Vai al contenuto
Novità discografiche:

Angelo Gilardino

Membri
  • Numero contenuti

    2241
  • Iscritto

  • Ultima visita

  • Giorni Vinti

    37

Tutti i contenuti di Angelo Gilardino

  1. Il chitarrista in questione è anche il produttore del CD e ha una sua etichetta. Il CD si intitola: "In friendship". Lo trova nella webpage http://home.datacomm.ch/rezamusic/index.html#cyber-troll Si avvale della collaborazione di ottimi strumentisti. Per lui, discorso a parte... dralig
  2. Vorrei spezzare una lancia a favore di Gio. Per quello che ho potuto capire in questi mesi di frequentazione di forum, non mi è mai parso "avvelenato", forse talvolta un tantino avventato ma mai velenoso. Nutro la serena speranza che nessuno si abbia a male del mio intervento. Il premio Echo è effettivamente un premio di portata un tantinello meno limitata all'ambito chitarristico della "chitarra d'oro". Vi figurano nomi di tutto rispetto e molto raramente (per non dire mai) chitarristi. Un premio analogo (sempre per i dischi) potrebbe essere il Midem Award, consegnato a Cannes in occasione del salone annuale del disco. Un premio che viene assegnato non in base alle vendite ma grazie ad un sistema di votazione basato sulle recensioni di alcune riviste (una ventina credo) europee. Il concorso di Alessandria è forse il concorso storicamente più prestigioso d'Italia. Le "chitarre d'oro" vengono assegnate solo da qualche anno. Resta comunque un fenomeno chitarristico o poco più. Comparare questi riconoscimenti è un'azione superficiale. Gli ambiti sono diversi, il pubblico è diverso, diversi i giudici, le motivazioni etc etc... Ciò detto, anche io riconosco come infelice l'idea di stendere veli. Non credo sia in discussione l'effettivo valore dei premi (almeno questa è la mia interpretazione di quanto letto) quanto l'idea del "circolo", della "parrocchietta". Se fossi convinto che questo premio fosse un'azione da "parrocchietta" lo direi senza avere alcun timore. Di parrocchie in Italia ne abbiamo viste molte, tutte barcamenarsi con alterne vicende con l'unico tratto in comune dell'esclusività. Premiamo i "nostri", recensiamo i "nostri", organizziamo concerti per i "nostri", innalziamo i "nostri". Mi fa ricordare Mafalda di Quino che alla lavagna divide in buoni e cattivi la classe: Buoni=io Cattivi=tutti gli altri. Visto tralaltro i risultati (se misurati in termini economici o di pubblicità) che alcuni premi producono l'argomento non sarebbe neanche degno di discussione... Perchè non cercare, caro Angelo, di far capire al nostro amico Giò perchè questo premio (la chitarra d'oro) non è di "parrocchia"? Che so, spiegargli chi lo assegna ed a chi è andato negli ultimi anni... Cordialmente Catemario P.S. Prego tutti di voler usare indulgenza e fare salva la mia buona fede. Caro Edoardo, io - come ho già detto a Maselli - sono un lettore e un contribuente di questo forum, non ne sono un precettore, perciò non presumo di dover far comprendere nulla a nessuno. Il punto qui non era quale fosse l'importanza dei premi "Chitarra d'oro" assegnati dal comitato organizzatore del convegno di Alessandria (comitato del quale non faccio parte) e compararla con l'importanza di altri premi. Trovo questo paragone di cattivo gusto, perché ciascuno fa quel che può, e visto che gli organizzatori del convegno alessandrino fanno del loro meglio, non si meritano che elogi. Se vogliamo che la manifestazione - e i premi che assegna - diventino più importanti, sosteniamoli con i mezzi a nostra disposizione e magari - pur senza assurgere ai fasti dei premi rilasciati dalla critica tedesca - acquisteranno un prestigio maggiore. Il punto era invece un altro, cioè la limpidezza dell'operato di chi tali premi assegna. Tale impidezza mi sento di difendere, anche se dissento vigorosamente da alcune premiazioni. Dissento nelle conclusioni, non nel metodo. Credo che abbiano talvolta sbagliato, ma che siano in buonissima fede: personaggi come Bonaguri, Podera, Michelangeli, Biraghi, sono sempre stati esempi di correttezza professionale. Hanno le loro idee. Io ho le mie. Possiamo andare d'accordo o - più spesso - no. Ma per la loro onestà, metto la mano sul fuoco. dralig
