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I concorsi per chitarra di oggi
graf ha risposto a regondi nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Credo di dover rispondere in quanto per dieci anni sono stato componente "fisso" della commisione giudicatrice di Parigi. Era un concorso piuttosto pulito (garanzie e certezze nei concorsi di livello non ce ne sono quasi mai, secondo la mia esperienza) che consacrava i vincitori grazie all'intervento dell'ideatore e produttore delegato di Radio-France, Robèrt Vidal. E' lì che, quarantenne, venni a contatto con musicisti e chitarristi "di peso". Il buono era che la direttiva di Vidal (quasi un gitano nativo di Montpellier) era "il faut ne pas discuter" e la sua convinzione (che condivido) che "c'est le jury qui fait le concours". Vidal era molto legato a Michele Pittaluga, il cui concorso è a lui intitolato è tuttora; tra gli importanti, il più longevo. Per ragioni che non mi va di spiegare non parlerei nemmeno di Gargnano e dell'itinerante "F.Sor"*. Il "Giuliani" di Bari ebbe una parabola ascendente e proponeva un ottimo festival collaterale, ma alla fine si esaurì per le difficoltà economiche. Più concreti i concorsi di Parma (tra i nazionali) e persino quelli marchigiani organizzati da Bio Boccosi ed il cui carattere nazional-popolacre fece storia per la diffusione della chitarra in Italia. Tornando a Radio France, mi piace ricordare che il primo concorso di composizione biennale ad esso abbinato fu vinto da J.Rodrigo con "Invocation et danse"(1961). Ammalatosi, trasferitosi e scomparso Vidal (1925-2002), con lui morì negli anni Novanta anche "le Concours", cedendo il primato di longevità. Carf.** *Nato a Palermo e spostatosi a Roma. Un concorso veramente internazionale deve sottostare a determinate norme (giuria a sette, prevalenza commissari stranieri etc.) stabilite da un protocollo di Ginevra. ** Personalmente non capirò mai perché la più parte delle italiche competizioni venga intitolata a stranieri. Complessi? Snobismo? Chissà! -
studio e analisi Strana versione delle Variazioni Op. 9 di Fernando Sor
graf ha risposto a Piero Bonaguri nella discussione Altre discussioni sul repertorio
Sei sicuro, Piero? Un milione di sterline corrisponde grosso modo a tre miliardi-tre miliardi e mezzo delle vecchie lire. Ciao -
Chi era Frate Cassio da Velletri?
graf ha risposto a Angelo Gilardino nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Mi sembra di essere in un libro di vite vissute. Raffaele. Beh, in fondo è così. Spero però che non siano soltanto i "diversamente giovani" (e, gratta gratta, Dralig e Graf lo sono quando si appassionano ad un fruttuoso passato lontano ) a coltivare interessi apparentemente futili e di poco conto, ma--- Non avrei mai pensato di dedicarmi a questo titpo di ricerca e, preso il mio tempo, penso che qualcosa scoverò ( o scoveremo?). -
Chi era Frate Cassio da Velletri?
