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Volevo sapere dai maestri Gilardino e/o Porqueddu alcune cose sullo studio n.1. La legatura alla fine della frase mi confermate che non puo essere eseguita appoggiando il dito 3 sulla corda sottostante in quanto ferma la vibrazione della terza corda? Ma va eseguita in aria? E poi, volevo sapere le abbreviazioni "sub." e "l.v." cosa significano? Grazie mille. Saluti, Simosva.


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Volevo sapere dai maestri Gilardino e/o Porqueddu alcune cose sullo studio n.1. La legatura alla fine della frase mi confermate che non puo essere eseguita appoggiando il dito 3 sulla corda sottostante in quanto ferma la vibrazione della terza corda? Ma va eseguita in aria? E poi, volevo sapere le abbreviazioni "sub." e "l.v." cosa significano? Grazie mille. Saluti, Simosva.

Non capisco cosa intendi.

La legatura, essendo tratteggiata, è un suggerimento e quindi può anche essere omessa.

Nel caso la si voglia eseguire, lo si farà con un legato tecnico tra il si bemolle ed il sol a vuoto, forse quello che tu chiami "in aria", con il terzo dito.

Per quanto riguarda sub., significa "subito", nel primo caso riferito al F, cioè Forte subito.

L.v. significa "lasciar vibrare", cioè tenere le note senza smorzarne le vibrazioni (noterai che in questo studio l.v. si riferisce sempre a un sol o un si a vuoto) alla fine del loro valore reale scritto.

 

LuM


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Volevo sapere dai maestri Gilardino e/o Porqueddu alcune cose sullo studio n.1. La legatura alla fine della frase mi confermate che non puo essere eseguita appoggiando il dito 3 sulla corda sottostante in quanto ferma la vibrazione della terza corda? Ma va eseguita in aria? E poi, volevo sapere le abbreviazioni "sub." e "l.v." cosa significano? Grazie mille. Saluti, Simosva.

Non capisco cosa intendi.

La legatura, essendo tratteggiata, è un suggerimento e quindi può anche essere omessa.

Nel caso la si voglia eseguire, lo si farà con un legato tecnico tra il si bemolle ed il sol a vuoto, forse quello che tu chiami "in aria", con il terzo dito.

Per quanto riguarda sub., significa "subito", nel primo caso riferito al F, cioè Forte subito.

L.v. significa "lasciar vibrare", cioè tenere le note senza smorzarne le vibrazioni (noterai che in questo studio l.v. si riferisce sempre a un sol o un si a vuoto) alla fine del loro valore reale scritto.

 

LuM

 

Confermo quanto scritto da Lucio Matarazzo, che ha inciso un'esecuzione mozzafiato dello studio in oggetto nel suo CD "Lucio Matarazzo and Friends".

 

dralig


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Maestro Matarazzo la ringrazio, ma non sapevo che la legatura tratteggiata fosse facoltativa. Per quanto riguarda l'esecuzione delle legatura, prevista nella terza misura, intendevo dire che la terza corda, quando viene rilasciata dal 3° dito che si appoggia sulla seconda corda, urta contro il quarto dito, che forma la nota FA#, arrestando la sua vibrazione. Quando si effettua questo tipo di legatura nella zona più acuta, come nella misura nove, questo problema è molto più evidente. Allora mi chiedevo se il terzo dito potesse eseguire la legatura in questo modo: tira la corda e non si appoggia su quella sottostante, ma la oltrepassa. Ecco perchè usavo il termine "in aria". Poi si accettano suggerimenti. Comunque ancora grazie per le delucidazioni. Simosva.


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Maestro Matarazzo la ringrazio, ma non sapevo che la legatura tratteggiata fosse facoltativa. Per quanto riguarda l'esecuzione delle legatura, prevista nella terza misura, intendevo dire che la terza corda, quando viene rilasciata dal 3° dito che si appoggia sulla seconda corda, urta contro il quarto dito, che forma la nota FA#, arrestando la sua vibrazione. Quando si effettua questo tipo di legatura nella zona più acuta, come nella misura nove, questo problema è molto più evidente. Allora mi chiedevo se il terzo dito potesse eseguire la legatura in questo modo: tira la corda e non si appoggia su quella sottostante, ma la oltrepassa. Ecco perchè usavo il termine "in aria". Poi si accettano suggerimenti. Comunque ancora grazie per le delucidazioni. Simosva.

