Vai al contenuto
Novità discografiche:

Messaggi raccomandati


  • Group:  Membri
  • Topic Count:  87
  • Content Count:  2241
  • Reputation:   100
  • Joined:  24/11/2005
  • Status:  Offline
  • Device:  Macintosh

Inviato

 

Non fingo di partecipare, ma osservo con impegno.

 

dralig

 

Lei non immagina in quanti invece fingano.

Atteggiamento raro il suo.

Lo apprezzo molto.

 

Io leggo tutta la musica alla quale ho accesso, e la leggo sforzandomi di capire il progetto che la regge. Non giudico mai a partire dal mio modo di far musica ma, leggendo, cerco di individuare quello che sta a monte. Non sempre ci riesco: fino a Boulez e Stockhasen, non ho avuto problemi - non parliamo nemmeno di compositori come Henze, che ho sempre letto con facilità naturale; i problemi sono incominciati dopo, con la musica apparentemente più facile.

 

dralig

  • Risposte 44
  • Creato
  • Ultima Risposta

Miglior contributo in questa discussione


  • Group:  Membri
  • Topic Count:  29
  • Content Count:  282
  • Reputation:   0
  • Joined:  16/02/2006
  • Status:  Offline
  • Device:  Android

Inviato

 

Non fingo di partecipare, ma osservo con impegno.

 

dralig

 

 

Lei fa come il Barone di Rondò, di Calviniana memoria, che stando sugli alberi era più attento alle cose d'intorno che quelli che di sotto passavano per il bosco.

 

 

Francis Bacon, in un'intervista rilasciata a David Sylvester, spiega la differenza tra l'illustrazione e la pittura individuandola non nel fatto che la seconda debba necessariamentere prescindere dalla raffigurazione di oggetti riconoscibili - il pollo, ad esempio - ma da un altro fatto, capitale: la pittura si serve dell'oggetto e della sua stessa riconoscibilità per rappresentare una sensazione, e per trasmettere quella, non la nozione dell'oggetto.

 

La sensazione è propria del sistema nervoso, e il maestro londinese punta quindi a dare una rappresentazione pittorica degli eventi del suo sistema nervoso, supponendo - direi, nel caso della sua pittura, con piena ragione - che il sistema nervoso altrui possa reagire con una certa intensità all'immagine che egli crea. E' una descrizione affatto materialistica della sua arte, e sostanzialmente la trovo non solo accettabile, ma anche efficace, pur non essendo allineato "filosoficamente" a Bacon. La sua macelleria non trasmette orrore e compassione per le creature macellate, ma la percezione esatta del piacere che l'uomo prova nell'infliggere sofferenza. Il suo Innocenzo X rappresenta l'essenza di un'umanità riconoscibile se appena si voglia andare oltre il maestoso decoro della figura di Velazquez, che però "contiene" in potenza la belva scoperta e pienamente rivelata da Bacon.

 

Tutta la pittura è astratta, anche quella del postelegrafonico che dipinge nel weekend paesaggi con la prospettiva sbagliata. Il fatto è che i suoi quadri non provengono da un'elaborazione di sensazioni, ma da un'osservazione superficiale del mondo, e quindi non trasmettono nulla. Se imparasse le regole della prospettiva, si renderebbe capace di dipingere illustrazioni più aderenti alla comune percezione della realtà, ma continuerebbe a far percepire solo il nulla che è in lui. La debolezza del suo sistema nervoso è il suo limite invalicabile. Perché dipinge, allora? La causa di questa insana decisione è del tutto diversa da quella che spingeva alla pittura Rembrandt, van Gogh o Bacon: in entrambi i casi, si tratta di esigenze personali, ma ciò che esige il postelegrafonico è estraneo alla pittura, mentre ciò che esigeva Bacon era esclusivamente pittorico.

 

Ecco, in pittura - o in musica, è lo stesso - un pollo può essere solo un pollo, e allora non è pittura e non è musica, o essere qualcosa di diverso che si manifesta nell'apparenza di un pollo: solo in questo caso è pittura, o musica.

 

dralig

 

Mi trova perfettamente d'accordo, Lei è un intellettuale d'altri tempi...vivaddio ce ne sono ancora.

