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Angelo Gilardino

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  1. Accidenti non lo so. Dal suono, direi che è un po' pià spessa di fasce, ma è solo un'impressione. Matanya ne ha parecchie - anche una nuova - e lui può essere preciso. dralig
  2. Il portale del LJ journal è http://www.livejournal.com/ dralig
  3. La chitarra esacorde è ovviamente e indiscutibilmente la chitarra per eccellenza. Esistono però delle varianti - famosa quella della chitarra decacorde adoperata da Narciso Yepes (anche se non inventata da lui, come molti credono). Ebbene, tra le chitarre "diverse", ce n'è una in particolare che ha accumulato, nell'Ottocento, un repertorio vasto e multiforme, prevalentemente orientato verso la musica a ispirazione popolare: la chitarra russa a sette corde, con accordatura re-sol-si-re.-sol-si-re. Tale strumento era popolarissimo in Russia. Lev Tolstoj, in "Guerra e pace", parla con una certa competenza delle due diverse chitarre, quella classica europea e quella russa. Quest'ultima, ha avuto i suoi maestri, sia nel campo dell'esecuzione che in quello compositivo. Nel Novecento, la chitarra classica esacorde ha avuto il sopravvento anche in URSS, e a far pendere la bilancia a suo favore furono anche - ammetto di non sapere in quale misura, ma presumo che sia stata rilevante - i concerti degli anni dal 1926 al 1936 tenuti in Unione Sovietica da Andrés Segovia. In questi ultimi anni, si sono manifestati alcuni segni di risveglio della chitarra russa grazie all'apporto di virtuosi e studiosi. Il chitarrista-musicologo più impegnato nella ricerca e nella valorizzazione della chitarra russa è certamente Matanya Ophee, che ha pubblicato con le sue Editions Orphée una vasta antologia in otto volumi di autori russi. Li ha adattati alla chitarra esacorde, ma questo non preclude la conoscenza della loro musica. Un interprete interamente dedicato alla chitarra russa è Oleg Timofeyev, che ha inciso un CD contenente alcune opere di Matvei Pavlov-Azancheev, un compositore-chitarrista russo che scrisse il suo capolavoro, una vasta Sonata, mentre era imprigionato in un gulag per supposti motivi politici. Insomma, è un mondo con valori e caratteri molto specifici e particolari, che io trovo affascinanti: il suono grave e profondo della chitarra russa mi attrae non meno di quello della nostra chitarra classica, in modo diverso. Fu così che due anni fa scrissi un pezzo per chitarra sola intitolato "Ikonostas", adoperando, se non proprio la chitarra russa, una chitarra esacorde accordata re-sol-re-sol-si-re. Il brano è stato pubblicato da Matanya Ophee e sta per uscire anche la sua prima registrazione discografica per mano di Alberto Mesirca, che ha intitolato "Ikonostas" tutto il suo CD. Recentissimamente, negli Stati Uniti i cultori della chitarra russa si sono riuniti in una sorta di congresso. Ho letto nel blog di Matanya le sue entustiastiche cronache dell'evento, e - morale della favola - oggi incomincio un'impresa un po' folle: comporre un concerto per chitarra eptacorde russa e orchestra. Ho chiesto aiuto ai miei migliori amici per avere da loro perentorie dissuasioni, e ho scoperto che sono i miei migliori aguzzini, perché mi hanno unanimemente incoraggiato a proseguire in questo tentativo. Anzi, Timofeyev mi ha pure scritto di sbrigarmi senza fare tante storie. Questo è il mio sciaguratissimo mestiere. dralig
