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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Indipendenza tra medio-anulare mano destra.


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In linea generale, Simosva, possiamo serenamente dubitare - leggasi trascurare - ogni suggerimento che prometta risultati eccezionali in poco tempo.

Se un maestro del calibro di Carlevaro ha ritenuto di dedicare alla tecnica meccanica non meno di tre cuadernos - e lo stesso dicasi per Luigi Biscaldi e i suoi esercizi speciali di virtuosismo - credo si possa asserire senza timore di smentita che chiunque prometta soluzioni facili e rapide ci stia sonoramente prendendo in giro.

 

La soluzione più rapida e sensata è lasciare che ogni dito faccia quel che gli accade di fare, purché esegua con precisione e velocità tutti i movimenti che gli vengono ordinati dalla mente. Tentare di inibire il movimento di un dito che non partecipa direttamente a una determinata azione è una pretesa sciocca e senza scopo alcuno, se non quello di affermare che si hanno le dita indipendenti. Che cosa sono, nazioni? 

dralig

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Mastro Gilardino, grazie per il suo intervento a questa discussione. Mi sono soffermato sulla sua asserzione "purché esegua con precisione e velocità tutti i movimenti che gli vengono ordinati dalla mente" e ne ho dedotto che se non si riesce a raggiungere una certa velocità è perché dalla mente non parte l'ordine giusto. Per cui, se con una formula "pmam" a quartine di semicrome non riesco ad andare oltre la velocità di 80 bpm, si può affermare che trattasi di un limite mentale piuttosto che fisico. Allora mi chiedo:

1- non esiste un esercizio per superare il proprio limite mentale su tale aspetto?

2- non è sufficiente insistere in una pratica assidua di esercizi di arpeggio aumentando gradualmente la velocità oltre il proprio limite?

Molte volte mi sono sentito rispondere:"la velocità non è un elemento essenziale per suonare la chitarra". È vero, suonare non è solo essere veloci ma è pur vero che alcune composizioni la richiedono. Io sono molto affascinanto dai suoi 60 studi, dove, come lei ovviamente sa, in alcuni dei quali la velocità è necessaria.

Preciso che la tecnica della mia mano dx è quella da lei descritta nel suo libro di tecnica, dal quale l'ho appresa, e che mi è stato confermato essere conforme dal maestro Piero Viti, dal quale ho avuto lezioni per circa un anno.

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Scusi volevo dire Maestro, la "e" sarà rimasta nella tastiera.

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Mastro Gilardino, grazie per il suo intervento a questa discussione. Mi sono soffermato sulla sua asserzione "purché esegua con precisione e velocità tutti i movimenti che gli vengono ordinati dalla mente" e ne ho dedotto che se non si riesce a raggiungere una certa velocità è perché dalla mente non parte l'ordine giusto. Per cui, se con una formula "pmam" a quartine di semicrome non riesco ad andare oltre la velocità di 80 bpm, si può affermare che trattasi di un limite mentale piuttosto che fisico. Allora mi chiedo:

1- non esiste un esercizio per superare il proprio limite mentale su tale aspetto?

2- non è sufficiente insistere in una pratica assidua di esercizi di arpeggio aumentando gradualmente la velocità oltre il proprio limite?

Molte volte mi sono sentito rispondere:"la velocità non è un elemento essenziale per suonare la chitarra". È vero, suonare non è solo essere veloci ma è pur vero che alcune composizioni la richiedono. Io sono molto affascinanto dai suoi 60 studi, dove, come lei ovviamente sa, in alcuni dei quali la velocità è necessaria.

Preciso che la tecnica della mia mano dx è quella da lei descritta nel suo libro di tecnica, dal quale l'ho appresa, e che mi è stato confermato essere conforme dal maestro Piero Viti, dal quale ho avuto lezioni per circa un anno.

