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Ospite NicolaPignatiello
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alla faccia della meritocrazia

meritocrazia?

What's the italian for meritocrazia?

:lol:

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Miglior contributo in questa discussione

Ospite NicolaPignatiello
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not Nicola Pignatiello...for sure!

Me ne ricorderò quando sarò Presidente della SIMC, signor Selvafiorita.

:evil:


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Sulle ingenti somme di denaro da pagare per vedere pubblicato un proprio lavoro?

No, intendevo sulle somme da pagare per avere un posto di lavoro nella scuola pubblica.

 

Mi corregga:

Pago per stampare un libro, lo uso nel curriculum e acquisisco punteggio.

In buona sostanza, se ho una marea di soldi, divento un docente di primissimo grado.

Che fortuna, essere l'allievo di un docente simile.

Eppure, sarò pure un pazzo, ma c'è qualcosa che stona e, ripeto, avendo a disposizione - e non saperne che fare - le cifre descritte dall'inchiesta, le userei in modi molto diversi dallo stampare un libro/cd/spartito per i parenti e gli amici.

Ospite NicolaPignatiello
Inviato
Mi corregga:

Pago per stampare un libro, lo uso nel curriculum e acquisisco punteggio.

In buona sostanza, se ho una marea di soldi, divento un docente di primissimo grado.

Purtroppo non c'è niente da correggere.

Chi ha più soldi passa avanti, come gli imbarchi prioritari di Ryanair o la priority card per i musei di Firenze http://qn.quotidiano.net/cultura/2011/08/23/567316-firenze_accesso_euro_duomo.shtml

Che rabbia!


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Il collega Luigi Vedele, - che non è iscritto al Forum Italiano di Chitarra Classica ma ne legge i contenuti - mi ha inviato un suo intervento in merito al tema del Paga & Pubblica.

Pubblico per lui questo testo e lo invito ad iscriversi per partecipare attivamente alle discussioni.

 

CP

 

 

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Post di Luigi Vedele

 

-No, intendevo sulle somme da pagare per avere un posto di lavoro nella scuola pubblica

-Mi corregga: Pago per stampare un libro, lo uso nel curriculum e acquisisco punteggio.

In buona sostanza, se ho una marea di soldi, divento un docente di primissimo grado.

-Purtroppo non c'è niente da correggere. Chi ha più soldi passa avanti

 

Poiché mi pare che si parli nello specifico di Scuole Medie ad indirizzo musicale riporto l’articolo della tabella di valutazione dei titoli artistici che riguarda le pubblicazioni (il punteggio dei titoli artistici è ottenuto in base alla valutazione che un’apposita commissione, formata anche da docenti di conservatorio, attribuisce ai concerti, all’attività di direzione d’orchestra, ai premi nei concorsi, alle pubblicazioni ecc):

TABELLA 3

(annessa quale Allegato 3 al D.D.G. 16 marzo 2007)

III - TITOLI ARTISTICI (fino ad un massimo di punti 66)

e) Composizioni, pubblicazioni, incisioni discografiche, studi e ricerche di carattere

musicale, metodologico o relative alla didattica strumentale (per ciascun titolo e fino ad

un massimo di punti 6) da punti 0,5 a punti 1.

 

E’ evidente che per quanto uno si possa sbattere per pubblicare saggi, cd e altro non potrà ottenere più di 6 punti su un totale complessivo attribuibile di 66 punti nell’ambito dei titoli artistici (cioè meno del 10%). Un candidato, viceversa, potrà raggiungere il tetto dei 66 punti anche solamente con l’attività concertistica.

Ai titoli artistici si aggiungono ovviamente quelli di studio e di servizio prestato.

