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Angelo Gilardino

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  1. Scusi Edoardo, lungi da me l'intento di tessere le lodi dei programmi ministeriali d'esame - me ne sono andato a gambe levate dal conservatorio non appena ciò è risultato burocraticamente possibile - ma a me sembra che il vecchio programma di compimento superiore fosse alquanto impegnativo, e nemmeno il programma di compimento medio era uno scherzo. A immiserire la formazione degli allievi è stata - e, temo, continuerà a essere - una sorta di profittazione da parte di allievi furbetti e di insegnanti complici, che ha ridotto il programma di studio alla pura e semplice preparazione dei soli pezzi richiesti dai programmi di esame. Ossia, e ad esempio: sappiamo benissimo quanti Studi ha scritto Sor, e quanto siano importanti per la formazione del gusto e della tecnica. Una verifica, contemplata dai vari livelli degli esami ministeriali, che ne comprende venti - cioè un quinto del totale - non è corriva né spregevole, e non implica né suggerisce che lo studio deve essere limitato a quella selezione. Semmai, implicherebbe il contrario. Ossia, si leggono diligentemente tutti gli Studi di Sor e, in prossimità degli esami, si concentra la preparazione sui venti Studi selezionati da Segovia (adoperando, si spera, il testo originale). Similmente, si supporrebbe - da parte di menti oneste - che la scelta tra le varie opere solide dei maestri dell'Ottocento indicate dal programma ministeriale per il compimento superiore venga operata dopo averle lette e suonate tutte: limitare lo studio a una sola è una scorciatoia da babbuini. Io credo che, fino all'avvento della riforma, in conservatorio non fosse proibito far musica seriamente, anche se era possibilissimo farlo con scarsa serietà. Dall'attuazione della riforma in poi, secondo me è cambiato il quadro generale, e il profilo del musicista che si delinea alla fine di un percorso di studi qual è quello riformato è, dal mio punto di vista, inadeguato alle esigenze reali delle varie professioni musicali. Per questo motivo, me ne sono andato, perché non potevo trovare una compatibilità tra il mio modo di intendere lo strumentismo e l'arte dell'interpretazione musicale e le scansioni e i contenuti di un programma didattico che è destinato, a mio avviso, a produrre risultati disastrosi. Perciò, prevedo un incremento della scuola musicale privata, che potrà forgiare allievi con una preparazione superiore a quella dei futuri "laureati" dei conservatori, siano essi autorizzati a fregiarsi del titolo di dottore o meno. dralig
  2. Non possiamo nutrire certezze al riguardo, ma possiamo assai ragionevolmente inferire che chi ha capacità virtuosistiche le possa applicare a qualunque strumento, anche se non necessariamente con gli stessi risultati. Gioca infatti, nella scelta dello strumento, un fattore preferenziale che, pur non essendo legato alla sfera della destrezza, determina la forza dell'impegno nello studio, che potrebbe non manifestarsi nei riguardi di un altro strumento. Se ben lo conosco, dubito che Saggese si sarebbe appassionato all'arpa o al mondolino, spendendoci le migliaia di ore che ha impegnato per studiare la chitarra, e quindi, se costretto a fare l'arpista o il mandolinistra, probabilmente non si sarebbe spinto fin dove è giunto come chitarrista. Anche qui, dobbiamo rispondere a lume di buon senso. L'esile e minuta mandolinista che ha eseguito il mio concerto per mandolino, chitarra e orchestra è una vera diavola sul suo strumentino ma, senza nulla togliere alla sua bravura, dubito che sarebbe riuscita a manifestarsi con egual rendimento con un contrabbasso. Perché no? A patto che lo vogliano come lo hanno voluto in quanto chitarristi. Se non aveva difficoltà con la sinistra, non doveva incontrarne nemmeno con la destra. Le due mani funzionano fondamentalmente allo stesso modo, anche se esplicano funzioni diverse. Quindi, Lei è stato probabilmente vittima di qualche "impostazione". E qui mi fermo. dralig
