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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

'Metabolizzazione' della pratica


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Personalmente, se tralascio uno studio per due o tre giorni contenente dei passaggi che proprio non mi volevano venire, quando lo riprendo trovo (spessissimo) che riesco a superare i punti dove mi inceppavo. Credo dipenda dal fatto, che i quei giorni di "riposo" dallo studio di quel brano, abbia superato quei passaggi tecnici attraverso altri studi, che forse musicalmente o per altri motivi mi sembravano tecnicamente più facili . La tecnica così acquisita incosciamente l'applicavo su quel brano.

Certo, questo non avviene se per due tre gioni non suono o studio nulla.

 

Sensei

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Credo di capire a cosa vi riferite ma la versione di porqueddu è illuminante nel senso che effettivamnte potrebbe anche essere che "chiediamo" di meno a noi stessi... Meno richiesta e più soddisfazione. Mi sembra funzioni bene.

Non so sensei se uno studio meccanico possa metabolizzarsi senza lo studio..... saremmo tutti dei virtuosi! :)

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Personalmente, se tralascio uno studio per due o tre giorni

 

Scusa scusa scusa.... ho cambiato l'articolo indeterminativo "uno" con "lo".... questo è un caso diverso. Io pensavo si trattasse di mollare la chitarra del tutto non di lasciare un pezzo particolare...

Ho capito male?

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Intendevo dire, che personalmente, inveci di incaponirmi con il voler risolvere il passaggio che non mi viene in quello specifico studio, lo abbandono (qullo studio) e studio altro, a volte mi capita di risolvere la difficolta tecnica riscontrata - nello studio "abbandonato" - in altri studi, e poi riprendendolo inconsciamente applico la tecnica imparata e mi sembra che il "riposo" sia servito. Ma non è vero che è il riposo che è servito, è lo studio tecnico eseguito su altri studi

Spero di essere stato più chiaro.

 

Sensei

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Sono d'accordo con Cristiano e con chi sostinene che tale percezione è piuttosto un'illusione, che crolla inevitabilmente dopo qualche giorno. Ho riscontrato in realtà un fenomeno che, seppur contrario, mi sembra analogo, cioè la percezione del peggioramento dell'esecuzione con l'andare avanti dello studio. A me é una cosa che succede spesso e che altre personeritrovano nella loro esperienza (o almeno così mi hanno detto).

Probabilmente studiando e approfondendo un certo brano si possono percepire molte sfumenture, sbavature, difetti di controllo che inizialmente non possiamo cogliere, poiché dobbiamo sbloccare uan serie di barriere psicologiche che ci porteggono dal capire di quanto realmente facciamo schifo :lol:

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Non sono molto d'accordo. Vorrebbe dire che un passaggio tecnico che non riesce in un brano, si può superare solo e unicamente studiando quel brano.

Credo sia vero che le dificolta tecniche , si possa studiare e risolvere in diversi brani, e si possa applicare dove serve.

 

Sensei

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Non mi riferivo direttamente a quanto stavi scrivendo, ma già che ci siamo ti dirò la mia.

Credo che nello studio esistano fasi diverse: é vero che per apprendere i rudimenti forse é necessario "spizzicare" un po' qua e un po' là, ma credo che un passaggio si risolva solamente studiando quel passaggio. Non credo in una tecnica "astratta" capace di divorare indifferentemente qualunque passaggio di una certa tipologia. E' ovvio che nello studio del tremolo ogni brano che utilizza tale tecnica male non può fare, ma non é vero che suonare il Recuerdos sia fondamentale alla soluzione delle difficoltà che si trovano in "Un sueno en la floresta" (e viceversa).

Ogni passaggio musicale nasconde dentro di sé una serie di variabili in grado di far nascere problemi assolutamente peculiari e irrisolvibili se non all'interno dello stesso "universo di riferimento", che in questo caso é un certo brano.

Questo é ovvio non significa che, passatemi l'espressione, faccia male, che ne so, per preparare l'esecuzione del Concerto Elegiaco uno studio specifico sulle scale, ma non per questo si può concepire di poter risolvere a monte le difficoltà tecniche che ciascun brano nasconde dentro di sé. studio le scale, tutte, le facciobenissimo, a duemila di metronomo, quindi leggo Aranjuez e faccio tutto senza difficoltà. A me, almeno per ora, non é mai successo.

E' ovvio che saper guidare é una premessa necessaria per correre su un circuito particolare, ma nessuna preparazione "in astratto" può garantirti la soluzione di un insieme di problemi legati ad una serie molto precisa di eventi. Sono convinto che il preludio della suite in mi minore di Bach lo si impari suonando il preludio in questione, che poi esista un percorso per potersi avvicinare a quel brano credo che sia fin troppo ovvio, ma non ho una fede assoluta negli "esercizi preparatori": in definitiva é l'idea che per imparare a nuotare sia necessario bagnarsi.

