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L'incredibile vicenda del critico musicale Gasponi


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Critico musicale? Un mestiere oramai rischioso. Alfredo Gasponi, storico critico de «Il Messaggero», è stato condannato dalla corte d'appello di Roma a un risarcimento per oltre 500 mila euro, compresi gli interessi, per un servizio uscito nel 1996 sull'Orchestra di Santa Cecilia. Se ne è parlato in un incontro venerdì 10 aprile, a cui hanno partecipato il presidente della Associazione stampa romana, Fabio Morabito, il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Roberto Natale, dell'Ordine regionale, Bruno Tucci, Paolo Butturini segretario dell'ASR, Sandro Cappelletto per l'associazione nazionale dei critici musicali, Vittorio Emiliani, tra l'altro già direttore de "Il Messaggero", e l'avvocato Chiocci. Il 9 marzo del 1996 Gasponi pubblica sul quotidiano capitolino un lungo servizio dove Wolfgang Sawallisch (nella foto) si lamenta di problemi intervenuti durante le prove con l'orchestra di Santa Cecilia per la presenza di troppi giovani aggiunti. Una intervista condotta con toni tutt'altro che scandalistici, da un giornalista come Gasponi noto per professionalità ed equilibrio e che alle parole del direttore tedesco affianca le repliche affidate alla voce degli stessi musicisti dell'orchestra e a quelle del presidente ceciliano Bruno Cagli. Insomma, un lavoro esemplare: senonché in un occhiello sulla prima pagina del quotidiano campeggia un titolo eccessivamente "pompato": «A Santa Cecilia non sanno suonare». Di qui per iniziativa di circa 80 musicisti dell'orchestra parte una querela per diffamazione, che nel suo secondo grado di giudizio condanna Gasponi al pagamento di 500 mila euro di danni. Ennesimo paradosso, poiché come collaboratore de «Il Messaggero» proprio lui non può fare alcun titolo, che spetta alla redazione e tanto meno i «lanci in prima pagina» che sono appannaggio dei redattori capo. Eppure la corte d'appello di Roma ha ravvisato in Gasponi la machiavellica mente che ha confezionato «un articolo volutamente scandalistico», distorcendo «il pensiero» di Sawallisch, nonostante il maestro abbia rilasciato una dichiarazione scritta in cui afferma che Gasponi non aveva travisato le sue parole. Una vicenda triste e meschina e un evidente vulnus alla libertà di stampa: alla palese ingiustizia si assomma il peso psicologico sostenuto nei 14 anni dei processi da Gasponi "colpevole" di aver svolto il suo lavoro, e che ci ricorda come in Italia esista una anacronistica legge sulla diffamazione di stampo autoritario secondo cui se il giornalista, pur dicendo la verità, dà un'immagine negativa di qualcuno può essere condannato. Ora toccherà alla cassazione dire la sua e di positivo, almeno per ora, c'è da segnalare l'interessamento delle organizzazioni della stampa, un invito ai giornalisti a non far cadere nell'ombra questa incredibile vicenda.

 

Fonte:

http://www.giornaledellamusica.it/news/?num=105128

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Ne sentivo parlare su radio3...vicenda inquietante.

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Tra parentesi, ma non troppo: 14 anni per arrivare al secondo grado di giudizio...

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Si, inquietante perchè è il segno dei tempi. Tutti ad assimilarsi ad un pensiero comune e chi stona è fuori. Non conoscevo il caso, ma il suo giornale non lo ha difeso? il titolo è mica opera sua visto che il problema alla fine nasce da lì

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Allo sbando completo.

Non si può più esprimere un parere contrario o un parere critico.

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Non si può esprimere un parere propriamente detto: ogni affermazione diventa pretesto per richiedere danni ai limiti dell'assurdo, andando a minare le basi di quanto resta dell'intelligenza e dell'obiettività dei media.

Sarà interessante seguire lo sviluppo della vicenda e nel frattempo mettersi in salvo prima che sia troppo tardi...

 

EB

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Ospite Alessio Olivieri

Attenzione, stiamo ben attenti a non nominare "Santa Cecilia" in questa discussione, o passeremo anche noi i prossimi 14 anni a pagare avvocati....

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Ospite gasgas
Attenzione, stiamo ben attenti a non nominare "Santa Cecilia" in questa discussione, o passeremo anche noi i prossimi 14 anni a pagare avvocati....

 

Veramente, penso che anche nominandola, nessuno se ne accorgerebbe; tranquilli, quindi, nominate pure, che nulla vi accadrà.

 

 

P.S.= mica male l'idea della Svizzera o di qualche sito più lontano. Perdonatemi se io resto qui.

Quanto alla lunghezza del processo non è certo dipesa da Gasponi, cui va ogni solidarietà (resta fermo però che quelli dell'orchestra di S.Cecilia sanno suonare, e come !).

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