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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Quatre pièces brèves, Frank Martin


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Faccio una domanda: è meglio, secondo voi, la versione originale del manoscritto o quella revisionata da Scheitz edita dalla universal. Premetto che mentre quella edita l'ho studiata e la sto studiando, quella dal manoscritto l'ho soltanto sentita incisa: mi sembra che ci siano delle differenze notevoli soprattutto nel finale del Prèlude, nela parte centrale del Plainte e nella parte centrele del Comme une Gigue.

Sono curioso! :)

Baolo

 

Ovviamente, è meglio rispettare, fin dove possibile, l'originale. La revisione pubblicata da Universal, nell'ultima ristampa, dà conto delle differenze tra originale e testo revisionato.

 

dralig

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Ovviamente, è meglio rispettare, fin dove possibile, l'originale. La revisione pubblicata da Universal, nell'ultima ristampa, dà conto delle differenze tra originale e testo revisionato.

 

dralig

Effettivamente nella prefazione, firmata dalla moglie/figlia, spiega la questione del manoscritto e dell'edizione pubblicata dalla Universal. Dice anche che Martin approvò la trasposizione a un ottava piu bassa delle battute 16-20 del Plainte. Questo significa che Martin non approvò i restanti cambiamenti?

A livello più prettamente pratico, volendo si può usare la versione del manoscritto (in cui a mio parere la seconda parte del IV, con la verticalizzazione delle serie iniziali è molto più bello) limitandosi ad abbassare di un ottava le sovracitate battute del Plainte? Oppure sarebbe fuori luogo (visto che il barre in XII e XIII proprio non viene!!! :) )?!

 

Quello che intendevo con "è meglio" era proprio a livello "estetico": quale vi piace di più ascoltandola? Nel senso: prendiamo ad esempio " Thème Varieè et Finale" di Ponce. Ho studiato la versione revisionata da Segovia e poi ho dato un'occhiata a quella del manoscritto. Mi pare che Segovia abbia tolto tre variazioni, cambiato l'ordine e aggiunto i ritornello su ciascuna variazione (qualche accordo leggermente diverso forse?!): personalmente mi piace di più la versione revisionata.

Poi mi chiedo: Ponce acconsentì alla revisione? Nel caso di risposta positiva, sarebbe giusto ritenerla come "versione ufficiale"? Stessa domanda in generale per le composizioni affidate, dal compositore stesso, allo strumentista per la revisione.

 

Vado a preparare il pranzo!

Grazie! Ciao a tutti

Baolo

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Ovviamente, è meglio rispettare, fin dove possibile, l'originale. La revisione pubblicata da Universal, nell'ultima ristampa, dà conto delle differenze tra originale e testo revisionato.

 

dralig

Effettivamente nella prefazione, firmata dalla moglie/figlia, spiega la questione del manoscritto e dell'edizione pubblicata dalla Universal. Dice anche che Martin approvò la trasposizione a un ottava piu bassa delle battute 16-20 del Plainte. Questo significa che Martin non approvò i restanti cambiamenti?

 

Bisognerebbe sapere - e purtroppo non lo sappiamo - rispetto a quale proposta Frank Martin approvò la trasposizione. Che cosa gli fu detto, e da chi? In base ai documenti che possiamo leggere, ci risulta che la versione originale fu revisionata in primis da José de Azpiazu, e che questi si indignò quando vide la sua revisione pubblicata da Universal con il nome di un altro revisore. In quale modo Azpiazu prospettò la questione a Martin, quali alternative gli offrì? Su quali basi fu rilasciata l'autorizzazione da parte del compositore?

 

 

A livello più prettamente pratico, volendo si può usare la versione del manoscritto (in cui a mio parere la seconda parte del IV, con la verticalizzazione delle serie iniziali è molto più bello) limitandosi ad abbassare di un ottava le sovracitate battute del Plainte? Oppure sarebbe fuori luogo (visto che il barre in XII e XIII proprio non viene!!! :) )?!

