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A mio avviso invece quel tipo di musica è quella che ha allontanato la gente dalle sale da concerto...E io stesso, quando noto in cartellone queste musiche, non ci vado. Certo, un De Falla è bellissimo da ascoltare, appunto per quello che voi affermate, perchè sentire un artista che esprime le proprie emozioni e sensazioni, e queste sono percepibili da me che ascolto, questa è arte! Ma a mio avviso, tutta la scuola viennese è stato un inciampo, un errore, che la musica deve dimenticare..Non tutto quello che è successo è da dimenticare: capire che il sistema tonale non è l'unico sistema per scrivere musica, ma che si possono usare delle successioni di dissonanze che suonano benissimo, anche meglio della cadenza V-I, bè, questo è da ammettere, ma per il resto..

 

Io dico che la musica è tale quando esistono rapporti verticali e orizzontali tra le note ben definiti e RISCONTRABILI all'udito. Che siano i rapporti dell'epoca Barocca, o che siano i rapporti dell'Impressionismo, sono rapporti piacevoli da ascoltare. Sentendo la Serialità di Schonberg o di Stravinskij, non sento musica, sento dei rumori che mi fanno capire che chi ha scritto quel brano, non ha usato le note, ci ha giocato...

 

Che la storiografia ufficiale europea della musica del Novecento sia stata e sia tuttora filoviennese è un fatto. Che, per raddrizzarne la prospettiva, sia necessario sminuire la portata dell'opera dei maestri viennesi, negandone l'enorme valore formale ed espressivo, è un errore che nessun storico responsabile commetterà mai. Quanto all'assumere, nei confronti di Schoenberg, Berg, Webern e satelliti, posizioni come la Sua, dico con piena consapevolezza che siamo in presenza di atti di barbarie culturale che ricordano le requisizioni dell' "arte degenerata" da parte del terzo Reich.

 

Eleggere il proprio orecchio a giudice della musica che personalmente si ama o si detesta è un diritto civile e culturale. Farlo assurgere a giudice della storia della musica - quando evidentemente si tratta di un orecchio tuttora bisognoso di addestramento - potrebbe essere una sparata adolescenziale, ma la storia ci insegna che spesso da tali atteggiamenti sono discese conseguenze funeste.

 

Sarà meglio che incominci a leggere in partitura, e ad ascoltare con sommo rispetto, tanto per cominciare, il Concerto per violino di Berg: senz'ombra di dubbio, il più bello (bello, si, da ascoltare) del Novecento, degno di figurare accanto a quelli di Bach, Beethoven, Mendelssohn e Brahms. Se non riesce a comprenderlo a primo ascolto, gli dedichi una dozzina di altre audizioni: le ore che spenderà, saranno tra le meglio spese della sua vita di musicista. E poi, se ne è capace, incominci ad analizzare la partitura, e capirà che cosa sia la maestria di un compositore.

 

dralig

 

Vorrei citare il pensiero di Castelnuovo-Tedesco che tutti noi sappiamo essere molto critico rispetto alle avavnguardie a lui contemporanee:

 

1: "valeva la pena che Schoenberg inventasse il sistema dodecafonico... non

foss'altro perché Alban Berg potesse farne uso!"

 

2: CT: Sei mesi prima che Schoenberg morisse, Milhaud capitò qui a Hollywood e

c'incontrammo una sera in casa di amici comuni: poiché tornava allora dalla

Francia gli domandai per curiosità <

giovani musicisti francesi?>>. Milhaud si misi a ridere. <

gli chiesi. <> mi rispose <

vecchio Schoenberg e mi ha rivolto questa stessa tua domanda; e sai cos'è

successo? Io, credendo di farlo contento, ma anche perché è la pura verità,

gli ho risposto che in Francia vi sono diversi giovani musicisti i quali

scrivono secondo il sistema dodecafonico "and in the strictest possible

way", nel modo più stretto, o più "ortodosso" che dir si voglia>>. A questo

punto il vecchio Schoenberg (senza mostrare alcuna gioia) borbottò in

tedesco: <>. Poi, dopo un momento di silenzio,

domandò a Milhaud: <.

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Vorrei citare il pensiero di Castelnuovo-Tedesco che tutti noi sappiamo essere molto critico rispetto alle avavnguardie a lui contemporanee:

 

1: "valeva la pena che Schoenberg inventasse il sistema dodecafonico... non

foss'altro perché Alban Berg potesse farne uso!"

