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Ospite Francesco Silvestro
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C'è un compositore salentino che si chiama Oronzo Persano. Qualcuno lo conosce?

Ho inciso alcune delle sue musiche lo scorso anno a Milano, è un artista molto riservato ma quando prende la parola non resta che fermarsi e ascoltarlo, anche per ore. La sua cultura è vastissima, tanto quanto è la sua riservatezza, non ama mettersi in mostra ed è difficilissimo trovare le sue immagini su internet.

Questo è ciò che dice Renzo Cresti su di lui:
 

CD "ERO ALLE PORTE DELL'EST. FORSE." RECENSIONE DI RENZO CRESTI

Oronzo Persano, Ero alle porte dell’Est. Forse

Francesco Silvestro, chitarra
prodotto da Massimo Monti, Musicisti Associati Produzioni, Milano

Conosco Oronzo Persano da oltre vent’anni e sempre ne ho seguito l’attività compositiva, con grande interesse e partecipazione, anche perché lui scrive prevalentemente per chitarra che è anche il mio strumento, e ne scrive bene e con sentimento.

Nel 1995 stesi un lungo saggio su di lui, intitolato La chitarra come simbolo di mediterraneità (in “Linguaggi della musica contemporanea II”, la Collana editoriale che all’epoca dirigevo per Guido Miano editore in Milano). Vi si leggono queste frasi che ancora oggi potremmo ridire per Persano: “Nella musica di Persano s’intravede l’uomo singolo, con le sue emozioni, ma soprattutto l’uomo collettivo che appartiene, nel profondo, alla storia di una terra, di una cultura. Orgoglioso di vivere nel suo meraviglioso Salento, l’uomo di Persano non viene imitato ma rivive nel suo fondamento, è un volto afferrato. Lavorando Persano si accorge che le sue partiture hanno fame d’uomo. /…/ Il gesto dello scrivere è un gesto solitario. La solitudine ha il potere di rompere il tempo, di liberare l’unità primigenia. Si scrive lungo il confine dell’essere e in nessun luogo, come nel rettangolo di carta pentagrammata, suoni e vita sono così profondamnte legati. La musica di Persano macera il gesto solitario.”

Ascoltando questo cd, interpretato in modo perfetto dal giovane Francesco Silvestro, già allievo dello stesso Persano, si riconfermano i tratti espressivi di Persano: il suo attaccamento alle radici, l’atto compositivo svolto per necessità interiore ma anche l’essere un grande artigiano dei suoni, il suo lavorare su piccole cellule, su brevi incisi, il gesto che non teme di continuare a sperimentare perché l’arte è – per sua natura – un esperimento continuo altrimenti cade nel déjà vu, nell’ovvio e nel banale. Sperimentare però per Persano non significa accanirsi in ricerche tecniche o scandalizzare i borghesi ma è una ricerca continua del proprio essere e dell’esserci. Si ascolti il brano che apre il cd, Prefica salentina, pezzo suddiviso in tre parti, Prologo – Atto primo – Epilogo, nelle note di copertina del cd Persano scrive delle frasi assai significative che stanno alla base della sua ricerca musicale e umana: “Il ponte di spazio temporale che unì gli ultimi anni sessanta ai primi anni settanta del secolo scorso, fu largo e di lunga gittata. /…/ Dopo aver ereditato la pittura di Picasso, la teoria di Schoenberg, gli artisti della mia generazione cercavano di aprire la mente a un nuovo totale. Pier Paolo Pasolini era molto interessato alle misteriche meridionali con film quali Edipo ReMedeaTeorema e al misticismo cattolico con Il Vangelo secondo Matteo. Partecipai a quei moti culturali, senza peraltro iscrivermi a nessuna conventicola, difendendo la mia totale indipendenza ai bordi dell’isolamento”.

E’ infatti negli anni Settanta che Persano inizia il suo percorso artistico, ricordo ancora la bellissima Suite africana del 1977 (precede di un anno Prefica salentina), s’intravedono atteggiamenti compositivi che diveranno delle costanti nel modo di scrivere di Persano: andamento rapsodico, piccoli elementi melodici, derivati da un’idea di base che creano delle sequenze, impianto generalmente diatonico privo di gravitazioni tonali, leggero e libero. Nel suo isolamento creativo Persano coltiva questa leggerezza e una profonda e vera libertà.

