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I compositori devono essere remunerati per il loro lavoro. Si può investire, ma l'investimento, a quanto mi ricordo, prevede poi un ritorno, che dovrebbe essere anche economico.

 

Si possono regalare copie cartacee, si possono regalare pdf (cosa che ho fatto con musicisti che stimo), si possono inventare altre cose, ma tutto questo non dovrebbe escludere la possibilità di incamerare qualche soldino.

 

C'è poi il fattore tempo, e deve essere preso in considerazione.

Portare a termine una composizione significa dedicare il proprio tempo a scrivere la musica e se i compositori dovranno dedicare tutto il loro tempo a fare altro, molto semplicemente, la musica di qualità verrà meno.

 

Io non campo con la composizione, il che significa che quello che una volta era il mio "tempo libero" ora è pressochè interamente occupato dalla scrittura musicale.

 

Per fortuna ho un lavoro che al momento mi permette di farlo.

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Tutto il ricavato andrà all'editore di Ancona che potrà valutare la bontà dell'operazione.

 

 

 

Per fare questo ci vuole l'autorizzazione dell'autore, che stipulò un contratto-tipo (credo) e pertanto i cui diritti rimangono fatti salvi, a meno di rinunce o modifiche obsolete.

"La stanza della musica" non è un distributore ma un venditore e la differenza è evidente.

Non ho difficoltà ad approvare anche quanto posto di recente da F.Selvafiorita (non me ne voglia).

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Tutto il ricavato andrà all'editore di Ancona che potrà valutare la bontà dell'operazione.

 

Per fare questo ci vuole l'autorizzazione dell'autore, che stipulò un contratto-tipo (credo) e pertanto i cui diritti rimangono fatti salvi, a meno di rinunce o modifiche obsolete.

 

 

Non credo proprio che il direttore delle Edizioni Bèrben mi abbia risposto all'acqua di rose e sono quasi convinto che sia a conoscenza di queste regole.

 

"La stanza della musica" non è un distributore ma un venditore e la differenza è evidente.

 

Come è evidente che si fa finta di non capirsi.

Va bene, venditore. Domando scusa.

Se avesse la possibilità di vendere copie digitali, il venditore, venderebbe più delle copie cartacee.

Meglio, così?

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Alfredo Fanco mi sembra voler parlare alla buona (cosa apprezzabilissima) ma esprime segnatamente uno dei tanti status in cui si viene a trovare qualcuno che scrive musica oggi.

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Ha scritto Cristiano Porqueddu:

 

"Come è evidente che si fa finta di non capirsi."

 

 

Ho capito,ma l'ho fatto capire prima io (di far finta di non capirsi).

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L'editoria online è ancora un problema, in qualsiasi campo.

Potrebbe essere -ed io sono d'accordo con Cristiano - la soluzione alla pirateria, ma non allo stato attuale.

 

Una composizione cartacea che costa 10 Euro, viene mediamente venduta online a 8 euro.

A settembre la DC -storica industria fumettistica americana- ha operato un reboot di tutte le testate ed inizianto a vendere in digitale allora stesso prezzo del cartaceo (3.99 dollari).

I libri che vende amazon costano ancora tantissimo.

 

Mi pare evidente che con queste premesse non sia possibile creare un mercato parallelo a quello "ufficiale" del cartaceo. Perché, a fronte di un risparmio minimo, continuerò a preferire il "feticcio", mentre se son di quelli che scaricano, continuerò a scaricare perché il prezzo è decisamente eccessivo.

 

D'altra parte, credo che il mercato dell'editoria musicale, muova molto meno rispetto al mercato degli mp3, quindi abbia necessità di più introiti per garantire al compositore la giusta paga per il lavoro profuso.

 

In realtà mi chiedo se attualmente l'editore (che comporta un taglio degli introiti) sia ancora indispensabile. La rete ha delle potenziali immense -attualmente inesplorate ancora-; magari al giorno d'oggi della promozione che può garantire un editore, se ne può fare benissimo a me.

Ma questa è una domanda da profano in materia, quindi magari è una castroneria bella e buona.

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che cosa brutta !!

 

Non possiamo dire "brutta" di una cosa che non abbiamo ancora capito. Io confesso il mio disorientamento di fronte a un'esplosione che rende disponibili a chiunque, dovunque e senza controllo i testi musicali e i file audio (mi limito alla musica) in una varietà di impieghi nella quale i diritti del compositore sono alla fine ridotti al lumicino o cancellati del tutto.

 

Mi rendo perfettamente conto del fatto - ricordato da Cristiano - che la pirateria delle fotocopie e delle duplicazioni con cassette era già operante da tempo, ma le dimensioni del fenomeno - rispetto a quelle generate dal web - erano molto modeste. Oggi, non si può più pubblicare nulla che non cada immediatamente nelle mani delle gang che imperversano nella rete, e che ne fanno letteralmente quel che vogliono, senza che si possa dire loro una parola. E non c'è editore che possa frenare quest'orda. Uno dei più potenti gruppi editoriali del mondo ha fatto chiudere un sito che piratava la sua musica, e due settimane dopo il sito è ricomparso con un altro nome e su un altro server. Nemmeno la multinazionali riescono a imbavagliare questi predoni.

 

Un regime poliziesco tipo Siae - volto a cogliere in flagrante il singolo ladro che ruba la singola mela - si mostra, nei riguardi della nuova situazione, ridicolo.

