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Ma perchè è così difficile?...


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Sono nuovo, e spero di essere il benvenuto.

Non sono più ragazzo, ho compiuto 45 anni da poco ed ho iniziato a suonare circa 5 anni fa. DEdico "parecchio" tempo (beh, considerate che lavoro!!) e cioè almeno 2 ore al giorno, ma spesso anche 3 o 4 - allo studio, e noto che ci sono stati parecchi progressi (prendo lezioni serie da 2 anni e mezzo). Però, ultimamente mi rendo conto che non riesco a raggiungere un obiettivo importante: suonare senza commettere errori, suonare un brano in modo pulito, dall'inizio alla fine. C'è sempre qualcosa che non va, qualche nota presa male, possibile che sia legato alla mia non più giovane età? Secondo me è un problema della mano sinistra, anche se faccio esercizi di tecnica (scale e legati) costantemente, forse dovrei puntare su altre cose. Consigliatemi.

Grazie

Zeliko

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Sono nuovo, e spero di essere il benvenuto.

Non sono più ragazzo, ho compiuto 45 anni da poco ed ho iniziato a suonare circa 5 anni fa. DEdico "parecchio" tempo (beh, considerate che lavoro!!) e cioè almeno 2 ore al giorno, ma spesso anche 3 o 4 - allo studio, e noto che ci sono stati parecchi progressi (prendo lezioni serie da 2 anni e mezzo). Però, ultimamente mi rendo conto che non riesco a raggiungere un obiettivo importante: suonare senza commettere errori, suonare un brano in modo pulito, dall'inizio alla fine. C'è sempre qualcosa che non va, qualche nota presa male, possibile che sia legato alla mia non più giovane età? Secondo me è un problema della mano sinistra, anche se faccio esercizi di tecnica (scale e legati) costantemente, forse dovrei puntare su altre cose. Consigliatemi.

Grazie

Zeliko

 

Non è possibile diagnosticare la causa di una serie di errori senza prendere visione diretta della situazione, ma in generale si osserva che la stragrande maggioranza degli errori è causata dal fatto che la mente non ha assorbito con chiarezza il modello musicale che deve poi ordinare alle dita di riprodurre. Chi studia molto spesso non sa letteralmente che cosa deve fare, e infierisce sulle sue incolpevoli dita alla ricerca di una via d'uscita a problemi che invece risiedono nella mente. La tipologia di errori che Lei descrive sembra proprio questa. Quindi lo studio non deve essere orientato verso la ripetizione tentativa di qualcosa che non si ha bene in mente, ma verso la definizione mentale di ciò che si deve fare, prima di farlo fare alle povere dita.

 

dralig

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Non è possibile diagnosticare la causa di una serie di errori senza prendere visione diretta della situazione, ma in generale si osserva che la stragrande maggioranza degli errori è causata dal fatto che la mente non ha assorbito con chiarezza il modello musicale che deve poi ordinare alle dita di riprodurre. Chi studia molto spesso non sa letteralmente che cosa deve fare, e infierisce sulle sue incolpevoli dita alla ricerca di una via d'uscita a problemi che invece risiedono nella mente. La tipologia di errori che Lei descrive sembra proprio questa. Quindi lo studio non deve essere orientato verso la ripetizione tentativa di qualcosa che non si ha bene in mente, ma verso la definizione mentale di ciò che si deve fare, prima di farlo fare alle povere dita.

 

dralig

 

 

Grazie per la risposta, quindi è piuttosto difficile trovare il "bandalo della matassa". Giusto per essere più pratici: cosa dovrei fare a livello mentale? In base alle vs esperienze, suggeritemi qualcosa, perchè è davvero demoralizzante non poter raggiungere un obiettivo di pulizia del suono

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Salve, non so cosa intendi con "lezioni serie" ma comunque anche 2 anni non sono poi tutto sto tempo per demoralizzarsi!

Tra le altre cose se gia suonavi prima (ti do del tu va bene?)

potresti aver accumulato una serie di brutte "abitudini" che fanno fatica ad andar via.

 

Intanto tranquillità.

 

dopodichè molta disciplina con le dita, a partire dalla loro posizione.

Sei sicuro ad esempio che ogni volta che fai un passaggio le dita caschino nella stessa posizione?