graf ha risposto a Angelo Gilardino nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
D'accordo pressoché su tutto, ed ecco perché penso che i due nomi non dovevano essere asteristcati. Credo che accanto all'ingenuità degli autori sia intervenuta la pigrizia (oltre al malfunzionante telefono di allora si poteva ricorrere anche alle Regie Poste). Per istinto, non sarei però tanto sicuro dell'attendibilità del Prat, che usava avvalersi di qualche tarregata da consegnare a suo nome alla Ricordi di Buenos Aires (es. la "Serenata morisca" per due chitarre che lui diede alles tampe in parti staccate anziché in partitura). Comunque, "de minimis non curat praetor". Nel mio primo intervento (risposta a Silva) già avanzavo cripticamente qualcosa che hai esplicitato. Se penso che nel Dizionario del '68 abbiamo inserito Sandro Lopopolo e Valeria Ciangottini mi viene un brivido, pur volendo significare un costume di allora. E che dire di M. Giuliani, fatto morire nel 1840 a Vienna secondo i dettami di Pujol? Ed Emilia, che faceva concerti ancor prima di essere nata? E taluni pezzi di M.Giuliani, in cui la M. probabilmente si riferival figlio Michele? Come in Storia e Filologia, il testo ultimo dovrebbe aver ragione e pertanto se qualche giovane facesse la spola tra Velletri, Poggio Mirteto e Rieti, a costo di terminare l'indagine con qualche chiletto in più, sarebbe il benvenuto, dopo la montagnaq di copia e incolla prodotta dai biennalisti dei Conservatori (chiamamioli ancora così). La notizia che L'Ecrivain abitasse a palazzo Barberini, , visto il momento storico, è alquanto singolare, ma se Ciurlo così diceva (fonte orale) avrà avuto un fondamento. Avevo chiesto di Stefano Severino de (o De) Regibus perché tanti anni fa trovai (forse su un carrettino) una pubblicazione consistente in un pezzo di costui, di estrema semplicità e banalità. La pagina intterna di sinistra è in mi minore e titolata "Si?" mentre la parte di destra porta il titolo "Si!" ed è tutta un programma, essendo stesa in mi maggiore. Tra le migliaia di spartiti che ho archiviato, non lo ritroverei prontamente, ma ne ricordo il frontespizio rosa seppia ornato da tralci ed amorini; nulla mi sovviene dell'editore. Primo a poi lo cercherò assieme a qualcuno perché, se è in basso ,la mia schiena comincerebbe a fare i capricci. Ecco perché ha fatto quella domanda, anche se dovrei dire addirittura "de infimis non curat praetor!".Almeno musicalmente. -
Chi era Frate Cassio da Velletri?
graf ha risposto a Angelo Gilardino nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
E'strano che il Prat indichi il frate come organista e che il Dizionario del '37 non ne faccia cenno. "Pour çe que nous concerne", non cita a sua volta le sue fonti (ma Federico Chabod ci insegnava che anche la tradizione orale costituisce fonte). Nel merito, sono propenso a credere al Dizionario di Terzi-Vio-Raspelli in quanto edito da "La Chitarra", e cioè dal medesimo editore che ha fatto scrivere egli aver prodotto "numerose composizioni di buona fattura!", dopo aver specificato "dimorante a Poggio Mirteto (Rieti)". Dedurre il resto (con qualche certezza ed alcune incertezze) è conseguenziale. Di "organista" non si parla, eppure credo che gli autori senz'altro avranno consultato il precedente volumetto di Prat. Il sogno di Lisanella (bel titolo per un pezzo) è poi riaffermato quando Terzi scrive che il suo "Reminiscenze", pubblicato da "Il Plettro", presenta "particolari pregi". Perché, poi, nel Dizionario del '37, i due nomi contigui sono asteriscati? Domando ad Angelo ed a chi viene preso da questa filologia chitarristica: mai sentito nominare un certo Stefano Severino De Regibus? P.S.= non so se valga la pena di aprire un altro thread, al fine di non frastornare il povero Giulio Tampalini che, in questo ragionare tra maturi appassionati, abbiamo non volutamente messo da parte. Forse no.perché magari il tutto è gradito anche a lui. -
Chi era Frate Cassio da Velletri?