  3. Faccia Lei. Io non sono il Suo giudice, sono un partecipante a questo forum e interloquisco con chi, come me, partecipa. dralig
  4. Chi ha scritto: non può invocare il fraintendimento. La Sua affermazione è chiarissima e, nella sua chiarezza, assai scorretta. dralig
  5. Il che equivale a dire che il premio conferito al Suo amico tedesco è ben meritato, mentre quelli conferiti a chitarristi che dal Suo amico tedesco non hanno assolutamente nulla da imparare (Micheli, Tampalini, Dieci - tanto per nominare qualcuno dei premiati di Alessandria) sono invece regali di combriccola. Molto corretto. dralig
  6. Magari potresti comprare i dischi... Non sono in commercio - si tratta di vecchi LP che non permetto di rimasterizzare e ristampare. Potranno forse, un giorno, rivestire qualche significato come documenti storici delle attività collaterali di un compositore. Comunque, i fatti sono questi. Alcuni anni fa, Reza Ganjavi, un chitarrista dilettante persiano, cittadino statunitense, residente in Svizzera, laureato in informatica ma dedito soprattutto alla chitarra, mi commissionò un lavoro particolare. Voleva incidere Romance Anonimo, alias Jeux Interdits, con delle sue amiche musiciste. Mi chiese perciò di arrangiare la canzone russo-ispanica in modo da poterla suonare in diverse formazioni a duo. Poiché la commissione era buona, accettai e scrissi sette melodie, ciascuna da suonare con uno strumento diverso (viola, violino, flauto, mandolino, oboe, cello, voce) in duo con la chitarra. Il chitarrista, in pratica, suona sempre Jeux Interdits, che diventa però l'accompagnamento fisso di una serie variabile di melodie. Lavoro per niente facile da scrivere, perché il percorso armonico del brano per chitarra è molto stretto, e inventarci sopra delle melodie belle è cosa ardua. Comunque, feci il lavoro, fui pagato, Ganjavi incise il suo disco - e seppe venderlo assai bene, a giudicare dai diritti d'autore che ho percepito - e tuttofinì lì. Io credevo. Invece adesso salta fuori che il disco, il quale, oltre ai miei brani (intitolati "Canzoni dimenticate"), contiene anche pezzi facili di autori classici, è finito sui server peer-to-peer, i cui compilatori mi hanno classificato, non come compositore, ma come esecutore. Figurarsi. Neanche con una mano legata dietro la schiena io suonerei così. Ieri l'altro ho fatto il diavolo a quattro e, almeno dal server da cui tutto il pasticcio è iniziato (Gracenotes) i files sono stati rimossi. Inseguirli nel vespaio del peer-to-peer sarà più complicato. Io comunque ho minacciato denunce, e devo dire che ieri Reza Ganjavi si è dato da fare. Caso vuole che questa vicenda giunga a ridosso di un'altra, anch'essa poco piacevole, in cui avevo appena mandato Reza a quel paese per altri motivi. Seccature che potrei evitare? Non lo so, ho solo scritto delle melodie su un fondo armonico...tutto il resto l'hanno fatto gli altri. dralig
  7. Intendo dire che la creazione artistica - inclusa l'arte dell'interpretazione -è un fatto del tutto personale e che quindi ogni musicista sceglie e decide da sé e per sé dove vuole che vada la musica: cioè, l'unica "porzione" della musica sulla quale gli è dato di esercitare un'azione che, piccola o grande, poderosa o appena percettibile, conti qualcosa nel determinare dove va la musica. A me non importa altro che sorvegliare con rigore e alimentare con passione la mia musica. Di dove vada quella altrui, proprio non mi do il minimo pensiero. La musica va a Patrasso? Non la mia, e tanto mi basta. Preferisco occuparmi delle mie semicrome che di salvare la musica. dralig
