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sono d'accordo con te marcello.

conoscere a fondo per suonare meglio!

ma in conservatorio non c'è proprio nulla su questo per un ragazzo che si diploma.

Il lavoro deve farlo da solo o con master a parte.

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Inviato
sono d'accordo con te marcello.

conoscere a fondo per suonare meglio!

ma in conservatorio non c'è proprio nulla su questo per un ragazzo che si diploma.

Il lavoro deve farlo da solo o con master a parte.

 

é quello che temo Rob abbiamo fatto un pò tutti... anni e anni di viaggi e sacrifici in nome della musica...

per questo a volte "siamo" arrabbiati con chi la usa in modo... superficiale..

senza rispetto, solo a scopi... :shock:

 

ma noi siamo delle teste dure no..? :D

 

viva la musica...oppss. la chitarra

 

marcello


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pena la farcitura di quei manierismi che si diceva in un altro post che ora non ricordo e..che qualcuno magari pensa sia la "trovata geniale" e personale del dato artista di turno e magari è solo mancanza di comprensione di un semplice ritmo...(succede anche se sembra strano...)

 

Non so se il post a cui fa riferimento sia quello inviato da me a proposito di ciò che ho definito (con formula dubitativa) "vezzi esecutivi", comunque la questione è per me di grande interesse.

Fino a che punto è lecito (esteticamente) da parte di un esecutore forzare il testo scritto (ho fatto riferimento agli aspetti agogici ma considerazioni analoghe possono essere fatte su tutti i parametri musicali: timbro, dinamica, ecc...) in nome della libertà interpretativa?

 

Forse non esiste una risposta, ma tra "violentatori" e filologi fondamentalisti dovrà pur esserci una terza via...

 

am

 

Si Andrea mi riferivo a quello,

ma il "discorso" è decisamente complesso,

un esempio per tutti..

quando Gould suona Bach i puristi storcono il naso...( o meglio le orecchie)

ma possiamo dire che.. è brutto? :shock:

 

ecco io per manierismi intendo quelle scelte non proprio consone allo stile, al fraseggioo, ai tempi, dinamica e... carattere del brano, spesso "debolezze" che tentano di nascondere magari scelte più felici...interpretative..

bada uno può commetterle anche senza volerlo in qualche misura.. ti faccio un esempio, magari uno potrebbe non essere all'altezza di eseguire un dato brano e optare per delle "scappatoie"

e queste indirettamente potrebbero diventare in qualche modo dei manierismi...

ecco è difficile,

 

l'importante è compiere un "viaggio" il più completo possibile intorno all'autore, alla sua poetica, il suo mondo, il suo "suono"..tutte quelle cose che possono servire a entrare nel magico mondo dell'interpretazione

e avendo possibilmente l'umiltà di.. "firmarsi"

ad esempio:

BACH-Segovia

e non SEGOVIA-Bach

(è solo un esempio)

...

del resto una interpretazione che magari io adoro.. un altro dice che è orrenda non trovi?..

è giusto che sia così...

 

marcello


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Per Giulio,

forse interpretazione e filologis è un pò troppo "elevato"...

nel senso che io mi riferivo più a quelle "uscite di strada" da quella che dovrebbe essere una serena e pulita interpretazione partendo da dati "sicuri", quali le strutture musicali evidenti, mentre se tocchiamo la pura filologia forse iniziamo a... chiederci se le corde su cui suoniamo... sono

"giuste".. e non ci si "muove" più.. credo, se ho ben capito che Andrea come me si chiedeva quanto di "personale" sia possibile in una interpretazione...

 

e io penso se si supera il pensiero-base dell'autore ...prchè no..?

 

vedi Michelangeli-Debussy...

 

marcello

 

aspetto Andrea per confermare il suo pensiero...


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Inviato
pena la farcitura di quei manierismi che si diceva in un altro post che ora non ricordo e..che qualcuno magari pensa sia la "trovata geniale" e personale del dato artista di turno e magari è solo mancanza di comprensione di un semplice ritmo...(succede anche se sembra strano...)

 

Non so se il post a cui fa riferimento sia quello inviato da me a proposito di ciò che ho definito (con formula dubitativa) "vezzi esecutivi", comunque la questione è per me di grande interesse.

