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rispetto a quanto scrive Rossano Evangelisti:

il mio parere su questa cosa l'ho già dato.

Per quel conta, si sa che sono abbastanza perplesso anche sulla riforma in toto, almeno per come si sta applicando in Italia e nei paesi europei che ho visitato recentemente. Credo che gli effetti negativi, anche se improvvisamente tutti li notassero e si cambiasse strada a breve - cosa che non succederà - richiederebbero molto tempo per essere sanati.

 

Detto questo, non direi che la riforma in sé sia lesiva del diritto allo studio: anche nella università non si possono dare esami da privatisti ed i veri guai, anche della università italiana, sono ben altri.

 

In più, e proprio per la prevedibile morìa di iscrizioni che la riforma comporta e comporterà, è difficile prevedere che i conservatori si attivino per permettere anche ai privatisti di sostenere esami, rinunciando così proprio a parte di quelle iscrizioni che permettono agli stessi conservatori di esistere. Quando io auspico che anche i privatisti possano, almeno ancora per un po', dare esami,so bene di dire qualcosa di contrario all'interesse immediato della mia categoria. Non prevedo quindi che i miei colleghi si uniscano a questo auspicio.

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il conservatorio di Vibo Valentia ha "ritirato" la possibilità di far fare esami ai privatisti e pubblicato una rettifica a seguito di una nota del ministero...

 

ottimo... il nostro è un grande paese...

Ospite Bernardo Gui
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Così recita il comunicato del Conservatorio di Vibo-Valentia:

 

Facendo seguito alla nota prot. n. 2271 del 03.04.2012 a firma del Direttore Generale AFAM, Dott. Giorgio Bruno Civello

 

Sarebbe interessante poterla leggere, questa nota. Spulciando online non sono riuscito a trovarla. Qualcuno è in grado di renderla pubblica?


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rispetto a quanto scrive Rossano Evangelisti:

il mio parere su questa cosa l'ho già dato.

Per quel conta, si sa che sono abbastanza perplesso anche sulla riforma in toto, almeno per come si sta applicando in Italia e nei paesi europei che ho visitato recentemente. Credo che gli effetti negativi, anche se improvvisamente tutti li notassero e si cambiasse strada a breve - cosa che non succederà - richiederebbero molto tempo per essere sanati.

 

Essendo stato iscritto al vecchio ordinamento dei conservatori italiani prima, e al nuovo ordinamento (per loro unico) universitario di uno dei tre conservatori superiori francofoni del Belgio, mi sento di esprimere umilmente un mio giudizio sulle differenze tra queste due realtà.

 

La prima e più grande differenza è che, per esempio in Belgio, chi sceglie un percorso di tipo accademico lo sceglie sapendo di impegnarsi a tempo pieno, per almeno tre anni, come musicista. Ho visto ragazzi entrare al triennio con programmi equiparabili al nostro V anno del vecchio ordinamento, suonati per altro non benissimo, terminare lo stesso primo anno con risultati eccellenti, suonando, molto bene, programmi di tutto rispetto.

Di contro, in una classe di 10 persone (iscritti sia al triennio che al biennio), abbiamo terminato l'anno in 5.

Dei ritirati: alcuni hanno smesso dopo essersi resi conto della mole di lavoro che erano chiamati a sostenere, mentre altri sono stati invece invitati a rimandare gli esami all'anno successivo, delegando la loro formazione agli assistenti, e lasciando quindi libero il professore di lavorare solo con i restanti.

 

Questo sistema di cose mi sembra possibile, e attuabile, in un'organizzazione dei conservatori molto diversa da quella italiana.

Sia in Belgio, che in Francia, i conservatori superiori di musica sono pochi (in tutta la francia sono solo due: Parigi e Lione), di contro c'è un vastissimo numero di conservatori (in Belgio chiamati “accademie”) dislocati sul territorio in cui potersi preparare fino ad un determinato livello. Molti di questi ultimi, tra l'altro, rilasciano diplomi che permettono di diventare insegnanti.

 

La situazione italiana la conosciamo tutti: ci sono moltissimi conservatori, tutti sono abilitati a formare fino al massimo titolo di studi ottenibile in Italia.

Nella classi, spesso, l'interesse medio degli iscritti per il repertorio del proprio strumento, l'impegno nello studio e la vivacità intellettuale sono aspetti fortemente penalizzati da una politica che, pur di non perdere allievi, cerca di tenere dentro tutti, assegnando inoltre punteggi altissimi agli esami. Da questo ne deriva un atteggiamento ancor più agghiacciante: si confonde il diritto allo studio, con il diritto al successo accademico.

