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Io credo che Foscolo scrisse "Dei sepolcri" perchè era un poeta.

 

La circostanza, nel caso della poesia, è un pretesto che la scuola spaccia come fondamento.

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Le circostanze delle composizioni di molte opere di Foscolo, sono documentate dai suoi stessi scritti in proposito (nel caso del carme Dei Sepolcri, vd. le lettere di Foscolo a Isabella Teotochi Albrizzi, circa una conversazione sull'editto di Saint Cloud con Ippolito Pindemonte, al quale il carme verrà dedicato).

Certamente il tema ricorre anche in altre opere di Foscolo (A Zacinto: "A noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura). Cito a memoria.

 

La scuola purtroppo "spaccia" troppo poco e in modo inadeguato, ingenerando grandi fraintendimenti.

Ma non era di Foscolo che si parlava.

 

 

 

Butterfly


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Si, ma io credo che nel lustrare la tomba di un grande artista non ci sia nulla di artistico

 

Qualcuno ha affermato questo?

 

Ugo Foscolo compose "Dei Sepolcri" in reazione alla legge napoleonica che prevedeva l'abolizione delle sepolture individuali, istituendo fosse comuni (a scopo igienico).

 

 

 

Butterfly

 

P.S. Mi sono ricordata della sepoltura di Edoardo Firpo, poeta e pittore genovese, vissuto in estrema povertà e solitudine. Si trova in un minuscolo cimitero sulla collina di Sant'Ilario, affacciato sul mare, accanto a un albero di pino.

Firpo non è diventato famosissimo, oltre i confini della sua terra e non ha lasciato alcun erede. Nemmeno la pubblica amministrazione se ne ricorda più di tanto e i suoi scritti (non inferiori per profondità introspettiva a Montale o Sbarbaro) sono pubblicati da piccoli editori e quasi introvabili. Eppure almeno un giorno all'anno, qualcuno gli porta un mazzo di narcisi di campo, molto amati dal poeta.

C'è una iscrizione in dialetto, sul marmo, tratta da una sua poesia. Tradotta significa: "Chiamami un po', una mattina. Chissà che da qualche ruscello, da qualche ramo di pino, non ti risponda un poco."

Scusate l'off topic.

 

Ho un "libretto" di Firpo edito da Einaudi, "O grillo cantadô".

 

Non gli porterò mai fiori...ma lo leggo, ed è un peccato come fai notare, che più delle tombe vengano dimenticati i frutti di una vita passata a dare qualcosa di bello al mondo.

 

L'ultimo mio tour cimiteriale risale a molti anni addietro, nei cimiteri di Parigi...roba da Rimbaud in sedicesimo...poi si cresce.


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L'ultimo mio tour cimiteriale risale a molti anni addietro, nei cimiteri di Parigi...roba da Rimbaud in sedicesimo...poi si cresce.

 

Bravo Alfredo. La fine del processo di crescita è per l'appunto là dentro.

 

 

 

Butterfly


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Ottima questa.


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Si triste, ma c'è da dire per fortuna che chiunque suoni con cuore e passione un suo pezzo è molto di più che portare fiori sulla sua tomba.

 

Maestro non si demoralizzi così, tanti le vogliono bene, quindi può solo sperare in un'inversione di tendenza e prepararsi a rivoltarsi poi e laciare maledizioni a destra e manca.

 

Non sono preda dello sconforto - alla mia età, se si è fisicamente vivi e artisticamente operanti, vuol dire che è stati dotati di possenti possenti anticorpi. Sono invece disincantato e un po' (mi auguro) ironico nel constatare come, da morti ma anche da vivi, gli artisti abbiano la vita dura.

 

Cordialmente,

 

dralig


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Ironia colta ovviamente, spero anche lei la mia.

Ragionandoci un pò sopra mi viene da dire che quello che lei dice è spesso vero, ma mi scappano due considerazioni. La prima è che sembra che appunto ci sia un'iversione di tendenza tesa sempre più a valorizzare l'artista oggi e a dissacrarlo o peggio ancora dimenticarlo poi. Si vive sempre più in un mondo di veloce fagocitazione, dove l'artista viene sfruttato da vivo perchè fa immagine, fa moda, fa tendenza, poi appena è passato di moda finisce nel dimenticatoio (non stò assolutamente parlando di Lei, la prego di credere e aiutarmi se le và in questo generico ragionamento). In passato invece l'artista era tale perchè precursore, dipingeva o componeva spesso ciò che era al di là dell'attuale (forse qui si rivede un pò di più?), il genio non viene compreso dalla massa o comunque solo in parte, è così "avanti" da essere irraggiungibile per molti, e solo il tempo e i postumi gli renderanno valore e merito. Ci vuole prima la base culturale atta ad accoglierlo. Ma un artista che nasce oggi mi sembra più probabile che se non fa breccia nel presente, il futuro gli riservi solo un triste dimenticatoio... e ancora mi viene da pensare che è quasi impossibile che un artista venga apprezzato profondamente in tempi così brevi, serve una apertura ed elasticità mentale, into all'entusiasmo e tante altre belle cose da rendere da rendere rara anche questa persona. Spero di essere troppo pessimista e di sbagliarmi totalmente.


