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Angelo Gilardino

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  1. Come si fa a trovare questo brano? Esiste qualche cd o spartito reperibile presso qualche editore? E' lo stesso Tonazzi che ha pubblicato il volume su Llobet? Grazie! Si, è lo stesso autore. Non saprei dirLe come trovare il pezzo. Io ce l'ho in un'antologia di autori italiani pubblicata 30 anni fa in...Polonia. dralig Butterfly
  2. Musiche originali per voce e chitarra di autori sivigliani non ne conosco. Forse Lei si riferisce a una canzone popolare della collezione ordinata da Federico Garcia Lorca, che annotò e armonizzò per voce e pianoforte "Sevillanas del siglo XVIII". Questa canzone fu anche incisa in disco dalla famosa cantante Argentinita, accompagnata al pianoforte dallo stesso Garcia Lorca. E' molto spesso eseguita anche con la parte pianistica disimpegnata dalla chitarra. Il testo è formato da tre strofe. La prima inneggia ai sevillanos, gli abitanti di Sevilla e del barrio di Triana; la seconda alla Macarena, la versione sivigliana della Vergine Maria; la terza al "rio de Sevilla", cioè il Guadalquivir. Il ritmo di questa canzone fu adottato da Albéniz per la sua "Sevilla" per pianoforte. Nella stessa collezione di Lorca, è inclusa anche una "Nana de Sevilla" (Ninna Nanna di Siviglia), una dolcissima canzone cantata per un bimbo orfano: Este galapaguito/no tiene mare/lo pariò una gitana/lo echò a la calle". Oltre alla versione di Lorca per voce e pianoforte, ne realizzò una bella versione per chitarra sola il chitarrista triestino Bruno Tonazzi. dralig
  3. No, non lo ha fatto, e fu un vero peccato. Pochi sapevano scrivere per violino come lui...Il lato curioso della faccenda è questo: CT esortava i chitarristi a impegnarsi seriamente nella musica da camera dove, a suo giudizio (e aveva ragione) la chitarra poteva moltiplicare la sua presenza e farsi apprezzare per il suo timbro e per la sua elatisticità di suono - in altre parole, e lo diceva chiaro e tondo, poteva sostituire vantaggiosamente il pianoforte -, ma lui stesso, a questa volontà dei chitarristi, credeva poco, e quindi scrisse pochi lavori di musica da camera con chitarra...Lo splendido Quintetto, le Ecloghe per flauto, corno inglese e chitarra, la Sonatina per flauto e chitarra, la Fantasia per pianoforte e chitarra. dralig
  4. Bisognerebbe precisare la domanda. Intende musica scritta da compositori di Sevilla o musica ispirata a Sevilla e alla sua cultura, ma scritta da compositori non di Sevilla? Mi spiego: i due maggiori compositori sevillani che hanno scritto per chitarra sono Joaquin Turina e Manuel Castillo (quest'ultimo mancato nel corrente anno); ma il brano più famoso ispirato alla città andalusa è certamente "Sevilla" di Isaac Albéniz, un pezzo per pianoforte suonato dai chitarristi più che dai pianisti, e la lista dei pezzi "sevillani" non è né breve né facile - arriva fino ai nostri giorni, passando per molti autori (incluso Andrés Segovia, con la sua "Macarena"). Che cosa vuole sapere? dralig
  5. Gli organizzatori di concerti scelgono tra quello che viene loro offerto dagli interpreti, cercando di andare incontro ai gusti del pubblico - ossia, di quel che ne rimane. Non ci si può ragionevolmente aspettare che chi organizza concerti intraprenda ricerche nel repertorio dei vari strumenti per selezionare le musiche migliori. Questo spetta agli interpreti. Segovia fu capace di imporre un repertorio nuovo - il suo, e non si nascose dietro la scusa che gli organizzatori e il pubblico volevano altro. dralig
  6. All'origine della situazione lamentata da Brouwer non c'è la mancanza di musica per chitarra - il repertorio del Novecento in specie è molto ricco - ma la scarsissima conoscenza della medesima, da parte degli interpreti in primis, e poi, di conseguenza, da parte del mondo musicale, soprattutto degli ascoltatori. Scrivere musica "con al centro la chitarra" non è più, oggi, una priorità, dal momento che esistono 500 concerti per chitarra e orchestra. La priorità è far conoscere la musica che esiste già e, fino a che navighiamo tra interpreti che si dilettano di istituire graduatorie dei "cento pezzi più importanti" (quando ne conoscono si e no una dozzina e posseggono biblioteche striminzite), il problema resterà ben lungi dal trovare soluzione. dralig
  7. Non ho una conoscenza di CICR. Ciao Matanya, I have just rang up to the leading Italian mandolin player and scholar, an old friend of mine, Ugo Orlandi. He owns a copy of Fabbri's metodo, but he is unaware of biographic news about him. He promised that he will search. If a person in Italy can find anything about Tito Fabbri, it is Ugo. Let's keep in wait. dralig