  8. Io penso che il problema sia a monte. La musica è solo il rispecchiarsi di situazioni... Il problema non è dove sta andando la musica ma dove la stiamo/stanno facendo andare. Bravissimo. Ergo: ciascuno faccia in modo di "far andare" la SUA musica nella direzione che corrisponde ai suoi pensieri e al suo mondo, e se riuscirà a fare questo, non avrà nient'altro di cui occuparsi. dralig
  9. Ho già individuato i responsabili dell'accaduto e sto prendendo le misure del caso. Se mi convinceranno che si è trattato di un errore, forse lascerò passare, in caso contrario dovranno procurarsi molti fazzoletti. dralig
  10. Negli studi di registrazione, anni Sessanta, i tecnici che ci registravano su nastri a 39,...cm al secondo, a volte si divertivano a farci ascoltare un suono di chitarra alla cui registrazione erano stati tagliati i primi 2 cm. di nastro. Non era possibile identificare lo strumento che l'aveva emesso. dralig
  11. Grazie echi, per il momento non faccio null'altro che diramare un comunicato ai forum e alle newsgroup di chitarra. Si tratta sicuramente di un'altra delle imprese di un cretino malevolo del quale conosco le generalità e il luogo di residenza. dralig
  12. Un frequentatore di questo forum - che è anche un mio amico - mi informa che in un server dove si scambiano files peer-to-peer (non ne faccio il nome perché non l'ho mai visitato di persona, anche se sono certo dell'attendibilità della mia fonte) circola una registrazione di brani originali per chitarra del secolo XIX attribuita a me. E' un falso. Fino a che ho dato concerti e registrato (1981), io non ho mai eseguito in pubblico né inciso musiche dell'Ottocento. Vi prego di far girare la voce e, se sapete come bisogna fare per denunciare la falsificazione ai gestori del server, per favore ditemelo. AG
  13. salve maestro una precisazione. Si potrebbe altrimenti chiedere: quanto rumore c'è in una qualsiasi altezza che ascoltiamo? Molto. E'vero che l'orecchio in qualche modo "seleziona", ma se di quel selezionato non esistesse la componente rumorosa il nostro sistema percettivo non sarebbe in grado di ricostruire la sensazione della caratteristica "timbrica" degli strumenti musicali e di conseguenza, delle altezze che producono. Il rumore contribuisce alla formazione del timbro tanto quanto tutte le altre parziali di un suono, armoniche ed inarmoniche. Anzi, studi di psicoacustica hanno dimostrato che è inscindibile da queste. ...A questo punto, tutti paventeranno che, tra suono con rumori e rumori identificabili come suoni, non ci sia alcuna differenza. E poiché questo timore lo ha suscitato Lei, con la Sua precisazione, adesso per favore si spenda in un'ulteriore precisazione, altrimenti vengo sotto le finestre di casa Sua con un mio amico agricoltore, che possiede mezza dozzina di trattori, e Le offriamo un amabile concerto notturno. dralig
  14. La Tarantella è diversa da tutti gli altri pezzi - la compose adoperando una scrittura volutamente "rozza" o "popolare", basso e triadi in alternanza, oppure note singole, niente melodia armonizzata da accordi o arpeggi, tanto meno polifonie... dralig
  15. Castelnuovo-Tedesco non rifuggiva dall'obbligo di scrivere appropriatamente per chitarra, infatti la sua musica è piuttosto ricca di modelli di scrittura diversi - alcuni anche del tutto originali, inventati da lui. Il problema sta nella loro praticabilità - lui sapeva benissimo tutto ciò, e si affidava a Segovia o, successivamente, ad altri revisori. Ad ogni modo, trattava la chitarra come uno strumento ricco. Margola invece non ci ha nemmeno provato, ha sempre scritto in modo assai elementare, semplicistico, come se la chitarra fosse uno strumento povero. dralig