Questa domanda unita alla domanda : suona bene? la vorrei diversa questa frase?

sono i due punti di partenza per il "lavoro mentale".

nel senso che a parte la conoscenza "mentale" del brano, dello spartito , delle note, è l'osservazione (e l'ascolto ) che guida uno studio proficuo.

 

Certo che tanta "palestra" tecnica ma nel senso yoga del termine non può che aiutare!

ciao

Gio

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Grazie per la risposta, quindi è piuttosto difficile trovare il "bandalo della matassa". Giusto per essere più pratici: cosa dovrei fare a livello mentale? In base alle vs esperienze, suggeritemi qualcosa, perchè è davvero demoralizzante non poter raggiungere un obiettivo di pulizia del suono

 

Non è difficile la ricerca è svolta accuratamente. Un pezzo di musica per chitarra è un tessuto con diversi fili. Bisogna individuare, nella maglia, ogni singolo filo e impararne bene il percorso. poi, bisogna effettuare il montaggio dei diversi fili. Tutto questo comporta uno studio di ogni singola voce (filo) ritmico e melodico, mentre il montaggio è uno studio che guarda alla combinazione verticale dei suoni (accordi, linee di una polifonia, melodia e accompagnamento). Se si svolge bene questo lavoro - che è di competenza della mente - il lavoro delle mani viene ridotto all'essenziale. Se invece si va a tentoni, "scoprendo" la musica nel momento in cui le dita la estraggono dalle corde, ci si mette su una strada senza fine...

 

dralig

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Intanto grazie per il tempo che mi dedicate!!!

Salve, non so cosa intendi con "lezioni serie" ma comunque anche 2 anni non sono poi tutto sto tempo per demoralizzarsi!Gio

Intendo che finalmente ho trovato un insegnante che mi tratta da vero studente, e che, come se fossi un giovane ragazzo da far crescere musicalmente, mi fa lavorare con un regolare programma completo (cioè non mi tratta da "studente della terza età" considerando la tecnica solo una perdita di tempo e proponendomi un repertorio da spiaggia!!)

Tra le altre cose se gia suonavi prima (ti do del tu va bene?)
CERTAMENTE, il Lei mi faceva sentire a disagio...
potresti aver accumulato una serie di brutte "abitudini" che fanno fatica ad andar via.

E' possibile che sia anche così.

Intanto tranquillità.

 

dopodichè molta disciplina con le dita, a partire dalla loro posizione.

Sei sicuro ad esempio che ogni volta che fai un passaggio le dita caschino nella stessa posizione?

In effetti è proprio questo uno dei problemi: non sempre succede, per questo ritengo che il problema risieda nella mano sinistra. Forse dovrei fare degli esercizi per perfezionare la precisione. Ma cosa?

Questa domanda unita alla domanda : suona bene? la vorrei diversa questa frase?

sono i due punti di partenza per il "lavoro mentale".

nel senso che a parte la conoscenza "mentale" del brano, dello spartito , delle note, è l'osservazione (e l'ascolto ) che guida uno studio proficuo.

 

Certo che tanta "palestra" tecnica ma nel senso yoga del termine non può che aiutare!

ciao

Gio

Sul fraseggio riesco meglio, ho un buon orecchio e riesco ad ottenere ciò che vorrei sentire: il lavoro della mano destra mi viene più "semplice" (nota: messo tra virgolette).

Beh, se hai qualche altro suggerimento lo accetto di cuore,

Grazie ancora.

Z.

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purtroppo mi riesce difficile darti consigli senza ascoltarti direttamente.

se vuoi puoi a postare qualche esempio (magari con un pò di audio) e se ne potrebbe parlare confrontando (magari!) le varie opinioni dai bravissimi musicisti presentisul forum.

 

ad ogni modo prova a mettere in pratica le due semplici autodomande che ho proposto e vedi che succede.

ciao

GIo

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Scriveva Zeliko:

“Però, ultimamente mi rendo conto che non riesco a raggiungere un obiettivo importante: suonare senza commettere errori, suonare un brano in modo pulito, dall'inizio alla fine. C'è sempre qualcosa che non va, qualche nota presa male,”

 

Mi permetto di dire la mia su questo.

 

Forse non ho capito bene io, ma posto così il problema mi sembra posto male.

