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Angelo Gilardino

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  1. Lei scrive in prosa, no? Comporre è un lavoro analogo al Suo. C'è un progetto, si buttano giù gli schizzi, si incomincia con il delineare le coordinate, poi si procede per cerchi concentrici, dal generale si passa al dettaglio, e si corregge, si corregge, si corregge di continuo, fino a che il lavoro è finito. Finito vuol dire che si è giunti al massimo livello possibile di elaborazione dei dettagli. Bisogna conoscere a fondo la lingua, il vocabolario, la grammatica, la sintassi, forgiarsi uno stile, cioè una selezione di gesti proprii, autentici, espressivi e potenti. dralig
  2. Mentre si lavora, una fatica boia. Quando si finisce, un senso di sollievo. Magari, se la composizione è venuta bene, un moderato compiacimento. Normalmente, si parte da un progetto che prevede lo strumento o l'organico per il quale si vuole scrivere, e si definisce in linea di massima la struttura del pezzo: una sonata, un concerto, un quartetto...Queste sono le coordinate essenziali per incominciare il lavoro con qualche speranza. A seconda del tipo di brano che si vuole scrivere, e della sua forma, ci si procura il materiale: la serie, il tema, il soggetto...Da lì, si inizia la costruzione, e ogni compositore segue un metodo proprio. Comunque, si tratta di costruire. Le idee sono quasi sempre cellulari, piccole: un motivo, una successione di accordi, un ritmo...Ci sono le idee che sorgono per iniziare un brano e quelle che vengono in mente per continuarlo. Non tutte le idee sono buone, spesso non lo sono, e se sembrano molto buone sarà bene non prenderle in considerazione, perché tre ore dopo averle scritte si scopre che non erano affatto idee proprie, ma idee altrui rimaste appiccicate alla memoria. Per comporre, ci si serve di idee e di tecniche. Come gli esecutori, anche i compositori possono avere una tecnica eccellente, buona, mediocre, scadente, o nessuna tecnica. Insomma un lavoraccio. dralig
  3. Non lo so. Se ben ricordo, la Sonata è nel repertorio di Sante Tursi, concertista di Bari che lavora molto all'estero. Credo che il chitarrista più vicino a Bracali sia Mark Delpriora, di New York, che ha eseguito tutto quello che il compositore ha scritto. dralig
  4. E' mancato a New York il compositore italo-americano Gian Paolo Bracali. Nato a Roma nel 1941, risiedeva da molti anni degli USA, dove svolgeva attività di direttore d'orchestra, con predilezione per l'opera. Musicista eccellente, ha scritto un concerto per chitarra e orchestra, un quintetto per chitarra e archi e, per chitarra sola, una sonata e un brano di vasto respirom intitolato "Viajes", pubblicato da Suvini Zerboni. dralig
  5. E' una soluzione che molti adoperano con risultati eccellenti. Per quello che ho direttamente testato sullo strumento preferisco p-a-m-i (esclusivamente per la tecnica del tremolo) per ragioni anatomiche. La chiusura della mano parte sempre, naturalmente, dal mignolo verso l'indice - mai il contrario - e questo aiuta moltissimo in due casi: 1) Movimento elementare Si raggiunge naturalezza e risultato in tempi relativamente brevi 2) Omogeneità nelle note ribattute La diteggiatura a-m-i divide il carico su tre dita della mano invece che su due o, meglio, su tutto il metacarpo della mano destra invece che solo sull'articolazione i-m In generale preferisco m-i (o a-m) per passaggi non appoggiati composti da piccole scale cromatiche o diatoniche (4/8 note su corde non rivestite), ribattuti molto stretti e note puntate. Avrai notato come ciascun esecutore disponga di successioni e combinazioni di dita pronte, senza bisogno di esercizio, di altre che, per essere attive, necessitano di addestramento, e di altre ancora che, nonostante tutti gli esercizi, non saranno mai disponibili. Ciò non dipende da fattori anatomici e fisiologici - altrimenti le preferenze e le resistenze e gli impacci sarebbero uguali per tutti -, ma da fattori neurologici, del tutto imponderabili. Io non sono mai riuscito a rasgueare bene con e-a-m-i, ma non ho mai avuto bisogno di studiare il rasgueado i-m-a-e, una cosa da bestia rara. Ogni dieci esecutori che tremolano bene p-a--m-i, ce n'è uno che preferisce p-i-m-a, ne ho visti alcuni che preferivano p-m-i-a, ma in linea di massima p-i-m-i è accessibile a tutti. A quale grado di rapidità, non si può definire se non individualmente. Conviene provare: la diteggiatura che non abbisogna di studio è quella giusta. dralig
