Angelo Gilardino Inviato 2 Dicembre 2006 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 2 Dicembre 2006 Comunque, l'Homenaje fu fondamentale, perché rivelò un aspetto della chitarra che prima non era mai stato toccato. M° e fu questa "scoperta" (chiamiamola così) di questo nuovo aspetto dello strumento che attrasse l'attenzione di compositori non chitarristi? La chitarra fino allora, a diversi livelli di pensiero musicale (Sor non era una fraschetta...), era sempre stata adoperata per musica da intrattenimento o da salotto, non aveva mai mostrato un potere al di là della piacevolezza o del sentimentalismo. Questo non aveva impedito ad alcuni autori di scrivere brani pregevoli, ma nessuno - nemmeno il Villa-Lobos del 1912, con la Suite Populaire - aveva scritto un brano profondo, possente. Lo fece Falla con l'Homenaje, e da allora abbiamo "due chitarre": una che seguita la linea precedente, che diverte e stupisce e fa moda, e un'altra che scava nel profondo. A Falla, si sono aggiunti altri compositori che hanno adoperato la chitarra "per pensare e far pensare", non soltanto per divertirsi e divertire. Nel lascito di Segovia, ci sono fino dagli anni Venti brani molto forti, come "Errimina" di padre Donostia (recentemente inciso da Alberto Mesirca in modo sublime), e poi sono arrivati lavori di grande sostanza musicale... Anche se appare poco dai programmi dei chitarristi, la chitarra, da Falla in poi, è diventata una cosa seria, molto seria... dralig
Angelo Gilardino Inviato 2 Dicembre 2006 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 2 Dicembre 2006 Su Martin non ci sono certezze, e comunque lascerei fuori il suo lavoro che si muove nella stessa direzione, pur con un estetica diversa, di quello di de Falla. Sicuramente le "Quatre Pièces Brèves" riprendono l'idea della chitarra inaugurata da Falla, anche se sviluppano un pensiero musicale diverso. Comunque, è evidente che la "Plainte" è ispirata al cante jondo, non diversamente dall'Homenaje. dralig
Angelo Gilardino Inviato 2 Dicembre 2006 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 2 Dicembre 2006 Su Martin non ci sono certezze, e comunque lascerei fuori il suo lavoro che si muove nella stessa direzione, pur con un estetica diversa, di quello di de Falla. Sulla questione Martin-Segovia sono state tratte, secondo me, conclusioni un po' affrettate. Martin scrisse i pezzi pensando a Segovia - su questo non ci sono dubbi. Glieli diede verso la fine del 1933. Segovia a quell'epoca abitava si a Ginevra, ma aveva un diavolo per capello, per via di problemi familiari (non intendo fare pettegolezzi, e rimando alle lettere che scrisse a Ponce in quel periodo) e dei suoi affari professionali, che non andavano precisamente a gonfie vele. Nel 1935, si sarebbe trasferito a Barcelona, cambiando moglie (affare un po' più complicato di un semplice trasloco). A Barcelona, del resto, ci rimase pochissimo, andò in Russia e, al ritorno in Spagna, nel 1936, per poco non fece la fine di Lorca e di Antonio José. Guardando il suo repertorio di quegli anni, ci rendiamo conto dell'enorme distanza che separava le sue scelte di musica contemporanea dai pezzi di Martin. Lui non disse mai che non gli piacevano e che non li avrebbe suonati. Stette zitto - e lo possiamo ben capire: aveva bisogno di pensarci su, e probabilmente lo stava anche facendo ma, ben prima che se la desse a gambe da Barcelona, perdendo il manoscritto, Martin aveva già perso la pazienza, si era rivolto ad Ansermet, aveva fatto una versione da camera dei pezzi, Ansermet li aveva diretti...Insomma, nemmeno Martin fu quel che si dice un santo. E quando Segovia gli chiese un'altra copia del manoscritto, Martin non gliela diede... Segovia non manifestò entusiasmo per il lavoro di Martin, ma questi non fu molto tollerante con Segovia. dralig
Angelo Gilardino Inviato 2 Dicembre 2006 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 2 Dicembre 2006 Comunque, l'Homenaje fu fondamentale, perché rivelò un aspetto della chitarra che prima non era mai stato toccato. M° e fu questa "scoperta" (chiamiamola così) di questo nuovo aspetto dello strumento che attrasse l'attenzione di compositori non chitarristi? E' quello che Vladimir Jankelevich, nel suo saggio su Debussy, chiama "il mistero". Su questo punto, non c'è nulla da svelare: diversamente dal segreto, che può essere sciolto, il mistero - spiega Jankelevich - è chiuso alla conoscenza razionale, e può essere oggetto solo di contemplazione e di allusione. Debussy bordeggia il mistero navigando in piena luce, Falla scrutando il buio della notte ("la notte senza paesaggio", diceva Lorca, riferendosi al cante jondo). A questo punto, bisogna capire bene che cosa aveva in mente Falla. Era affascinato dal cante jondo perché da questi promanava il mistero: il cante