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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Il diritto di autore su Internet


graf
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che cosa brutta !!

 

Non possiamo dire "brutta" di una cosa che non abbiamo ancora capito. Io confesso il mio disorientamento di fronte a un'esplosione che rende disponibili a chiunque, dovunque e senza controllo i testi musicali e i file audio (mi limito alla musica) in una varietà di impieghi nella quale i diritti del compositore sono alla fine ridotti al lumicino o cancellati del tutto.

 

Mi rendo perfettamente conto del fatto - ricordato da Cristiano - che la pirateria delle fotocopie e delle duplicazioni con cassette era già operante da tempo, ma le dimensioni del fenomeno - rispetto a quelle generate dal web - erano molto modeste. Oggi, non si può più pubblicare nulla che non cada immediatamente nelle mani delle gang che imperversano nella rete, e che ne fanno letteralmente quel che vogliono, senza che si possa dire loro una parola. E non c'è editore che possa frenare quest'orda. Uno dei più potenti gruppi editoriali del mondo ha fatto chiudere un sito che piratava la sua musica, e due settimane dopo il sito è ricomparso con un altro nome e su un altro server. Nemmeno la multinazionali riescono a imbavagliare questi predoni.

 

Un regime poliziesco tipo Siae - volto a cogliere in flagrante il singolo ladro che ruba la singola mela - si mostra, nei riguardi della nuova situazione, ridicolo.

 

La dimensione del fenomeno non è marginale né trascurabile, e qualunque operatore che stia traghettando la propria impresa dal vecchio al nuovo mondo sa che questo è il problema principale. La giurisdizione capace di affrontarlo è di là da venire, perché si tratta di fronteggiare una situazione che si manifesta su scala universale con legislazioni inevitabilmente nazionali: una lotta impari tra ladri che possono risiedere virtualmente ovunque e polizie che invece possono operare soltanto entro ambiti delimitati.

 

Sono d'accordo con Cristiano sugli evidenti benefici che il web può apportare alla diffusione dell'opera di un autore - li sto constatando di persona - ma, per il momento, il prezzo di questi benefici è posto a carico dell'autore medesimo, che vede assottigliarsi paurosamente le sue royalties, e che si ritrova - dopo una vita spesa nello studio e nel lavoro - nelle stesse condizioni di un dilettante che scrive musica naive, e che si appaga nel pubblicarla su youtube. In sostanza, per il momento, il compositore vede moltiplicarsi esponenzialmente la quantità dei suoi lettori e dei suoi ascoltatori - e questo è indubbiamente un beneficio - e dividersi i suoi introiti - il che è invece un veneficio, perché a lui nessuno regala proprio niente.

 

Osservo tutto ciò senza pregiudizio e con animo aperto: spero che si tratti, come dice Cristiano, di una flessione di passaggio tra le due "culture" della comunicazione, e spero di vivere abbastanza per raccogliere, insieme alla moltiplicazione dei consensi, anche quella "giusta mercede" che il Vangelo, ben prima dei sindacati, ha raccomandato di pagare agli operai. E Dio sa quanto un compositore assomigli a un operaio...

 

dralig

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Non è il contenuto di ciò che dici che mi preoccupa, è il tuo entusiasmo.

 

Carburante di tutte le mie azioni, Fabio.

E, credimi, mai infondato.

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Un regime poliziesco tipo Siae - volto a cogliere in flagrante il singolo ladro che ruba la singola mela - si mostra, nei riguardi della nuova situazione, ridicolo.

 

E inutile.

Anzi, utile ad ingrassare i soliti.

 

Sono d'accordo con Cristiano sugli evidenti benefici che il web può apportare alla diffusione dell'opera di un autore - li sto constatando di persona - ma, per il momento, il prezzo di questi benefici è posto a carico dell'autore medesimo, che vede assottigliarsi paurosamente le sue royalties, e che si ritrova - dopo una vita spesa nello studio e nel lavoro - nelle stesse condizioni di un dilettante che scrive musica naive, e che si appaga nel pubblicarla su youtube. In sostanza, per il momento, il compositore vede moltiplicarsi esponenzialmente la quantità dei suoi lettori e dei suoi ascoltatori - e questo è indubbiamente un beneficio - e dividersi i suoi introiti - il che è invece un veneficio, perché a lui nessuno regala proprio niente.