 

D'accordo su tutto il resto. Credo di aver sviluppato un apparato immunitario ipertrofico nei confronti della storia della musica del Novecento. La trovo scandalosa. Non credo che, nella storia dell'umanità, il talento abbia mai ricevuto una punizione più cattiva [...] mi sforzo di suggerire ai giovani - ché in loro vanno riposte le speranze residue - di studiarla senza impararla, tanto da poterla vedere diversamente da come la leggono.

 

Sottoscrivo ogni parola, e accolgo l'invito.

 

Francesco


  • Group:  Membri
  • Topic Count:  87
  • Content Count:  2241
  • Reputation:   100
  • Joined:  24/11/2005
  • Status:  Offline
  • Device:  Macintosh

Inviato

 

 

Vede la pseudo-contraddizione?

Se lei suggerisce tutto ciò ad un giovane oggi non farà altro che alimentare quell'atteggiamento ideologico che invece vorrebbe debellare.

Come faranno mai a imparare quella musica se non gli si danno gli strumenti per ascoltarla e leggerla come si deve?

Per quanto mi sarà possibile, e nelle sedi in cui mi è possibile farlo cercherò di avere un approccio il più possibile estetico (nel senso di analisi delle poetiche) anche e soprattutto nei confronti del secondo novecento. Non per giustificare in toto la produzione di questa musica ma per fornire gli strumenti attraverso cui poter formulare un giudizio di valore sull'esperienza di ascolto in un panorama musicale che sta cambiando a velocità impressionanti, come (è nessario dirlo?) mai è accaduto nella storia.

 

 

Scusi Fabio, mi domando se davvero Lei abbia assistito a qualche mia lezione nei corsi che frequentò a suo tempo. Si, perché l'analisi delle poetiche è precisamente quella che io svolgo da una vita, mettendo il testo musicale al centro della lezione, levandomi di torno, e avvolgendo il leggio con la spirale analitica (1) storico-estetica (2) musicale (3) tecnico-strumentale. E non ho mai caricato sulle mie osservazioni alcuna componente ideologica - tanto è vero che ho insegnato a leggere composizioni dalle quali mi sentivo lontanissimo, rifiutando solo musiche scritte da dilettanti. Per quale via Le è venuto in mente che lo scopo dell'insegnamento - non solo il mio - non sia stato e non sia quello di dare agli allievi gli strumenti per leggere il testo con cognizione di causa? Perdoni l'arroganza, ma Le risulta che qualcun altro, in campo chitarristico, l'abbia fatto prima di me? Provi a domandare a Magnus Andersson da chi ha ricevuto le lezioni fondamentali per il suo approccio alla nuova musica - quella dei Dillon e dei Ferneyhough, e gli domandi anche se, a dispetto dell'alienità spirituale del docente rispetto a quei testi, qualcun altro glieli ha spiegati in modo più chiaro, con altrettanto immediate connessioni alle uscite interpretative: si, perché è proprio questo il punto - e credevo che, avendo assistito a qualche mia lezione, Lei lo avesse constatato - non ci si fermava alla deduzione analitico-musicale, ci si domandava, subito dopo: va bene, è così, ma come fare a rivelarlo con il suono, con quale diteggiatura, con quale attacco, con quale articolazione...

 

Per andare avanti, bisogna avere contezza di quello che è già stato fatto - specialmente se è stato fatto bene - caro amico: il primo treno del mattino viene dopo l'ultimo della notte!

 

 

Ma la cosa che più mi dispiace, e se non è così vi prego di smentirmi, è (se volete aprite un altro 3d) è che in qualche modo ho la netta sensazione che questo atteggiamento "ideologico" bipartisan abbia provocato una lacerazione nel mondo della chitarra. Esperienze inutili a parte (i tangueros), mi sembra ci sia una netta separazione tra chitarristi interpreti dediti allo studio della musica dal "buon vecchio artigianato" (direi nel senso "gilardiniano" del termine) e composta tanto da compositori chitarristi (lei, Bogdanovic, Delpriora ecc ecc) quanto da certi compositori (MCT, Villa Lobos, l'artigianato sommerso da Segovia...) e dall'altro lato chitarristi che frequentano solo musica scritta da compositori e nei cui programmi da concerto non ho mai visto una musica di cui sopra.