  4. Qualunque profilo della relazione dito-corda è utile, purché l'unghia scivoli lungo la corda senza opporvisi frontalmente. L'unghia non deve mai trattenere la corda per rilasciarla di colpo, ma accompagnarla nel rilascio dopo averla deformata: detto questo, ciascuno si trovi da sé le proprie angolazioni. Io non ci sono mai riuscito, nel senso che l'angolazione che mi permetteva di estrarre dalla corda il suono che prediligevo richiedeva un assetto della mano meccanicamente disastroso, mentre, per mantenere la mano in un assetto meccanicamente conveniente, ero costretto a un suono che, tra quanti ne potevo estrarre, non era il migliore. Chi riesce a mettere d'accordo fattore meccanico e fattore estetico ha trovato il modo di avere la botte piena e la moglie ubriaca. dralig
  5. Mi piace ricordare le grandi artiste della chitarra non più viventi, cioè le figure storiche, senza pretesa di completezza e limitandomi ai nomi più importanti: innanzitutto Emilia Giuliani Guglielmi (Vienna, 1813 - ivi, ?), figlia del grande Mauro, chitarrista e compositrice; e poi Sydney Pratten (Catharina Josepha Pratten) nata nel 1821 a Mulheim in Germania, morta nel 1895 a Londra, dove visse), chitarrista virtuosa, compositrice e didatta (suonò a Londra in un concerto al quale prese parte anche Giulio Regondi) e, meno brillante, la di lei sorella minore Julia Pratten. Figure femminili di chitarriste delle quali non sappiamo molto emergono anche dalle dediche delle composizioni di grandi autori quali Sor (per esempio, Athenais Paulian, ma è solo uno dei molti nomi). Poi. dobbiamo ricordare le figure storiche delle grandi allieve di Francisco Tarrega: Josefina Robledo - concertista insigne che rinunciò alla carriera per il matrimonio -, Pepita Roca e l'italiana Maria Rita Brondi, autrice di un volume di storia della chitarra pubblicato dall'editrice Bocca di Torino. Figura di grande rilievo fu quella di Teresa De Rogatis maritata Feninger, pianista, chitarrista e compositrice - le cui opere rivelano un ingegno e una preparazione musicale assolutamente senza pari tra chitarristi; e, tra le grandi chitarriste del Novecento, si alzano le figure di Maria Luisa Anido, Luise Walker e Ida Presti, quest'ultima la più grande chitarrista che io abbia mai ascoltato di persona. Non dimenticherei Sara Stegani, la più brava allieva di Luigi Mozzani, e la di lui nipote, Carmen Tamburini Lenzi Mozzani, che ho conosciuto di persona nell'ormai lontano 1966 e che mi aveva predetto per filo e per segno quella che poi fu puntualmente la mia carriera artistica. dralig Non dimentichiamo anche i nomi di: Elena Padovani, Renata Tarrago, Natalia Ivanova-Kramskaia, Brigitte Zaczek, Raphaella Smits, Suzanne Mebes, Maria Kämmerling, Antigoni Goni, Blanca Prat, Lucille Saab, Graciela (Chelita) Pomponio, Naoko Yamashita, Eva Fampas, Adolfina Raitzin de Tavora, Olga Coelho, Tali Roth, Liat Cohen, Esther Bromberger, America Martinez, Maria Esther Guzman, Galina Vernigora (Vale), Vania del Monaco, Toyoko Yamashita, Maritta Kersting, Ursula Peters, Catherine Liolios, Anastasia Bardina, Valentina Fadeeva, Victoria Zhadko, Iadviga Kovalevskaia, Evgenia Riabakon, Griselda Ponce de Leon, Wanda Palac, Alina Gruszka, Consuelo Mello Lopez, Nicola Hall, Nicola Culp, E l'più importante di tutti: Margarita Escarpa. Mi ero limitato alle grandi chitarriste e chitarriste-compositrici non più viventi. Matanya. La maggioranza di quelle che tu - giustamente - elenchi è ancora sotto il sole. dralig
  6. Mi piace ricordare le grandi artiste della chitarra non più viventi, cioè le figure storiche, senza pretesa di completezza e limitandomi ai nomi più importanti: innanzitutto Emilia Giuliani Guglielmi (Vienna, 1813 - ivi, ?), figlia del grande Mauro, chitarrista e compositrice; e poi Sydney Pratten (Catharina Josepha Pratten) nata nel 1821 a Mulheim in Germania, morta nel 1895 a Londra, dove visse), chitarrista virtuosa, compositrice e didatta (suonò a Londra in un concerto al quale prese parte anche Giulio Regondi) e, meno brillante, la di lei sorella minore Julia Pratten. Figure femminili di chitarriste