graf ha risposto a Angelo Gilardino nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Gustave Flaubert, anch'egli artefiice di un Dizionario, lasciò scritto; "E' necessario 'conoscere gli autori' -Superfluo sapere i loro nomi." Vada quindi per Frate Cassio e Lisanella Gentili, ascosi nelle fumose nebbie del passato... Ambedue le voci loro afferenti sono contigue sia nel Dizionario de "La Chitarra" del 1937-XV (io ne possiedo un esemplare con dedica manoscritta ad A.Caprani, in data 11 Dicembre 1961, di Benvenuto Terzi al suo allievo, rilegato in pelle*) e nel famoso e talvolta inopportuno Dizionario di Carfagna - Gangi (sic), uso tela verde, del 1968, comprendente 1761 voci. Il comune amico Arturo Sacchetti (mi rivolgo ad Angelo), uomo di spirito e notevole organista, non ha pensato di chiedere informazioni al comune di Poggio Mirteto (dove lo si voleva nato) oppure, ammesso che Gentili fosse veramente frate ed organista ( ho in merito qualche dubbio ma non ho mai approfondito la cosa) ai registri della Curia di Rieti,visto che nel 1937 era ancora vivo. Quanto al "da Velletri", poi, rientra nel tenebroso mistero infittito dalla ... figura di Lisanella (nom de plume, pseudonimo apotropaico, leggenda?). Passando ad altro, oltre al policizzatissimo Di Ponio, in Roma operavano allora, soprattutto come insegnanti, personaggi come il piceno Mario Cerquozzi (detto "er cappellaro matto de via Candia"* ), Romeo Dominici, G.B.Noceti (di questi ho delle musiche ben manoscritte o stampate a proprie spese***), per menzionare soltanto alcuni tra i meno noti.Ill genovese L'Ecrivain apparteva ad un altro sostrato sociale ****- Tutti i nominati erano semiprofessionisti e su di loro circolavano buffi aneddoti. Va da sé che, come afferma Angelo, Segovia impattò una realta che stava consolidandosi e su cui varrebbe la pena dinsoffermarsi. Tornando poi a Giulio ed avendo io studiato a "San Pietro a Maiella", la mia celata napoletanità mi porta a dire, parafrasando Totò, "chitarristi si nasce, e lui lo nacque." Un saluto a Silva ed all'entusiasta Iervolino. *il Dizionario, non Caprani ** che poi costituì un duo con Mario Gangi, più giovane di lui di quattordici anni. *** mi furono fornite dal M° Luigi Gallucci che aveva studiato prima con loro, poi con il Di Ponio ed infine con me che ero (e sono) più giovane di lui, cronologicamente il primo ad ottenere il !diploma " di chitarra. **** di lui ci parlava l'ingegner E.Fausto Ciurlo, che fu suo discepolo e primo presidente della Società chitarristica ASCHIT, cui tanto deve il chitarrismo professionale che, purtroppo, se ne frega dei tempi andati (che ha avuto.....chi ha dato...) -
Caro Cristiano, "giustizialista" è pressoché un neologismo entrato nel linguaggio quotidiano. Chi è giustizialista non si cura del diritto in quanto tale se non per applicarlo prevalentemente nel senso di accanimento accusatorio o, quel che è peggio, inquisitorio. Così come il moralista (al di là di quelli personali) censura i comportamenti altrui anche stavolta con una punta di accanimento spesso bigotto. Fa eccezione naturalmente il riferimento filosofico, per cui moralista è colui che si occupa della pratica filosofica derivante dall'analisi dei costumi (mores). Non ho appieno compreso il senso della sua risposta, ma comunque credo di averne intuito le ragioni. La ringrazio comunque della disponibilità al dialogo (unico tra molti) su una materia - di morale, per l'appunto - che mi sembra rivestire un qualche interesse, non tanto per i "diversamente giovani" quanto per chi avrà ( e a buon diritto ) voglia e tempo di ritagliarsi ;na carriera; anche dialogando del più e del meno.
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E'di oggi la notizia di come un primario dell'ospedale di Pieve di Cadore si sia avvalso dell'istituzione come di uno studio privato. Lungi da me l'essere parruccone o - quel che è peggio - un giustizialista moraleggiante. Pure, devo far notare l'affinità tra quanto affermavo nel mio ultimo intervento in merito e quest'ultimo caso riveloto dalla stampa. Diabolicamente, poi, osserverò che il silenzio generale accusa un pò tutti. O no? P.S.= Absit iniuria verbis.