Ecco: se c'è una vittima di quest'atteggiamento ideologico, da entrambe le parti, questa è prima la chitarra, poi l'interprete. A me piacerebbe che si andasse oltre questo steccato, ma la vedo dura. Cosa ne pensate?

 

Intanto io penso che "il mondo della chitarra" sia solo una locuzione. Il fatto di suonare lo stesso strumento non accomuna degli strumentisti più di quanto il prendere lo stesso treno accomuni coloro che vi salgono e ne scendono: ognuno, su quel treno, va a mete diverse, con scopi diversi e con differenti motivazioni. Comunque, accettando provvisoriamente - ai fini del prosieguo della discussione - che esista un mondo della chitarra, non credo proprio che la sua composizione corrisponda alle categorie che Lei descrive. C'è il repertorio, e ci sono i chitarristi che lo suonano. Il fatto di costituire - come fa anche Lei - un'entità intermedia chiamata chitarra, che delle varie situazioni si giova o patisce, è un artificio retorico: la chitarra è uno strumento, gli attori veri sono coloro che la suonano e il loro patrimonio è il repertorio. Allora, qual è il grado di conoscenza che i chitarristi hanno del loro repertorio? Per conoscenza, ovviamente, intendo conoscenza storico-estetica, musicale e, dal momento che sono strumentisti, anche e inevitabilmente tecnico-strumentale. La risposta è semplice, perché la induce l'evidenza dei fatti: è una conoscenza limitatissima, e questo è il problema. Gli steccati ne sono una delle conseguenze, un sintomo caricaturale e francamente stupido. Non vorrei scendere troppo nello spicciolo, ma Lei non trova cretina l'affermazione di un devoto di Henze, che sentenzia in un'intervista: "Tra i primi 25 compositori che hanno scritto per chitarra, secondo me non c'è un chitarrista", ed eccolo quindi snocciolare le perle del suo repertorio, salvo poi, un giorno, precipitarsi nel crocchio dei piazzoliani, con una "sentita" esecuzione delle "Cinco Piezas", che fanno bottega? Siamo seri, Fabio, la differenza tra le "categorie" che Lei disegna non è nata nelle aule dove si mette la musica sul leggio e la si legge per quel che è, è nata nella mente dei tipetti che, una mattina, decidono di elevare il cacher dei loro concerti da duemila a tremilacinquecento euro (netti), indipendentemente dal fatto che nessuno si sogni di invitarli a suonare. Quando la buonanima di Ruggero Chiesa mi confidò che non sapeva a chi affidare la recensione delle mie prime due Sonate, gli chiesi rispettosamente se potevo permettermi di esprimere la mia opinione e, avuto il suo permesso per farlo, gli dissi: Bruno Bettinelli (il maggior didatta italiano di composizione, che aveva in classe Muti e Abbado, Pollini e Corghi), e se lui non accetta, meglio non pubblicare nessuna recensione.

Lui accettò, e quella è una delle poche cose scritte sulla mia musica che ho ritagliato e conservato. Mi è importato il parere di Carlo Mosso, di Ferenc Farkas, mi ha lusingato l'elogio fattomi pervenire da Goffredo Petrassi, che era curioso di sapere come si faceva a ottenere una certa mescolanza di suoni...

Anch'io, come Lei, la vedo dura: la patologia che colpisce i tangueros e gli intemerati elevatori di steccati è fondamentalmente la stessa: fallocefalite acuta, poco importa se accompagnata da ruspante cialtroneria o da sussiegosa superbia. E' dura si, ma per loro.