Fino a che punto è lecito (esteticamente) da parte di un esecutore forzare il testo scritto (ho fatto riferimento agli aspetti agogici ma considerazioni analoghe possono essere fatte su tutti i parametri musicali: timbro, dinamica, ecc...) in nome della libertà interpretativa?

 

Forse non esiste una risposta, ma tra "violentatori" e filologi fondamentalisti dovrà pur esserci una terza via...

 

am

 

Sono d'accordo che una risposta univoca, universale, data una volta per tutte non possa esistere.

Spero che, in realtà, esista più di una "terza" via, ma esistano tante vie quanti interpreti (nel suo senso profondo): cosa in cui credo fermamente è che l'unica strada che non porta a Roma sia quello di mezzo e che "il giusto mezzo" la cui ricerca Andrea propone, a mio gudizio, sia più il "giusto mezzo" aristotelico che un punto di equidistanza tra i due atteggiamenti.

Credo che da un punto di vista estetico qualunque scelta sia giustificabile, anche se non equivalente: ce ne saranno delle migliori e delle peggiori, più soddisfacenti o meno, ecc...

Un punto che mi preme sottolineare è che credo che mettere degli sbarramenti, schiacciare il testo sull'interpretazione, fissarlo a discapito di un'interpretazione "responsabile", sia qualcosa da evitare: è una tendenza sicuramente molto diffusa e che sta prendendo piede sempre più, ma ho buoni motivi per credere che sia la strada senza ritorno per la morte dell'interpretazione musicale.

La scoperta di nuove e inaspettate versioni di un'opera del passato (o del presente), con l'impiego di soluzioni fino a quel momento inconcepibili (per ragioni tecniche, di percezione armonica, di capacità timbrica, ecc...) credo che non sia qualcosa da guardare con sospetto, ma qualcosa da applaudire quando esteticamente soddisfacente.

Glenn Gould era solito dire: "L'interprete deve essere sicuro di fare istintivamente la cosa giusta, di poter scoprire possibilità di lettura di cui neanche il compositore era pienamente consapevole"


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[Credo che da un punto di vista estetico qualunque scelta sia giustificabile, anche se non equivalente: ce ne saranno delle migliori e delle peggiori, più soddisfacenti o meno, ecc...

Un punto che mi preme sottolineare è che credo che mettere degli sbarramenti, schiacciare il testo sull'interpretazione, fissarlo a discapito di un'interpretazione "responsabile", sia qualcosa da evitare: è una tendenza sicuramente molto diffusa e che sta prendendo piede sempre più, ma ho buoni motivi per credere che sia la strada senza ritorno per la morte dell'interpretazione musicale.

La scoperta di nuove e inaspettate versioni di un'opera del passato (o del presente), con l'impiego di soluzioni fino a quel momento inconcepibili (per ragioni tecniche, di percezione armonica, di capacità timbrica, ecc...) credo che non sia qualcosa da guardare con sospetto, ma qualcosa da applaudire quando esteticamente soddisfacente.

Glenn Gould era solito dire: "L'interprete deve essere sicuro di fare istintivamente la cosa giusta, di poter scoprire possibilità di lettura di cui neanche il compositore era pienamente consapevole"

 

 

Ecco... sono d'accordissimo, non vorrei aver dato una visione esagerata di "attaccamento" al testo, ma credo che molte delle verità sono proprio nelle "note", quindi partire da lì per esplorare le più possibili e varie strade con la sincerità espressiva al di sopra di tutto,

si, io per suonare devo sempre sentire la "mia" verità" altrimenti non riesco a farlo..

anche a rischio di andare "contro" qualche volta l'autore...se non riesco a sentire in quel modo, cosa che può senz'altro essere un mio limite ma...

come tu stesso dici potrebbe anche aprire altre porte giusto?...

infatti e concludo, tutto quello che dico alla fine sulla preparazione, sulla composizione e il resto..(che non sempre sono convinto sia capito veramente) è dare "voce" a quello che alla fine ci "sentiamo" di fare-suonare-interpretare in quel momento...dentro di noi, qasi a voler giustificare il nostro "sentire" in quel tale modo quell'opera...