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Ho seguito questo argomento perché mi incuriosiva, visto che fino a poco fa ero "titolare" anch'io, ma sembra che anche gli assidui del forum non abbiano voglia di pronunciarsi. Nei conservatori c'era chi organizzava rapporti che si avvalevano di posizioni prevalenti per arrotondare il parco stipendio, chi percepiva denaro organizzando corsi in casa per gli studenti iscritti e addirittura chi teneva lezioni private perché residente altrove. Oggi (salvo per quest'ultima cosa) le cose sono precipitate, e credo che così abbia da essere, visto lo scarso interesse generale e magari la tanta polvere ammucchiata sotto i tappeti. Il post di Gasgas andava intitolato "l'arte di arrangiarsi"! Almeno, un poco, d'arte si sarebbe conferito, o no?____________ E' mio dovere comunque non generalizzare, almeno per essere caritatevole.
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[OT] Sentirsi inadeguati, caro Cristiano, perché si hanno trentacinque anni e non settanta non è cosa né degna né salutare. La sola differenza sta nel fatto che, magari senza accorgersene, il trentacinquenne si troverà a sua volta ad avere settant'anni; ed allora avrà subìto tanti eventi molto dolorosi, pur se in parte compensati da momenti d' affezione, spensieratezza e soddisfazione. Non mi inviti a filosofeggiare così alla buona perché altrimenti corre il rischio di sentirmi citare l'attimo fuggente del dott.Faustus o l'eracliteo "panta rei", solo per rimanere nei temi pregressi. Roba questa da attempati pedantoni. Tutto sommato, è buona cosa (a mio parere) confrontarsi anche con idee forse astratte, ma non sopravvalutando le proprie opinioni, semmai esprimendole con garbo e chiarezza (cosa che per la più parte devo riconoscerLe).(°) Personalmente, ho sempre apprezzato molto l'ingegno e meno l'esperienza, perché nel momento in cui ci fosse veramente bisogno di questa, saranno probabilmente cambiati il modo di pensare, la situazione e, sicuramente, i contesti temporali. (°) Non mi prenda per un bacchettone; amo il vernacolo (importante veicolo di spontaneità), la risata, e mi avvalgo della parola "forte", ma sicuramente mi piace tener conto del contesto ( di nuovo !). Mi perdoni se con un O.T. ho risposto ad un altro O.T. [/OT]
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Ha scritto Cristiano Porqueddu: "Come è evidente che si fa finta di non capirsi." Ho capito,ma l'ho fatto capire prima io (di far finta di non capirsi).
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Alfredo Fanco mi sembra voler parlare alla buona (cosa apprezzabilissima) ma esprime segnatamente uno dei tanti status in cui si viene a trovare qualcuno che scrive musica oggi.
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Per fare questo ci vuole l'autorizzazione dell'autore, che stipulò un contratto-tipo (credo) e pertanto i cui diritti rimangono fatti salvi, a meno di rinunce o modifiche obsolete. "La stanza della musica" non è un distributore ma un venditore e la differenza è evidente. Non ho difficoltà ad approvare anche quanto posto di recente da F.Selvafiorita (non me ne voglia).
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Caro Porqueddu, non vedo poi tante differenze tra il suo intervento ed il mio, se non un sano e giovanile gusto di voler sembrare di contraddire. Rimango quindi fermo sulle posizioni di Angelo G.. Considero poi l'artista-scimmia un fenomeno recentemente esasperatosi (ma poi, dice Lei, è prima un "imbecille", poi diviene "eccellente" ed infine un guitto dal cervello "in formalina").Per quanto concerne il compositore, quello suo è veramente eccezionale: noi lamentiamo come il lavoro non ne venga adeguatamente riconosciuto e Lei gli fa cacciare 5000 EUR per un attimo di "gloria" (?). Quanto alla medialità ed al culto di se stessi, avremo più certezze in prosieguo di tempo. In fondo, il proverbio francese "tout passe, tout lasse, tout casse" era già stato anticipato dal nostro Poeta: "la vita fugge e non s'arresta un'ora".