Ad ogni modo é un punto di vista che ho maturato nella mia esperienza, potrei essere ampiamente smentito.

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Non mi riferivo direttamente a quanto stavi scrivendo, ma già che ci siamo ti dirò la mia.

Credo che nello studio esistano fasi diverse: é vero che per apprendere i rudimenti forse é necessario "spizzicare" un po' qua e un po' là, ma credo che un passaggio si risolva solamente studiando quel passaggio. Non credo in una tecnica "astratta" capace di divorare indifferentemente qualunque passaggio di una certa tipologia. E' ovvio che nello studio del tremolo ogni brano che utilizza tale tecnica male non può fare, ma non é vero che suonare il Recuerdos sia fondamentale alla soluzione delle difficoltà che si trovano in "Un sueno en la floresta" (e viceversa).

Ogni passaggio musicale nasconde dentro di sé una serie di variabili in grado di far nascere problemi assolutamente peculiari e irrisolvibili se non all'interno dello stesso "universo di riferimento", che in questo caso é un certo brano.

Questo é ovvio non significa che, passatemi l'espressione, faccia male, che ne so, per preparare l'esecuzione del Concerto Elegiaco uno studio specifico sulle scale, ma non per questo si può concepire di poter risolvere a monte le difficoltà tecniche che ciascun brano nasconde dentro di sé. studio le scale, tutte, le facciobenissimo, a duemila di metronomo, quindi leggo Aranjuez e faccio tutto senza difficoltà. A me, almeno per ora, non é mai successo.

E' ovvio che saper guidare é una premessa necessaria per correre su un circuito particolare, ma nessuna preparazione "in astratto" può garantirti la soluzione di un insieme di problemi legati ad una serie molto precisa di eventi. Sono convinto che il preludio della suite in mi minore di Bach lo si impari suonando il preludio in questione, che poi esista un percorso per potersi avvicinare a quel brano credo che sia fin troppo ovvio, ma non ho una fede assoluta negli "esercizi preparatori": in definitiva é l'idea che per imparare a nuotare sia necessario bagnarsi.

Ad ogni modo é un punto di vista che ho maturato nella mia esperienza, potrei essere ampiamente smentito.

 

La tecnica fondamentale si impara nei primi due-tre anni di studio - non ne occorrono di più, se si è ben guidati - dopodiché si prosegue suonando il repertorio e non è più necessario fare esercizi di base, solo esercizi specifici che ciascuno deve costruirsi da sé. Imparata agli inizi la tecnica di base, l'incontro con il repertorio svela che: 1) ci sono delle applicazioni della tecnica che vengono risolte spontaneamente; 2) altre che richiedono un certo lavoro e vengono risolte; 3)altre ancora che resistono a qualunque lavoro. Gli esercizi personali derivano da queste applicazioni problematiche. Si isola il problema, e su quello si costruisce un modello di tecnica da espandere in una serie di applicazioni che mettono a fuoco il problema in modo specifico e peculiare, attaccandolo alla radice. Questo non sarebbe possibile continuando per ore ogni giorno a praticare una tecnica generica (scale, arpeggi, legature, etc) che tale problema non sfiora nemmeno: come i farmaci, la tecnica dev'essere specifica.

 

Comunque, quando si è assimilata la tecnica di base, qualunque problema di tecnica specifica incontrato in un brano deve essere risolto nel giro di un'oretta di lavoro. Se, dopo un'ora di buon esercizio mirato, la soluzione non si trova, non la si troverà mai, ed è meglio lasciar perdere il pezzo.

 

dralig

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ma come può conciliarsi quello che Ha appena detto con una carriera concertistica? Non mi capacito come possa un didatta del Suo spessore affermare questo, ma appunto essendo Lei un grande didatta, Le sarei grato se chiarisse meglio questa sua concezione, che ahimè, non comprendo.

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Comunque, quando si è assimilata la tecnica di base, qualunque problema di tecnica specifica incontrato in un brano deve essere risolto nel giro di un'oretta di lavoro.

 

Se, dopo un'ora di buon esercizio mirato, la soluzione non si trova, non la si troverà mai, ed è meglio lasciar perdere il pezzo.

 

dralig

 

Certamente. Dopo un certo livello è inammissibile che un problema tecnico/meccanico non venga risolto entro un tempo relativamente breve a meno che non si tratti di un genere di difficoltà nuova che oltre a richiedere nuove risorse puramente fisiche, includa anche generi di difficoltà diversi dalle "solite" scale, arpeggi e legature.

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