  3. Nessun problema, nemmeno io volevo essere serio. dralig
  4. Eravamo in tre, quindi si trattò o semi-infermità mentale collettiva o associazione a delinquere. Niente che vedere con la scemenza. dralig
  5. Mentre, nel 1890 o giù di lì, scrivere degli svolazzi ornamentali sul tema "Mamma o mamma cara" - noto anche come "Carnevale di Venezia" e, in precedenza, "La Cifolella", in quanto inventato da tale Cifolelli - per gli spettatori dei concerti tenuti nei pueblos spagnoli, poteva funzionare, per Tarrega, come espediente per guadagnare un po' di pesetas (e come tale glielo possiamo comprensivamente far passare, considerando che teneva moglie e figli - nel 2000, o giù di qui, un compositore che scrivesse quelle stesse variazioni, darebbe prova inconfutabile di essere scemo, o di avere tutte le carte in regola per diventarlo in tempi brevi. Non è il mio caso. dralig
  6. Non sono in grado di precisare quali giochi, perché ne conosco pochissimi e male, ma tutti i giochi dove, a un segnale in arrivo o a una sollecitazione dall'esterno, è richiesta una reazione esattissima in tempi assai brevi. Adesso la lista la faccia Lei, sarà sicuramente più giusta della mia. dralig
  7. E' un buon indizio, ma il tipo di destrezza mentale che virtuosi e campioni hanno in comune non si manifesta tanto nella prestanza fisica, quanto nell'abilità nel "gioco". dralig
  8. Molto interessante..nn ci avevo mai pensato. Ho capito cosa vuoLe dire quando dice che la velocità è un passaggio prima di tutto mentale..ma se dovessi spiegarlo a qualcuno nn sarei in grado di farlo..! Le dispiace, Maestro, anche brevemente, spiegare il concetto? Antonio Qualunque azione noi compiamo, anche la meno osservabile, è la conseguenza di un comando impartito dal cervello. Quando suoniamo, è il cervello che dà gli impulsi, e non tutti i cervelli riescono a ordinare una sequenza di impulsi con la stessa velocità. La capacità mentale che permette al virtuoso chitarrista di sgranare 800 note singole al minuto è della stessa specie di quella che permette al pilota di formula uno di portare un'auto a 300 all'ora. Non è un caso - lo sanno tutti i docenti di strumento con vasta esperienza - che gli allievi più bravi nella tecnica siano anche quelli che vincono nei giochi dove sono messi in causa i riflessi. Quindi, possiamo immaginare, che so, Saggese e Tampalini l'uno di fronte all'altro nella scena finale di un western come "La pistola sepolta", mentre, per ammazzarsi e non farsi ammazzare, fanno ricorso allo stesso tipo di bravura - mentale e tecnica - che permette loro di snocciolare le note con la chitarra. Per fortuna, hanno scelto di impiegare questa loro dote - insieme a molte altre - in un lavoro meno pericoloso e dai frutti più duraturi. dralig
  9. Si, è prassi consolidata. Il DEUMM - il maggior dizionario della musica e dei musicisti scritto in lingua italiana - adopera questo genere di abbreviazioni, per cui, alla voce Bach, per esempio, il cognome del comnpositore è sempre abbreviato con la sola B, e così molti altri lemmi. Seguendo questa prassi, si guadagna tempo e si evita di scrivere i nomi degli autori in modo errato: Villa-Lobos si chiamava Heitor, non Heithor. dralig
  10. Ha scritto musica per diversi tipi di committenza, e li ha serviti tutti egregiamente. dralig
