Lulù Inviato 12 Dicembre 2010 Group: Membri Topic Count: 7 Content Count: 45 Reputation: 0 Joined: 07/05/2010 Status: Offline Inviato 12 Dicembre 2010 Non intervengo da tempo,perchè mi sento inadeguata e sottodimensionata nei confronti della quasi totalità delle persone che scrivono. Ma qui la mia la vorrei dire. Se non va bene buttatela via. Io credo che la chitarra classica,intesa coe strumento abbia un sacco di possibiltà ancora inespresse. Noto che,partendo da Dralig che pubblica un libro sulla chitarra si va a tirare in ballo,sempre e comunque la storia della chitarra classica. Mi sembra come andare in chiesa,questo alone di sacralità che circonda Segovia,ad esempio...Per quel che ne so,in proposito condivido in pieno quello che dice Alfredo Franco. Segovia ha intuito e fatto la cosa giusta al momento giusto.Stop. E' giusto sapere da dove si viene e conoscere la storia della chitarra,è anche interessantissima la cosa,però ritengo che non bisogna cullarsi in questa (scusate il termine) reverie. La chitarra va avanti,bisogna guardare avanti.Conoscere il passato,sì,ma a che scopo se non quello di proiettarsi nel futuro? Ad esempio: il mondo è cambiato da prima di Segovia a lui,poi ancora è cambiato,e oggi cambia con una velocità esagerata,. La chitarra non può rimanere ancorata al passato. Lo può mantenere testimoniandolo con il repertorio,ma non può finire così. La musica è un po' l'espressione della propria epoca,o meglio ne fa parte. Non vorrei che il passato della chitarra e del suo repertorio(cose conosciute) prendessero un'importanza tale da impedire di guardare al futuro(cose sconosciute). E' facile(per modo di dire) parlare del passato e analizzarlo,criticarlo o esaltarlo. Più difficile è parlare del divenire perchè chi prova ad andare avanti,a ricercare,inevitabilmente può anche sbagliare strada,si corre il rischio di esporsi a critiche(si può scrivere sputtanarsi?). Ci vuole coraggio e consapevolezza. Quando mio padre mi ha dato gli studi di virtuosità e trascendenza di Gilardino,due anni fa, ho fatto il n° 1 (eh,si comincia dal primo di solito,no?). Il capriccio sopra la lontananza. Poi il tre e il quattro(il 2 no,non mi piaceva l'atmosfera,ma è una questione personale)ed altri. Io non sono nessuno,ma ho capito che,nonostante siano studi,c'è dentro qualcosa in più ,come dire,di più avanti nel tempo rispetto agli studi canonici che fanno parte dell'educazione e del repertorio di un chitarrista (Carulli Sor Giuliani eccetera eccetera). Logicamente questi ultimi hanno una collocazione storica diversa,mantenendo comunque inalterato il loro fascino. Fascino che però ha il sapore di un epoca che NON E' PIU'. Questi studi , mi hanno fatto capire che bisogna guardare avanti.Il n° 10,se non erro,non vado a controllare) Ophelie ,ad esempio: mettiamolo di fianco ad uno studio di Sor e confrontiamolo,tenendo pur conto dei diversi momenti storici in cui sono stati concepiti.E' come confrontare una vecchia carrozza con una nuova BMW. Certo, Il fascino di Sor rimane, ma,con tutto il rispetto preferisco Ophelie,mi appartiene di più. Ieri l'altro sera sonoandata a sentire un quartetto di chitarre (exacorde) con la mezzo soprano Chiuri(Che brava!). Titolo del programma "Verde que te quiero verde". Chiaramente repertorio spagnolo inizio secolo SCORSO(Tarrega,De falla.....) Mi sono ascoltata 11 o 12 tonadillas di Granados. Io sono lì,e ascolto tutto,ma alla fine ,credete,al di là di apprezzare la bravura chitarristica del quartetto e la naturalezza del canto della Chiuri,mi sono rotta le scatole...E non ditemi che è perchè non so apprezzare... E' perchè,oggi come oggi anche la chitarra deve saper cambiarsi il vestito.Non buttiamo via nulla,il vestito vecchio lo teniamo,con cura,ma proviamone uno nuovo.... Volevo dire un sacco di cose,e forse ho fatto un pò di confusione,ma il concetto base di questo mio intervento credo,e spero,di averlo manifestato Un ciaoooo a tutti