veniva dai primordi, dal buio dei millenni, dalle origini della stirpe migratoria che, partita dalle Indie, aveva percorso lentamente l'Asia, il vicino Oriente, le terre del Tigri e dell'Eufrate, il deserto egiziano, e poi era approdata in Europa - passando a Nord delle Alpi, fino a raggiungere, intorno al 1500, l'Andalucia, le colonne di Ercole appena violate da Colombo, e ad arrestare lì la propria migrazione: Cadice, la romana "ultima Gades". Questi erano i gitanos cantati da Lorca, il cui cante jondo affascinava Falla fino al brivido: il loro balbuceo microtonale lo stregava, nei suoi lamenti vocalizzati su intervalli di seconda (vedere Homenaje) egli percepiva qualcosa di infinitamente lontano, remoto, la storia non raccontata negli annales. A questo si rivolgeva nei suoi balletti, e naturalmente il tempo del mistero, per lui era la notte: "Noches en los jardines de Espana" - "El amor brujo" si svolge tutto di notte, e solo nel finale appare l'alba. La chitarra lo attraeva perché era portatrice di quel mistero. Non la chitarra classica di Sor e di Aguado - della quale non gl'importava nulla - ma la chitarra del cante jondo, che conosceva grazie al suo amico Angel Barrios. Nello studio preliminare che portò alla composizione dell'Homenaje, Falla si servì di un manuale scritto da un chitarrista di flamenco, anche se possedeva una copia del metodo di Aguado. Quando, nel 1922, fu organizzato a Granada il festival di cante jondo, Segovia suonò l'Homenaje ben cinque volte in pochi giorni. Giova ricordare che, in quella circostanza, Segovia non si negò a suonare, nella cerimonia di presentazione del festival, le falsetas di Paco Lucena (il più grande chitarrista di flamenco della fine dell'Ottocento e, secondo voci insistenti in Andalucia, il padre carnale di Segovia). Quindi, l'Homenaje è nato non dalla chitarra classica, ma dal cante jondo, e ha portato nel repertorio della chitarra classica la profondità del mistero, lo stesso che, con mezzi opposti, cercava Debussy. Fu quest'ultimo a esortare il giovane Falla, a Parigi, a coltivare il cante jondo, che egli conosceva per aver ascoltato i chitarristi andalusi nelle manifestazioni allegate al padiglione spagnolo nell'Esposizione universale (Paco Lucena tenne un intero concerto a Parigi nel 1895!). E fu per riconoscere questo debito che Falla pensò l'Homenaje come un tributo alla memoria di Debussy: i chitarristi "classici" non c'entravano per niente. Con l'"Homenaje" inizia nella storia della musica per chitarra la linea che potremmo definire "tenebrista": dal "Nocturnal" a "Lecons de Ténèbres" (mi si passi l'immodesta citazione) è questa la poetica che il suono della chitarra adduce alla storia della musica del Novecento. Che non se n'è accorta, perché i libri di storia della musica li scrivono i filosofi e i letterati che non sanno leggere la musica e si tramandano i loro concetti ascoltando i dischi... dralig
Alfredo Franco Inviato 2 Dicembre 2006 Group: Membri Topic Count: 84 Content Count: 1188 Reputation: 77 Joined: 03/12/2005 Status: Offline Device: Windows Inviato 2 Dicembre 2006 Hai scritto della parole bellissime. Un giorno, qualcuno si prenderà la briga di raccogliere tue riflessioni, cartacee e digitali.
Alfredo Franco Inviato 2 Dicembre 2006 Group: Membri Topic Count: 84 Content Count: 1188 Reputation: 77 Joined: 03/12/2005 Status: Offline Device: Windows Inviato 2 Dicembre 2006 La chitarra fino allora, a diversi livelli di pensiero musicale (Sor non era una fraschetta...) dralig Ho comprato un cd dove David Starobin interpreta la Fantasie Villageoise op. 52 di Sor. Io penso che questo compositore sia stato francamente bistrattato e che considerarlo un semplice emulo di Mozart, cosa che purtroppo si sente ripetere spesso, equivalga a rendere stupida e banale la sua opera. Questa Fantasia presenta degli aspetti decisamente molto moderni, non solo rispetto alla produzione media chitarristica dell'800 ma anche in relazione all'estetica dei grandi compositori del tempo. La struttura formale episodica, che si dipana attraverso un vero e proprio atto narrativo (e non descrittivo...), presenta degli aspetti sorprendenti: la campana che Sor evoca con l'uso degli armonici, l'omofonia della linea melodica simboleggiante un canto all'unisono di una comunità in preghiera, contrastano in maniera francamente inquietante con l'episodio di festa di paese che li precede e che ad un certo punto riappare in maniera impertinente per essere subitamente azzittito. Io credo che un compositore in grado di portare a termine con successo un'idea di questo tipo, debba essere tenuto nella giusta considerazione, storica ed estetica. Non sarà poi un caso che la Fantasia in questione sia una delle più misconosciute... Scusate l' OT ma non volevo farmi scappare questa riflessione.