 

2: CT: Sei mesi prima che Schoenberg morisse, Milhaud capitò qui a Hollywood e

c'incontrammo una sera in casa di amici comuni: poiché tornava allora dalla

Francia gli domandai per curiosità <

giovani musicisti francesi?>>. Milhaud si misi a ridere. <

gli chiesi. <> mi rispose <

vecchio Schoenberg e mi ha rivolto questa stessa tua domanda; e sai cos'è

successo? Io, credendo di farlo contento, ma anche perché è la pura verità,

gli ho risposto che in Francia vi sono diversi giovani musicisti i quali

scrivono secondo il sistema dodecafonico "and in the strictest possible

way", nel modo più stretto, o più "ortodosso" che dir si voglia>>. A questo

punto il vecchio Schoenberg (senza mostrare alcuna gioia) borbottò in

tedesco: <>. Poi, dopo un momento di silenzio,

domandò a Milhaud: <.

 

Schoenberg voleva solo dire - e aveva perfettamente ragione - che l'adozione della tecnica dodecafonica non garantiva di per sé un buon risultato musicale - come del resto non lo garantiva la persistenza nell'uso della vecchia tonalità. Evitò quindi quello che in futuro sarebbe invece diventato un articolo di fede: il giudizio sui materiali.

 

Era un uomo molto intelligente.

 

dralig


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Vorrei citare il pensiero di Castelnuovo-Tedesco che tutti noi sappiamo essere molto critico rispetto alle avavnguardie a lui contemporanee:

 

1: "valeva la pena che Schoenberg inventasse il sistema dodecafonico... non

foss'altro perché Alban Berg potesse farne uso!"

 

2: CT: Sei mesi prima che Schoenberg morisse, Milhaud capitò qui a Hollywood e

c'incontrammo una sera in casa di amici comuni: poiché tornava allora dalla

Francia gli domandai per curiosità <

giovani musicisti francesi?>>. Milhaud si misi a ridere. <

gli chiesi. <> mi rispose <

vecchio Schoenberg e mi ha rivolto questa stessa tua domanda; e sai cos'è

successo? Io, credendo di farlo contento, ma anche perché è la pura verità,

gli ho risposto che in Francia vi sono diversi giovani musicisti i quali

scrivono secondo il sistema dodecafonico "and in the strictest possible

way", nel modo più stretto, o più "ortodosso" che dir si voglia>>. A questo

punto il vecchio Schoenberg (senza mostrare alcuna gioia) borbottò in

tedesco: <>. Poi, dopo un momento di silenzio,

domandò a Milhaud: <.

 

Schoenberg voleva solo dire - e aveva perfettamente ragione - che l'adozione della tecnica dodecafonica non garantiva di per sé un buon risultato musicale - come del resto non lo garantiva la persistenza nell'uso della vecchia tonalità. Evitò quindi quello che in futuro sarebbe invece diventato un articolo di fede: il giudizio sui materiali.

 

Era un uomo molto intelligente.

 

dralig

 

si, e devo dire di essere della stessa idea, e questo dimostra anche che in fondo, e forse, mi azzerderi di dire che Schoenberg, dovendo scegliere, avrebbe apprezzato di più lo scetticismo di Castelnuovo-Tedesco che la cieca adolatria di alcuni suoi seguaci privi di talento.


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si, e devo dire di essere della stessa idea, e questo dimostra anche che in fondo, e forse, mi azzerderi di dire che Schoenberg, dovendo scegliere, avrebbe apprezzato di più lo scetticismo di Castelnuovo-Tedesco che la cieca adolatria di alcuni suoi seguaci privi di talento.

 

da qui

http://www.cristianoporqueddu.it/forumchitarraclassica/viewtopic.php?t=972&start=48

alla fine del 3d trovi un interessante scambio di opinioni, tra cui la mia...rinnovo in ogni caso il mio invito a non generalizzare (una frase come:cieca adolatria di alcuni suoi seguaci privi di talento, che cosa vuole dire? qual'è il punto musicale/estetico che si vuole criticare? lgli unici ad aver dato a una risposta sensata mi pare solamente siano stati Attademo e Gilardino) ma cominciare a prendere la sana abitudine di parlare delle opere citando i relativi autori (p.es la sonata di Boulez vale quanto Le marteau?)

ciao

 

intendevo dire che c'è stato un periodo in cui dietro la apparente facilità della composizione dodecafonica o seriale in generale si nascondevano compositori privi di talento che non avrebbero saputo comporre in altra maniera, questo per dirla alla De La Motte, puoi trovare questo pensiero nel suo libro sul contrappunto, nel capitolo riguardante la scrittura moderna.

 

Un conto è scegliere la dodecafonia come mezzo espressivo, vedi Dallapiccola e Berg che per me sono gli esempi migliori e anche i compositori che più ammiro, un conto è "rifugiarsi" nella dodecafonia.

Questo è quanto.