  8. In fatto di noia, con l'ascolto di Sorabj hai raggiunto l'immunità. dralig
  9. Il fatto che sia stato pubblicato da Maurri e da Forlivesi induce a supporre che fosse di Firenze, o comunque della zona. Forlivesi era era infatti creatura di Bellenghi, un mandolinista (amico di MCT). Sembrerebbe un autore dell'ambiente chitarmandolinistico fiorentino: Munier, Marucelli, Bellenghi, etc. Bella gente. Cercherò da quelle parti. dralig
  10. Il "Dizionario dei Chitarristi e Liutai italiani" (1937) lo elenca come autore di trascrizioni e brani pubblicati da Carisch e da Maurri, ma non dà la minima informazione: niente date, niente bografia... Seguito la ricerca, ma temo che sia difficile... dralig
  11. Scusi M°, che han detto di Schubert? Lasciamo perdere...c'è da vergognarsi solo al leggerlo. dralig
  12. Quello non ha arrestato un Calvin Elliker di confrontare le due versioni della variazione su La Sentinelle, date da Sor parallelamente a quella di Giuliani (nel metodo del SOR) ed il tiraggio da quello la conclusione incredibile che Giuliani era un esecutore molto più compiuto che Sor. Le due variazioni sono diverse nella superficie ma, dal punto di vista compositivo, sono entrambe abbastanza deboli: non c'è, in entrambe, altro che un onesto artigianato. Sia Sor che Giuliani hanno fatto cose molto migliori. Sor è stato un po' sciocco nel volere a tutti i costi dimostrare che era più bravo di Giuliani: poteva risparmiarsi un paragone che, alla fine, rivela un lato piuttosto meschino del suo animo. Non abbiamo documenti - fino ad oggi - che ci rivelino le stesse preoccupazioni di Giuliani nei riguardi di Sor. A occhio e croce, sembrerebbe che a Giuliani stessero più a cuore i gulden che i lavori dei colleghi...O forse era occupato nello sventare i maneggi di sua sorella "Emmanuelle, mostro infernale". Quanto al concludere, dall'esame delle rispettive variazioni su La Sentinelle, che Giuliani suonava meglio di Sor, non so che cosa dire: dopo quello che hanno detto di Schubert, i musicologi non hanno più confini. dralig
  13. per quale motivo? Perché esisteva. dralig
  14. Le musiche di Giuliani e di Sor non hanno punti in comune, tali da poter offrire argomenti a una comparazione diretta. Sono due autori vissuti nella temperie illuminista, nell'Europa scossa dalla rivoluzione francese, poi dall'illusione napoleonica e infine dal peso della restaurazione, ed è tutto quello che ebbero in comune - oltre a una evidente e spiccata inclinazione per il gentil sesso. Sul piano personale, Giuliani sembra molto più simpatico. Sor era il tipico primo della classe. Sor si sentì esule perché obbligato a vivere fuori dalla sua patria; Giuliani manifestò invece sentimenti da esule dopo essere rientrato in Italia dalla dorata Vienna, dove si era trovato benissimo. Inoltre, a Giuliani, di Sor non gliene importava proprio niente, mentre, a Sor, Giuliani dava sui nervi. dralig
  15. Il committente, nel senso mercantile del termine, nasce all'incirca con la dea ragione. Bach scriveva per dei datori di lavoro, più che per dei committenti, Mozart fece entrambe le cose e Beethoven fu il primo, grande compositore freelance. In casi di quella portata, il committente è comunque il padreterno. dralig Beh.. a pensarci.. non ci molte possibilità di scampo o LUI... o...? m Per quell'altro, tradizionalmente lavorano i tedeschi. Noi, subalpini o mediterranei, siamo storicamente avvezzi ad arrangiarci con i nostri mezzi, senza aiuti da...fuori. dralig
  16. Il committente, nel senso mercantile del termine, nasce all'incirca con la dea ragione. Bach scriveva per dei datori di lavoro, più che per dei committenti, Mozart fece entrambe le cose e Beethoven fu il primo, grande compositore freelance. In casi di quella portata, il committente è comunque il padreterno. dralig
  17. Se ne potrebbe avere un assaggio? Per rispetto verso i committenti, non posso rendere pubblici dei files audio - tanto meno delle partiture - prima delle esecuzioni in concerto, ma nulla mi vieta di inviare, a titolo privato e personale, un file audio a un amico che me lo richiede, indicandomi un indirizzo di posta elettronica atto a ricevere files dell'ordine di 5-10 mb. dralig