  11. Non credo che esista sulla faccia della terra qualcuno che ha qualcosa contro il tango o la canzone napoletana in quanto tali. Ovviamente, sono generi musicali ricchissimi, con tradizioni, stili, autori e interpreti che ci si può solo rammaricare di non conoscere abbastanza bene (io, ad esempio, sono da anni alla ricerca di registrazioni di canzoni napoletane classiche eseguite da un cantante con voce da tenore-baritone lirico, che spesso usava anche il falsetto, e che aveva una dizione e un timbro splendidi, nonché una musicalità straordinaria, e sarei contentissimo di trovarle, ma per fare questo dovrei andare a Napoli negli archivi della Rai). Il discorso verteva invece sui tangueros di stagione, ed è tutt'altro. dralig
  12. Guillaume Apollinaire è - anzi fu - un poeta francese, e scrisse, tra l'altro,, una raccolta intitolata "Bestiario" in cui, con poesie di pochissimi versi, spiega il carattere e i doni di certi animali. Per esempio, del pavone dice: Quando allarga la ruota questo uccello bellissimo a vedere con le penne che si strascinano a terra, sembra ancora più bello, - ma si scopre il sedere. Ho ricordato questa poesia a proposito dei virtuosi che esibiscono la loro bravura invece di metterla al servizio della musica. dralig
  13. Si, certo. La velocità è un fatto mentale e poi tecnico. Bisogna curare entrambi gli aspetti. Nel mentre, si impara l'arte di servirsi della tecnica senza farla notare, altrimenti si fa come il pavone quando fa la ruota (leggere il Bestiario di Apollinaire). dralig
  14. Tarrega suonò senza unghie soltato negli ultimi anni della sua vita, dopo essere stato colpito da paralisi. Nel tentativo di ricominciare a suonare, trovò utile limarsi le unghie per compensare con un contatto diretto tra polpastrelli e corde la perdita di sensibilità tattile. dralig
  15. Senza porre in discussione una sola parola di questo Suo messaggio, vorrei mettere a fuoco una mia opinione, forse espressa in modo approssimativo e frettoloso. Io non critico nessuno per le sue scelte di repertorio - ognuno suona quel che vuole e quel che può - e tutto quello che mi permetto di fare al riguardo è di non andare ai concerti con programmi che reputo scadenti. Niente di speciale e nulla che meriti rivelazioni e sottolineature da parte mia. Quello che non sopporto più, e che invece volevo dire chiaramente prendendo spunto dal concerto di Diodovich, è che i tangueros si spaccino come vittime della società, costretti a suonare un repertorio commemrciale dal volere del pubblico che rifiuterebbe un repertorio di maggior sostanza. Non è vero. Dimmi quel che suoni, e ti dirò chi sei. Anzi, non dirò proprio niente. dralig
  16. Mostrarsi rigorosi ed esigenti nei confronti degli interpreti non implica avere una nozione esatta di ciò che si è scritto. Dire che un'esecuzione è imprecisa non prova affatto la certezza di poter constatare che un'altra esecuzione è perfettamente corrispondente ai valori scritti. Il cervello umano è quello che è. L'eccellenza di una mente non sceglie di manifestarsi nelle infinitesimali differenze tra un ritmo e un altro, quando nessuno dei due, in se stesso, significa alcunché. dralig
  17. La gente, carissimo Angelo, è meno stupida di quel che sembra. Se non li freghi con i programmini preconfezionati adatti a tutti i gusti, ma - chissà perchè poi - soprattutto ai gusti della gente meno preparata (Totò nel suo capolavoro "miseria è nobiltà" diceva: "dobbiamo studiare tanto per essere alle mercé degli ignoranti"), ti ripagano con affetto e stima. Da qualche anno ho deciso anno di infischiarmene di ciò che piace agli altri e faccio solo (o meglio, sempre più spesso) quello che piace a me. Ho i miei bravi 40 anni e non sono più disposto a scendere a patti con gli organizzatori dei concerti (se non proprio quando incontro delle resistenze fortissime, ma anche in quei casi cerco di portare