delle quali non sappiamo molto emergono anche dalle dediche delle composizioni di grandi autori quali Sor (per esempio, Athenais Paulian, ma è solo uno dei molti nomi). Poi. dobbiamo ricordare le figure storiche delle grandi allieve di Francisco Tarrega: Josefina Robledo - concertista insigne che rinunciò alla carriera per il matrimonio -, Pepita Roca e l'italiana Maria Rita Brondi, autrice di un volume di storia della chitarra pubblicato dall'editrice Bocca di Torino. Figura di grande rilievo fu quella di Teresa De Rogatis maritata Feninger, pianista, chitarrista e compositrice - le cui opere rivelano un ingegno e una preparazione musicale assolutamente senza pari tra chitarristi; e, tra le grandi chitarriste del Novecento, si alzano le figure di Maria Luisa Anido, Luise Walker e Ida Presti, quest'ultima la più grande chitarrista che io abbia mai ascoltato di persona. Non dimenticherei Sara Stegani, la più brava allieva di Luigi Mozzani, e la di lui nipote, Carmen Tamburini Lenzi Mozzani, che ho conosciuto di persona nell'ormai lontano 1966 e che mi aveva predetto per filo e per segno quella che poi fu puntualmente la mia carriera artistica. dralig
  7. I chitarristi che lo compongono avranno 30-35 anni. Erano attivi fino a un tre anni fa. Bravissimi. dralig
  8. http://www.voltairenet.org/article130273.html Questo? Bravissima! In effetti, Cristiano citava un detto ricorrente nel grandissimo libro di Guimaraes Rosa, il James Joyce brasiliano. Si tratta di una narrazione in prima persona fatta dal protagonista - un vecchio brigante ora a riposo - a un ascoltatore fuori campo, un giovane aristocratico del quale non si saprà mai nulla, che il narratore tratta come un allievo privilegiato. La frase "La vita è pericolosa" ricorre come leit-motiv da un capo all'altro del racconto. E indubbiamente, per gli eventi narrati, si può ben dire che il vecchio jagunco l'abbia scampata bella. Ma aveva una speciale protezione...un patto che lo rendeva infallibile con la mira (ogni colpo sparato, un nemico che ruzzolava a terra)... dralig
  9. L'opera completa per chitarra di Fernando Sor è stata pubblicata dalla casa editrice britannica Tecla, con facsimile delle edizioni d'epoca. Si trova comunque - sempre in facsimile - anche gratuitamente su Internet al sito: http://fernandosor.free.fr/SorOpusAngl.html Lo stesso dicasi per l'opera omnia di Mauro Giuliani, ristampata da Tecla. Buona parte è disponibile gratuitamente nel fondo danese Rischel. Le opere di Weiss sono in gran parte ineseguibili sulla chitarra. dralig Come mai Maestro si ritiene buona parte della musica del compositore tedesco ineseguibile sulla chitarra? Non sono io a ritenerla ineseguibile. Lo è oggettivamente, data l'estensione e la tessitura dello strumento per il quale la musica fu scritta. Basta guardare l'intavolatura o una trascrizione in notazione mensurale non purgata. Quindi, per suonarla con la chitarra, bisogna metter mano alle forbici... dralig dralig
  10. Non credo che abbia un sito. Il negozio si chiama Casa de la Guitarra, sta a Madrid, vicino al teatro dell'opera, ed è di proprietà di Melchor Rodriguez, chitarrista. La casa editrice è lo stesso negozio. Saprei trovarlo (ci ho tenuto un seminario, anni fa), ma non ne ho l'indirizzo. Sulle edizioni, è scritto: Soneto, Ediciones Musicales, Apartado de Correo n. 352, Fax y Tel (91)4675391, Madrid. dralig Ho trovato anche l'indirizzo: Calle Espejo, 15, 28013 Madrid. Nella piazza del teatro dell'opera, guardando il teatro, è una viuzza a sinistra, che si arrampica. Nelle vicinanze, c'era una taverna dove facevano il pollo asado, una meraviglia. Melchor fu allievo di Salvador Garcia, il leggendario Panche Verda, allievo di Tarrega non incluso nel novero degli allievi ufficiali da Pujol. Era il migliore di tutti. Melchor racconta come e perché non fece carriera. Cose dell'altro mondo... dralig