 

 

Richiamandomi a quanto ho detto prima, se io avessi dovuto revisionare quei pezzi, non avrei detto al compositore: come è scritto quel passo è impraticabile. Gli avrei detto, invece: capisco la Sua necessità compositiva di adoperare il registro acuto per creare una sezione diversa dalla precedente, aumentando la tensione drammatica. Purtroppo, non è possibile accogliere interamente la Sua versione, e allora Le propongo un compromesso. Manteniamo il registro acuto solo nella parte superiore, e gli accordi mi-la-re-sol-li li trasportiamo all'ottava inferiore, adoperando le corde a vuoto, dove suonano benissimo, soprattutto in combinazione con le note sovracute sul cantino. Così, Lei ottiene la Sua diversificazione formale ed espressiva, e noi chitarristi possiamo far suonare la chitarra. Non potremo però mantenere questa soluzione nelle battute 19-21, dove l'accordo, formato dalle note sib-mi-lab-do ci obbliga a rinunciare alle note sovracute nella parte superiore. Eseguiremo quindi, in quell'armonia, anche le note superiori all'ottava inferiore. Tuttavia, riporteremo il soprano all'ottava superiore alla fine della sezione, suonando i "mi" con armonici: in questo modo, potremo collegarci alla cadenza successiva, quella in terzine, che inizia per l'appunto con un mi acuto. Arrivarci dall'ottava inferiore sarebbe infatti una soluzione molto goffa (qual è appunto quella dell'edizione Universal).

 

Spero, con questo piccolo esempio, di averLe reso chiaro qual è il compito del revisore, e che cosa dobbiamo capire noi, oggi, in prospettiva storica, quando ci si vuole far constatare - come fa il buon Bonaguri - che una determinata revisione è stata approvata dal compositore, e quindi sostituisce legittimamente l'originale...

 

Quello che intendevo con "è meglio" era proprio a livello "estetico": quale vi piace di più ascoltandola? Nel senso: prendiamo ad esempio " Thème Varieè et Finale" di Ponce. Ho studiato la versione revisionata da Segovia e poi ho dato un'occhiata a quella del manoscritto. Mi pare che Segovia abbia tolto tre variazioni, cambiato l'ordine e aggiunto i ritornello su ciascuna variazione (qualche accordo leggermente diverso forse?!): personalmente mi piace di più la versione revisionata.

Poi mi chiedo: Ponce acconsentì alla revisione? Nel caso di risposta positiva, sarebbe giusto ritenerla come "versione ufficiale"? Stessa domanda in generale per le composizioni affidate, dal compositore stesso, allo strumentista per la revisione.

 

Vado a preparare il pranzo!

Grazie! Ciao a tutti

Baolo

 

Qual era l'alternativa offerta a Ponce, qualora non avesse accettato le modifiche di Segovia? Chi altri avrebbe preso cura della sua musica, suonandola, incidendola, pubblicandola? Lei, nei panni di Ponce, che cosa avrebbe fatto?

 

dralig

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Cavoli: quando si dice una risposta tempestiva, pronta e esauriente!!

Grazie!

Baolo

 

PS: obbiettivamente non che avesse molte alternative Ponce!!!

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Se non erro in quegli anni si aggirava per Parigi anche Llobet.

 

Ho letto che era solito frequentare de Falla e altri importanti compositori...e che nei suoi recital proponeva Ponce o Torroba...

 

La domanda é: era veramente pigro? gli difettò l'intuizione di commissionare?

Se ne andò in Sud America per evitare un confronto/scontro con Segovia?

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Se non erro in quegli anni si aggirava per Parigi anche Llobet.

 

Ho letto che era solito frequentare de Falla e altri importanti compositori...e che nei suoi recital proponeva Ponce o Torroba...

 

La domanda é: era veramente pigro? gli difettò l'intuizione di commissionare?

Se ne andò in Sud America per evitare un confronto/scontro con Segovia?

 

Non sono in grado di stabilire se Llobet non agì più incisivamente sul mondo musicale a causa di pigrizia o di mancanza d'intuito. Certo questi non erano i problemi di Segovia, che era brillante e perspicace. Llobet andò in Sud America non per scappare, ma per dare concerti: il suo "agente" (per così dire) era il padre della Anido, che gli organizzava il lavoro in Argentina, dove del resto, una quindicina d'anni dopo, incominciò a recarsi anche Segovia. Il quale però non lavorava per un organizzatore-chitarrista, ma per le agenzie concertistiche più potenti: fu proprio questa capacità di collocarsi ai livelli massimi della vita musicale, che fece di lui il vincitore.

 

Tra lui e Llobet ci fu inizialmente, a Barcelona, un rapporto cordiale, diciamo cameratesco - come poteva esserlo tenendo conto della differenza d'età e del fatto che Llobet non poteva non rendersi conto di quello che stava succedendo...A leggere Segovia, la zizzania fu sparsa dalla moglie di Llobet, che vedeva il giovane andaluso come il fumo negli occhi. E la si potrebbe, se non giustificare, comprendere...

 

dralig

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