l'acqua al mio mulino). Questo offre l'indubbio vantaggio di essere più convincenti e più autentici. E il pubblico questo lo capisce. Ho avuto dei complimenti persino da un mio vicino di casa che era la prima volta che andava ad un concerto di musica classica. Mi ha detto che l'ora è volata senza che se ne fosse accorto. Caspita, quando raggingi il cuore di una persona che non mastica musica tutti i giorni vuol dire che hai comunicato qualcosa di importante. Se poi consideriamo il fatto che il tuo vicino non ha ascoltato la solita grigliata latino-americana, ma un autore "europeo" reputato "difficile" mi pare che il quadro che ne scaturisce sia nettamente diverso da quello tracciato nelle lamentele del chitarrista da festival. A questo proposito, vorrei spendere una riflessione, e mi scuso del fatto che essa si riferisca a vicende personali (ma solo come abbrivio). Fino a dieci anni fa, all'incirca, mi ero pressoché rassegnato all'idea di lasciare il mio lavoro di compositore nell'anticamera, in attesa - chissà, di lì a cent'anni - che il giudizio intorno alla sua proponibilità cambiasse: infatti, era tutto un profluvio di elogi per la qualità delle mie composizioni, elogi che sfociavano poi nel rammarico - sempre manifestato con sincero cordoglio - per l'impossibilità di proporre quelle musiche così meritevoli al pubblico, al quale purtroppo non si poteva negare quello che voleva, cioè il tango, la musica celtica, etc etc. Tant'è che quando, venuti meno per ragioni extramusicali i concerti degli interpreti "storici" della mia musica - Marco de Santi e Luigi Biscaldi - le esecuzioni si ridussero a quelle del solo, valorosissimo Luigi Attademo, mi domandai se non fosse stato il caso di rinunciare alla pubblicazione delle mie opere, e di rimandarla a tempi migliori. Nel mentre, ascoltavo le assicurazioni dei devoti amici chitarristi, che mi rendevano visita offrendomi smaglianti esecuzioni della seconda Sonata, facendomi partecipe dei loro progetti di eseguirla un giorno in pubblico, prese tutte le cautele, scongiurati tutti i pericoli di cui era irto il cammino...E io, ma si, ma si, avete ragione, non si può, salvo il fatto di domandarmi - tra me e me, non che mi sia mai permesso di farne pubblica manifestazione - come mai, in occasione delle "prime" dei miei concerti per chitarra e orchestra - da me stesso organizzate - il pubblico riempiva la sala e applaudiva per cinque minuti - cosa che non vedevo accadere in occasione dei concerti tanguerosi. Comunque, tirammo avanti senza storie. E poi, d'un tratto, ecco saltar fuori i Porqueddu (voleva incidere tutti gli Studi, e io, per ore a cercare di dissuaderlo dall'insano proposito: sarà una rovina, un disastro, e lui tranquillo come il papa: sono tutte storie, lo faccio e basta), i Tampalini, i Diodovich, i Mesirca, gli Illarionov...ormai l'elenco va a cunquanta e più nuovi interpreti negli ultimi cinque anni (per parlare solo di quelli a me noti). A me, non par vero, ma lo è. Sabato a Como, per essere giunto con tre minuti di ritardo, non ho trovato da sedermi, e non eravamo in un salotto, ma nella sala dei concerti del consevatorio. Alla fine, per poter dire "bravo" al direttore e al solista nel vestibolo, un amico giornalista e il sottoscritto, abbiamo dovuto attendere dieci minuti. Morale: ciascuno suona quel che vuole - ed è sacrosanto - ma non ha bisogno di giustificare le sue scelte attribuendole al volere del pubblico. Il pubblico prende ciò che gli viene offerto, in base a come gli viene offerto. Quanto a me, non è che la mia vita sia cambiata, ma sto meglio: non perché, di questi tempi, io abbia 500 esecuzioni l'anno invece di 50, ma perché non devo più guardare a quelle 50 con l'animo di chi ha ricevuto una grazia. Quindi, io