 

La dimensione del fenomeno non è marginale né trascurabile, e qualunque operatore che stia traghettando la propria impresa dal vecchio al nuovo mondo sa che questo è il problema principale. La giurisdizione capace di affrontarlo è di là da venire, perché si tratta di fronteggiare una situazione che si manifesta su scala universale con legislazioni inevitabilmente nazionali: una lotta impari tra ladri che possono risiedere virtualmente ovunque e polizie che invece possono operare soltanto entro ambiti delimitati.

 

Sono d'accordo con Cristiano sugli evidenti benefici che il web può apportare alla diffusione dell'opera di un autore - li sto constatando di persona - ma, per il momento, il prezzo di questi benefici è posto a carico dell'autore medesimo, che vede assottigliarsi paurosamente le sue royalties, e che si ritrova - dopo una vita spesa nello studio e nel lavoro - nelle stesse condizioni di un dilettante che scrive musica naive, e che si appaga nel pubblicarla su youtube. In sostanza, per il momento, il compositore vede moltiplicarsi esponenzialmente la quantità dei suoi lettori e dei suoi ascoltatori - e questo è indubbiamente un beneficio - e dividersi i suoi introiti - il che è invece un veneficio, perché a lui nessuno regala proprio niente.

 

Osservo tutto ciò senza pregiudizio e con animo aperto: spero che si tratti, come dice Cristiano, di una flessione di passaggio tra le due "culture" della comunicazione, e spero di vivere abbastanza per raccogliere, insieme alla moltiplicazione dei consensi, anche quella "giusta mercede" che il Vangelo, ben prima dei sindacati, ha raccomandato di pagare agli operai. E Dio sa quanto un compositore assomigli a un operaio...

 

dralig

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Non è il contenuto di ciò che dici che mi preoccupa, è il tuo entusiasmo.

 

Carburante di tutte le mie azioni, Fabio.

E, credimi, mai infondato.

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Un regime poliziesco tipo Siae - volto a cogliere in flagrante il singolo ladro che ruba la singola mela - si mostra, nei riguardi della nuova situazione, ridicolo.

 

E inutile.

Anzi, utile ad ingrassare i soliti.

 

Sono d'accordo con Cristiano sugli evidenti benefici che il web può apportare alla diffusione dell'opera di un autore - li sto constatando di persona - ma, per il momento, il prezzo di questi benefici è posto a carico dell'autore medesimo, che vede assottigliarsi paurosamente le sue royalties, e che si ritrova - dopo una vita spesa nello studio e nel lavoro - nelle stesse condizioni di un dilettante che scrive musica naive, e che si appaga nel pubblicarla su youtube. In sostanza, per il momento, il compositore vede moltiplicarsi esponenzialmente la quantità dei suoi lettori e dei suoi ascoltatori - e questo è indubbiamente un beneficio - e dividersi i suoi introiti - il che è invece un veneficio, perché a lui nessuno regala proprio niente.

 

I grandi cambiamenti necessitano di sacrifici.

Quando la pellicola delle macchine fotografiche venne sostituita da memorie il dilettantismo imperante si è fatto strada nella fotografia e oggi, nella maggior parte dei casi, basta essere di sesso femminile, pesare 45-48 kg ed indossare una sciarpa kilometrica sopra una t-shirt e comprare una macchina da 600 EUR per essere etichettate "fotografa professionista".

Da quando i CD sono uno dei vettori di distribuzione della musica (non più l'unico) gli mp3 player, i negozi online e persino i flash player dei siti web fanno ciò che i PDF fanno per i compositori: mettono in condizioni tutti (più o meno capaci) della medesima distribuzione (davvero?)

E così via.

Sta accadendo in modo più violento e veloce per i libri e per il software. Il supporto e la sua lavorazione (che ha raggiunto costi assurdi) sta pian piano scomparendo lasciando spazio al contenuto.

 

La dimensione del fenomeno non è marginale né trascurabile, e qualunque operatore che stia traghettando la propria impresa dal vecchio al nuovo mondo sa che questo è il problema principale

 

Esattamente e chi non si adeguerà rimarrà fuori e dovrà chiudere bottega. Proprio come è accaduto in tutti gli altri campi (artistici, commerciali, produttivi).

Conosco molte (troppe!) persone che fanno finta che tutto ciò non stia accadendo e poche (troppo poche!) che hanno capito dove porta questa strada.

 

Nessuno perderà il proprio diritto d'autore e - perdonatemi se insisto su questo punto - se esistesse un supporto affidabile e completo per la musica come esiste per gli Mp3 (iTunes) i Videogames (Steam) gli eBook (Amazon ma anche l'italiano IBS, mia personale libreria dal 2002) e persino foto (shutterstock.com o istockphoto.com) i pirati rimarrebbero pirati ma chi necessita di uno spartito per studio, in tempi brevi, senza rischi e con servizi di qualità (affidabilità, assistenza e convenienza) andrà da un'altra parte invece di imparare le regole delle giungle p2p dove il materiale si trova è vero, ma la ricerca stessa necessita di esperienza e non è mai garantito il risultato.

 

Per inciso: il sito-forum vietnamita di quegli incivili e criminali che distribuiscono musica (CD e PDF), libri e quant'altro ad una community di poco più di 600 persone andrebbe sì, chiuso, ma solo dopo avere dimostrato che con pochi euro è possibile accedere a banche dati 10 volte più grandi, sicure e legali.

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