 

P.S. per cieca idolatria intendo quel fanatismo che ha caratterizzato il modo di comporre di molti seguaci di schoenberg che per molto tempo hanno applicato le regole in maniera molto più radicale di chi le aveva create per esigenza, tra l'altro esigenza del tutto personale.

 

P.P.S. Anche io trovo più sensati gli interventi del Maestro Gilardino, li trovo più completi per particolari, competenza e eseprienza dei miei e di conseguenza di molti altri, ma il mio desiderio di esprimermi mi costringe e mi autorizza a scrivere ugualmente con il rischio che ne consegue, se la cosa ti disturba non ti curar di me ma guarda avanti... il resto lo consci.

 

Spero comprenderai che la mia critica no è rivolta a Schoenberg, che io adoro tra la'ltro né ai suoi seguaci più interessanti, ma a chi ha fatto dell'avanguardia una necessità, anteponendo la ricerca di novità, di innovazione alla reale esigenza creativa e espressiva.


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Ma, io credo che la chitarra veicoli una memoria storica che le appartiene.

 

Che questa memoria sia, per quanto riguarda il novecento, maggiormente figlia dell'Impressionismo piuttosto che dell'Espresssionismo, è un dato di fatto che probabilmente dice qualcosa sulla natura dello strumento.

 

L'homenaje di de Falla, allora, è un traguardo ma anche il cominciamento di un cammino.

 

L'apporto più significativo nell'ambito dodecafonico, per quanto mi riguarda, è quello di Santorsola, ma si tratta di una dodecafonia decisamente più materica e sanguigna di quella tedesca.


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Ma, io credo che la chitarra veicoli una memoria storica che le appartiene.

 

Che questa memoria sia, per quanto riguarda il novecento, maggiormente figlia dell'Impressionismo piuttosto che dell'Espresssionismo, è un dato di fatto che probabilmente dice qualcosa sulla natura dello strumento..

 

La natura dello strumento viene svelandosi nella storia del suo repertorio, un passo alla volta - a volte con un balzo, come nel caso dell'Homenaje. Indubbiamente la musica francese del primo Novecento - quella che eredita dalla pittura in ritardo e con notevole approssimazione l'etichetta, del tutto convenzionale, dell'impressionismo - ha trovato nella chitarra uno strumento molto adatto, ma non dobbiamo dimenticare che anche a Vienna tirava un vento molto favorevole alla chitarra. Il fatto è che i francesi, e gli spagnoli al loro seguito, interpretarono la voce della chitarra in senso coloristico, e quindi trovarono naturale scrivere per chitarra sola, mentre Weben e Schoenberg interpretarono la chitarra si timbricamente, ma all'interno di una gamma cromatica più vasta, che presupponeva la mescolanza con altri strumenti. Del resto, in questo senso c'era già stato il suggerimento di Mahler...Anche se non insistettero nella loro ricerca "chitarristica", i due compositori viennesi diedero un esempio magistrale di un modo di intendere il suono della chitarra. La cosa finì con i Lieder e con la Serenata: diciamo che lì non c'era Segovia a spingere (nonostante il fatto che, nella sua prima lettera a Ponce, elencasse Schoenberg tra i compositori che aveva interpellato).

 

 

 

L'homenaje di de Falla, allora, è un traguardo ma anche il cominciamento di un cammino. .

 

Io lì vedo la svolta, la sterzata decisa, come se il compositore avesse detto della musica per chitarra scritta prima di lui: adesso basta con queste chiacchiere, d'ora in poi si fa sul serio. E non si può dire che, al di là dell'Homenaje, il suo esempio sia caduto nel vuoto.

 

L'apporto più significativo nell'ambito dodecafonico, per quanto mi riguarda, è quello di Santorsola, ma si tratta di una dodecafonia decisamente più materica e sanguigna di quella tedesca.

 

C'è molta dottrina, in Santorsola, ma anche - diciamolo francamente - molta retorica e molta accademia. Comunque aveva capito bene che la distinzione tra serialità e tonalità era unpaio di occhiali finti.

 

dralig


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Comunque aveva capito bene che la distinzione tra serialità e tonalità era unpaio di occhiali finti.

dralig

...e, come conseguenza, che l'uso della serialità non significava certo l'allontanarsi dall'attrarre il pubblico medio con composizioni di difficile impatto immediato di ascolto.

 

LM


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Comunque aveva capito bene che la distinzione tra serialità e tonalità era unpaio di occhiali finti.

dralig

...e, come conseguenza, che l'uso della serialità non significava certo l'allontanarsi dall'attrarre il pubblico medio con composizioni di difficile impatto immediato di ascolto.