Marcello Rivelli Inviato 12 Dicembre 2010 Group: Membri Topic Count: 38 Content Count: 391 Reputation: 88 Joined: 19/12/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 12 Dicembre 2010 Non intervengo da tempo,perchè mi sento inadeguata e sottodimensionata nei confronti della quasi totalità delle persone che scrivono. Ma qui la mia la vorrei dire. Se non va bene buttatela via.Io credo che la chitarra classica,intesa coe strumento abbia un sacco di possibiltà ancora inespresse. Noto che,partendo da Dralig che pubblica un libro sulla chitarra si va a tirare in ballo,sempre e comunque la storia della chitarra classica. Mi sembra come andare in chiesa,questo alone di sacralità che circonda Segovia,ad esempio...Per quel che ne so,in proposito condivido in pieno quello che dice Alfredo Franco. Segovia ha intuito e fatto la cosa giusta al momento giusto.Stop. E' giusto sapere da dove si viene e conoscere la storia della chitarra,è anche interessantissima la cosa,però ritengo che non bisogna cullarsi in questa (scusate il termine) reverie. La chitarra va avanti,bisogna guardare avanti.Conoscere il passato,sì,ma a che scopo se non quello di proiettarsi nel futuro? Ad esempio: il mondo è cambiato da prima di Segovia a lui,poi ancora è cambiato,e oggi cambia con una velocità esagerata,. La chitarra non può rimanere ancorata al passato. Lo può mantenere testimoniandolo con il repertorio,ma non può finire così. La musica è un po' l'espressione della propria epoca,o meglio ne fa parte. Non vorrei che il passato della chitarra e del suo repertorio(cose conosciute) prendessero un'importanza tale da impedire di guardare al futuro(cose sconosciute). E' facile(per modo di dire) parlare del passato e analizzarlo,criticarlo o esaltarlo. Più difficile è parlare del divenire perchè chi prova ad andare avanti,a ricercare,inevitabilmente può anche sbagliare strada,si corre il rischio di esporsi a critiche(si può scrivere sputtanarsi?). Ci vuole coraggio e consapevolezza. Quando mio padre mi ha dato gli studi di virtuosità e trascendenza di Gilardino,due anni fa, ho fatto il n° 1 (eh,si comincia dal primo di solito,no?). Il capriccio sopra la lontananza. Poi il tre e il quattro(il 2 no,non mi piaceva l'atmosfera,ma è una questione personale)ed altri. Io non sono nessuno,ma ho capito che,nonostante siano studi,c'è dentro qualcosa in più ,come dire,di più avanti nel tempo rispetto agli studi canonici che fanno parte dell'educazione e del repertorio di un chitarrista (Carulli Sor Giuliani eccetera eccetera). Logicamente questi ultimi hanno una collocazione storica diversa,mantenendo comunque inalterato il loro fascino. Fascino che però ha il sapore di un epoca che NON E' PIU'. Questi studi , mi hanno fatto capire che bisogna guardare avanti.Il n° 10,se non erro,non vado a controllare) Ophelie ,ad esempio: mettiamolo di fianco ad uno studio di Sor e confrontiamolo,tenendo pur conto dei diversi momenti storici in cui sono stati concepiti.E' come confrontare una vecchia carrozza con una nuova BMW. Certo, Il fascino di Sor rimane, ma,con tutto il rispetto preferisco Ophelie,mi appartiene di più. Ieri l'altro sera sonoandata a sentire un quartetto di chitarre (exacorde) con la mezzo soprano Chiuri(Che brava!). Titolo del programma "Verde que te quiero verde". Chiaramente repertorio spagnolo