Dicendo che chi ha i soldi va avanti non soltanto si fa un’affermazione qualunquistica, ma si insultano tutti coloro (io sono tra questi) che insegnano in queste scuole. Nella provincia di Sassari posso assicurare che gli insegnanti che lavorano nelle SMIM (di ruolo e precari) sono generalmente preparati e ottimi musicisti e che le posizioni in graduatoria rispecchiano abbastanza fedelmente i valori in campo. Ovviamente ci sono molte cose, nel sistema di valutazione, che andrebbero modificate e migliorate (ad esempio criteri più certi e uniformi) ma questo non autorizza calunnie indiscriminate. Chi ravvisa errori all’atto della formazione/rinnovo di una graduatoria può fare ricorso all’USP (ex provveditorato), ma anche al TAR se necessario e, in casi di gravi negligenze o reati, può sporgere denuncia penale e civile o rivolgersi al giudice del lavoro.

 

Cordialmente Luigi Vedele

 

Fine post

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Ospite NicolaPignatiello
Inviato

Grazie a Luigi per l'intervento e a Cristiano per la pubblicazione: ammetto di aver letto il regolamento in maniera poco attenta.

Dicendo che chi ha i soldi va avanti non soltanto si fa un’affermazione qualunquistica, ma si insultano tutti coloro (io sono tra questi) che insegnano in queste scuole.

Se le mie parole hanno dato quest'impressione me ne scuso e assicuro che non ve ne era la minima intenzione.


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mi fa piacere l'intervento del collega Vedele, il post, pur corretto nella parte iniziale stava secondo me prendendo una piega nella sezione didattica un pò esasperata.

Tornando al tema iniziale, io lavoro abbastanza con le case editrici e pubblico diverse cose, credo di aver capito una cosa: pagare una certa cifra può essere per la casa una specie di piccola "garanzia" nei confronti dell'opera pubblicata, soprattutto quando questo lavoro provenga da un compositore sconosciuto e magari sia soltanto un foglio d'album e non un lavoro più corposo e organizzato. Alcuni chiedono soldi (me li chiese la più conosciuta fra le edizioni anni fa e non accettai perchè avevo fortunatamente altre proposte), altri chiedono acquisto di tot copie (100....200)....insomma si arrangiano tutti: ma mi chiedo una cosa, e non stupitevi troppo: se uno crede nel suo lavoro, fortemente, non può essere anche disposto ad un piccolo sacrificio per raggiungere un obiettivo? (che non sia solo fiera delle vanità ovviamente, ma ricco di contenuti). Poi si può accettare o meno questo modo di operare ma non vedo grandi differenze rispetto ad altre situazioni lavorative, alla fine il valore viene fuori oppure si resta tristemente col proprio foglio d'album in mano e qualche soldo in meno....Ciao!


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mi fa piacere l'intervento del collega Vedele, il post, pur corretto nella parte iniziale stava secondo me prendendo una piega nella sezione didattica un pò esasperata.

Tornando al tema iniziale, io lavoro abbastanza con le case editrici e pubblico diverse cose, credo di aver capito una cosa: pagare una certa cifra può essere per la casa una specie di piccola "garanzia" nei confronti dell'opera pubblicata, soprattutto quando questo lavoro provenga da un compositore sconosciuto e magari sia soltanto un foglio d'album e non un lavoro più corposo e organizzato. Alcuni chiedono soldi (me li chiese la più conosciuta fra le edizioni anni fa e non accettai perchè avevo fortunatamente altre proposte), altri chiedono acquisto di tot copie (100....200)....insomma si arrangiano tutti: ma mi chiedo una cosa, e non stupitevi troppo: se uno crede nel suo lavoro, fortemente, non può essere anche disposto ad un piccolo sacrificio per raggiungere un obiettivo? (che non sia solo fiera delle vanità ovviamente, ma ricco di contenuti). Poi si può accettare o meno questo modo di operare ma non vedo grandi differenze rispetto ad altre situazioni lavorative, alla fine il valore viene fuori oppure si resta tristemente col proprio foglio d'album in mano e qualche soldo in meno....Ciao!