Il diritto allo studio, invece, resta un diritto vero quando all'interno dell'agenzia che lo presta vigono regole meritocratiche. Mi spiego: dare a tutti il diritto di poter studiare in un ambiente mediocre, che rilascia facilmente titoli di studio è un servizio peggiore che dare a tutti la possibilità di studiare, ma in un ambiente altamente selettivo. Almeno così pare a me.

 

Io penso che i conservatori, in Italia, dovranno per forza di cose trovare a breve il modo di andare avanti rendendo conto unicamente della qualità che producono, senza doversi preoccupare del numero degli iscritti e lasciando questo aspetto quantitativo ad altre istituzioni.

Mi rendo conto che questo è un discorso scomodo, specie nel caso in cui la perdita di allievi dovesse comportare la chiusura di alcune classi, ma se è vero che ancora, almeno un po', interessa la qualità del servizio che si tenta di offrire, non vedo come poter auspicare una situazione diversa.

 

Con questo non voglio elogiare il nuovo ordinamento per partito preso. E anzi mi perplime, per esempio, il numero di discipline e la quantità di ore settimanali che un allievo è costretto a frequentare obbligatoriamente. Perché non so agli altri, ma a me capita, per suonare decentemente, di dover studiare un bel po'.

 

Quanto agli aspetti negativi di questa riforma, che il Maestro Bonaguri giustamente chiama in causa (e non so se li ho elencati qui sopra: di sicuro ne esisteranno degli altri, che io non considero) mi chiedo, senza retorica, se riuscirebbero a peggiorare una situazione che, indipendentemente dal tipo di riforma, è ai minimi storici per quello che concerne l'aspetto qualitativo della formazione che rilascia.

Sono fiducioso però che, impegnandosi a dovere, presto si potrà correre ai ripari di una situazione ancora peggiore di questa, rimpiangendo i conservatori di oggi. Seppure, l'esercizio di fantasia richiesto per immaginare un futuro così, non è cosa da poco.

 

giacomo


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Incuriosito dalla citazione riportata da Bernardo Gui sono andato al sito del conservatorio di Brescia dove al momento è scritto così:

 

"I Candidati Privatisti potranno sostenere gli esami, secondo il NUOVO ORDINAMENTO (Corso Pre-Accademico), ovvero gli Esami di Fine Livello e di Fine Corso, nelle Sessioni Estiva e Autunnale, presentando la domanda di iscrizione in Segreteria, con la compilazione del modulo e l'effettuazione del versamento richiesto...".

Cioè è stato scritto, dopo NUOVO ORDINAMENTO e tra parentesi, Corso Pre-Accademico.

 

In questo modo mi torna. Gli esami che si possono sostenere come privatisti sono solo quelli del pre-accademico, non quelli delle materie di biennio e triennio.

Questo perché uno dei paradossi creati dalla riforma in Italia è che rimane ancora molto nel vago cosa succeda prima di triennio e biennio.

 

In questa situazione si sono creati questi corsi pre-accademici, che in realtà non rilasciano più "titoli" ma semplici "attestazioni" valide a nulla (a differenza, ad esempio, delle vecchie licenze di solfeggio, storia, armonia, o di corso inferiore e medio che comunque erano titoli di studio veri e propri). Le attestazioni del preaccademico (che di per sé non si dovrebbe nemmeno fare in conservatorio, quando la riforma andasse totalmente a regime - ma non succederà- con la creazione di una estesa rete di licei musicali) non servono nemmeno a garantire l'accesso al triennio - nemmeno agli allievi interni del conservatorio, che dovranno sostenere un esame di ammissione al triennio, e poi al biennio, come tutti gli altri.

 

Alcuni conservatori a questo punto concedono ai privatisti di sostenere esami per ottenere queste certificazioni, come dicevo valide a nulla o quasi - se non, immagino, a dare maggiori informazioni sullo studente al momento dell'esame di ammisssione al triennio.

 

Per quanto riguarda triennio e biennio (ancora sperimentale, tra l'altro!) l'unica strada è entrare in conservatorio come allievo interno.

 

Un'altra chicca: a Bologna al preaccademico gli anni di "teoria e solfeggio" (che non si chiama più così) sono diventati cinque al posto dei vecchi tre anni. Naturalmente, se si arriva al triennio, poi bisogna fare ulteriore corso di ear training...insomma, si suona meno ma si solfeggia moltissimo...

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