“Suonare senza commettere errori, suonare un brano in modo pulito, dall’inizio alla fine” non è affatto “un obiettivo importante”, anzi può essere qualcosa che addirittura distoglie dall’obiettivo vero e quindi fa perdere tempo e causa preoccupazioni inutili e che ostacolano il cammino. E lo dico per esperienza, è un “giochino” che facevo anch'io all’inizio dei miei studi e una tentazione credo abbastanza diffusa.

 

Posto, s’intende, che non stiamo affrontando prematuramente un pezzo il cui livello di difficoltà è troppo superiore alla nostra preparazione attuale al punto che è meglio aspettare e fare altro, va ricordato che imparare a suonare è una avventura senza fine. L’obiettivo, se così si può parlare, è come quella “x” di cui parlava il grande matematico Francesco Severi in un suo libro: una x che , più procedeva la sua ricerca, più si spostava in avanti davanti a sé.

Darsi come obiettivo “il non fare sbagli” può significare ridurre l’obiettivo dell’apprendimento musicale e tecnico a qualcosa di finito e programmabile; e, pur di non fare sbagli, uno può magari suonare “in dentro”, senza mai buttarsi nel fare musica per non correre rischi (allora si frena la ricerca su forma, dinamica, agogica, timbro, accentuazione, ecc. per riuscire a “suonare pulito”). Anche se ci riesce, è una ben magra soddisfazione rispetto alla gioia di fare musica.

 

Viceversa, tenere vivo davanti a sé un obiettivo artistico che è sempre, per definizione, “oltre” quel che si riesce a realizzare (e più si va avanti, più si sposta in avanti anch’esso, come diceva Severi), rende lo studio una avventura affascinante, anche se ci si trova sempre in qualche modo inadeguati, pieni appunto di “errori”.

 

Un esempio concreto sono le incisioni di Segovia: fin dalle primissime, quelle dove non è che si potessero fare tanti tagli, è evidente che lui si preoccupava di tutto tranne che “di non far sbagli dall’inizio alla fine”: seguiva , buttandosi con impeto e senza freni, una idea musicale viva; l’errorino, anche di nota, capitava, ma era come bruciato dalla forza con cui lui inseguiva la sua idea artistica - e certo non si può dire che suonasse senza “sapere il pezzo”.

 

Certo, anche l’ascoltatore può ascoltare in modo sbagliato, ridotto, e allora ascolta quelle incisioni cercando gli errorini - “Non ti curar di lor, ma guarda e passa” direbbe Dante.

L’ascoltatore può invece sintonizzarsi sulla ricerca artistica dell’interprete, e allora anche per lui quegli incidenti diventano irrilevanti. La stessa esecuzione può deludere o affascinare a seconda della prospettiva con cui la si ascolta.

 

Spero che sia chiaro che questo non è certo un invito alla approssimazione, anzi…

o meglio, è un invito ad “approssimarsi” il più possibile ad una idea musicale in continua evoluzione (se lavoriamo), come quella “sintesi in continua espansione” che era la definizione di interpretazione che dava Segovia.

 

Questo, lo sa chi lo fa, è un lavoro continuo anche sul gesto strumentale, e quindi tocca sempre anche la tecnica; ma è tutta un'altra cosa dal proporsi di fare il pezzo “senza errori” dall’inizio alla fine. Come esito di questo lavoro, quasi un sottoprodotto, c’è anche normalmente una esecuzione più “corretta” - tenendo conto però di tutti i fattori: anche non fare una dinamica quando ci vuole è un “errore”, e può essere ben più grave che sbagliare una nota.

 

Compito di un maestro dovrebbe essere anche quello di “alzare il tiro” su queste cose; altrimenti potremo avere un esecutore che è “perfetto, ma nulla di più” come disse ironicamente Segovia al corso di Ginevra tanti anni fa.

 

Piero Bonaguri

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eh sapessi... sono nella stessa situazione anch'io.... mai suonato un pezzo perfetto!!

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Ciao, lele beck' s,

la cosa più importante è studiare un brano, battuta per battuta e molto lentamente con l' aiuto del metronomo. Studiando battuta per battuta, si studia il brano più attentamente, e suonando lentamente e a tempo non si fanno errori. Dopo aver studiato in questo modo, si aumenta un pò la velocità, e se si rifanno errori bisogna riabbassarla. Ci vuole tempo... ma studiando in questo modo si può ottenere la velocità che si vuole senza commettere errori.

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