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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Quatre pièces brèves, Frank Martin


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10 anni di tempo?

Anche 20, se necessari.

Butta via l'orologio. Lo dico sempre. In un percorso di conoscenza non è importante la conoscenza in sè ma il modo in cui sei arrivato all'obiettivo. Quella strada - presa con serietà ed entusiasmo e senza paura di star seduto a lavorare notti intere - ti arricchirà in modo che nessun corso, metodo o insegnante può fare.

 

Io capisco il tuo punto di vista ma non tutti hanno dedicato la vita alla musica come te o molti altri musicisti. La prospettiva di passare molto tempo a studiare non piace a nessuno!!!! hai perfettamente ragione....

ma allora....... come fate??

Dove trovate lo spirito giusto?

Perchè continuare a studiare se si arriva a quel livello?

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Nell'uso della tonalità, Frank Martin non è affatto più elaborato di quanto lo fossero stati, [...] Georges Migot con i tre brani che formano la suite "Pour un hommage à Claude Debussy"

 

La stessa considerazione può essere estesa, a suo parere, anche alla "Sonate pour Guitare" dello stesso Migot, pur essendo stata scritta posteriormente (almeno, così ricordo) rispetto a "Pour un hommage à Claude Debussy"?

 

Saluti.

 

Tiento

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Nell'uso della tonalità, Frank Martin non è affatto più elaborato di quanto lo fossero stati, [...] Georges Migot con i tre brani che formano la suite "Pour un hommage à Claude Debussy"

 

La stessa considerazione può essere estesa, a suo parere, anche alla "Sonate pour Guitare" dello stesso Migot, pur essendo stata scritta posteriormente (almeno, così ricordo) rispetto a "Pour un hommage à Claude Debussy"?

 

Saluti.

 

Tiento

 

Sono due composizioni molto diverse. Il trittico debussiano è del 1926, la Sonata è del 1960 e, anche nel caso di un autore solitario e coerente qual era Migot, 34 anni non passano invano. Comunque, sicuramente il suo linguaggio non era meno elaborato di quello di Frank Martin, anche se erano due compositori molto distanti.

 

dralig

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Nell'uso della tonalità, Frank Martin non è affatto più elaborato di quanto lo fossero stati, [...] Georges Migot con i tre brani che formano la suite "Pour un hommage à Claude Debussy"

 

La stessa considerazione può essere estesa, a suo parere, anche alla "Sonate pour Guitare" dello stesso Migot, pur essendo stata scritta posteriormente (almeno, così ricordo) rispetto a "Pour un hommage à Claude Debussy"?

 

Saluti.

 

Tiento

 

Devo aggiungere qualcosa, la mia precedente risposta non è abbastanza specifica. Limitandosi all'osservazione dei loro pezzi per chitarra, constatiamo una differenza fondamentale: per entrambi i compositori la chitarra è qualcosa che viene loro incontro (e a cui loro stessi vanno incontro) da altrove (chiaramente, dalla cultura e dalla mitologia ispanica). Tuttavia, Migot si ritrova questo regalo in casa, importato da una lunga tradizione della cultura francese, che inizia con l'esotismo filo-ispanico dei maestri ottocenteschi (in primis Bizet, ma non da meno Chabrier e Lalo, e la lista non finisce con questi nomi), e che trova il suo apogeo in certi pezzi di Debussy e di Ravel. Negli anni Venti, è naturale per un musicista colto qual era Migot imbattersi nella chitarra, per quegli illustri precedenti e anche, non da meno, per la persistente connessione tra Spagna e Francia mantenuta in vita da maestri francesi quali Henri Collet e Raoul Laparra, che fecero la spola per una vita tra le due nazioni e le relative culture. Quindi Migot accede alla chitarra dalla soglia di casa (consideriamo anche la sua amicizia con Jacques Tessarech, e il quadro è completo). Diverso è l'incontro con la chitarra da parte dello svizzero Frank Martin, che non ha nella sua genealogia musicale il fattore iberico. Si converte alla chitarra ascoltando Segovia (che, in quegli anni, abita a Ginevra e vi suona spesso). Martin identifica la chitarra con la Spagna, si, ma tramite la figura e l'arte di Segovia. La "Plainte" delle "Quatre Pièces" è strutturata come un vocalizzo libero di cante jondo, ma stringato dalla scansione del basso e dell'armonia: esattamente la stessa cosa farà, sei anni dopo, Joaquin Rodrigo nel secondo tempo del "Concierto de Aranjuez". E comunque Martin evoca una Spagna severa e penitenziale, e non si limita a quella: è evidente, nell'"Air", il richiamo alla musica barocca per clavicembalo e, nella sezione centrale della "Gigue", una visione allucinatoria del valzer viennese...Tutto questo è molto lontano dal

gusto dei maestri francesi. I quali non erano, a quell'epoca, particolarmente inclini al fascino sinistro del tritono, usavano le scale modali si, ma evitando il modo locrio...

 

AG

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Se non sbaglio, Frank Martin era clavicembalista e amante di Bach!

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La "Plainte" delle "Quatre Pièces" è strutturata come un vocalizzo libero di cante jondo, ma stringato dalla scansione del basso e dell'armonia: esattamente la stessa cosa farà, sei anni dopo, Joaquin Rodrigo nel secondo tempo del "Concierto de Aranjuez".

 

AG

 

Grazie per la preziosa puntualizzazione!

 

Forse pleonastico da parte mia, aggiungere che in questo caso c'è molta più "Spagna" in Martin che in Rodrigo.

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La "Plainte" delle "Quatre Pièces" è strutturata come un vocalizzo libero di cante jondo, ma stringato dalla scansione del basso e dell'armonia: esattamente la stessa cosa farà, sei anni dopo, Joaquin Rodrigo nel secondo tempo del "Concierto de Aranjuez".

 

AG

 

Grazie per la preziosa puntualizzazione!

 

Forse pleonastico da parte mia, aggiungere che in questo caso c'è molta più "Spagna" in Martin che in Rodrigo.

 

...una Spagna molto elaborata dalla mente musicale del compositore. La "Plainte" è in buona parte un brano bitonale...

 

dralig

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OT

in ogni caso, per me, la spagna migliore è quella sentita e filtrata da Maurice Ohana

 

Anche Lei, Fabio, con le classifiche e i primati?

 

dralig

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trovo la composizione di F.Martin eccezionale,la sto iniziando a gustare adesso dopo tanti anni,la portai al diploma nel 1987,credo sia un pezzo dove occorre maturità nel capirne gli elementi musicali come credo, in perfetta sintonia col M°Gilardino, che sia un pezzo per grandi esecutori

Peccato il fatto che lo stesso Martin non abbia composto altri pezzi per le nostre amate sei corde...

saluti

:)

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Faccio una domanda: è meglio, secondo voi, la versione originale del manoscritto o quella revisionata da Scheitz edita dalla universal. Premetto che mentre quella edita l'ho studiata e la sto studiando, quella dal manoscritto l'ho soltanto sentita incisa: mi sembra che ci siano delle differenze notevoli soprattutto nel finale del Prèlude, nela parte centrale del Plainte e nella parte centrele del Comme une Gigue.

Sono curioso! :)

Baolo

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