  18. Nell'attività di un compositore, spesso trovano posto i lavori scritti su commissione. La commissione può provenire da un'orchestra, da un gruppo di esecutori o da un esecutore singolo (o dalle persone che li rappresentano), per il loro repertorio, oppure da un'istituzione - per un programma, una ricorrenza, un evento speciale - o anche - perché no - da una famiglia: è noto il caso di un ricco industriale texano che, in occasione del diciottesimo compleanno della figlia, e della rituale presentazione della medesima in società, commissionò a Joaquin Rodrigo (credo tramite Pepe Romero) quello che poi divenne il "Concierto para una fiesta" e che, secondo fonti degne di fede, fu pagato dal magnate al compositore 100 mila dollari. Non c'è quindi da stupire - né tanto meno da scandalizzarsi - se un compositore scrive musica su commissione invece che a seguito di ispirazione celestiale. Accettarono di buon grado commissioni l'assetato (di denaro) Mozart e lo scorbutico Beethoven e, nel Novecento, ci furono grandi compositori che scrissero la maggior parte della loro opera su commissione: Stravinskij, ad esempio. Quando un compositore termina un lavoro scritto su commissione, tira invariabilmente un sospiro di sollievo: ha fatto il più delle volte qualcosa che è venuto in mente ad altri e non a lui, e scrivere un pezzo su un'idea altrui è in genere più difficile che scriverlo a partire da un'idea propria. Le folgorazioni non arrivano più: probabilmente è colpa del buco nell'ozono o dell'inquinamento... E' quindi con sollievo che vi parlo brevemente di due lavori di AG, uno recente e uno appena finito, tutti e due scritti su commissione. Il primo (in ordine cronologico) è una Partita per vibrafono e chitarra: scritto un anno fa, sta per andare alle stampe (Edizioni Bèrben), trascorso il pattuito anno di esclusiva a favore del duo che lo ha commissionato. Il chitarrista sassarese Luigi Vedele, molto attivo nel campo della musica contemporanea (ha inciso un bel CD con le opere più belle e purtroppo poco note dei maestri austro-tedeschi del Novecento) chiese, nella primavera del 2005, all'attonito AG di scrivere un pezzo per un duo di chitarra e percussioni. AG, compositore legato principalmente al contrappunto, si trovò seduto per terra e non seppe al momento che cosa dire, ma in seguito, riavutosi dallo choc culturale, venne a patti con lo spietato chitarrista e gli propose timidamente di ridurre le percussioni a un solo strumento con suoni determinati, il vibrafono. Ciò gli avrebbe permesso di scrivere contrappuntisticamente, secondo lo stile della casa. Gli fu permesso. Nacque così una composizione in quattro movimenti (Invenzione, Toccata, Aria, Capriccio) che l'autore volle intitolare "Partita" proprio per sottolineare il carattere contrappuntistico - qualcuno insinuerebbe: neo-barocco - della composizione. Contrariamente a quanto si può pensare, la chitarra (amplificata) e il vibrafono possono dialogare efficacissimamente, dando luogo a speciali effetti di suono. Come diceva Orazio, i cantanti dapprima si fanno pregare nei banchetti per intonare una canzoncina, ma poi non la smettono più. Anche i compositori fanno un po' la stessa cosa. Al buon Vedele - chitarrista intrepido e capacissimo - è così rovinata addosso una valanga di suoni che hanno tramortito lui e il suo - a quanto si dice prodigioso - vibrafonista, che hanno si dichiarato la loro piena soddisfazione per il lavoro, ma che finora non l'hanno eseguito in pubblico, a causa di una serie di problemi organizzativi. Ai confidenti maliziosi come lui, AG racconta sommessamente che il problema organizzativo finora insoluto è quello relativo all'installazione, sul luogo del concerto del duo, di una tenda a ossigeno, della quale ci sarà bisogno per rianimare i due virtuosi alla fine del secondo movimento, intitolato "Toccata". Se tutto va bene, a quel punto i due maestri saranno mezzi morti. L'indicazione "attacca", posta alla fine della "Toccata", è quindi rivolta all'infermiere di turno, per ordinargli di applicare il respiratore ai due agonizzanti. Recentissima, finita sabato notte (come i classici delitti narrati nei primi romanzi polizieschi, anche le composizioni vengono terminate preferibilmente con il favore delle tenebre), è invece la "Sonatina-Lied n. 4" per mandolino e chitarra, che AG ha scritto su commissione del duo tedesco formato dal mandolinista Daniel Ahlert e dalla chitarrista Birgit Schwab. Sonatina fino a un certo punto, perché dura 19 minuti. Recidivo, anche in questo lavoro AG ha collocato una "Toccata" micidiale con cui sperava di folgorare i suoi committenti. E' bello, infatti, fulminare la propria clientela dopo averla servita. Da Oltralpe è giunta invece una raggelante dichiarazione: "La