  16. Si può attribuire un'altezza a dei rumori? Fino a un certo punto. Ossia, in un rumore ci sono delle frequenze non ordinabili in una progressione di multipli esatti, e quindi, per dire che il ronzio della corrente elettrica è un sol diesis, che il tuono è un mi bemolle, che il cigolio della porta è un re naturale, occorre che l'orecchio selezioni, nel fenomeno sonoro, quelle frequenze che risultano ordinabili in una serie di multipli esatti, e scarti le altre. Io mi diverto a dire le note di tutto quello che sento e a volte do agli amici un foglietto pentagrammato con scritte le note su cui "intonano" la loro parlata ma, per quanto questo gioco possa risultare stupefacente, è in realtà abbastanza arbitrario. Quando Giuseppe Rosetta componeva i "Canti della Pianura" per chitarra, scrisse dei bicordi per imitare il canto mattutino dei galli. Erano bellissimi - e così furono lasciati - ma erano sbagliati, lo sapevo bene perché ero cresciuto in cascina e una delle prime cose che avevo fatto imparando la musica era stata proprio quella di scrivere "sotto dettatura" tutti i versi degli animali, li so a memoria...Il più difficile è quello dell'oca, è ltenue e sfuggente. dralig
  17. Si fidava molto - e a buon motivo - delle sue capacità di costruzione del discorso musicale che, bisogna riconoscerlo, è sempre fluido, coerente, impeccabile, e per questo non si sentiva nella necessità di approfondire la sua padronanza della specifica scrittura chitarristica. Ne rimase sempre fuori o, al massimo, ne lambì le soglie. Era un musicista con i fiocchi. Incidentalmente, ricordo che, tra i suoi interpreti, annoverava Arturo Benedetti Michelangeli, che aveva eseguito abbastanza spesso, in giovantù, il Kinderkonzert per pianoforte e orchestra. dralig
  18. Franco Margola era un fior di musicista, un compositore di grande dottrina e tuttavia non pedante nella sua musica, ma semplice e sapiente. La parte migliore della sua musica non è quella chitarristica. Scrivendo per chitarra, Margola è andato nella direzione opposta di Castelnuovo-Tedesco (per parlare di un maestro con il quale aveva qualche affinità), cioè ha semplificato eccessivamente la scrittura polifonica, rendendola troppo sottile e uniforme, quindi priva di varietà. Il suo lavoro chitarristico migliore è il Concertino, ed è pregevole anche la prima Sonata. Ci sono anche pagine brevi - alcuni Preludi, un Ricercare, etc. - ispirate, mentre gli altri lavori - specialmente dell'ultimo periodo, quando il maestro soffriva di un disturbo che gli appannava la mente - sono deboli. La "Canzonetta" fa parte di una raccolta di "Dieci composizioni" scritte nel 1975. E' un pezzo semplice, sereno, da eseguire con dolcezza e badando molto alla continuità della melodia, che non deve patire picchi di suono o mancamenti: una linea di canto da portare come se fosse un lied. E' diteggiata male, e quindi conviene cancellare la diteggiatura, coprendola con il bianchetto, e studiarne un'altra, più consona al carattere della melodia. dralig
  19. Io sono quel che scelgo consapevolmente di essere, esercitando in ogni istante il dono della libertà. Che poi, nel definire verbalmente quello che sono, io adoperi una metafora, , è cosa che ha che vedere con il mio essere e sentirmi artista, il che - se permette - mi svincola dall'obbligo di parlare di me, in un forum tra artisti, come se stessi declinando le mie generalità a un carabiniere. Quindi, qualunque definizione io dia di me stesso, è atto integrante il mio essere artista: Lei, che sottolinea la necessità di essere coerentemente uomo e artista, questo lo dovrebbe capire. Ma se non lo capisce, per me non cambia nulla: quando si compone si è soli, sempre, da sempre e per sempre. Io ci sono abituato, e ci sto benissimo, con o senza l'accettazione altrui. dralig
