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Invece dell'ebano?


Francesco
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Grazie per l’esauriente spiegazione M° Garrone, in effetti, non potevo credere che nessun costruttore avesse esaminato questo procedimento o sperimentato modifiche sulla struttura del manico.

 

Se non ho capito male (non sono un esperto di liuteria), l’aumento di emissione sonora sarebbe talmente debole da non giustificare la modifica del manico, anzi, sarebbe addirittura controproducente perché si verificherebbe una perdita di energia vibrante sulla tavola armonica, che è l’elemento principale della produzione del suono.

Probabilmente si potrebbero avere dei vantaggi sostituendo la tradizionale paletta con un corpo vibrante di dimensioni maggiori :) (che orrore!), ma a quel punto non sarebbe più una chitarra ma un ibrido, un po’ come lo strumento usato da Galbraith, dove un puntale simile a quello del violoncello posto all’estremità della chitarra trasferisce le vibrazioni ad una cassa di risonanza supplementare.

 

Inoltre come fa notare giustamente Fra89 si preferisce costruire il manico il più possibile rigido e perciò avrebbe poco senso praticare una cavità al suo interno.

 

Cordialmente

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Caro Mario, in apertura un saluto:

Hai ragione a riportare la questione principale sul piano dell'accordatura della tavola. L'argomento ci consente di arrivare anche li per altre strade.

Anzi mi piacerebbe volessi iniziare ad approfondire Tu quest'aspetto.

Io partivo da una diversa angolatura: il timbro dello strumento, non la sua risposta in frequenza.

Concordo che in termini di risultato ci si può avvicinare anche per la Tua via (l'accordatura della tavola) ma il 3d in oggetto partiva dalla scelta dei materiali ed io avevo proposto un percorso allineato a tale oggetto: quanto può influire timbricamente l'uso di un materiale rispetto ad un altro?

 

E' noto che il fondo in acero conferisca una risposta diversa rispetto a un altro di analoghe dimensioni realizzato in palissandro per il differente coefficiente di elasticità e densità di un materiale rispetto all'altro: in altri termini per la diversa capacità di riflessione/assorbimento dell'onda da parte del fondo.

 

Nel Tuo approccio affronti la questione nei termini diversi, della pressione esercitata dal movimento ondulatorio della tavola e come influisca sulla diversa collocazione delle armoniche superiori.

 

Nella sostanza - per chiarire a chi ci legge - Tu suggerisci l'accordatura per aree della tavola armonica e l'inibizione (tramite piombatura) degli elementi di cui non riesci a controllare la frequenza (se capisco bene anche la Tua risposta in merito alla cavità del manico è su tale linea).

Con ciò la tavola è mantenuta a rigidità costante (più sottile sul lato dei bassi) salvo l'assottigliamento per singole aree a controllare le frequenze che vuoi enfatizzare. Non so se Tu usi i Chandli patterns.

 

Una diversa alternativa è invece quella di derivazione storica Spagnola di lasciare vibrare tutt lo strumento: ove la tavola (ed il fondo) presentano una maggior massa al centro ed una minore sulle ali (la lezione è quella di Torres prima e Fleta poi, come sai). Con ciò il fondo non viene inibito ma lasciato leggero e costruito con la medesima conformazione di rigidità al centro.

 

Si va per prassi consolidate, ma in questo caso conta molto di più l'accordatura del fondo ed il tipo di materiale usato che non rispetto al Tuo metodo.

Su tali basi dicevo che l'acero - a mio giudizio - con un'accordatura della tavola bassa rende molto bene.

Lascio aperta la questione.

 

P.S. Spero i lettori perdoneranno probabili errori, scrivo di getto.

Un caro saluto.

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Rispondo a fabio ed a Echi che saluto affettuosamente.

Forse non mi sono spiegato bene nel precedente messaggio. Per quanto riguarda il manico, l'inserzioni di un'impedenza acustica (piombi), serve per evitare che il manico, entrando in vibrazione ad una frequenza abbastanza identificata e con un Q (fattore di merito) non certo elevato, sottragga energia all'insieme, nel momento in cui le corde sono pizzicate in quell'intervallo di frequenza(vedi i "buchi" in qualche posizione della tastiera su molte chitarre). Questo si ottiene oltre al vantaggio che viene dal parziale bloccaggio dell'estremità del manico, che migliora il trasferimento di energia dell'altra estremità della corda, quella per intendersi che si allaccia al ponticello.

Diverso il discorso dell'accordatura della tavola, anche qui temo di non essermi espresso bene: mi riferivo alla taratura in frequenza della prima risonanza fondamentale della tavola, in accoppiamento alla taratura della prima frequenza fondamentale del fondo ed infine a quella del volume d'aria. Queste tre frequenze fondamentali, sono l'espressione di un sistema

costituito da tre oscillatori accoppiati che si interferiscono l'uno con l'altro e le cui frequenze, una volta accoppiate, si spostano notevolmente dai valori iniziali.

Il timbro dello strumento proviene, oltre che dal tipo di legno impiegato,

dalla componente armonica di queste tre frequenze e dall'intreccio dei

parziali superiori che se ben disposti, tendono a livellare la curva d'uscita dello strumento.