Il brano Sette lettere mai scritte mostra la ritrosia dell’uomo, il suo rincantucciarsi nella (sua) terra e, contemporaneamente, la sua esigenza di comunicazione. Mostra pure l’importanza della memoria, intesa quale serbatoio di idee ed emozioni.

La Messapia è terra di mezzo, costa del bacino egeo-ionico, in Persano è forte la consapevolezza di vivere in un territorio di confine fra culture, come dimostra il brano, che dà il titolo al compact-disc, Ero alle porte dell’Est, forse. E dall’Oriente Persano assorbe l’attenzione ai misteri e alla mistica (hanno la stessa radice etimologica) come ben espresso nella composizione Ecce Homo, brano in 6 movimenti, dove, soprattutto negli ultimi due, le domande sui grandi temi dell’uomo e del creato si fanno pressanti.

E’ un lavoro interessante questo cd eseguito con perizia e partecipazione da Francesco Silvestro, non solo perchè ci mostra l’itinerario compositivo di Persano dalla fine degli anni Settanta alla fine dei Novanta ma anche perché è uno dei capisaldi della chitarra contemporanea, usata con arguzia e con molto amore; soprattutto però questo cd è davvero molto interessante per le questioni etiche che affronta, per le domande che si pone, per le riflessioni che svolge sull’uomo che vive la sua storia fra terra e cielo.

Renzo Cresti Luglio 2013

http://www.renzocresti.com/dettagli.php?quale=2&quale_dettaglio=228


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Cristiano, il libro in questione è una somma di statistiche, uno specchio della realtà, non contiene alcuna presa di posizione critica, esortativa, è solo una fotografia.

Lo spettacolo che osserva è allucinante. Immaginavo qualcosa del genere, ma non in tale misura.

 

dralig


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Aggiungo qualche altro dato di fatto constatato nella lettura del libro in questione, scritto (meglio sarebbe dire: compilato) da Enrique Robichaud e intitolato (titolo americano, questo sì): "Top 100 -  A Guide to Classical Guitar's most recorded music". Allargando la panoramica su 550 composizioni (e senza prendere in considerazione le trascrizioni) dal Seicento a tutto il Novecento, l'autore permette di osservare tutto quello che, del repertorio italiano per chitarra, galleggia nella programmazione dei chitarristi di tutto il mondo, sono venti - o poco più -  composizioni dei seguenti autori (ordine alfabetico): Luciano Berio,Luigi Boccherini,  Ferdinando Carulli, Mario Castelnuovo-Tedesco, Francesco Corbetta, Carlo Domeniconi, Angelo Gilardino, Mauro Giuliani, Luigi Legnani, Niccolò Paganini, Giulio Regondi. "Koyunbaba" è il brano più conosciuto al mondo del repertorio italiano di tutti i tempi, più del Concerto op, 30 e della Sonata op. 15 di Giuliani o della Sequenza di Berio. Non vi è traccia di autori come Petrassi, Bettinelli, Porrino, Desderi o Gervasio (cito solo cinque maestri di indiscutibile statura musicale). 

Il catalogo è questo. Sicché, quando sbuca (di tanto in tanto accade) il chitarrista che auspica la chiamata di altri compositori da convertire alla chitarra, viene in mente l'immortale battuta con cui, nel 1982,  l'allora ministro del tesoro, il compianto Beniamino Andreatta, economista di formazione internazionale, annunciò ai giornalisti l'esito di un consiglio dei ministri. Riferendosi alla proposta di un altro ministro dichiarò, liliale: "E' arrivato da Bari un commercialista trafelato annunciando che bisogna consolidare il debito pubblico". 

 

dralig

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Si, ma  infine mi sembra  che i sia Angelo che Cristiano, allargandosi, siano andati fuori tema.  Non aveva detto  Addis   "compositori" ( avevo interpretato in genere e non non necessariamente soltanto per chitarra)? E per di più "viventi" ( qui il gesto apotropaico è d'obbbligo) ?

 

P.S.=  Né che  io ritenga non veritiero quanto da loro postato, anche se aggiungerei altri autori non-chitarristi.


