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Il diritto di autore su Internet


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Stiamo attraversando una fase assai poco decifrabile in cui il diritto d'autore è preso d'assalto da una tecnologia della comunicazione che sta sconvolgendo il concetto stesso di proprietà dell'opera d'ingegno. I compositori di musica "seria" - che già campavano stentatamente in precedenza, quasi tutti obbligati a svolgere altri lavori per sostentarsi - sono ulteriormente taglieggiati. Forse, è bene non decretare la loro morte per asfissia...

 

Ho seguito questa discussione con interesse perché mi piace sapere cosa pensano gli altri addetti ai llavori. Quanto riportato sopra mi sembra infine la cosa più saliente perché reale e contingente.

Personalmente, devo dire che economicamente quanto mi ha soddisfatto di più è stato un lavoro giovanile che mi sono parzialmente pagato, edito sotto falso nome (pseudonimo) e che infestò mezzo mondo; oggi dovrei vergognarmene (ma non lo faccio). Grande vantaggio finanziario (non economico) mi arrecò anche l'aver scritto libri sul sex appeal femminile e sull'arte monumentale romana, ma per conto terzi (oggi si direbbe ghost-writer, credo).

Se c'è una cosa vera è che la tecnologia sta sconvolgendo il concetto di proprietà di opera dell'ingegno!

I giovani, d'altra parte, si arroccano sullo scambismo (quando lecito potrebbe andar bene) e purtroppo sul culto della personalità ((propria, soprattutto).

Inoltrare i propri prodotti in rete va bene, ma secondo me è più elegante pregare un editore di fornire a qualcuno i propri lavori o farne dono "a scopo adozione o esecuzione". D'altra parte, una cosa è valida per chi,già noto nel bene o nel male, non deve "pagare" l'editore; altra è per chi, vuoi per pigrizia o per scarsa spinta interiore, viene sollecitato da "commissioni" (parenti delle le storiche committenze). Pur esaudite, nel caso della composizione, i proventi sono equamente divisi - tra editore, Siae ed autore.

Quest'ultimo spesso viene richiesto di dedica, ma -se non scambista- non si aspetti più di poche esecuzioni dal dedicatario, quasi sempre ovviamente uno strumentista. Questi non vuole tirar fuori un centesimo e considera il lavoro di tavolino come quello di uno sfaccendato, altrimenti decretato a "morte per asfissia".

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che cosa brutta !


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Se c'è una cosa vera è che la tecnologia sta sconvolgendo il concetto di proprietà di opera dell'ingegno!

 

Ed era anche ora, che venisse sconvolto.

 

I giovani, d'altra parte, si arroccano sullo scambismo (quando lecito potrebbe andar bene) e purtroppo sul culto della personalità ((propria, soprattutto).

 

Non vedo che cosa ci sia di male. I vecchi e obsoleti sistemi di distribuzione sono morti o stanno morendo.

La rete, Internet, con tutti i suoi mezzi (blog, social networks, siti web e forum) è un potenziale che, saputo sfruttare, nessun musicista o artista della storia passata ha mai avuto a disposizione.

Solo i più svegli - anche di generazioni passate - hanno compreso a fondo il potere di questo sistema e ne fanno un uso intelligente e proficuo.

Maestro, il culto della propria personalità - nel quale non vedo che cosa ci sia di male, se condotto con decenza e con rispetto per le altrui, di personalità - è sempre esistito.

 

E sono quasi convinto che qualsiasi artista del passato con a disposizione un sistema di diffusione come quello della Rete, con le capacità di utilizzo e con l'intento di diffondere il proprio lavoro non avrebbe mai rinunciato ad una possibilità simile.

 

 

Inoltrare i propri prodotti in rete va bene, ma secondo me è più elegante pregare un editore di fornire a qualcuno i propri lavori o farne dono "a scopo adozione o esecuzione".

 

E in fin dei conti, dove sta la differenza? Non è meglio, invece, essere completamente autonomi da questo punto di vista?

Perché devo contattare una terza persona quando con una mezza dozzina di clic posso inoltrare all'interprete una pagina?

 

 

Questi non vuole tirar fuori un centesimo e considera il lavoro di tavolino come quello di uno sfaccendato

 

Questi non sono interpreti, sono imbecilli.