Io uso periodicamente il sistema Chladni, con le polverine, per identificare

le forme ed i modi di vibrazione della tavola e del fondo, prima e dopo il montaggio sulle fasce. Ma sopratutto indago la curva di risposta dello strumento con un dispositivo a percussione accoppiato ad un Pc che mi da la curva di risposta in varie scale ed anche (molto interessante) per terze di ottava. Tutto questo lavoro lo svolgo assieme ad un ingegnere di Torino

che ha realizzato questi programmi specifici e col quale collaboro per quanto mi è possibile. L'argomento è tale da far tremare le vene ed i polsi,

per cui vi lascio con queste poche note, lieto se qualcuno sta lavorando sulla stessa strada per scambiare le reciproche impressioni ed i metodi.

Cordialità

Mario

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Non mi è facile sintetizzare una lieve divergenza d'opinioni.

Tale divergenza inerisce la questione del timbro; la sfumatura, la resa sui vibrati che rende una costruzione generale (ed il fondo in particolare) più leggero - che certo, disperde più energia - a discapito della potenza d'emissione, che nel tuo approccio riveste un ruolo primario.

Anch'io pratico i Chadlni ma con prassi di misurazione orientativa. Anche perché, come sai, all'atto pratico la ricerca teorica cede il passo all'equilibrio pratico ed all'esperienza.

Ma mi fermo subito.

Da un lato perché apprezzo tanto i tuoi strumenti quanto il Tuo lavoro di ricerca e non vorrei che fraintendessi il senso delle mie osservazioni.

Dall'altro perché, riprendendo un tema di costume già affrontato su queste pagine, credo che la presente rappresenti quell'eccezione per cui chi usa un nickname debba evitare il confronto con chi mette sul piatto la sua opera.

Cordialità.

 

 

I

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  • 5 mesi dopo...

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Penso che l'ebano sia per la maggior parte di noi chitarristi un'abitudine. alcune chitarre elettriche hanno le tastiere in pero, i mandolini spesso in palissandro. Ma i violini sono in ebano...

Ieri parlavo con un amico che ha affrontato l'argomento con il Liutaio Giovannetti che afferma che il palissandro sia se non migliore altrettanto valido dell'ebano. anzi, secondo lui dovrebbe dare un timbro più brillante allo strumento.

Penso che i problemi principali per una produzione di chitarre con tastiere alternative all'ebano siano innanzi tutto la vendibilità dello strumento e l'insicurezza sulla durata della tastier stessa.

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Penso che l'ebano sia per la maggior parte di noi chitarristi un'abitudine. alcune chitarre elettriche hanno le tastiere in pero, i mandolini spesso in palissandro. Ma i violini sono in ebano...

Ieri parlavo con un amico che ha affrontato l'argomento con il Liutaio Giovannetti che afferma che il palissandro sia se non migliore altrettanto valido dell'ebano. anzi, secondo lui dovrebbe dare un timbro più brillante allo strumento.

Penso che i problemi principali per una produzione di chitarre con tastiere alternative all'ebano siano innanzi tutto la vendibilità dello strumento e l'insicurezza sulla durata della tastier stessa.

 

Tocca ai liutai fare la necessaria sperimentazione: se altre essenze risultassero altrettanto resistenti, magari concorrendo a migliorare il suono, chi mai le rifiuterebbe? Certo, in mancanza di risultati sperimentali certi, non si può chiedere agli strumentisti di comperare chitarre con tastiere dalla tenuta e dalla durata affidate alla speranza...

 

dralig

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In termini di resistenza e compattezza il palissandro Jacaranda conferisce risultati analoghi, per non parlare del bosso e di altri legni esotici piuttosto densi. E' che risultano meno reperibili dell'ebano a fronte di risultati non migliori e risparmi tangibili solo su grandi numeri.

Il pero non convince sia per ragioni estetiche (ha vena sottile e si macchia) ché di lavorazione (non è duro ma è denso). In compenso costa poco e resiste bene ai cambi d'umidità (si usa per gli stampi di fornace del vetro).

Un'alternativa già sperimentata è l' uso della resina fenolica (nessuna differenza apparente se non un diverso calore specifico al tatto e nessuna risposta ai cambi di umidità).

Un saluto.

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A me era capitato di provare la chitarra di un liutaio marchigiano con piano armonico in abete e fasce e fondo in pero; il risultato però non è stato dei migliori.

 

Tiento

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Altro è la tastiera, altro il materiale della cassa, cambiano molte cose: la prima è sostanzialmente inerte, il secondo influisce in termini di coloritura timbrica e velocità di risposta.

Comunque, posto che anche il fondo viene assogettato ad accordatura su una certa frequenza - le differenze poi possono essere comunque minime. Leggo che Paulino Bernabè - che gode della fama d'essere trai migliori - fa ampio uso del pero con risultati conclamati.

E' tra gli unici che lo fa, ma a giudicare dai risultati di cui si dice, l'eccezione merita d'esser tenuta a mente.

Un saluto.

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