 

I grandi cambiamenti necessitano di sacrifici.

Quando la pellicola delle macchine fotografiche venne sostituita da memorie il dilettantismo imperante si è fatto strada nella fotografia e oggi, nella maggior parte dei casi, basta essere di sesso femminile, pesare 45-48 kg ed indossare una sciarpa kilometrica sopra una t-shirt e comprare una macchina da 600 EUR per essere etichettate "fotografa professionista".

Da quando i CD sono uno dei vettori di distribuzione della musica (non più l'unico) gli mp3 player, i negozi online e persino i flash player dei siti web fanno ciò che i PDF fanno per i compositori: mettono in condizioni tutti (più o meno capaci) della medesima distribuzione (davvero?)

E così via.

Sta accadendo in modo più violento e veloce per i libri e per il software. Il supporto e la sua lavorazione (che ha raggiunto costi assurdi) sta pian piano scomparendo lasciando spazio al contenuto.

 

La dimensione del fenomeno non è marginale né trascurabile, e qualunque operatore che stia traghettando la propria impresa dal vecchio al nuovo mondo sa che questo è il problema principale

 

Esattamente e chi non si adeguerà rimarrà fuori e dovrà chiudere bottega. Proprio come è accaduto in tutti gli altri campi (artistici, commerciali, produttivi).

Conosco molte (troppe!) persone che fanno finta che tutto ciò non stia accadendo e poche (troppo poche!) che hanno capito dove porta questa strada.

 

Nessuno perderà il proprio diritto d'autore e - perdonatemi se insisto su questo punto - se esistesse un supporto affidabile e completo per la musica come esiste per gli Mp3 (iTunes) i Videogames (Steam) gli eBook (Amazon ma anche l'italiano IBS, mia personale libreria dal 2002) e persino foto (shutterstock.com o istockphoto.com) i pirati rimarrebbero pirati ma chi necessita di uno spartito per studio, in tempi brevi, senza rischi e con servizi di qualità (affidabilità, assistenza e convenienza) andrà da un'altra parte invece di imparare le regole delle giungle p2p dove il materiale si trova è vero, ma la ricerca stessa necessita di esperienza e non è mai garantito il risultato.

 

Per inciso: il sito-forum vietnamita di quegli incivili e criminali che distribuiscono musica (CD e PDF), libri e quant'altro ad una community di poco più di 600 persone andrebbe sì, chiuso, ma solo dopo avere dimostrato che con pochi euro è possibile accedere a banche dati 10 volte più grandi, sicure e legali.

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Vanity press e vanity prize... la tentazione è forte, diventerò scrittore :)

scherzi a parte non capisco come si possa pagare per pubblicare le proprie composizioni

personalmente regalo tutti i pdf dei miei pezzi sul mio sito a questo indirizzo :

http://www.classicalguitarvideo.com/teachpag/danielemaglimusic.htm

 

Penso che dovrebbero fare tutti così oggi, scrittori e compositori : regalare regalare regalare ,il che , per il sangue genovese che mi scorre nelle vene, è decisamente meglio di spendere spendere spendere

 

 