 

Con mia sorpresa, ho solo da poco scoperto un mercato sepolto delle prime esecuzioni dove interpreti (anche eccellenti) domandano un compenso per eseguire in pubblico la prima di un nuovo lavoro. Per non parlare di registrazioni.

Ovverosia, compongo una schifezza, pago 5.000,00 EUR e l'artista-scimmia (con mani ottime ma cervello in formalina) porta la "prima" al festival di grido.

Tutti contenti.

Soprattutto l'interprete.


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Caro Porqueddu,

non vedo poi tante differenze tra il suo intervento ed il mio, se non un sano e giovanile gusto di voler sembrare di contraddire.

Rimango quindi fermo sulle posizioni di Angelo G..

Considero poi l'artista-scimmia un fenomeno recentemente esasperatosi (ma poi, dice Lei, è prima un "imbecille", poi diviene "eccellente" ed infine un guitto dal cervello "in formalina").Per quanto concerne il compositore, quello suo è veramente eccezionale: noi lamentiamo come il lavoro non ne venga adeguatamente riconosciuto e Lei gli fa cacciare 5000 EUR per un attimo di "gloria" (?).

Quanto alla medialità ed al culto di se stessi, avremo più certezze in prosieguo di tempo.

In fondo, il proverbio francese "tout passe, tout lasse, tout casse" era già stato anticipato dal nostro Poeta: "la vita fugge e non s'arresta un'ora".


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Caro Porqueddu,

non vedo poi tante differenze tra il suo intervento ed il mio

 

Iinfatti, Maestro, non vi è alcun intento di contraddizione. Il mio è un intervento volto a confermare ciò che sostiene e, detto tra noi, la cosa mi sembrava palese.

 

ma poi, dice Lei, è prima un "imbecille" poi diviene "eccellente" ed infine un guitto dal cervello "in formalina")

 

Ecco perché l'uso del quoting è fondamentale.

Ed ecco perché è altrettanto fondamentale comprenderne l'uso.

 

Imbecilli coloro che definiscono il lavoro da tavolino come da sfaccendato.

Eccellenti interpreti ma che si prestano anche a suonare nuove composizioni solo dietro un compenso.

 

quanto concerne il compositore, quello suo è veramente eccezionale: noi lamentiamo come il lavoro non ne venga adeguatamente riconosciuto e Lei gli fa cacciare 5000 EUR per un attimo di "gloria" (?).

 

Era solo un esempio anche se su cifre che - ahimé - non sono del tutto inventate.

 

Quanto alla medialità ed al culto di se stessi, avremo più certezze in prosieguo di tempo.

 

Non mi risulta vi sia certezza non confermata dal tempo.

 

Tuttavia, dal mio punto di vista, è molto meglio rischiare ed esporsi per dire senza timori ciò che si reputa valido o non valido (musica o interpreti, faccia lei) invece di attendere in poltrona che il calendario definisca ciò che è buono e ciò che non lo è.

Troppo comodo, dico io, e potremmo persino non conoscere mai la risposta.

 

Un po' come - vado off-topic ma l'esempio calza perfettamente - chi per acquistare una chitarra da un giovane liutaio aspetta che altri suoi 100 colleghi ne comprino una dallo stesso o che per l'ordine vi sia una lista di attesa di 3-4 anni.

Quelli non sono chitarristi, sono consumatori. E neppure tanto in gamba.

Più da intelligenti (ma molto più difficile, no?), invece, se si è alla ricerca di un nuovo strumento, visitare due o tre mostre, ascoltare 10-15 buone chitarre di liutai sconosciuti e scegliere da soli.

Altro che aspettare che sia il tempo a parlare: quello significa riuscire a viverlo, il proprio tempo, e persino a comprenderne i valori.

 

P.S.

Rispondere ad un thread non significa solo contraddire, vuole dire anche partecipare o argomentare.

 

[Molto OT]

P.P.S.

Quando il poeta scrive "La vita fugge, et non s’arresta una hora" lo fa perché non trova più alcun conforto in ciò che ha vissuto e perché, più che in ogni altro momento della sua vita, avverte il passo della morte.

