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Chiedo scusa, ho dovuto dare degli esami in Conservatorio e non ho potuto rispondere subito, e stamane avevo iniziato a scrivere il post ma poi un amico mi ha chiamato chiedendomi di aggiustargli il PC. Mi sento un pò in imbarazzo ad essere al centro di tanta attenzione. Ringrazio il Maestro Gilardino per le attestazioni di stima, che spero di meritare: ne sono molto onorato. Per rispondere ad Antonio: io sono cosciente di quello che sto dicendo non sarà facile, so che il lavoro qui scarseggia, e come se scarseggia (un mio collega è tornato a studiare a 28 anni perchè ha perso il lavoro a causa della chiusura della fabbrica dove lavorava), ma io non credo che scappando da una situazione essa si risolva, la realtà che hai difronte pretende una scelta, ogni momento: io sono uscito con la votazione di 65/100 dalle scuole superiori non per mia mancanza (o quantomeno non unicamente, dato che la mia attenzione era alla musica, nulla togliendo al fatto che ho sempre studiato, non come potevo ma ho studiato), ma perchè ero l'unico che, a detta dei miei docenti "rompevo", dato che ero l'unico che esprimeva, quando lo ritenevo opportuno, un giudizio sulle problematiche che la storia, la letteratura, la filosofia e la scienza pongono (fortunatamente il professore di filosofia era una persona intelligente ed era contento delle domande che ponevo, e mi ha sempre difeso in consiglio). Ecco, la realtà ti pone ogni momento una scelta: la scelta di aderirvi e rischiarci, oppure scappare, quest'ultima molto facile; ma per tornare all'argomento principale: chi è affezionato alla sua terra vuole che essa cresca, diventi ricca sia economicamente che culturalmente. I nostri nonni sono emigrati, io stesso ho uno zio in argentina, uno in Belgio e uno in Olanda, ma tutti appena possono vengono in italia: mio zio viene dal Belgio appena può con la macchina(!), perchè la moglie ha paura dell'aereo. Ho detto questo per dire che uno, se costretto, è ovvio che emigrerà, non necessariamente all'estero ma emigrerà, ma l'affezione alla propria terra è una prerogativa umana. Ecco, credo che il resto l'ho detto nei miei post precedenti.

 

Un caro saluto a tutti.

Francesco

Quali sono le problematiche delle materie da te citate?

 

Anche io remo come un dannato a scuola, e abbiamo fatto a greco in due mesi dai temi in dittongo all'aoristo secondo.

Trecento pagine di eccezioni.

Non studio dal primo novembre.

Idem di latino, dai passivi alla perifrastica passiva in un mese e mezzo.

Non ho mai studiato.

 

Non oso dire nulla: non posso permettermelo.

 

Intendevo problematiche umane, di significato, cioè le domande esistenziali che quello che studi inevitabilmente, se ci fai i conti seriamente, pone; non parlavo della difficoltà della materia. Bè, quella che hai fatto è comunque una scelta: la vita ogni istante pone la scelta, come mi ha detto una persona che ammiro e stimo: "tutto è molto libero e molto serio".

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Per rispondere ad Antonio: io sono cosciente di quello che sto dicendo non sarà facile, so che il lavoro qui scarseggia, e come se scarseggia (un mio collega è tornato a studiare a 28 anni perchè ha perso il lavoro a causa della chiusura della fabbrica dove lavorava), ma io non credo che scappando da una situazione essa si risolva

 

Fuggire dalla situazione non vuol dire automaticamente decidere di non fare niente affinchè migliori. Si può saggiamente ed intelligentemente scegliere di dare il proprio contributo anche dall'esterno. Purtroppo, questo è un tipo di situazione che, senza i dovuti mezzi di prevenzione, non si può risolvere dall'interno se non sapendo di farsi del male da soli.

Vedi, è come vivere in una sfera, colma di veleno, e tu ci sei rinchiuso all'interno, nuotando nel veleno. Senza i dovuti mezzi di prevenzione che ti rendano immune al veleno, non puoi risolverla dall'interno. Prima o poi muori, se qualcuno dall'interno o dall'esterno non fa qualcosa.