  20. Mi collego al messaggio di echi2 nel topic "La rosa bianca" e rispondo sul tema del mio concerto per chitarra e orchestra intitolato "Leçons de Ténèbres". E' una composizione ispirata a una liturgia della Settimana Santa ora non più in uso. Essendo nato nel 1941, da bimbo fui condotto da una madrina di battesimo, assai devota e fervida praticante, all'Officio delle Tenebre, che si celebrava in chiesa per tre giorni consecutivi durante la Settimana Santa. Le campane erano ammutolite (legando i batacchi) e le immagini sacre venivano coperte da teli color viola - dello stesso colore erano anche i paramenti dei sacerdoti durante la Quaresima. L'Officio delle Tenebre ("Matutinae Tenebrarum") aveva luogo il mattino prestissimo, prima dell'alba. Inizialmente, la chiesa era debolmente rischiarata da tredici ceri, simboleggianti Gesù Cristo e i suoi discepoli. A uno a uno, dodici ceri venivano spenti - in ricordo dell'abbandono di Gesù da parte degli apostoli - e il tredicesimo veniva collocato sul pavimento, dietro l'altare. Quando la chiesa era completamente buia, iniziavano i canti sulla Lamentatio del profeta Geremia. L'atmosfera era di una drammaticità estrema, e all'Officio partecipavano soltanto le persone più immerse nel mistero della passione di Cristo. I fedeli "normali" non reggevano alla gravità della liturgia. Personalmente, sono grato alla memoria di quell'anziana che, osando condurmi all'Officio, mi espose alla percezione - seppur del tutto istintiva, e allora priva di appoggi cognitivi intellettuali - del dramma della passione. Per l'Officio delle Tenebre, numerosi maestri hanno composto musiche vocali, che ho sempre ammirato e ascoltato con trasporto e commozione. In particolare, ho sempre amato le composizioni dei maestri del Barocco Francese, perciò intitolate "Leçons de Ténèbres". Nel 1996, decisi di comporre il mio primo Concerto per chitarra e orchestra. Per manifestare la mia scelta risoluta di evitare l'ennesima proposta della chitarra quale strumento "piacevole" di intrattenimento, e per legare il mio nuovo lavoro - come del resto avevo già fatto con le mie composizioni precedenti - alla linea aperta da Manuel de Falla con l'"Homenaje", cioè a quella visione che fa della chitarra uno strumento profondo, evocatore di mistero, scelsi di scrivere le mie "Leçons de Ténèbres" proprio in forma di concerto per chitarra e orchestra. Il responsorio tra il solista e l'orchestra evoca - con mezzi strumentali - quello della liturgia, e anche quello del teatro greco, e in particolare la chitarra evoca il soliloquio della "tinebra", strumento idiofono che, emettendo un lacerante suono a raganella, veniva usato nella Settimana Santa per sostituire le campane imbrigliate. "Leçons de Ténèbres" fu scritto nel 1996 e venne dato in prima esecuzione da Luigi Attademo l'anno seguente. E' stato eseguito anche dal chitarrista romano Angelo Colone e trasmesso l'anno scorso dalla Radio Vaticana. Colone lo ha inciso in un CD con un gruppo strumentale di Roma. dralig
  21. Mi scusi, non avevo capito, e credo che Lei abbia ragione. Per evitare un OT, apro un nuovo topic specifico e cerco di risponderLe, scusandomi di non averlo fatto prima. dralig
  22. Ma io l'ho già fatto, nel migliore dei modi a me concesso: componendo il concerto. ag
  23. Bene, allora non ne parli. Io l'ho fatto perché lo ritenevo opportuno nella concatenazione dei pensieri che andavo formulando: per menzionare di passo una liturgia, non occorre trovarsi nel "posto ideale" per farlo, basta farlo a proposito. Poiché io ho soltanto sottolineato il valore della poesia di un grande come mezzo di avvicinamento alla verità, e non ho istituito un concorso letterario, iscrivendovi di mia iniziativa "Les Illuminations" e la "Lamentatio" del profeta Geremia, non ho motivo, né di sottoscrivere né di contestare la Sua scala di valori. La rispetto come cosa alla quale mi sento alieno. dralig