 

LM

 

Il suo problema, io credo, era la formuletta: una volta escogitato un procedimento compositivo, l'impiegarlo come ricetta di cucina, come stampo, permette di dar fuori molta musica...

 

dralig


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chiedo scusa se ribatto, cosciente della mia ignoranza rispetto a grandi maestri del vostro calibro, per cui mi metto in un atteggiamento consono alla mia posizione attuale, cioè quella di studente. Io non sono in grado di leggere una partitura di quel linguaggio analiticamente, lo vorrei, ma non ne sono in grado, perchè non riesco a fare un'analisi armonica su un brano del genere, finanche formale...L'altro giorno ascoltavo L'Histoire du Soldat di Stravinskij, nessuno mette in dubbio la sua maestria compositiva, che uscirà fuori nel suo periodo classico, bellissimo perchè intriso del suo carattere compositivo, ma in quel momento, io non riesco a capire quale sia la bellezza in un'opera "senza capo nè coda"; se v'è, all'udito intendo, spiegatemela voi, perchè io non sono in grado di vederla...

Tutti si lamentano che la musica del novecento è considerata esclusivamente terreno degli addetti ai lavori...io studio per diventare musicista e, giustamente, Lei Maestro Gilardino, mi ha rimandato alla partitura per guardare la maestria compositiva di qualsivoglia compositore, ma ad un auditore di concerti, potrebbe rispondergli in ugual modo?

 

Cordialmente, Francesco


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chiedo scusa se ribatto, cosciente della mia ignoranza rispetto a grandi maestri del vostro calibro, per cui mi metto in un atteggiamento consono alla mia posizione attuale, cioè quella di studente. Io non sono in grado di leggere una partitura di quel linguaggio analiticamente, lo vorrei, ma non ne sono in grado, perchè non riesco a fare un'analisi armonica su un brano del genere, finanche formale...L'altro giorno ascoltavo L'Histoire du Soldat di Stravinskij, nessuno mette in dubbio la sua maestria compositiva, che uscirà fuori nel suo periodo classico, bellissimo perchè intriso del suo carattere compositivo, ma in quel momento, io non riesco a capire quale sia la bellezza in un'opera "senza capo nè coda"; se v'è, all'udito intendo, spiegatemela voi, perchè io non sono in grado di vederla...

Tutti si lamentano che la musica del novecento è considerata esclusivamente terreno degli addetti ai lavori...io studio per diventare musicista e, giustamente, Lei Maestro Gilardino, mi ha rimandato alla partitura per guardare la maestria compositiva di qualsivoglia compositore, ma ad un auditore di concerti, potrebbe rispondergli in ugual modo?

 

Cordialmente, Francesco

 

Certo che potrei, e lo faccio. Così come si addestrano la mente musicale e la tecnica del compositore e dello strumentista - i quali seguitano per tutta la vita ad affinare le loro capacità -, allo stesso modo si addestrano, si affinano e si evolvono le capacità percettive dell'ascoltatore. Chi è quello che Lei chiama "un auditore di concerti"? Un consumatore passivo, che mette il suo orecchio e la sua mente, pigri e storditi dalla musica di consumo, al centro dell'evento musicale, con la pretesa che ad essi si adeguino compositori e interpreti, servendo solo melodie e accordi? O non dev'essere piuttosto una parte attiva nella formazione dell'evento musicale, il destinatario partecipe di un messaggio elaborato dal compositore e mediato dall'interprete in un'azione che, per essere creativa, non può essere semplicistica?

 

Che Lei trovi l'"Histoire du soldat" senza capo né coda è solo un problema Suo, carissimo giovane, e veda di risolverlo, tanto meglio quanto prima: addestri il Suo orecchio musicale e la Sua mente di musicista, impari a leggere le partiture, si svegli. A uno studente di lettere che, all'università, dichiarasse pubblicamente che capisce "Romagna" del Pascoli, ma che "Dora Markus" di Montale gli sembra una poesia senza capo né coda, il professore consiglierebbe caldamente di cambiare facoltà e di iscriversi a veterinaria. Io non mi permetto di darLe questo suggerimento, perché Lei non è un mio allievo, ma La esorto caldamente a riflettere sulla realtà: Stravinskij, Schoenberg, Berg, Bartok, etc., non sono compositori contemporanei di problematica comprensione, sono dei classici, appartengono alla storia della musica ormai acquisita non diversamente da Bach, Mozart, Beethoven, Brahms e Debussy. Bloccarsi davanti alle loro opere e rifiutarle è lecito per un membro del club del disco, non per un musicista. Rifletta, non su l'Histoire, ma su Lei stesso e sulle Sue scelte: non è in gioco la musica di Stravinskij - ormai patrimonio della storia della musica -, è in gioco il senso della Sua vita.

 

dralig

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