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Ho seguito questa discussione con interesse perché mi piace sapere cosa pensano gli altri addetti ai llavori. Quanto riportato sopra mi sembra infine la cosa più saliente perché reale e contingente. Personalmente, devo dire che economicamente quanto mi ha soddisfatto di più è stato un lavoro giovanile che mi sono parzialmente pagato, edito sotto falso nome (pseudonimo) e che infestò mezzo mondo; oggi dovrei vergognarmene (ma non lo faccio). Grande vantaggio finanziario (non economico) mi arrecò anche l'aver scritto libri sul sex appeal femminile e sull'arte monumentale romana, ma per conto terzi (oggi si direbbe ghost-writer, credo). Se c'è una cosa vera è che la tecnologia sta sconvolgendo il concetto di proprietà di opera dell'ingegno! I giovani, d'altra parte, si arroccano sullo scambismo (quando lecito potrebbe andar bene) e purtroppo sul culto della personalità ((propria, soprattutto). Inoltrare i propri prodotti in rete va bene, ma secondo me è più elegante pregare un editore di fornire a qualcuno i propri lavori o farne dono "a scopo adozione o esecuzione". D'altra parte, una cosa è valida per chi,già noto nel bene o nel male, non deve "pagare" l'editore; altra è per chi, vuoi per pigrizia o per scarsa spinta interiore, viene sollecitato da "commissioni" (parenti delle le storiche committenze). Pur esaudite, nel caso della composizione, i proventi sono equamente divisi - tra editore, Siae ed autore. Quest'ultimo spesso viene richiesto di dedica, ma -se non scambista- non si aspetti più di poche esecuzioni dal dedicatario, quasi sempre ovviamente uno strumentista. Questi non vuole tirar fuori un centesimo e considera il lavoro di tavolino come quello di uno sfaccendato, altrimenti decretato a "morte per asfissia".
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info Repertorio per chitarra e voce recitante
graf ha risposto a mistake89 nella discussione Altre discussioni sul repertorio
Alcuni manoscritti, Raffaele, sono in mio possesso. Credo che qualche editore vorrebbe ripubblicarli, non altro per "catalogo" e prestigio. Bisognerebbe ascoltare bene il disco (che io non ho più, come il disco-prova dell' "Argentarola" che mi regalò Porrino) per vedere se ci sono differenze sostanziali (ma non credo). E' altresì opportuno indagare sui depositi-SIAE, non tanto per parte di Gangi quanto per quelle che furono le edizioni Fonit-Cetra. Ciao anche a te. -
info Repertorio per chitarra e voce recitante
graf ha risposto a mistake89 nella discussione Altre discussioni sul repertorio
"dralig": Un ottimo lavoro in questo campo l'aveva fatto negli anni Sessanta Mario Gangi, componendo dei commenti musicali ad alcune poesie di Federico Garcia Lorca, per un disco Fonit Cetra in cui il recitante era Arnoldo Foà. Non mi risulta che questo lavoro sia stato pubblicato ma, per quel che conosco dell'opera di Gangi, io lo metterei tra le cose migliori, sia per le idee musicali che per l'eccellente coordinazione con il testo poetico. La tua informazione, Angelo, è impeccabile. Sia a Mario Gangi che ad Arnoldo Foà ( con entrambi siamo stati amici, malgrado la differenza generazionale ) piaceva molto quell'attività, piuttosto insolita pei tempi. Parte dei manoscritti di Gangi dovrebbero essere ancora in mio possesso, ceduti a me perché li utilizzassi con Ileana Ghione (un pò arrangiando e persino improvvisando) pur tenendo conto dei tempi diversi proposti dall'attrice e - ovviamente - della voce femminile. Siccome gli autori "commissionatici" furono inoltre Ungaretti e Montale, annotai anche qualche mio spunto ricorrendo spesso all'improvvisazione, stante i tempi stretti per provare, imposti dai numerosi impegni di Ileana. Tu sai, del resto, come negli anni Settanta/Ottanta l'entusiasmo facesse parte del nostro giovane sentire musicale, tutt'altro che disprezzabile. -
Credo proprio di si. Quella "suite" al quinto anno presuppone ottime doti tecniche e musicali.