Negli ultimi 16 mesi mesi ho perduto due persone care a me vicine ed e sono stati gli unici momenti in cui la morte mi è passata vicina e nonostante questo ho realizzato che per poter apprezzare (o anche rinnegare) ciò che si è stati e ciò che si è vissuto si debba essere sull'orlo dell'esistenza o si debba vivere necessariamente a lungo. Lo si può fare ogni mattina senza sentirsi inadeguati a farlo perché invece di 70 anni se ne hanno 35.

In questo modo, invece di aspettare che sia il tempo a descriverci il percorso e la bontà di questo, possiamo prendere in mano le redini della giornata e non aspettare la sera per tirar le somme.

[/Molto OT]


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I vecchi e obsoleti sistemi di distribuzione sono morti o stanno morendo.

La rete, Internet, con tutti i suoi mezzi (blog, social networks, siti web e forum) è un potenziale che, saputo sfruttare, nessun musicista o artista della storia passata ha mai avuto a disposizione.

Solo i più svegli - anche di generazioni passate - hanno compreso a fondo il potere di questo sistema e ne fanno un uso intelligente e proficuo.

Maestro, il culto della propria personalità - nel quale non vedo che cosa ci sia di male, se condotto con decenza e con rispetto per le altrui, di personalità - è sempre esistito.

 

E sono quasi convinto che qualsiasi artista del passato con a disposizione un sistema di diffusione come quello della Rete, con le capacità di utilizzo e con l'intento di diffondere il proprio lavoro non avrebbe mai rinunciato ad una possibilità simile.

 

Il punto che io ho sollevato, caro Cristiano, non è nel questionare la potenza - già in atto - della rete, ma capire in quali modi le nuove tecnologie della comunicazione stanno trasformando l'essenza, il concetto giuridico ed etico, del diritto d'autore. E' evidente che non è mai esistito un mezzo di diffusione dell'opera - specialmente quella del compositore - rapido e potente come il web, ma non è ancora chiaro come gli autori potranno tutelarsi nel loro diritto di usufruire dei frutti del loro lavoro, e non è incomprensibile la domanda - allarmata - che taluni autori rivolgono - forse più a sé stessi che al mondo: quello del compositore continuerà a essere un lavoro retribuito (sia pure modestamente) o diventerà - dal punto di vista economico - un hobby?

 

Non mi sembra una domanda insensata, anche se non è il caso di precipitarsi a dare - o a darsi - risposte catastrofiche.

 

Io lavoro da 45 anni per l'editoria cartacea, e tuttavia non nutro alcun pregiudizio nei confronti dell'editoria digitale. Vorrei solo capire perché non devo irritarmi se vedo le partiture dei miei pezzi passate allo scanner e pubblicate in un sito i cui gestori dispongono della mia musica a loro piacimento e - ove domandassi loro con quale diritto - mi risponderebbero con degli sberleffi. Non capisco perché i file audio della mia musica si possono scaricare liberamente e gratuitamente nei computer di persone che gestiscono negozi dove nessuno si sognerebbe mai di regalarmi nulla e dove, qualora io prelevassi un bottone senza passare alla cassa, chiamerebbero i carabinieri.

 

E' vero che io non ho composto e non compongo per il denaro, ma nemmeno per farmi derubare dei proventi che il mio lavoro crea: la rete - con tutto il suo potere di far conoscere la mia musica - si appropria di ciò che, nel diritto di ogni paese civile di questo mondo, è riconosciuto come mio, e io non vedo, al momento, iniziative serie che si propongano di impedire questo esproprio.

 

La rete è planetaria, il diritto è nazionale: questo è il punto che mi fa dubitare dell'effettiva capacità dell'essere umano di sottoporre ciò che inventa a un controllo etico e giuridico. E' vero che lo stesso discorso vale per le bombe nucleari, ma in campo bellico sappiamo che non si dà parvità di materia, se si preme un bottone finisce tutto, mentre con la pirateria informatica dei chitarristi ladri possono frugare nelle mie tasche senza incorrere in alcuna reprimenda. Anzi, c'è chi difende questi tipi, dicendo che sono bravi ragazzi privi di risorse che esercitano il loro diritto a istruirsi...

 

Come vedi, il problema esiste, e non è ozioso domandarci dove andremo a parare. Anche senza essere catastrofisti...

 

 

dralig


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I vecchi e obsoleti sistemi di distribuzione sono morti o stanno morendo.