  6. Ho chiesto quest'informazione perché ho adottato questo metodo anch'io, poiché uno dei "vizi" più diffusi è il tremolo "galoppante", tremolo dove a-m-i anziché completare la quartina diventano una terzina, oppure l'articolazione a-m si perde un po' con una conseguente accellerazione del tremolo in quel punto. Ho affrontato questo problema proprio costruendo la quartina interamente su una stessa corda, di modo che fosse più semplice concentrarmi sulla regolare scansione ritmica. Un accorgimento che spesso uso per controllare se il tremolo su un dato brano "funziona" è quello di non suonare ad esempio nell'ultimo movimento della battuta il basso, ma suonare sono la nota al canto. Se il tremolo è giusto questa variazione non influisce sul canto. Perché non prova a fare il tremolo con la diteggiatura p-i-m-i? Non l'ha mica ordinato il dottore, di usare anche l'anulare, che in genere è meno disciplinato delle altre dita... Ci sono chitarristi che eseguono un arpeggio p-i-m-i su tre corde a velocità elevata e con controllo perfetto e poi, gli sciagurati, fanno un tremolo al galoppo per ostinarsi a usare l'anulare. Io avevo 17 anni quando vidi Segovia suonare RdlA con p-i-m-i in modo perfetto. Tra l'altro, con pimi si può espandere molto la dinamica. dralig
  7. Ha ragione, ma il chitarrume non compra musica pubblicata su due pentagrammi. Se n'era già dovuto accorgere lo stizzoso don Fernando che, dopo la sparata dell'introduzione alla Fantasia op. 7, dovette riscrivere e ripubblicare la sua composizione in notazione tradizionale. Un compositore brasiliano, Leonardo Boccia, ha addirittura pubblicato un volume sull'argomento del cambio di chiave ("A troca da clave"). Ma non si può fare. Il cliente ha sempre ragione. Ogni volta che io ci ho provato, l'editore mi ha fatto quello che i miei allievi chiamano un cazziatone. dralig
  8. Potrebbe spiegare come "fare" questo tipo di sordina? Si prende un pezzetto di cartone rigido, e si incidono su un lato del medesimo sei brevi fessure strette, corrispondenti alle corde. Si introduce il cartoncino e lo si toglie con la mano destra, bloccando le corde con la sinistra, in modo da non farle suonare mentre si fa il lavoretto. dralig
  9. Poiché l'effetto di etouffé non è in questo caso limitato a una frase, ma è prescritto per l'interva variazione - che è una forma chiusa, separata da ciò che precede e da ciò che segue - non c'è nessun motivo per dannarsi a cercare quale soluzione manuale sia migliore: è tutto lavoro superfluo, e l'effetto migliore è quello che si ottiene con la sordina di cartone applicata alle corde il più possibile vicino al ponticello. In questo modo il risultato musicale è indenne dalle inevitabili disuguaglianze che si verificano con i vari etouffé manuali, e la destra è libera di suonare normalmente. Gli strumentisti ad arco usano regolamente la sordina (sia pure per motivi diversi), non si vede perché i chitarristi non dovrebbero fare altrettanto. Ci sono due edizioni primarie delle Fantasia op. 7. Tra la prima (scritta su due pentagrammi in chiave di basso e di contralto) e la seconda (con la notazione normale) ci sono differenze nelle legature della sesta variazione. Occorre leggere entrambi i testi e poi decidere in base al risultato che si ottiene e adottare senza esitazioni la soluzione che dà il suono più nitido, permettendo, nei gruppi di note legate,di percepire chiaramente le note. Con la disponibilitò delle ristampe delle edizioni d'epoca, non servono più le revisioni - più o meno accurate: andare sempre alla fonte. dralig