  11. Non credo che abbia un sito. Il negozio si chiama Casa de la Guitarra, sta a Madrid, vicino al teatro dell'opera, ed è di proprietà di Melchor Rodriguez, chitarrista. La casa editrice è lo stesso negozio. Saprei trovarlo (ci ho tenuto un seminario, anni fa), ma non ne ho l'indirizzo. Sulle edizioni, è scritto: Soneto, Ediciones Musicales, Apartado de Correo n. 352, Fax y Tel (91)4675391, Madrid. dralig
  12. La SIAE non tutela dai furti. Se chiamata in causa, si limita a certificare che in data....unacerta composizione, intitolata......è stata depositata da.... E' ovvio che non possa fare di più. Chi deposita per primo un ms. non è necessariamente l'autore, può essere un ladro che ha rubato il ms. E' già successo... dralig
  13. Le opere per chitarra di Arcas sono state ristampate in facsmile dalle edizioni madrilene Soneto. Nel volume che le raccoglie, c'è anche la Fantasia sui motivi della Traviata che fu poi - con qualche modifica - adottata da Tarrega e che gli fu attribuita. Anche la Gran Jota è fondamentalmente un lavoro di Arcas poi ampliato da Tarrega (con un'introduzione sgraffignata a un altro autore, José Vinas). dralig
  14. L'opera completa per chitarra di Fernando Sor è stata pubblicata dalla casa editrice britannica Tecla, con facsimile delle edizioni d'epoca. Si trova comunque - sempre in facsimile - anche gratuitamente su Internet al sito: http://fernandosor.free.fr/SorOpusAngl.html Lo stesso dicasi per l'opera omnia di Mauro Giuliani, ristampata da Tecla. Buona parte è disponibile gratuitamente nel fondo danese Rischel. Le opere di Weiss sono in gran parte ineseguibili sulla chitarra. dralig
  15. L'edizione che Lei cita contiene parecchie composizioni attribuite a Tarrega da eredi irresponsabili, e i curatori del testo Bèrben, ignari, hanno accettato tali attribuzioni, anche quando si trattava di falsi macroscopici. Inoltre, anche le composizioni autentiche sono state riprodotte con interventi editoriali difformi dall'originale. Se Le interessa studiare a fondo l'opera di Tarrega, può farlo adoperando l'edizione Soneto - anche quella contiene opere apocrife, ma in numero inferiore rispetto all'edizione Bèrben - oppure l'edizione Tecla, basata sui manoscritti Leckie, che è la meno infesta. L'edizione Soneto ha il pregio di riprodurre in facsimile le edizioni pubblicate durante la vita di Tarrega: questa è sicuramente la fonte più vicina all'autore. dralig
  16. Si tratta del Trio Citharoedia (Alberto Dellepiane, Davide Vicentini, Giorgio Vogliolo). Ottima formazione. Purtroppo dissoltasi, temo (mi piacerebbe essere in errore). dralig
  17. I pezzi di Burle Marx sono inediti, e temo che tali resteranno. Ne era prevista la pubblicazione da parte dell'editore americano Mel Bay, per iniziativa del chitarrista Peter Segal, che era in contatto con la figlia del compositore. Purtroppo, Peter Segal è mancato prematuramente, e non mi risulta che il suo progetto sia stato ripreso da altri. Anzi, in uno degli ultimi contatti che ebbi via posta elettronica con Segal (non sapevo che fosse gravemente ammalato, e nulla nel suo comportamento epistolare lo lasciava intendere), mi disse che anche i contatti con la figlia del compositore si erano interrotti, senza apparente motivo. Per sbloccare la situazione, ci vorrebbe un'iniziativa energica, e io francamente non me ne sento investito. Ho provato anche a lanciare una piccola inchiesta nel forum dei chitarristi brasiliani (viola erudito), ma l'esito è stato agghiacciante: due o tre risposte, e nemmeno troppo entusiaste... dralig
  18. Gli Studi di Mignone sono pubblicati da Columbia, le Valsas da Irmaos Vitale. I pezzi di Burle Marx sono inediti, e temo che tali rimarranno. dralig