La rete, Internet, con tutti i suoi mezzi (blog, social networks, siti web e forum) è un potenziale che, saputo sfruttare, nessun musicista o artista della storia passata ha mai avuto a disposizione.

Solo i più svegli - anche di generazioni passate - hanno compreso a fondo il potere di questo sistema e ne fanno un uso intelligente e proficuo.

Maestro, il culto della propria personalità - nel quale non vedo che cosa ci sia di male, se condotto con decenza e con rispetto per le altrui, di personalità - è sempre esistito.

 

E sono quasi convinto che qualsiasi artista del passato con a disposizione un sistema di diffusione come quello della Rete, con le capacità di utilizzo e con l'intento di diffondere il proprio lavoro non avrebbe mai rinunciato ad una possibilità simile.

 

Non mi sembra una domanda insensata, anche se non è il caso di precipitarsi a dare - o a darsi - risposte catastrofiche.

 

 

Grazie per la risposta.

Vorrei essere più chiaro: l'uso della rete per la diffusione è da intendere, nel caso dell'editoria, in due modi.

Il primo - quello a cui mi riferisco - è la capacità distributiva intesa come possibilità per un editore di rendere noto (siti web, blog, eShop online eccetera) a chi vive a Tokio o a Bangkok o a Mosca che la mia composizione è stata pubblicata. Se si impara il meccanismo di funzionamento si hanno a disposizione potenziali decine di milioni di utenti e questa capacità è oggi, in Italia soprattutto, quasi del tutto ignorata almeno per quel che concerne la musica. Alcuni distributori (il primo che mi viene in mente La Stanza dell Musica) che hanno alle spalle chi ha compreso a fondo il sistema di funzionamento credo possano testimoniare se non un "successo" quantomeno una innegabile capacità di diffusione. Da ragazzino recarmi nello stesso negozio a Roma era cosa che potevo fare una volta ogni 6 mesi, quando andava bene: oggi ce l'ho a un clic di distanza.

Come può un editore (ma estenderei la domanda anche a case discografiche) ignorare questo vantaggio?

 

Il secondo modo - decisamente molto più semplice - è quello a cui lei si riferisce ma che non incontra il mio interesse. La copia sfrenata di materiale cartaceo (scansioni, PDF, interi libri) diffuso sui sistemi p2p o addirittura da comunità digitali che hanno i server in paesi dove il diritto di autore è una specie di barzelletta (e che, per inciso, distribuiscono allegramente PDF quanto MP3).

Ma, mi domando, dove sta la novità?

Quando non si aveva questa possibilità si fotocopiava. Quando c'erano le musicassette si metteva la matrice sul lato sinistro quella vergine nel lato destro e si premeva PLAY con REC.

 

Ora: considerato che è tecnicamente impossibile impedire l'abuso del secondo sistema e che leggi e leggine scritte per impedirne l'attuazione non sono altro che un dito usato per tappare una falla di metri che continua ad ingrandirsi, perché non fondere le due cose?

 

Si crede veramente che se esistesse un negozio digitale (con costi ridotti del 70-80%) di tutta la musica presente nel negozio di Roma sopra citato qualcuno andrebbe davvero a caccia di materiale pirata su siti illegali?

Se fosse così iTunes non sarebbe il sito di musica digitale più grande del mondo. Eppure anche da lì si scarica materiale distribuibile, eppure raggiungerà un fatturato di 13 miliardi di dollari nell'anno fiscale 2013, con una crescita prossima al 40% per i prossimi tre anni.

Steam, la piattaforma di distribuzione di giochi PC di Valve (altro settore che si dice 'martoriato' dalla pirateria: fandonie!), ha raggiunto un fatturato di quasi un miliardo di dollari nel 2010. La divisione "ricerca e analisi" dell'azienda Forecasting and Analyzing Digital Entertainment, LLC (FADE) ha stimato che il fatturato di Steam è stato all'incirca di 970 milioni di dollari, con dicembre che si sarebbe dimostrato il mese d'oro grazie a vendite per 213 milioni di dollari.

 

Un esempio banale ma calzante: MelBay ha stampato due volumi con tutta la musica di Agustin Barrios (fra l'altro musica non protetta da diritti di autore). Qualcosa come un centinaio di pezzi per chitarra in due mallopponi ciascuno dei quali costa oltre 40 EUR.