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Ironia colta ovviamente, spero anche lei la mia.

Ragionandoci un pò sopra mi viene da dire che quello che lei dice è spesso vero, ma mi scappano due considerazioni. La prima è che sembra che appunto ci sia un'iversione di tendenza tesa sempre più a valorizzare l'artista oggi e a dissacrarlo o peggio ancora dimenticarlo poi. Si vive sempre più in un mondo di veloce fagocitazione, dove l'artista viene sfruttato da vivo perchè fa immagine, fa moda, fa tendenza, poi appena è passato di moda finisce nel dimenticatoio (non stò assolutamente parlando di Lei, la prego di credere e aiutarmi se le và in questo generico ragionamento). In passato invece l'artista era tale perchè precursore, dipingeva o componeva spesso ciò che era al di là dell'attuale (forse qui si rivede un pò di più?), il genio non viene compreso dalla massa o comunque solo in parte, è così "avanti" da essere irraggiungibile per molti, e solo il tempo e i postumi gli renderanno valore e merito. Ci vuole prima la base culturale atta ad accoglierlo. Ma un artista che nasce oggi mi sembra più probabile che se non fa breccia nel presente, il futuro gli riservi solo un triste dimenticatoio... e ancora mi viene da pensare che è quasi impossibile che un artista venga apprezzato profondamente in tempi così brevi, serve una apertura ed elasticità mentale, into all'entusiasmo e tante altre belle cose da rendere da rendere rara anche questa persona. Spero di essere troppo pessimista e di sbagliarmi totalmente.

 

Mi pare sia un dato di fatto: il mondo non è mai stato tanto popolato come oggi, e la velocità delle comunicazioni mai così elevata. Ne consegue, ovviamente, che in tutti i campi l'informazione prende il sopravvento sulla realtà e crea situazioni fittizie su scala molto vasta, diciamo planetaria. Alla mitologia si è sostituita la contaffazione. Constatare che il grano e il loglio non sono mai stati mescolati come oggi, mi pare troppo ovvio. Il piccolo mondo della musica colta ne è affetto come tutti gli altri: nella politica regnano gli imbroglioni, nell' economia i lestofanti,nella religione i fanatici. E' ben poca cosa, al confronto, il fatto che, tra chitarristi, i venditori di articoli dozzinali di plastica siano scambiati - grazie all'"informazione" - per artisti, e gli artisti superstiti guardati con sospetto, con invidia e con malvolere. Che fare? Essere quel che si è. Nient'altro.

 

dralig


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Certo, altro non si può fare. Nel mondo chitarristico, ma giusto per vedere il bicchiere mezzo pieno, nella mia piccola esperienza posso dire che i venditori di articoli dozzinali hanno contribuito non poco alla formazione di cui oggi vado, tutto sommato, fiero. Il loro operato è stato ed è tuttora spinta, propellente, consolidamento o rafforzamento degli ideali che porto dentro e che mai smetteranno di spingere per uscire.


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L'artista oggi vive un periodo di radicali e profonde mutazioni, sia riiguardo al suo ruolo nella società, sia riguardo all'oggetto delle proprie produzioni. E'indispensabile quindi, e non parlo della massa, ma di chi l'arte la produce e la usufruisce, che questi non percepiscano il presente come negativo, ma al contrario riescano ad introdurre ed intepretare nelle maglie delle sue contraddizioni, le positive vie di nuove possibilità del fare artistico (e non solo musicale). Ma per intepretare queste maglie è necessario prima conoscerle, e per conoscerle è necessario studiare, e (come dici tu giustamente) avere entusiasmo, passione, ma sia da parte di chi fa che di chi usufruisce. Allora, forse, sarai in grado di distinguere e giudicare le differenti esperienze artistiche.

 

D'accordo in pieno con Fabio. Non è, come dice monch, che "non ci sia altro da fare", ci sono mille cose da fare, mille interpretazioni della situazione e mille soluzioni diverse.

 

Sicuramente quando si avverte il disagio del proprio ruolo di artista nella società, significa che o ci si sente isolati, perchè non c'è una chiara comunicazione con l'esterno, oppure che non si è soddisfatti pienamente del proprio modo di operare.

 

Nel primo caso bisognerebbe cercare di inventare nuovi canali di comunicazione, adatti ai nuovi tempi, nel secondo caso sarebbe utile riflettere sull'essenza del proprio fare "arte" e trovare i motivi autentici delle proprie gioie e della propria insoddisfazione.

 

L'incomprensione verso l'artista non è cosa nuova, anzi, ma se questa situazione si radicalizzerà nel tempo, saremo pronti a prendere la palla al balzo per diventare, dietro questo muro di misteri e punti interrogativi della gente, i nuovi alchimisti del millennio.

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