Ed un gran problema è anche che, volendo risolvere il problema partendo da questo preciso istante, occorrerebbero almeno 60 anni. Cominciando adesso. In questi 60 anni, io, pur ipotizzando di riuscire a far qualcosa, a dare una mano, dovrei comunque continuare a nuotare nel veleno, che non è purtroppo possibile rimuovere tutto all'istante, ma UNA sola singola sostanza alla volta delle migliaia se non milioni di sostanze che lo compongono. Quindi, probabilmente e paradossalmente, non riuscirei neanche ad arrivarci alla fine di quei 60 anni. Ma ciò che è ancora più ridicolo è che chi il veleno lo ha creato in questi decenni, continua a farlo pur sapendo che loro stessi ci stanno nuotando all'interno, è pazzesco.

E c'è, chi come me, vi è incastrato all'interno, impossibilitato ad uscirne per mancanza di mezzi.

E' questa la realtà, dalla quale, a mio avviso, tutti dovrebbero fuggire, non per fifoneria o menefreghismo, ma semplicemente per una questione di intelligenza, per far in modo che coloro ai quali tanto piace produrre questo veleno rimangano loro da soli nella sfera, e non avere più nessuno dai quali trarre profitto per produrre veleno e quindi finalmente capire che devono smettere.

Purtroppo il voler risolvere (molti, in verità, parlano di problema irrisolvibile del tutto, oramai, ma risolvibile solo parzialmente...) questo problema dall'interno della sfera, senza i dovuti mezzi tecnologici di prevenzione, provocherà ancora la morte di persone innocenti, animali, piante, tutto.

Come avrai capito, per me, rimanere qui pur cercando di far qualcosa significherebbe ugualmente scegliere di andare incontro alla morte prematura con notevole grado di probabilità.

 

Comunque, il mio intervento rivolto al M° Gilardino è scaturito solo dalla mia errata ipotesi secondo la quale il Maestro si sarebbe rivolto a te così come si sarebbe rivolto a chiunque altri, a prescindere dalla situazione in cui si trovasse. Ma il Maestro ha chiarito perfettamente.

 

Guarda, il tuo discorso non credo sia giusto: è da decenni che gli aiuti dall'esterno arrivano, ma cosa producono? Una realtà va modificata dal di dentro. Non ho mai visto persone emigrate "dare una mano" al loro piccolo paesino natio di provincia; ognuno sceglie quello che ritiene più consono, non credo di aver accusato nessuno di negligenza verso la propria terra, è un atteggiamento che non comprendo, ma che non posso accusare. Io credo che come dice il M° Diodovich, la maturità aiuti a guardare le cose in modo diverso, nel bene e nel male.


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Non credo hai capito a cosa mi riferivo.

Più semplicemente penso che se una persona ama la propria terra, il sud, ma viene a vivere al nord per necessità, dovrebbe solamente continuare ad amare la prima e ringraziare la seconda.

 

Scusate se mi intrometto: ringraziare per che cosa?


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Inviato

Ringraziare per un ambiente sociale già esistente creato da altre persone, disponibile ad accogliere le doti di una persona permettendogli di lavorare, quindi di vivere e per alcuni addirittura di realizzarsi. Ovviamente anche la città offre il proprio ringraziamento. Credo che ringraziare sia, oltre che buona educazione, uno tra i gesti più belli che una persona può compiere.


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Ringraziare per un ambiente sociale già esistente creato da altre persone, disponibile ad accogliere le doti di una persona permettendogli di lavorare, quindi di vivere e per alcuni addirittura di realizzarsi. Ovviamente anche la città offre il proprio ringraziamento.

 

Adesso è più chiaro.

 

Ma per quello che mi riguarda è la città, per prima, a dover ringraziare la persona che sacrifica un pezzo della sua vita, di cultura e affetti abbandonando tutto quello che gli è più caro per poter fare qualcosa che dovrebbe poter fare, costituzionalmente, nel posto in cui è nato. Tutto qui.

Non dimentichiamoci che in economia chi offre il lavoro non è il datore di lavoro ma il lavoratore.

 

Mi autocensuro e chiudo l'OT.

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