 

è questo il bello quando sentiamo suonare gli altri no?

purchè stiano suonando davvero... e illuminando altre visioni di quel brano,

 

la storia è piena di..trasgressioni ma al solito bisogna riconoscere le "trasgressioni" artistiche dai..bluff...

ma per quello ci pensa il tempo...

 

marcello

 

p.s. adesso sparisco per un pò non voglio avvilirvi troppo e sentire un po più di "corde" diverse... :D

 

buona giornata,torno al mio lavoro

ero a casa in "malattia"... :D


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Pardon la prima parte del testo è di kokis80

non sono riuscito a evidenziarla nel riquadro..

pensavo di averlo fatto,

non vorrei non si capisse

grazie

Giulio, ci pensi tu?

 

marcello


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Per Giulio,

forse interpretazione e filologis è un pò troppo "elevato"...

nel senso che io mi riferivo più a quelle "uscite di strada" da quella che dovrebbe essere una serena e pulita interpretazione partendo da dati "sicuri", quali le strutture musicali evidenti, mentre se tocchiamo la pura filologia forse iniziamo a... chiederci se le corde su cui suoniamo... sono

"giuste".. e non ci si "muove" più.. credo, se ho ben capito che Andrea come me si chiedeva quanto di "personale" sia possibile in una interpretazione...

 

e io penso se si supera il pensiero-base dell'autore ...prchè no..?

 

vedi Michelangeli-Debussy...

 

marcello

 

aspetto Andrea per confermare il suo pensiero...

 

Si Marcello, hai colto perfettamente il tipo di questione che ponevo.

 

 

Si Andrea mi riferivo a quello,

ma il "discorso" è decisamente complesso,

un esempio per tutti..

quando Gould suona Bach i puristi storcono il naso...( o meglio le orecchie)

ma possiamo dire che.. è brutto?

 

Verissimo. Però cosa diremmo se decine di pianisti, oggi, suonassero Bach "alla Gould"? Ma soprattutto, le forzature (se di forzature si può parlare) che operava Gould mostravano (cosa questa fondamentale) una loro chiarissima coerenza interna, mentre se gli "strappi" agogici o dinamici risultano difficilmente collocabili nell'ambito di una frase o di un episodio, beh, francamente non so più cosa pensare (ma è senz'altro un mio limite...).

 

am


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Scusami kokis, un'altra precisazione (e poi mi aspetta la scuola) :D

quando dici giustamente:

 

<>

 

certo , ma ti assicuro quando giovani promesse che vincono concorsi blasonati li senti suonare Giuliani come fosse Piazzolla...!!??

beh ho i miei dubbi che quelle persone abbiano "seguito " il testo,

e parlare di interpretazioni in quel caso...??!!?

 

forse dando per scontato che abbiano ingurgitato un "jack Daniels" prima? allora è giustificabile... :D

 

 

sparisco

con simpatia..

 

ciao a tutti


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forse interpretazione e filologis è un pò troppo "elevato"...

nel senso che io mi riferivo più a quelle "uscite di strada" da quella che dovrebbe essere una serena e pulita interpretazione partendo da dati "sicuri", quali le strutture musicali evidenti, mentre se tocchiamo la pura filologia forse iniziamo a... chiederci se le corde su cui suoniamo... sono

"giuste".. e non ci si "muove" più.. credo, se ho ben capito che Andrea come me si chiedeva quanto di "personale" sia possibile in una interpretazione...

 

mi permetta: Non esiste solo la filologia pura.

Lo strumentoo e le corde sono contestabili perchè facilmente riconoscibili da chiunque come non filologici.

 

Ma che dire quando ad un esame di diploma la commissione contesta il candidato che nell' eseguire una suite di Bach, "fa" le ineguaglianze, con la motivazione: non l' ho mai sentita suonare cosi'????

 

Che dire quando si contesta chi esegue abbellimenti corretti e non si riconosce quando li esegue sbagliati?

 

Mica ci si puo' nascondere dietro alla frase: vabbe' allora prenditi il liuto o una chitarra dell' ottocento.

 

Ammettiamo che tra i chitarristi si sta arrivando alla prassi corretta con un ritardo notevole rispetto agli altri.

Fermo restando che si puo' suonare anche in modo non filologico, senza tuttavia penalizzare chi si prende la briga di studiare un po' di prassi antica.

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