Credo, caro Daniele, che occorra fare delle distinzioni. Può essere giusto - e anche lodevole - regalare quello che non si potrebbe comunque vendere: un compositore giovane, che ha sale in zucca e che vuol farsi conoscere, ha senz'altro tutto da guadagnare, oggi, pubblicando online i testi delle proprie opere e permettendone il download gratuito: naturalmente, anche nel regalare si denota lo stile... Le entrate di un compositore provenienti dalla vendita delle copie stampate sono comunque poco significative, e - nel caso di compositori affermati, le cui opere stampate vengono comunque acquistate - conviene re-investirle in copie da inviare in omaggio a interpreti degni di considerazione, con gesto gentile ma non servile: un compositore "perbene" deve informare dell'esistenza di un suo nuovo lavoro gli esecutori che stima - e far inviare loro la partitura è senz'altro il modo migliore per raggiungere lo scopo - ma non deve assolutamente, mai, andare oltre. Sono tristemente noti i casi di "compositori" che molestano - letteralmente - coloro che ritengono loro potenziali interpreti "regalando" loro chilogrammi di carta o file non richiesti, salvo poi inviare loro pressanti richieste di rendiconto: hai suonato la mia musica? Perché non la suoni? Perché non smetti di suonare la musica di Prwsqkzo, e non suoni invece la mia? Se suoni un mio brano, ti invito nel mio festival...e via questuando...I regali di questi dulcamara sono da considerare alla stregua di piaghe sociali.

 

Diverso è il caso della musica non destinata principalmente all'esecuzione pubblica: un libro didattico non offre al suo autore altra remunerazione che quella proveniente dalla vendita delle copie, e non credo che regalarle sia, in questo caso, la cosa giusta. Lo stesso discorso vale - ancora di più - per gli scrittori: se regalassero i loro romanzi, di che cosa camperebbero?

 

Stiamo attraversando una fase assai poco decifrabile in cui il diritto d'autore è preso d'assalto da una tecnologia della comunicazione che sta sconvolgendo il concetto stesso di proprietà dell'opera d'ingegno. I compositori di musica "seria" - che già campavano stentatamente in precedenza, quasi tutti obbligati a svolgere altri lavori per sostentarsi - sono ulteriormente taglieggiati. Forse, è bene non decretare la loro morte per asfissia...

 

Cordialmente.

 

dralig

 

Caro dralig, lei ha perfettamente ragione. Mi riferivo ovviamente a quei compositori che pur di veder pubblicati i loro pezzi arrivano a pagare per pura vanità. E magari vendono le loro pubblicazioni ai loro allievi....

che tristezza.

Personalmente sono iscritto alla siae dal 1987 e credo fermamente nel diritto d'autore.

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Caro dralig, lei ha perfettamente ragione. Mi riferivo ovviamente a quei compositori che pur di veder pubblicati i loro pezzi arrivano a pagare per pura vanità..

 

 

La legge che commina sanzioni penali a chi commette atti osceni in luogo pubblico dovrebbe applicarsi anche a questi casi.

 

dralig

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non affidarti troppo alle buone intenzioni di un iTunes o di Amazon

 

Ci manca solo che riponiamo fiducia nelle multinazionali!

Mi affido solo ai risultati che leggo su riviste specializzate (certo non dal TG4) e ciò che sta accadendo è una rivoluzione sotto tutti i punti di vista. Questo paese - un fanalino di coda europeo anche per quanto riguarda Internet - non se n'è accorto e pensa di poter risolvere una questione simile aumentando le multe o (SIC!) tassando i trailer online. Barzellette.

 

Te l'immagini la nostra polizia postale - che a stento blocca siti pedopornografici - che rastrella milioni di siti web per multare chi pubblica un link ad un video di un trailer?

Sai bene che hanno già tassato CD e HD (come dire, non siamo in grado di beccare i colpevoli: pagate tutti) e ti sembra che la cosa sia cambiata?

Per chi casca dalle nuvole, questi i dettagli di una legge passata in sordina nella primavera del 2010:

Supporti Audio Analogici: 23 centesimi per ogni ora di registrazione musicale;

Supporti Audio Digitali (CD, DVD, ecc): 22 centesimi per ogni ora di registrazione musicale;

CD-R: 15 centesimi ogni 700 Mb di capacità dati e 0.22 per ogni ora di registrazione audio;

Supporto Video analogico: 0.29 centesimi ogni ora di registrazione;

Supporto Video digitale: 0.29 centesimi ogni ora di registrazione;

DVD riscrivibili: 41 centesimi ogni 4,1 GB

Masterizzatori: 5% sul prezzo;

 

Mi faresti la cortesia di informarti se chi riceveva i diritti di autore prima del 2010 ha visto incrementare i propri introiti dalla SIAE grazie a questa necessaria manovra attuata per la protezione per i diritti di autore?