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La distinzione tra "compositori in genere" e "compositori soltanto per chitarra" ha senso fino a che mette a confronto un sinfonista e un autore che ha scritto soltanto pezzi per chitarra sola. Non ha più senso dal momento in cui un compositore - pur collocando la chitarra al centro della sua opera - scrive anche per orchestra e per formazioni da camera. Non capisco perché dovremmo istituire categorie diverse per un compositore come Castelnuovo-Tedesco, che di concerti chitarristici ne ha scritti tre, e un compositore di formazione chitarristica, che di concerti con orchestra  può averne scritti una dozzina, e che magari può aver  composto brani orchestrali o da camera senza chitarra: non si tratta più di rarità, l'elenco dei nomi di questi compositori è abbastanza nutrito.  Si può comporre "in genere" solo se si è pianisti? Visto che si parlava di comporre per chitarra, e visto che di chitarristi che sanno comporre e orchestrare ce ne sono ormai parecchi, che senso ha creare categorie diverse? Risulta a qualcuno che, nella storia della musica, Chopin non sia considerato "compositore in genere", anche se il 97% della sua opera è per pianoforte solo?

 

dralig

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Avevo inviato a Cristiano una semplice bozza di "lettura armonica", relativamente alla "Sonata III" di Ponce (completata su un piccolo pessimo tablet durante un ritaglio temporale in sala di registrazione), finalizzata ad evidenziare come questo tipo di analisi potesse incidere notevolmente sull’ approccio interpretativo.

Immediata l’evidenza per la naturale ricercatezza della scrittura, che individuava consuetudine a processi universalmente condivisi per il  “mestiere” di un Compositore. Non rivestono più senso "categorie" di questa professionalità per specifico strumento, come per "rigorosa" tipologia stilistica. Un buon "artigiano" compendia spesso nella medesima partitura peculiarità modali, tonali, atonali, seriali, pentatoniche, quartali, esatonali, minimali, aleatorie, jazz, orientali, etniche e quant'altro ancora! Quando però mi domando a cosa serva padroneggiare le regole per la scrittura di una fuga a 4 voci o di un contrappunto a doppio coro, maturare consuetudine ad elaborare modulazioni repentine e complesse, sviluppare linee melodiche e moti di più voci,  sottesi da architetture armoniche di accordi di nona, undicesima e tredicesima delle diverse tipologie, costruire contrappunti su una Serie Inversa o Retrograda, allora mi sovviene proprio quella "consuetudine a processi universalmente condivisi" che, a "qualsivoglia razza" appartenga o "religione musicale" professi, mi consegna mirabilmente "accessibile" il Compositore, nella comune "lingua madre".

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Avevo inviato a Cristiano una semplice bozza di "lettura armonica", relativamente alla "Sonata III" di Ponce (completata su un piccolo pessimo tablet durante un ritaglio temporale in sala di registrazione), finalizzata ad evidenziare come questo tipo di analisi potesse incidere notevolmente sull’ approccio interpretativo.

 

 

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Si, ma  infine mi sembra  che i sia Angelo che Cristiano, allargandosi, siano andati fuori tema.  Non aveva detto  Addis   "compositori" ( avevo interpretato in genere e non non necessariamente soltanto per chitarra)? E per di più "viventi" ( qui il gesto apotropaico è d'obbbligo) ?

 

P.S.=  Né che  io ritenga non veritiero quanto da loro postato, anche se aggiungerei altri autori non-chitarristi.

 

Vero, non avevo fatto caso a questo importante dettaglio. 

Ho interpretato - forse erroneamente - la proposta di Addis come limitata al repertorio per chitarra.

 

Chiediamo a lui lumi...


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Bho... io penso intendesse compositori per chitarra

Ospite Gianluca Vanità
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Scusate..potrei sapere perché è stato cancellato il mio post? Perché fuori tema? Io credevo semplicemente che si trattasse di una discussione in merito alle nuove musiche per chitarra..di proposte sul repertorio..di diffusione di ciò che non si conosce..
per cui ho postato il mio lavoro..
Se ho offeso qualcuno o turbato un equilibrio che non ho colto, mi scuso e vi saluto..Ma mi pare così assurdo essere censurato per aver postato della musica, gratuita e libera!!bahh


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