Ciao Simosva.

Al di là del fatto che, come ho scritto precedentemente e come Angelo ha confermato, la legatura è facoltativa, il tipo di tecnica da usare per detta legatura è, come sempre del resto, da trovare in relazione al tipo di posizione presa.

 

In questo caso una legatura "volante" (quindi senza appoggiare il dito 3 sulla corda sottostante, ma solo con un movimento breve) è senz'altro da preferire. Tra l'altro esso va anche abbinato con una corretta posizione del braccio sinistro, che favorisca un polso leggermente più in fuori (ma solo nella battuta con la legatura e simili), proprio per evitare, legatura o meno, che il 4° dito tocchi inavvertitamente la 3a corda.

 

Personalmente considero, in questo bellissimo studio, quella la legatura come un elemento tecnico marginale, ed è per questo che, nella mia interpretazione ( http://www.luciomatarazzo.it/LM17.html ), ne ho fatto a meno.

 

Ho trovato invece molto più interessante, oltre alla geniale formula tecnica del ribattuto che sta alla base dello studio, l'utilizzo della "fissazione" delle dita e del polso, per l'esecuzione dei F e FF accentuati dell'ultima pagina del brano, che non possono essere certamente addebitati alla sola forza delle dita, già ampiamente "stressate" dal dilungarsi della medesima formula per tutta la durata del pezzo.

 

LuM


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La legatura alla fine della frase mi confermate che non puo essere eseguita appoggiando il dito 3 sulla corda sottostante in quanto ferma la vibrazione della terza corda? Ma va eseguita in aria?

 

Gilardino, in tutto il corpus degli Studi, usa il tratteggio sulle legature per indicare una legatura chitarristica (gesto tecnico percussivo o di strappamento della corda) e differenziarla dalla legatura di valore o di frase.

Nella fattispecie la legatura discendente che chiude le cellule, dato il ruolo nel disegno, preferisco eseguirla strappando la corda verso il basso e appoggiando il dito alla corda inferiore.

Non si preoccupi della vibrazione interrotta: si tratta di uno studio fortemente materico e idiomatico dove l'elemento fondamentale è la pasta e il colore del suono.


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Cristiano, ascolto spesso gli studi di Gilardino da interpretati e a volte, in alcune parti, mi sembra di sentire le sonorità del pianoforte, ma che chitarra usi e che corde monta?

Ciao, Simosva.


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Cristiano, ascolto spesso gli studi di Gilardino da interpretati e a volte, in alcune parti, mi sembra di sentire le sonorità del pianoforte, ma che chitarra usi e che corde monta?

Ciao, Simosva.

 

Una Guagliardo del 2005 con corde Augustine Red o Imperials.

E microfono a 55 cm dal piano armonico.

Ma non cadere nell'equivoco che il suono arrivi dallo strumento. Il suono (ampiezza e timbro) è la percezione dei colori.


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Scusa Cristiano, non ho capito l'ultima parte [il suono (ampiezza e timbro) è la percezione dei colori.]


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Vedi, va di moda ostentare - come se fosse qualcosa di cui vantarsi - la continua ricerca dello strumento ideale nonché dell'intruglio di corde corretto per il Suono Definitivo.

C'è una corsa - che ricorda tanto quella dei saldi - alla muta di corde più costosa e con il nome più altisonante.

Spesso ci si dimentica che il suono esiste nella mente del musicista e non nell'oggetto (si chiama strumento, dico bene?) utile ad esternarlo; è per questo che mi piace pensare che l'elemento suono non sia che una percezione personale, formata ovviamente dallo studio e dal gusto ma che anche da elementi che ci portiamo nel dna.

Nel contesto dello strumentista di chitarra ciò è ancora più palese: uno dei più importanti elementi che ha consentito allo strumento una vera e propria Rinascita nel Novecento è proprio questa personalizzazione - forse dovrei dire unicità - del suono vista la possibilità dello strumentista (come pochissimi altri) di intervenire direttamente sulla materia che produrrà il suono finale.

 

Per ottenere un "bel suono" occorre averlo dentro e usare lo strumento che si ha a disposizione per avvicinarsi più possibile a quell'idea. Tutto il resto è aria fritta, buona per le discussioni delle pizzate di fine corso.

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