Scusa se insisto, posso adesso scaricare tutto quello che mi pare perché pago - volente o nolente - questa tassa?

E dopo tutto questo, che fine ha fatto il concetto elementare di intelligenza?

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Sai bene che hanno già tassato CD e HD (come dire, non siamo in grado di beccare i colpevoli: pagate tutti) e ti sembra che la cosa sia cambiata?

 

 

è ovvio che poco importa che leggi applico fin quando la cosa è gestita da un ente come la siae

infatti scrissi

 

 

si dovrebbe studiare un sistema di monitoraggio quindi ripartizione dei proventi ...

 

 

che ad oggi non esiste (perchè la siae non è in grado di garantire nulla)

il detto ignorantia legis non excusat purtroppo vale solo per la gente comune

purtroppo non possiamo fare nulla a garanzia dell'intelligenza del legislatore

 

Per la stesura delle leggi, no. Ma per proteggere i nostri diritti di autore, sì.

E a fronte di un sistema di distribuzione centuplicato rispetto a solo 20 anni fa, non credo sarà certo qualche PDF scaricato da reti p2p a bloccare le vendite della musica o a danneggiare irrimediabilmente un autore.

Anzi, sai meglio di me che il formato "zip" per la compressione dei file che usiamo oggi su ogni piattaforma si è affermato come uno standard-de-facto grazie alla diffusione pirata praticamente globale che il software nativo subì nei primi anni Novanta.

 

Occorre, a mio modesto parere, studiare il problema direttamente, senza basarsi su ciò che già esiste.

Nel mio piccolo, anzi microscopico, ho bypassato il deposito Siae. Non è certo la soluzione, ma è una soluzione. Parlando con compositori giovani e meno giovani ho sempre sentito di proventi proporzionalmente se non inesistenti, esigui. Mi sono detto: se non altro, invece di pagare tasse annuali (a che scopo, ad oggi, non l'ho ancora capito) e non vedere un euro, non pago alcuna tassa (se non i 15,00 EUR - si, quindici - una tantum all'atto dell'iscrizione) e non vedo un euro.

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Sai bene che hanno già tassato CD e HD (come dire, non siamo in grado di beccare i colpevoli: pagate tutti) e ti sembra che la cosa sia cambiata?

è ovvio che poco importa che leggi applico fin quando la cosa è gestita da un ente come la siae

 

Sono lì ancora con i timbri e i moduli da compilare a mano.

E usano programmi sotto MS-DOS.

Sono degli zombi.

 

Perché nessuno si lamenta dell'incremento dei supporti digitali? Dove diavolo sono finiti quei soldi?

A me non sembra giusto nell'accezione stretta del termine ma consequenziale che un utente con una media abilità informatica e che legge qualcosa di diverso dai giornaletti quotidiani che ci propinano sia incazzato nero. E visto e considerato che pagare una tassa significa anche usufruire di un servizio, lo stesso utente, si colleghi ad un server emule e faccia man bassa di tutto ciò che può stare sul suo HD esterno.

Pagato di più senza alcun motivo.

 

Il diritto di autore è un diritto fondamentale. Ma qui nessuno lo sa proteggere.

Ecco perché sono quasi certo che la spallata che la rete e i suoi meccanismi darà a questa catapecchia non solo porterà giovamento a chi lavora con l'intelletto ma spazzerà via mentalità di sudditanza verso chi, invece, dovrebbe essere subordinato.

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Occorre, a mio modesto parere, studiare il problema direttamente, senza basarsi su ciò che già esiste.

Nel mio piccolo, anzi microscopico, ho bypassato il deposito Siae. Non è certo la soluzione, ma è una soluzione. Parlando con compositori giovani e meno giovani ho sempre sentito di proventi proporzionalmente se non inesistenti, esigui. Mi sono detto: se non altro, invece di pagare tasse annuali (a che scopo, ad oggi, non l'ho ancora capito) e non vedere un euro, non pago alcuna tassa (se non i 15,00 EUR - si, quindici - una tantum all'atto dell'iscrizione) e non vedo un euro.