devo ai giovani che potrebbero essere miei figli o miei nipoti la dimostrazione dell'evidenza che, per ascoltare ottime esecuzioni e incisioni della mia musica, e per vederla programmata regolarmente, non era necessario aspettare un secolo e il ravvedimento del pubblico. Ci voleva solo un po' di obiettività - oltre, naturalmente, all'apparato tecnico-musicale. Inutile a dirsi, chi mi intona oggi il ritornello "vorrei suonare il tuo Concerto, ma..." rischia di ricevere risposte non precisamente affabili. Ne ho avute le tasche piene per vent'anni, e non le sopporto più. dralig
  18. La carriera di Diodovich sta seguendo una linea speciale. Ha cominciato bene, ma discretamente, e sta sviluppandosi adesso, mentre di solito alla sua età - è del 1965, credo - la maggioranza delle ex-promesse del concertismo innalza bandiera bianca. Ieri ha suonato con una forza e un'autorità che non avevo percepito nei suoi concerti precedenti. Mi ha impressionato. E non sono stato il solo ad avvertire la novità. dralig
  19. Ieri al conservatorio di Como ha suonato il Concierto de Cordoba - per chitarra sola e quartetto di chitarre - e il Concerto d'autunno - per chitarra sola e otto chitarre, quest'ultimo lavoro con la direzione del maestro Innominato - eseguendo le parti solistiche (40 minuti abbondanti di musica) a memoria. E' chiaramente un pazzo scatenato, comunque la gente non se n'è accorta e l'ha applaudito a lungo, insieme al direttore e ai suoi ottimi allievi, che formavano il quartetto e il doppio quartetto. Sabato pomeriggio ore 18,15, giornata splendida, da gita fuoriporta, arrivando (in ritardo) mi dicevo: ci saranno sedici persone, compresi gli esecutori, invece non solo la sala del conservatorio era zeppa, hanno dovuto aggiungere delle sedie e anche così non ce n'erano per tutti. Ma quale crisi della musica. Ieri mica suonavano babefritte, eppure la gente c'era eccome. dralig
  20. Vedo che la tua situazione non è molto migliorata. Giubecca: orrendo italianismo. Trattasi in realtà di Chewbacca (Peter Mayhew) wookie, secondo pilota e collega di Han Solo (Harrison Ford). E pensare che ti annoveravo tra i miei ex-allievi colti. dralig
  21. Non mi sembra che siamo in disaccordo. Intendo dire che chi è in grado di scandire il solfeggio del brano in questione (o, allo stesso livello di destrezza, se pur manifesta in altro tipo di impegno, di eseguire "Les arbres rouges") non ha comunque una mente passiva e pappagallesca, ma una mente prensile e brillante. Poiché la botte dà il vino che ha, da mente siffatta non vengono comunque ordinate azioni pedisseque. AG
  22. Sollevo qualche obiezione sulla proprietà dell'avverbio "pedissequamente" in relazione al verbo "seguire" (cioè osservare, rispettare), in un caso simile. Chi ci riuscisse, avrebbe compiuto un'impresa mentalmente assai ardua: sarebbe come dire che Cristiano Porqueddu non si è limitato a eseguire pedessequamente "Les arbres rouges"... Permette? Stockhausen l'ha accettata perché non poteva rifiutarla, nel senso - lo dico chiaro e tondo - che nemmeno lui è in grado di stabilire se quello che ha scritto viene eseguito alla lettera. Può solo rifiutare approssimazioni troppo grossolane e comunque prive di un criterio. Se c'è un criterio di lettura, tra un'esecuzione letterale simulata da un computer e un'esecuzione umana - con inevitabili approssimazioni - la differenza non peserà minimamente sul significato e sul valore del pezzo, ma solo sull'aspetto della sua superficie sonora. In questa accezione, la scrittura è un indice, non un modello. dralig dralig
  23. Non è da prendere alla lettera. Tutto sommato, è meno difficile eseguire questo pezzo che lo Studio n. 5 di HVL. ag
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