 

dralig


  • Group:  Membri
  • Topic Count:  87
  • Content Count:  2241
  • Reputation:   100
  • Joined:  24/11/2005
  • Status:  Offline
  • Device:  Macintosh

Inviato

 

 

 

 

 

l'analisi delle poetiche è precisamente quella che io svolgo da una vita,

 

 

Guardi che lo so...infatti è per questo che mi stupisco della sua reazione all'argomento composizione assistita, come se fosse un qualcosa di estraneo all'esperienza compositiva di questo secolo (cita Ferneyhough; lo sa che è un autore che ha contribuito in modo fondamentale allo sviluppo e all'uso di quei software insieme a Grisey, Lindberg, Murail?...per citarne solo alcuni).

 

La mia reazione - il termine è da intendere nel suo significato primario, escludendo la sua accezione estesa - è stata temperamentale, e si riferisce ovviamente al campo delle mie preferenze, esattamente come potrei dire - e chiunque abbia familiarità con le mie composizioni lo può ben constatare - che preferisco il contrappunto all'armonia, senza perciò voler considerare le successioni di accordi come qualcosa di estraneo all'esperienza compositiva di questo secolo. In altre parole, non ho lanciato alcun strale ideologico contro la composizione assistita, ho solo detto che preferisco assistermi da solo (per ora, magari nel mio prossimo futuro c'è una nerboruta e manesca badante).

 

 

 

 

Per andare avanti, bisogna avere contezza di quello che è già stato fatto - specialmente se è stato fatto bene - caro amico: il primo treno del mattino viene dopo l'ultimo della notte!

 

 

Bene. Controlli quindi che il treno non faccia ritardo la notte. Altrimenti rischia di perdere il treno del mattino.

 

 

Eccellente occasione per renderLe noto che l'essere in ritardo - lungi dal preoccuparmi - è uno dei privilegi della mia vita artistica, e che ne sono specialmente e consapevolmente soddisfatto. Sa, l'idea di interessarmi alle novità - cosa che faccio con curiosità e attenzione - è per me ben diversa da quella del rappresentare io stesso una novità: non ho il profilo caratteriale e le ambizioni dello stilista. Mi piace, in altre parole, star fermo, e tra l'immobilità delle statue e quella degli spaventapasseri immagino che ne possa esistere equilibratamente una terza, la mia. Picasso diceva: io non cerco, io trovo. Non essendo, come lui, sicuro di trovare, provo a non cercare e a farmi trovare. Pare che funzioni.

 

 

 

 

Parlo naturalmente per esperienza personale. L'impressione, indipendentemente da questa piattaforma e dal problema di conoscenza del repertorio, è che ci siano ancora molti pregiudizi, ripeto, bipartisan, circa determinati repertori.

 

I pregiudizi sono frutto dell'ignoranza. Credo che Lei abbia conosciuto un numero di chitarristi abbastanza elevato da essersi reso conto che i loro giudizi sono spesso fondati, non già sulla conoscenza delle opere, ma su pulsioni caratteriali e passionali e sul banalissimo sentito dire. Credo di essere generoso chiamandoli giudizi, non meno di quanto lo sia Lei nel chiamarli pregiudizi...

 

dralig


  • Group:  Membri
  • Topic Count:  7
  • Content Count:  45
  • Reputation:   0
  • Joined:  07/05/2010
  • Status:  Offline

Inviato

D'accordo su tutto il resto. Credo di aver sviluppato un apparato immunitario ipertrofico nei confronti della storia della musica del Novecento. La trovo scandalosa. Non credo che, nella storia dell'umanità, il talento abbia mai ricevuto una punizione più cattiva [...] mi sforzo di suggerire ai giovani - ché in loro vanno riposte le speranze residue - di studiarla senza impararla, tanto da poterla vedere diversamente da come la leggono.

 

Mi piacerebbe avere un chiarimento: studiarla senza impararla..per poterla vedere diversamente...

Faccio un esempio,per capire se ho interpretato nel modo giusto:

Se voglio andare oltre la tonalità,tragredire le regole della tonalità,è comunque necessario che prima debba conoscere che cos'è la tonalità e l'armonia. Poi posso avere una mia visione delle cose e andare oltre.

Ho interpretato correttamente?

Studiare senza imparare,è inteso così?

Grazie

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un membro per lasciare un commento

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora
×
×
  • Aggiungi...

Informazioni importanti

Usando il Forum dichiari di essere d'accordo con i nostri Terms of Use.