  19. L'incisione che menzioni è musicalmente a posto, ma il testo poetico e la tessitura musicale reclamano perentoriamente una voce maschile. Bisognerà spiegare al baritono in questione che non è in scena a cantare "Cortigiani, vil razza dannata", ma un lied. Fagli ascoltare qualche registrazione di Dietrich Fischer Dieskau, magari capirà. dralig
  20. La ringrazio per avermi dato la possibilità di ritornare su una mia proposizione, formulata in modo impreciso, e di correggerla: Burle Marx fu influenzato da HVL nel senso in cui trovò nelle opere di quest'ultimo dei modelli efficacissimi di fusione tra la tradizione popolare e la creazione personale: infatti, anche BM tentò, come HVL, la strada del nazionalismo colto, europeizzante, evitando il popolarismo a buon mercato (che imperversa invece nell'opprimente pletora di musica per chitarra). Però, a mio modo di vedere, a BM il tentativo non riuscì appieno: capì, grazie a HVL, dove doveva andare, ma non percorse molta strada. dralig
  21. Non credo di aver scritto che i pezzi per chitarra di Burle Marx sono influenzati da quelli di HVL - se l'avessi fatto, sarebbe in seguito a una distrazione e dovrei correggermi. Burle Marx, che risiedeva negli Stati Uniti quando la musica di HVL vi era ignota, si adoperò molto per farla conoscere, nel suo ruolo di direttore d'orchestra. Egli infatti era soprattutto un interprete. Scrisse alcuni pezzi per Segovia, che però hanno poco di simile a quelli di HVL, sono più complicati e assai meno felici, sia nella concezione musicale che nella scrittura chitarristica. Il compositore più affine a HVL - pur nella sua ben diversa personalità - è un altro brasiliano, Francisco Mignone, autore di una serie di dodici Studi, di una serie di 12 Valsas e di un concerto per chitarra e orchestra. dralig
  22. Nella parte di chitarra della "Ballata dall'esilio" è sufficiente abbassare il re di un'ottava e tutto va a pasto, senza sacrificare nulla (del resto. è un accompagnamento molto discreto e, in certi punti, volutamente scarno). Il fatto che i concertisti scelgano certi autori e ne evitino altri può avere infinite spiegazioni, e soltanto alcune contengono riserve critiche. I concertisti-divi, in particolare, che servono un pubblico relativamente vasto, non esplorano il repertorio, e si rivolgono a pagine adatte alle loro esigenze di comunicazione o, più semplicemente, commerciali. Nulla da obiettare. Ciascuno fa il suo mestiere: tra i compositori che mirano alla sostanza e sviluppano una ricerca approfondita e altamente personale e i divi della ribalta non esiste dialogo, non hanno niente da dirsi. dralig
  23. Nella parte di chitarra della "Ballata dall'esilio" è sufficiente abbassare il re di un'ottava e tutto va a pasto, senza sacrificare nulla (del resto. è un accompagnamento molto discreto e, in certi punti, volutamente scarno). Il fatto che i concertisti scelgano certi autori e ne evitino altri può avere infinite spiegazioni, e soltanto alcune contengono riserve critiche. I concertisti-divi, in particolare, che servono un pubblico relativamente vasto, non esplorano il repertorio, e si rivolgono a pagine adatte alle loro esigenze di comunicazione o, più semplicemente, commerciali. Nulla da obiettare. Ciascuno fa il suo mestiere: tra i compositori che mirano alla sostanza e sviluppano una ricerca approfondita e altamente personale e i divi della ribalta non esiste dialogo, non hanno niente da dirsi. dralig
  24. I tuones vengono immancabilmente preceduti dai fulmines. E las guitarras possono in seguito a ciò ritrovarsi un poco tostadas. Per non parlare dei chitarristi che le imbracciano nella circostanza. Auguri fervidi. dralig
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