 

ti vedo convinto ed entusiasta

 

Convinto, quasi.

Entusiasta?! Di non beccare un euro dopo un lavoro? Direi proprio di no.

 

Cristiano, il diritto d'autore così è com'è inteso oggi non ha futuro e il p2p renderà (in parte lo ha già fatto) obsolete le contemporanee società di tutela mondiali (quella a cui sei iscritto compresa)

 

Ma certo! Lo sappiamo bene. Lo dico fin dall'inizio: è un concetto di protezione che è morto e sepolto e che deve adeguarsi a ciò che sta accadendo.

Ma se non altro, Fabio, nel frattempo lasciami il contentino di vedere i miei lavori protetti senza dover essere costretto a pagare cifre per proteggere i miei diritti superiori a quelle che incasso!

 

Se tanto gli interpreti ci tenessero alla "sincera" tutela di un diritto allora sarebbe bene che ri-cominciassero a prendere la buona abitudine di pagare con denaro sonante le commissioni di brani e non "farsi pagare" per suonare un brano.

 

Sulla cosa ho già scritto quello che penso.

Recentemente, tanto per metterci anche il braccio, nella piaga, ho appreso che esistono interpreti che si fanno filtrare i pezzi da suonare dalla manager/moglie/marito/fidanzata/o.

Ossia, compositori che scrivono una pagina dedicandola ad un interprete (naturalmente di grido) e questi invece di ringraziare e quantomeno leggere il contenuto preferiscono seguitare in stornellate Piazzollane trascritte dal bandoneon in rigoroso la minore e affidare la scelta del repertorio (il proprio!!) ad un terzo.

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Se tanto gli interpreti ci tenessero alla "sincera" tutela di un diritto allora sarebbe bene che ri-cominciassero a prendere la buona abitudine di pagare con denaro sonante le commissioni di brani e non "farsi pagare" per suonare un brano.

 

Questo è un argomento che ha sempre suscitato - e mai appagato - la mia curiosità. Prendiamo i chitarristi: sono disposti a corrispondere onorari non sempre moderati per ricevere lezioni private e per iscriversi a masterclass e a concorsi, e a svenarsi per comperare chitarre di liutai più o meno meritevoli, ma certamente capaci di richiedere, per i loro strumenti, somme ragguardevoli.

 

Poi, ti chiedono amabilmente: perché non compone un pezzo per me? e quando tu - altrettanto amabilmente - rispondi loro: benissimo, mettiamoci d'accordo sull'organico, la durata, etc., e, concludendo, precisi: e sul mio onorario, ti guardano scandalizzati, come se tu fossi il mercante di Venezia che vuol prelevare una libbra della loro carne. Pronti a accodarsi, genuflessi, nella lista d'attesa di un liutaio bielorusso che vuole 12mila euro per una chitarra da ricevere tra sette anni, si sentono feriti nella loro richiesta di un pezzo di musica scritto "appositamente per loro" se, a tale loro attesa, non sei pronto a corrispondere con una donazione. Ricorrenza abituale del fenomeno: mezza dozzina di volte l'anno.

 

Curiosità non meglio appagata suscita il chitarrista-compositore che intende farti esaminare le sue opere per averne un tuo parere. Le guardi sommariamente e poi gli comunichi che, per redigere una relazione, ti occorreranno - supponiamo - dodici ore di lavoro, per le quali la tua retribuzione è di euro... Ti risponde, con un filo di voce: "Scusi, ma io non sapevo che...non immaginavo..." e tu ti ritrovi di nuovo nei panni del giudeo al quale Porzia ingiungerà di lì a poco di non versare nemmeno una goccia di quel sangue innocente.

 

Corbetta e de Visée dovevano comporre musica per chitarra per un sovrano che ascoltava i loro brani magari mentre espletava funzioni non precisamente regali. Ma, vivaddio, venivano pagati!

 

dralig

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