inizio secolo SCORSO(Tarrega,De falla.....) Mi sono ascoltata 11 o 12 tonadillas di Granados. Io sono lì,e ascolto tutto,ma alla fine ,credete,al di là di apprezzare la bravura chitarristica del quartetto e la naturalezza del canto della Chiuri,mi sono rotta le scatole...E non ditemi che è perchè non so apprezzare... E' perchè,oggi come oggi anche la chitarra deve saper cambiarsi il vestito.Non buttiamo via nulla,il vestito vecchio lo teniamo,con cura,ma proviamone uno nuovo.... Volevo dire un sacco di cose,e forse ho fatto un pò di confusione,ma il concetto base di questo mio intervento credo,e spero,di averlo manifestato Un ciaoooo a tutti A me sembra che stiamo dicendo la stessa cosa, io so solo che esiste tantissima musica di qualità oltre ai classici Sor Giuliani Carulli ecc... e che il vestito "nuovo" di cui parli, per me (personalmente) inizia dal novecento e continua ai nostri giorni, l'unico problema.. è .. distinguere la qualità.. forse è quella che..manca...nei programmi attuali di alcuni concerti? .. Hai citato gli studi di Gilardino...appunto, quelli sono uno dei tanti vestiti "nuovi"...ma non tutti li indossano...e molti fanno finta che non esistono...(o forse semplicemente non amano quella musica) cosi come tanta altra musica...ma in compenso esiste tanta musica non per chitarra che però viene suonata.. con la chitarra...!?! Granados non ha scritto per chitarra...e qui siamo in un campo minato...le trascrizioni, ma questo è un discorso lungo e chi opera con questi repertori ha spesso una finalità..anche "pubblica".. Perchè non suoniamo, studiamo il repertorio per chitarra (prima) e ci preoccupiamo meno di aver paura che il pubblico possa annoiarsi se non gli suoniamo la colonna sonora del "momento"...? io credo che essere artisti voglia dire sentirsi profondamente dentro uno stile di musica, un modo di vivere il repertorio e non credo sia facile fare "altro" se non lo si sente profondamente (quello si chiama professionismo, personalmente non mi interessa fare "soltanto" bene un brano)...non devo piacere prima al pubblico ma prima a me stesso...poi se le due cose coincidono ne sono felicissimo, ma non è il mio obiettivo primario, bensi prima "indossare vestiti nuovi" che piacciano a me e mi facciano crescere come musicista e.. non solo perchè vanno di moda... ci sono tanti chitarristi che sanno fare bene questo..non c'è bisogno di altra gente... hai detto una cosa giustissima, non farti problemi e non sentirti intimorita nel partecipare in questa giungla..spesso le idee migliori possono proprio venire da chi.. è al di fuori (in senso positivo) dai "giochi" del mercato..perchè alla fine..molte delle cose che dici hanno a che fare con quella magica "carta" rettangolare...e i discorsi musicali...(sofisticati) possono anche essere solo un paravento... un artista lo riconosci nel tempo e da quello che ha fatto e lascerà... per tutto il resto...ricordi la pubblicità..no? vale anche per..i chitarristi.. e si vede senza problemi chi la usa.. ma la Musica... è.. altro...(per fortuna) .. (pensiero personale) buona serata.. m
Domenico Fadda Inviato 13 Dicembre 2010 Group: Membri Topic Count: 8 Content Count: 60 Reputation: 0 Joined: 05/02/2008 Status: Offline Inviato 13 Dicembre 2010 La natura di un opera, che se di qualche secolo fa classificate come "vestito vecchio", non credo dipenda dal secolo in cui è stata scritta ma dall'interprete. Io amo Dante, così come amo Bach e la musica di Gilardino. Se le opere di questi autori sono attuali o meno dipende - chiaramente dopo i dovuti approfondimenti, senza letture libere - anche da chi le legge e le studia.