 

L'asserzione secondo cui la velocità non è necessaria proviene da coloro che non ne dispongono: la volpe e l'uva. Non sono un neurologo, quindi non so rispondere alla sua domanda circa i limiti di velocità insiti nel cervello. Tuttavia, chiunque suoni uno strumento è in grado di verificare quanto segue: la velocità raggiunta nell'esecuzione di una sequenza di note con una determinata diteggiatura non è raggiungibile - da parte dello stesso esecutore - con una diteggiatura diversa. Eppure il cervello è sempre lo stesso. Chiunque trovi nella diteggiatura p.a.m.i  il modo migliore per eseguire il cosiddetto "tremolo", constaterà che gli risulta impossibile mantenere la stessa velocità con la diteggiatura p.i.m.a., o con altre: dunque, non è nella fase impulsiva che ha origine la differenza, ma a valle, in qualche segmento della trasmissione del comando al sistema nervoso e da questo all'apparato fisico. Lo studio ben guidato e ben svolto permette di rimuovere, nell'esecuzione "meccanica" dei movimenti, le posture e le azioni che sono di ostacolo o di impedimento. Quindi, sì, è possibile a ciascun esecutore porsi in una condizione di partenza libera da tali "resistenze" (e in questa fase di ricerca dell'assetto giusto per ogni studente l'opera del maestro è fondamentale). Da lì in poi, si manifestano le differenze individuali volute da madre natura, e non c'è studio che tenga. Come esiste un talento musicale (l'orecchio, la memoria, la capacità di immaginare la musica scritta senza ascoltarla e viceversa, l'immaginazione, etc.) esiste anche un talento "tecnico", ci sono i bradipi, i camminatori, i corridori, i velocisti e le saette. Conviene prendersi come si è, e dar retta a Domenico Scarlatti: "vivi felice".

 

ag

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Grazie mille Maestro per la sua esauriente risposta. Posso però chiederle cosa ne pensa sulla ripetizione assidua (tipo mezzora al giorno) di esercizi di arpeggio, aumentando gradualmente la velocità oltre il proprio limite. Secondo lei aiuta in qualche modo a migliorarsi ad essere più veloci? Simosva.


Non mi sono dimenticato, giuro. E' che è un periodo davvero carico. Ho scritto le tre formule degli esercizi. In serata scansiono e pubblico qui.

 

Ah, Cristiano non preoccuparti quando puoi li pubblichi. Grazie lo stesso. Simosva.

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Grazie mille Maestro per la sua esauriente risposta. Posso però chiederle cosa ne pensa sulla ripetizione assidua (tipo mezzora al giorno) di esercizi di arpeggio, aumentando gradualmente la velocità oltre il proprio limite. Secondo lei aiuta in qualche modo a migliorarsi ad essere più veloci? Simosva.

 

Ah, Cristiano non preoccuparti quando puoi li pubblichi. Grazie lo stesso. Simosva.

 

Premesso che una risposta precisa può essere data solo individualmente, esaminando ogni singolo caso, si può dire, in linea generale, che, se i fondamenti della tecnica sono stati assimilati bene nei primi anni di studio (tre o quattro al massimo), non è più necessario studiare le scale, gli arpeggi, le legature, etc., come esercizi indipendenti dalla musica, perché il repertorio contiene tutti i possibili modelli di tecnica, ed è molto più utile e interessante praticarli all'interno del discorso musicale (articolazioni, dinamiche, agogica) che continuare tutta la vita – come diceva Schumann nei suoi precetti ai giovani studenti – a ripetere l'alfabeto. Tuttavia, dopo aver assorbito a fondo i fondamenti della tecnica, ogni esecutore constaterà come si diano tre casi distinti: 1) tecniche che riesce a eseguire con spontaneità e senza il minimo intoppo; 2) tecniche che gli oppongono qualche resistenza; 3) tecniche che gli risultano ostiche o impossibili. A questo punto, converrà all'esecutore forgiarsi degli esercizi personali (con l'aiuto del suo insegnante) per le tecniche del caso n. 2, quelle che non riesce a praticare spontaneamente, ma che possono – se studiate con intelligenza – essere assimilate. Se un chitarrista è bravo negli arpeggi e ha qualche problema nelle legature della mano sinistra, la mezz'ora giornaliera di cui Lei parla potrà essere spesa proficuamente nello studio specifico delle legature (e come studiarle è terapia che può venire prescritta solo dopo una corretta diagnosi). Non sarà il caso di esercitarsi negli arpeggi, bastando per questi rispondere, con la fluidità di cui si dispone, alle richieste dei pezzi del proprio repertorio. Quanto ai casi impossibili, tutti gli esecutori di tutti gli strumenti ne hanno almeno uno e, se sono intelligenti, lo accettano. Dopo dieci anni di studio svolto con una buona impostazione e senza problemi nella quasi totalità dei modelli di scrittura esistenti, se si trova, in un determinato brano, un problema che non è risolvibile in mezz'ora di tentativi, è il caso di rassegnarsi. 