  24. La poesia è un dono celestiale, può scendere su una persona o, allo stesso modo misterioso, abbandonarla. Non sappiamo perché. Rimbaud visse l'esperienca poetica come una tappa di avvicinamento a quella che lui sentiva essere - al di là dello scrivere versi - la verità. Il fatto che, abbandonata la poesia (Point de cantiques! Il faut etre la verité dans une ame et dans un corps), egli si sia perduto nella ricerca di tale verità, o che l'abbia (chi lo sa?) raggiunta sul letto del martirio al quale lo inchiodò la malattia, non incide sulla grandezza del suo tentativo. Gli risponde, dopo decenni, un altro grande, sullo stesso tono: "Dicevano gli antichi che la poesia/è scala a Dio. Forse non è così/se mi leggi. Ma il giorno io lo seppi/che ritrovai per te le voce, sciolto/in un gregge di nuvoli e di capre/dirompenti da un greppo a brucar bave/di pruno e di falasco, e i volti scarni/della luna e del sole si fondevano,/il motore era guasto ed una freccia/di sangue su un macigno segnalava/la via di Aleppo" . Lei non ha bisogno di chi Le spieghi che cosa significhi la confusione di sole e luna, il guasto al motore, la freccia stampata sulla pietra...e, soprattutto, il fine ultimo della poesia: scala a Dio, che può miracolosamente manifestarsi in un deserto, nel caos e nell'infuriare delle avversità... Se la rilegga bene, la poesia di quel ragazzetto bretone che, a 18 anni, fu capace di scrivere: "E io ho visto talvolta ciò che l'uomo credette di vedere". Non importa appurare se Rimbaud abbia bisogno della Sua pietas. E' certo invece che tutti abbiamo bisogno di provare pietas per la sofferenza degli altri: se ciò non accade, siamo noi a perderci, non coloro ai quali neghiamo la nostra pietas. dralig
  25. Si aggiorni, aedo. La storia di Rimbaud è già stata, come Lei dice, "ridimensionata", nel senso che è stata studiata alla luce dei fatti e raccontata con serenità ed equilibrio dai suoi biografi, che non sono né mitomani né pervertiti. Il fatto che abbia smesso di scrivere poesie giovanissimo - e del resto è morto a 37 anni - non toglie che quelle che ha scritto rimangano tra le cose più alte e più belle che, nel secolo XIX, una mente poetica abbia mai pensato. Che sia morto di cancro in un letto di Marsiglia - non pulcioso, era un letto di ospedale - è cosa tristissima, ma non triste quanto il fatto che qualcuno, oggi, glielo possa ascrivere a colpa, ingiuriosamente, stante il fatto che morire giovani di malattia dovrebbe suscitare nei nostri simili la pietas, non il livore, e stante il fatto che chiunque di noi si può ammalare di cancro, o d'altro, e morirne, nessuno escluso, senza per questo meritare l'astio dei posteri. Quanto ai suoi "deliri emozionali" con Verlaine, la lettura di una buona biografia La metterebbe in condizioni di evitare toni vagamente omofobi: Verlaine e Rimbaud vissero una storia d'amore difficile e tormentata, non diversa da quelle delle coppie normali che hanno forti contrasti: nulla di eccezionale, se non il fatto che quei due erano tra i massimi poeti del loro tempo. E che cosa cercasse Rimbaud, quando abbandonò il suo amico, è ben manifesto in una sua affermazione degna di lui: "Basta con le poesie! Bisogna essere la verità in un'anima e in un corpo". Pensi, aedo, se una simile massima venisse fatta propria da tutte le mezze tacche che ci opprimono con le loro musiche! dralig
×
×
  • Aggiungi...

Informazioni importanti

Usando il Forum dichiari di essere d'accordo con i nostri Terms of Use.