Salvatore.

 

Segovia non suonò alcuna composizione atonale. Se vogliamo rifarci alla cronologia, i compositori più giovani, tra quelli le cui opere fecero parte del suo repertorio, furono John w. Duarte e Albert Harris.

 

dralig


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Esauriente, come sempre.

Grazie.

Ospite Nicola Mazzon
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Segovia quindi cercava sempre la musica che si rifaceva alla "vecchia" tradizione giusto?

Questo era dovuto per il suo gusto o per un "sicurezza" professionale?


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Segovia quindi cercava sempre la musica che si rifaceva alla "vecchia" tradizione giusto?

Questo era dovuto per il suo gusto o per un "sicurezza" professionale?

 

Non credo che filtrasse il repertorio pensando a un legame con la tradizione. Cercava piuttosto musica che, senza scendere di qualità, risultasse propizia per il suo modo di suonare, soprattutto per il suo suono. Poteva quindi accogliere brani essenzialmente melodici, come quelli di Moreno-Torroba, o più scavati e profondi, come quelli di Mompou, o più elaborati formalmente, come le Sonate di Ponce, Castelnuovo-Tedesco e Manen, ma non rinunciava mai a una sonorità corrispondente al suo "mondo". Suonò pochissimi brani scritti, nel Novecento, da chitarristi-compositori: un paio di Canzoni catalane di Llobet, la Nortena di Jorge Gomez Crespo, la English Suite di Duarte, oltre alla mezza dozzina di pezzi di HVL.

 

Mentre possiamo immaginare che avrebbe potuto adottare, che so, la "Sonata" di Antonio José - che non conobbe mai -, proprio non riusciamo a immaginarlo alle prese con il Nocturnal. Il suo mondo e il suo stile erano molto ben definiti, ed è incredibile l'ingenua supponenza di André Jolivet, che non riusciva a rassegnarsi all'idea che la sua musica no gli piacesse.

 

dralig


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Il suo mondo e il suo stile erano molto ben definiti, ed è incredibile l'ingenua supponenza di André Jolivet, che non riusciva a rassegnarsi all'idea che la sua musica no gli piacesse.

 

dralig

 

beh in quanto a supponenza il giudizio che spesso i grandi interpreti riservano all'opera dei compositori non è seconda a nessuno...

 

Si attuano, nei rispettivi giudizi, differenti forme di conoscenza e di sapere. Molto spesso si sono dati e si danno casi di giudizi ottusi e finanche volgari da parte di interpreti riguardo compositori e opere, ma è nota anche l'intansigente durezza di alcuni autori nei confronti di chi suona (non faccio nomi...),

 

dralig


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Forse la "cosa" più moderna che Segovia suonò è la Suite compostelana di Mompou.

Penso in particolare al "Recitativo".

 

Ascoltandone la resa, non posso fare a meno di pensare che Segovia avrebbe avuto qualcosa da dire anche in situazioni esteticamente molto più spinte di quelle da lui predilette.


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Certo capiamo benissimo, che la Musica prima di essere inserita nel suo universo veniva filtrata dal suo mondo..ecco perche quindi risulta difficile magari, a livello interperetativo, decifrare una musica da lui suonata. O meglio si discostava da quello che era il risultato finale da parte del compositore (?)


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Certo capiamo benissimo, che la Musica prima di essere inserita nel suo universo veniva filtrata dal suo mondo..ecco perche quindi risulta difficile magari, a livello interperetativo, decifrare una musica da lui suonata. O meglio si discostava da quello che era il risultato finale da parte del compositore (?)

 

Era - come altri interpreti romantici - un creatore che si serviva della musica altrui per realizzare la propria poetica. Le sue scelte di repertorio non erano quindi operate con un metro critico, ma con una misurazione - in parte istintiva, in parte esperita nello studio - delle affinità tra le opere e il suo mondo sonoriale. Anche se, nell'individuare e nel selezionare i pezzi, non scendeva sotto un certo livello qualitativo, non si tirò indietro di fronte a pagine piuttosto modeste, che però gli offrivano quelle opportunità di suono che egli cercava.

 

Non si preoccupò mai di scavare a fondo nelle intenzioni del compositore, prova ne sia il fatto che manipolò non soltanto le pagine scritte da musicisti che non sapevano nulla di chitarra e che, nel comporre per le sei corde, andavano a tentoni e avevano bisogno del suo aiuto, ma anche pagine scritte da maestri come Sor, che non avevano certo bisogno di aggiustamenti: eppure, nel farle sue, doveva per forza forgiarle adattandole al suo suono e al suo stile.

 

La piaga del segovianesimo consistette nel tentativo di adottare quel modo di sentire e di fare musica, da parte di persone che non avevano nulla da dire: Segovia è stato probabilmente, insieme a Picasso, il maestro più caricaturato del Novecento: la fila di scimmie che si allungata dietro le loro orme è stata davvero processionale.

 

dralig


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Forse la "cosa" più moderna che Segovia suonò è la Suite compostelana di Mompou.

Penso in particolare al "Recitativo".

 

Ascoltandone la resa, non posso fare a meno di pensare che Segovia avrebbe avuto qualcosa da dire anche in situazioni esteticamente molto più spinte di quelle da lui predilette.

 

Io credo che, nell'ambito delle sue scelte estetiche, avrebbe potuto trovare pagine ugualmente propizie e però di maggior spessore musicale. Le Danze di Pedrell erano segoviane al massimo, ed erano molto più alte dei lavoretti di Moreno-Torroba; i Caprichos de Goya di Castelnuovo-Tedesco erano ritagliati su misura per lui, ma - per stare a lavori concepiti negli stessi anni - egli preferì la "English Suite" di Duarte; le Mazurke di Tansman erano anche migliori della "Cavatina", ma egli si spese nelle Variazioni di Albert Harris...

 

 

dralig

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