Ospite Alessio Olivieri Inviato 2 Dicembre 2006 Inviato 2 Dicembre 2006 M° Gilardino, ogni volta è un piacere leggere i suoi interventi. Alessio
Angelo Gilardino Inviato 2 Dicembre 2006 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 2 Dicembre 2006 La chitarra fino allora, a diversi livelli di pensiero musicale (Sor non era una fraschetta...) dralig Ho comprato un cd dove David Starobin interpreta la Fantasie Villageoise op. 52 di Sor. Io penso che questo compositore sia stato francamente bistrattato e che considerarlo un semplice emulo di Mozart, cosa che purtroppo si sente ripetere spesso, equivalga a rendere stupida e banale la sua opera. Questa Fantasia presenta degli aspetti decisamente molto moderni, non solo rispetto alla produzione media chitarristica dell'800 ma anche in relazione all'estetica dei grandi compositori del tempo. La struttura formale episodica, che si dipana attraverso un vero e proprio atto narrativo (e non descrittivo...), presenta degli aspetti sorprendenti: la campana che Sor evoca con l'uso degli armonici, l'omofonia della linea melodica simboleggiante un canto all'unisono di una comunità in preghiera, contrastano in maniera francamente inquietante con l'episodio di festa di paese che li precede e che ad un certo punto riappare in maniera impertinente per essere subitamente azzittito. Io credo che un compositore in grado di portare a termine con successo un'idea di questo tipo, debba essere tenuto nella giusta considerazione, storica ed estetica. Non sarà poi un caso che la Fantasia in questione sia una delle più misconosciute... Scusate l' OT ma non volevo farmi scappare questa riflessione. Guarda Alfredo che Sor non è così misconosciuto: in Catalogna è una figura storica di un certo rilievo, al di là della sua stessa opera di musicista. Gli sono stati dedicati volumi con saggi scritti non solo da musicisti, ma anche da storici e studiosi di scienze politiche. Io li ho letti, e la mia simpatia per il personaggio, già scarsa, è ulteriormente diminuita, ma direi che, in quanto a studi, Sor sta piuttosto bene, anzi fin troppo, dal momento che, nel fervore di occuparsi di lui, gli hanno pure affibbiato la paternità di un orrendo concerto per violino che non può essere suo, da tanto che è scipito e informe. All'incirca, Sor è messo come Paganini in Italia... Anche la discografia chitarristica di Sor è abbastanza consistente - Starobin, al solito ha fatto un ottimo lavoro, e la Fantasia che tu menzioni, con i suoi armonici "stonati", è decisamente una perla. Direi che, almeno per il grande e bisbetico currutaco barcellonese, i posteri sono stati abbastanza obiettivi. Sicuramente, più di quanto lo fosse lui con i suoi contemporanei... dralig
Paolo_ Inviato 2 Dicembre 2006 Group: Membri Topic Count: 39 Content Count: 161 Reputation: 0 Joined: 07/03/2006 Status: Offline Inviato 2 Dicembre 2006 Ringrazio il M° Gilardino per le risposte a dir poco esaurienti.
Paolo_ Inviato 2 Dicembre 2006 Group: Membri Topic Count: 39 Content Count: 161 Reputation: 0 Joined: 07/03/2006 Status: Offline Inviato 2 Dicembre 2006 Con l'"Homenaje" inizia nella storia della musica per chitarra la linea che potremmo definire "tenebrista": dal "Nocturnal" a "Lecons de Ténèbres" (mi si passi l'immodesta citazione) è questa la poetica che il suono della chitarra adduce alla storia della musica del Novecento. Che non se n'è accorta, perché i libri di storia della musica li scrivono i filosofi e i letterati che non sanno leggere la musica e si tramandano i loro concetti ascoltando i dischi... dralig M°, valutando le scelte di repertorio di Segovia, secondo Lei il chitarrista andaluso (nell'arco di tutta la sua bel lunga carriera) andava alla ricerca di musiche appartenenti a quella che Lei definisce "linea tenebrista" ? Segovia suonava l'Homenaje ed i Castles of Spain (contro i quali non ho nulla, ci mancherebbe altro) del buon Moreno-Torroba..la domanda mi nasce spontanea.
Messaggi raccomandati
Crea un account o accedi per lasciare un commento
Devi essere un membro per lasciare un commento
Crea un account
Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!
Registra un nuovo accountAccedi
Sei già registrato? Accedi qui.
Accedi Ora