 

Caro Giorgio, no, non si può accettare. Ti spiego perché: un editore è un imprenditore, e a questo mondo non può esistere un'impresa esentata dall'assumersi rischi. Chiedere agli autori di prendere sulle proprie spalle tali rischi vuol dire eludere le responsabilità del proprio mestiere: allora, gli autori che credono nel proprio lavoro e sono convinti del loro valore, eviteranno accuratamente di avere che fare con editori che invece non ci credono per niente. Quindi, nessuno - dico nessuno - dei compositori che io conosco ha mai speso un centesimo per far pubblicare la propria musica.

 

Altro è il discorso riguardante i compositori della domenica, le mezze tacche e le nullità: questi tipi tormentano gli editori per farsi pubblicare, e in sostanza chiedono di adoperare il nome di una casa editrice per accreditare lavori che non hanno nessun valore. Decenni fa - quando la musica di qualità si vendeva - gli editori rifiutavano queste composizioni senza esitazione. Oggi, con la caduta delle vendite della musica stampata e l'avvento delle fotocopie e della pirateria, molti editori "noleggiano" il loro marchio a questi disperati, e si fanno pagare profumatamente - ben al di là dei costi che devono sostenere per stampare qualche centinaio di esemplari - allo scopo di finanziare le loro iniziative editoriali valide. E' un comportamento molto discutibile, ma diverso da quello dei finti editori che, a proprie spese e a proprio rischio, non pubblicano nemmeno gli autori meritevoli.

 

Agli autori giovani e capaci, consiglio di non prendere nemmeno in considerazione l'ipotesi di farsi pubblicare a pagamento, anzi, li esorto a valutare quali effettivamente siano le capacità degli editori, affidandosi solo a quelli che sanno diffondere e sostenere la musica che stampano. Sono pochi, e loro soltanto meritano la lauta percentuale dei diritti d'autore che si riservano nei contratti. Diversamente, è meglio, per un autore giovane, pubblicare le proprie opere online, senza pagare nessun editore per un servizio che comunque non verrà reso.

 

dralig


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mi fa piacere l'intervento del collega Vedele, il post, pur corretto nella parte iniziale stava secondo me prendendo una piega nella sezione didattica un pò esasperata.

Tornando al tema iniziale, io lavoro abbastanza con le case editrici e pubblico diverse cose, credo di aver capito una cosa: pagare una certa cifra può essere per la casa una specie di piccola "garanzia" nei confronti dell'opera pubblicata, soprattutto quando questo lavoro provenga da un compositore sconosciuto e magari sia soltanto un foglio d'album e non un lavoro più corposo e organizzato.

 

Una postilla, spero non inutile. Un lettore professionale di musica impiega non più di qualche secondo per guardare la prima pagina di una composizione e rendersi conto della sua sostanza. Gli editori esistono anche - e soprattutto - per scoprire i compositori sconosciuti, e in questo precisamente consiste l'abilità dei consulenti pagati per riconoscere, a vista, il frutto del talento e della preparazione e distinguerlo dalla rumenta (per i non piemontesi: immondizia). Chiedere al compositore sconosciuto che ha inviato anche solo un foglio d'album di pagare per pubblicarlo, vuol dire o non essere capaci di distinguere il grano dalla paglia o essere degli editori di cartapesta.

 

Dai tempi della Bibbia, il grano e il loglio crescono nello stesso campo, e la stessa pioggia cade sia sui giusti che sui criminali, e proprio per questo occorre tenere saldo in pugno il timone.

 

dralig


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pagare una certa cifra può essere per la casa una specie di piccola "garanzia" nei confronti dell'opera pubblicata, soprattutto quando questo lavoro provenga da un compositore sconosciuto

 

Io penso che sia proprio questo il problema. L'editore che non fa più l'editore ma che vende spazio invece di scovare buoni scrittori/compositori.

Voglio dire, così lo sanno fare tutti, no?

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