Angelo Gilardino Inviato 13 Dicembre 2010 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 13 Dicembre 2010 La natura di un opera, che se di qualche secolo fa classificate come "vestito vecchio", non credo dipenda dal secolo in cui è stata scritta ma dall'interprete. Io amo Dante, così come amo Bach e la musica di Gilardino. Se le opere di questi autori sono attuali o meno dipende - chiaramente dopo i dovuti approfondimenti, senza letture libere - anche da chi le legge e le studia. Ecco, questo mi sembra un punto molto importante, da sottolineare. La storia di un'opera d'arte (non soltanto di una composizione musicale) è intrecciata in modo inseparabile dalla storia della sua interpretazione. Prima che Pablo Casals ne desse rivelazione, le Suites per violoncello solo di Bach erano sepolte, e prima di Schnabel la musica per pianoforte di Schubert era ignorata - si suonavano due o tre dei suoi Momenti Musicali, ma le Sonate erano lettera morta. In Italia, fino al terzo decennio degli anni Venti, i quadri degli impressionisti erano considerati come bizzarrie, e furono gli studi di Lionello Venturi a far capire al di qua delle Alpi chi erano Monet e Renoir. In compenso, anche in quelle epoche, andavano per la maggiore pittori retorici o addirittura autori di immonde crostacce. Nulla è cambiato, da allora: l'arte dev'essere interpretata, altrimenti non giunge al bersaglio. Le musiche diventano vive e vere solo attraverso i loro interpreti, altrimenti rimangono come sogni nelle mente di chi le ha create, e come simboli muti scritti su carte impolverate. La storia della musica la fanno insieme i compositori, gli interpreti e gli ascoltatori: se una delle categorie è mal rappresentata o assente, la musica non c'è. dralig
Piero Bonaguri Inviato 13 Dicembre 2010 Group: Membri Topic Count: 35 Content Count: 476 Reputation: 8 Joined: 21/11/2005 Status: Offline Inviato 13 Dicembre 2010 A conforto della convinzione di Lulù cito una frase della grande pianista russa Marija Judina (1899-1970), tratta da una sua lettera del 1961: " Posso ascoltare all'infinito, con gioia, Brahms...oppure la Johannes Passion o suonare ogni giorno a casa il clavicembalo, perché questa ormai non è più musica, ma Religione. Ma suonare, suonare tra la gente e per la gente è possibile soltanto con il linguaggio e la tensione della nostra epoca". Mi pare notevole che lei trovasse una ragione per suonare musica contemporanea (e anche per questo fu perseguitata in Unione Sovietica) proprio nel suo desiderio di comunicare con la gente. Del resto, questo incide anche sul modo di suonare la musica del passato. Quando dopo un concerto le chiesero perché aveva suonato così velocemente un Preludio di Bach, lei disse "Ma perché adesso c'è la guerra!"
Angelo Gilardino Inviato 13 Dicembre 2010 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 13 Dicembre 2010 A conforto della convinzione di Lulù cito una frase della grande pianista russa Marija Judina (1899-1970), tratta da una sua lettera del 1961: " Posso ascoltare all'infinito, con gioia, Brahms...oppure la Johannes Passion o suonare ogni giorno a casa il clavicembalo, perché questa ormai non è più musica, ma Religione. Ma suonare, suonare tra la gente e per la gente è possibile soltanto con il linguaggio e la tensione della nostra epoca". Mi pare notevole che lei trovasse una ragione per suonare musica contemporanea (e anche per questo fu perseguitata in Unione Sovietica) proprio nel suo desiderio di comunicare con la gente. Del resto, questo incide anche sul modo di suonare la musica del passato. Quando dopo un concerto le chiesero perché aveva suonato così velocemente un Preludio di Bach, lei disse "Ma perché adesso c'è la guerra!" Grande pianista, grande persona. Per me, nella sua epoca e nel suo mondo. sta accanto a Pavel Florenskij. Fari dell'umanità. Lo sai Piero che il grande criminale, quando sentì avvicinarsi la morte, chiese di ascoltare la Yudina nel concerto in re minore di Mozart? dralig
Alfredo Franco Inviato 13 Dicembre 2010 Group: Membri Topic Count: 84 Content Count: 1188 Reputation: 77 Joined: 03/12/2005 Status: Offline Device: Windows Inviato 13 Dicembre 2010 As the Russian author Gogol once said: "In an insane society, the sane person must convince his keepers that he is more insane than they." Still goin' on...
Angelo Gilardino Inviato 14 Dicembre 2010 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 14 Dicembre 2010 [ Grazie Fabio, io conoscevo una versione del fatto diversa nella sequenza temporale, ma identica nella sostanza - quella che fornisce Lei è ancora più significativa del coraggio civile della Yudina, perché la lettera non la scrisse a uno Stalin moribondo. ma vivo e vegeto, quindi il pericolo di essere deportata o giustiziata a causa della sua missiva era molto più incombente. E' curioso osservare come questi grandi criminali - Stalin, Hitler, etc - amassero la musica. La pianista è davvero insigne. Io udii il suo nome per la prima volta nel 1956, quando - facendo il voltapagine a un pianista russo che accompagnava un violoncellista suo compatriota in tournée in Italia - gli chiesi chi fossero i più importanti pianisti del suo paese. Mi aspettavo che nominasse Emil Gilels, che già era venuto in occidente, invece nominò due artisti il cui nome ignoravo completamente: Sviatoslav Richter (che avrebbe debuttato a Milano lo stesso anno) e Maria Yudina, della quale potei ascoltare un'incisione solo molti anni dopo - in occidente, non le permisero mai di venire. dralig
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