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Mario Gangi (1923 - 2010) 15 Febbraio 2010, Mario Gangi
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Carlo Carfagna: Scene Gentili (G. Tampalini)
graf ha risposto a GiulioTampalini nella discussione Interpretazioni
La versione pianistica per sola mano destra è pressoché identica a quella chitarristica (ben realizzata), fermo restando che i colori sono diversi, naturalmente. Ho ascoltato le esecuzioni piainistiche di Mark Latimer, che ne fece la prima a "Nuovi soazi musicali", e di Monaldo Braconi, che l'ha anche portata all'estero, e ne sono rimasto molto soddisfatto. Il "legato" ed il giuoco del pedale, che vi ho inserito, hanno potuto evidenziare idee pregresse e di citazioni brevissime da Schumann, per il cui anniversario mi fu commissionato il pezzo. Ferma restando l'eccezionale sensibilità e bravura di Giulio, che reputo un vero fuoriclasse, sarebbe interessante ascoltare di seguito le due versioni, che a mio parere costituiscono due originali dello stesso pezzo Va da sé che, come mi pare sia stato detto, l'aura che circonfonde le sonorità chitarristiche è, per il nostro sentire, forse più immediata e piena di pathos. -
ROMA - Concerto interrotto al Pantheon
una discussione ha risposto a graf in Rigorosamente Off-Topic
Non credo, in quanto gli artefici dell'autoritaria sospensione avrebbero avuto in seguito più di una grossa gatta da pelare, non altro per la forma. Sul giornale più diffuso a Roma ("Il Messaggero") è stato dato ampio spazio alla lettera di un lettore che criticava duramente il ministro Bondi per essersi scusato con gli artisti russi e con le autorità a causa dell'episodio, non avendo disposto a priori il pagamento dello straordinario (di quattro minuti) al personale presente nel sacro edificio (il Pantheon agrippino è infatti oggi la chiesa di Santa Maria ad Martyres dove, oltre a Raffaello, ai Carracci, ai Re d'Italia e ad altri è sepolto anche Arcangelo Corelli). C'è da chiedersi come la signora che ha dato lo stop abbia potuto assumere un atteggiamento così arrogante, per lo meni stando ai filmati. Il sindacato la difenderà e, probabilmente, sara' rimossa perche' destinata (magari con una promozione) ad altro incarico. E' vero che il Pantheon è dissacrato dalle torme di turisti (soprattutto stranieri) che amano bivaccarvi all'esterno ed all'interno (mi vengono alla mente la chiesa di Santa Maria del Popolo con i suoi Caravaggi e le vicine chiese gemelle della grande piazza ), ma è altrettanto vero che taluni atteggiamenti accettati ( o subìti?) da noi, in altri Paesi sarebbero per lo meno impensabili; non altro per la certezza di un'informativa. La forma asconde la sostanza, ma non è tale; ecco perché c'è chi immediatamente ama prendersela con ministri, sottosegretari, dirigenti sindacali, storici dell'Arte, vigili urbani e (perché no?)... con lo stesso Menenio Agrippa! -
Mario Gangi non è più
graf ha risposto a graf nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Sollecitato da E mail e messaggi privati, faccio sapere a quanti me lo hanno chiesto che il rito funebre sarà officiato domani 17 alle ore 10,30 ad Ostia, nella Chiesa di San Nicola, difronte all'ospedale Grassi. -
Mario Gangi non è più
graf ha pubblicato una discussione in Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Oggi è stato un triste giorno per il chitarrismo italiano e per la musica. Appena tornato da un festival-concorso estero, dove molti mi avevano affettuosamente chiesto di Lui, la famiglia mi ha informato della scomparsa di Mario Gangi, avvenuta verso le 18, 30. Ritengo quindi doveroso partecipare anche qui tale mala notizia e, ben sapendo di esserne il più toccato tra tutti per amicizia, colleganza ed affetto, mi auguro rimanga Egli per sempre nella memoria di tutti. -
Veramente, era Alfieri, e la sedia era robusta. Si hanno notizie circa il gusto preferito dal "fiero allobrogo"?
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Luigi Mozzani - La vita e le opere
graf ha risposto a Cristiano Porqueddu nella discussione Altre discussioni sulle pubblicazioni
Grazie molto a Dralig e Cristiano.