Con quella cifra si paga l'abbonamento a Fastweb 20 Mega per un mese e ne avanza.

Perché invece non vendere a 1 EUR ogni brano da un sito di riferimento unico?

Chiunque avrebbe voglia di comprare uno spartito del compositore paraguayano saprebbe dove andare, cosa fare.

 

In soldoni: chi si impossessa di materiale protetto da diritto di autore in modo illegale lo fa o per risparmiare o perché non comprerebbe mai e poi mai uno spartito originale.

I primi - continuo a credere - sono molto più numerosi dei secondi.


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Concludo: le Edizioni Bèrben, come sa, hanno autorizzato la vendita dei "60 Studi di Virtuosità e di Trascendenza" online, in formato PDF, singolarmente.

Se tutto va bene e salvo imprevisti entro la fine di Gennaio 2012 sarà attivo l'eShop per l'acquisto.

 

Tutto il ricavato andrà all'editore di Ancona che potrà valutare la bontà dell'operazione.


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In soldoni: chi si impossessa di materiale protetto da diritto di autore in modo illegale lo fa o per risparmiare o perché non comprerebbe mai e poi mai uno spartito originale.

I primi - continuo a credere - sono molto più numerosi dei secondi.

 

ma siamo d'accordo!

secondo me non hai capito le questioni tirate in ballo da dralig! premesso ciò che sostieni di cosa campa allora oggi un compositore? come fa a tutelare un suo lavoro? siamo almeno d'accordo sulla tutela di questo diritto?

 

 

Io l'ho capito benissimo, Fabio.

Probabilmente non hai capito, invece che è possibile continuare a vendere il proprio lavoro in formato digitale ed in quantità decuplicate con una lieve flessione iniziale ma senza danni catastrofici (gli esempi di Steam e iTunes sono persino troppo banali ma pensa a ciò che sta accadendo ai libri con gli eBook e con la diffusione dei Kindle: ci chiudiamo gli occhi? Chi scrive eBook non guadagna? Ma dai!).

Chi vìola il diritto di autore lo fa a prescindere e chi non vende il cartaceo stai tranquillo non venderà neanche il digitale.

 

Circa la tutela del diritto di autore mi sembra persino ovvio dire che è d'obbligo.

 

E gli altri? Chi è fuori dal Sistema Musica Contemporanea?

 

Si devono adeguare. O, sì, come dici, tireranno a campare.

E' accaduto per la fotografia, per il cinema e per molte altre cose.

 

Quindi? Una soluzione ci sarebbe. Tassare i produttori d'hardware "multimediale".

 

Tassiamo anche l'aria che ci circonda, dico io. E magari multe salate e redistribuzione dei proventi (stai fresco!) per chi fischietta le melodie protette da diritti di autore in strada.

Ma per favore!

Sai meglio di me dove andrebbero a finire i fondi incassati da queste tasse.


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sei ottimista e hai fiducia nei buoni propositi dell'umanità

io no

una volta che l'informazione digitale (di qualsiasi tipo) è in circolo, il 90% degli utenti preferirà scaricarlo "illegalemente"

inevitabile, è un punto di non ritorno

la differenza quindi non è tra chi deciderà di pagare o meno online

la differenza è tra chi deciderà di avere una copia fisica e chi si accontenterà del supporto digitale (e a questo punto si chiederà: perchè pagarlo quando posso averlo gratis?)

 

Fabio, ma guardiamoci intorno, accidenti!

Tutti i prodotti cartacei stanno trasformandosi in digitale e il mercato in questo senso sta esplodendo con le cifre che ho citato nel post sopra.

iTunes vende Mp3: cosa c'è su internet più piratato degli Mp3? Nulla. Eppure fatturano miliardi di dollari.

Amazon (mica la macelleria sotto casa) ha da meno di due anni iniziato a vendere ebook in alternativa ai libri in formato cartaceo: gli eBook sono file da 16K (guerra e pace pesa 112K!!). Ma costano 90 cents.

E oggi hanno superato le vendite (ven-di-te, non copie) dei libri.

http://www.ebookreaders.it/amazon/amazon-ebook-vendite-libri.html

 

Come si può, dico io, far finta che questo non stia accadendo?

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