Toccata è wonderful, è non ci spaventa affatto, siamo abituati a trattare con i pazzi e non vediamo l'ora di incominciare a suonarla". Oltretutto, il messaggio è giunto alle 14 di ieri, quando, nella rovente città padana dove il compositore risiede e lavora, ardevano 35 gradi all'ombra: per cui, se l'autore fosse uscito ululando sul balcone di casa, il suo lamento sarebbe stato attribuito a un effetto della canicola e, prontamente ricoverato, il poveraccio non avrebbe avuto modo di spiegare che si trattava di un motivato sfogo contro i teteschi. Insomma, che scriva su commissione degli uomini o di Dio, il compositore è...Chi è? Il vocabolo più à la mode lo descrive come uno sf... dralig
  19. scusa dralig non ho ben capito ... mi stai dicendo che magari anche col solo indice-medio se ben allenati posso eseguire tutte le scale che voglio, magari anche in terzine, senza per forza andare col i-m-a? grazie Non vorrei creare confusione. Primo, occorre muovere le dita nel modo più economico e più efficace. Il movimento è fondamentalmente sempre lo stesso, a qualunque sequenza di note lo si applichi (scale, arpeggi, note ribattute, note simultanee) e quale che sia la sua fase terminale (libera o appoggiata). Detto ciò, è ovvio che ciascun esecutore abbia delle formule che gli riescono bene (cioè più spontaneamente e quindi anche più rapidamente) e altre che gli riescono meno bene: c'è chi suona "meglio" la successione p-i-m-a e chi suona meglio la successione p-a-m-i, etc. Le scale a coppie di dita (im, mi, ia, ai, ma, am) danno luogo a risultati diversi a seconda dell'esecutore, e così pure quelle a tre dita (ami, ima, mia, mai). Ciascuno ha le sue combinazioni preferite. Io, ai miei tempi, adoperavo la formula pim, e mi andava benissimo... dralig
  20. Non c'è differenza tra le varie applicazioni della tecnica: per eseguire le scale, gli arpeggi, gli accordi, le note ribattute, le trame polifoniche, si impiegano sempre gli stessi movimenti delle stesse dita, e la differenza (di superficie) è solo di applicazione. Un tremolo può benissimo essere descritto e praticato come un arpeggio su una sola corda, etc. Ci si deve occupare della preparazione, dell'esecuzione e del controllo dei movimenti, non tanto della loro applicazione a sequenze di note comunque disposte (scale, arpeggi, etc.). Se il movimento è ben preparato, eseguito economicamente e perfettamente controllato, non importa a quale sequenza si applica. Le tecniche che prescrivono sostanziali differenziazioni di movimento nelle varie applicazioni sono mal fondate. dralig
  21. Tentare, ben detto. Si, perché i conservatori, che non vogliono più ammettere i privatisti agli esami, non sono d'altra parte in grado, a causa del blocco delle cattedre in atto, di ricevere tutti coloro che - magari senza volerlo, ma solo perché costretti dalla reiezione dei privatisti - sarebbero costretti a iscriversi. Tutto ciò, in un paese la cui vita è fondata su una costituzione che garantisce a tutti il diritto allo studio. dralig
  22. Niente, a meno che Lei non abbia bisogno di acquisire titoli di studio per intraprendere la carriera di insegnante nella scuola pubblica. Se Lei ha già un lavoro, e fa musica per diletto e passione, consideri quelle le Sue motivazioni più nobili e si disinteressi di tutto il resto: le costrizioni dei programmi ministeriali La obbligherebbero a studiare autori e pezzi che Lei potrebbe benissimo non amare, e questo andrebbe a detrimento del Suo impegno. Il dilettante e il concertista - per ragioni diverse - non hanno bisogno di sostenere esami. Il concertista viene esaminato dal suo pubblico e il dilettante si esamina da sé, interrogandosi sul senso del far musica nella sua vita di ogni giorno. Il resto, è fumo. dralig
  23. ...è il mio voto per il primo CD di Alberto Mesirca, 21 anni., appena uscito per la MAP. http://www.map.it/CD_pross_pubb/Mesirca%20Alberto/Mesirca%20Alberto_01.htm Disco eccezionale per la qualità dell'interpretazione e del programma. Per un chitarrista di questa levatura, di tecnica non si parla nemmeno. dralig
  24. Luis Gasser (ed.) Estudios sobre Fernando Sor Coleccion Musica Hispana Publicaciones del Instituto Complutense de Ciencias Musicales. Ne ha per 500 pagine e più. Tra l'altro, mi stupisco del fatto che Lei non ricorra, per questi suggerimenti, al Suo egregio insegnante, che è stata una delle primissime persone in Italia a leggere la raccolta di saggi di cui si tratta, e che è capace di accuratissime analisi musicali. dralig
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