 

Sempre in linea generale, si osserva, nell'attività didattica, che gli esecutori che meno abbisognano di esercizi di tecnica meccanica e che meno si imbattono in ostacoli insuperabili, sono quelli che hanno iniziato lo studio dello strumento in età infantile o prepubere - al massimo entro i 12 anni - e che non hanno dovuto modificare successivamente la loro impostazione. Chi incomincia a studiare a 18 o a 20 anni, anche se è dotato, dovrà sempre esercitarsi in alcuni fondamentali, mentre l'ex enfant, anche non necessariamente prodige, non ne avrà alcun bisogno. Contrariamente a quel che in genere si crede - e che si fa spesso - il docente al quale accade di doversi occupare di un allievo che ha problemi di impostazione, ma che, ciò nonostante, è in grado di affrontare il repertorio - sia pure con maggior dispendio di fatica - prima di modificare l'impostazione errata ci pensa due e più volte: smontare un motore che funziona, anche se non è da gran premio, è cosa da fare solo se si è certi che, una volta rimontato,  il veicolo ripartirà e funzionerà meglio, e – per quanto sia un fenomeno descrivibile meccanicamente – la tecnica strumentale ingloba aspetti psicologici rilevanti e delicati, che bisogna saper valutare molto attentamente, prima di ordinare demolizioni e ristrutturazioni. 

 

dralig

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Che dire, analisi stupenda. Grazie Maestro, accetterò con i miei limiti.

Simosva.


Cristiano però i tuoi esercizi li aspetto sempre, ormai li hai scritti.

Simosva.

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Scusa Cristiano, ma la mia curiosità e voglia di fare non riescono a trattenermi dal chiederti quando potrai pubblicare gli esercizi. Scusa non voglio metterti assolutamente pressione.

Simosva

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Penso proprio che ti sei dimenticato di noi.

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Ciao Cristiano, so di essere un rompi scatole, ma gli studi del maestro Gilardino mi piacciono troppo e ho trovato molto interessante per la mano destra lo studio 59 che ho iniziato a diteggiare e che potrebbe essere utile a proposito dell'argomento in questione.

 

Per quanto riguarda l'inizio puoi vedere la diteggiatura da me annotata, che trovo molto confortevole

post-152-0-36978800-1427140687_thumb.jpg

 

Ma con mio grande rammarico non riesco a trovare una diteggiatura adatta alle misure che di seguito allego foto.

 

Misura 7 e simili

post-152-0-55604200-1427140973_thumb.jpg

 

Misura 13 e simili

post-152-0-18063400-1427141065_thumb.jpg

 

Poi da queste misure in poi panico totale

post-152-0-87382900-1427141256_thumb.jpg

 

Se puoi e se ti va, potresti indicarmi la diteggiatura.

Grazie mille e se ho chiesto troppo dimmelo pure.

Simosva

 

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