  10. Certo, sono d'accordo con te, anche per me le sensazioni che da esso, o dagli altri filmati di Bream, derivo non cambiano. Bream è stato un grande Artista. LM In fondo, è tutta opera sua, quella che si vede nei DVD, anche se le immagini provengono dal presente e il suono dal passato. E' stato un artista che ha segnato la storia della chitarra nella seconda metà del Novecento con un'impronta più forte di quella lasciata da altri chitarristi, tecnicamente più solidi di lui, però assai meno dotati di personalità e assai meno sensibili all'aspetto cruciale del repertorio. dralig
  11. Bravo Akaros, mi pare che Lei sia vicino al salutare concetto secondo il quale il tremolo non è che un arpeggio a quattro dita sulla stessa corda o al massimo con il pollice su una corda e tre dita su un'altra: non capisco perché si debba parlare di tremolo come di una tecnica a sé. dralig
  12. Si può identificare questa categoria di persone dai loro scritti, il cui tono, sentenzioso e didattico, è tradito da volgarissimi errori di ortografia, grammatica e sintassi. dralig Vi sono categorie strane come la categoria di quelli che ascoltando una musica si sentono appagati, non perchè è una musica piacevole ma perchè è una musica riservata a pochi. Questa categoria è paragonabile a quelle persone che leggendo un libro non si appagano il piacere di leggerlo ma per il piacere di sentirsi colti. Mi spiace MGilardino ma a volte errori grossolani possono capitare a tutti, ne ho visti anche di peggiori di questi e il senso del discorso era questo. Non mi sento ne sentenzioso ne didattico. Non mi sento sentenzioso perchè non giudico nessuno e sono aperto a qualsiasi idea contraria alla mia. Non mi sento didattico perchè non ho nulla da insegnare a nessuno. Mi sento originale proprio perchè non sono ne sentenzioso ne didattico. No? E alla categoria che ha appena sterminato (culturalmente, s'intende), che cosa ha rivolto, se non una sentenza? Levi una curiosità ai lettori: come fa Lei a sapere di che cosa si appagano i membri di tale categoria? Li ha sottoposti alla macchina della verità? dralig
  13. In verità non mi pare una interpretazione particolarmente "struggente". Considero Bream uno dei maggiori interpreti di tutti i tempi del nostro strumento, ma mi sembra che questo sia uno di quei casi in cui si confonde la bellezza della musica con quella dell'interpretazione, per bene che quest'ultima sia di ottimo livello. Quello che continuo a non capire è il perché la quasi totalità dei video di Bream, e vi includo anche quelli in sei puntate che sta ancora una volta trasmettendo Sky in questi giorni, siano registrati in playback. Capisco le esigenze del video ma, vista la statura del musicista, è una cosa che mi lascia abbastanza perplesso. LM Franco Zeffirelli ha realizzato un bel film su Maria Callas, nel quale narra del tentativo, da parte di un regista amico della diva - la cui voce era ormai spenta - di convincerla a interpretare "Carmen", in una versione filmata in cui sarebbe stata utilizzata la sua famosa registrazione. Ossia, in pratica, a cantare in playback. La storia raccontata da Zeffirelli - tratta da fatti realmente accaduti - rivela il tormento della cantante che, dopo aver accettato la simulazione e girato il film, all'ultimo momento si pente e rifiuta il suo assenso a quello che lei considera un inganno fatto a se stessa prima che al pubblico. Un film sulla vita di un interprete non più attivo, con esecuzioni in playback, non è un inganno, ma un'illusione poetica, il tentativo di richiamare in vita qualcosa che non c'è più. dralig
  14. Si può identificare questa categoria di persone dai loro scritti, il cui tono, sentenzioso e didattico, è tradito da volgarissimi errori di ortografia, grammatica e sintassi. dralig
  15. Un compositore che si aspetta e che cerca una generale convergenza di percezioni e di consensi intorno alla sua opera da parte dei contemporanei è necessariamente e inevitabilmente una mezza tacca. E oltretutto, non ha letto la storia della musica. dralig
  16. vero giulio credo che sia anche il significato ultimo (almeno così io l'intendo) della vituperata frase di Berio...abbattute le barriere del pregiudizio ideologico è doveroso comunque ribadire quali siano i valori di un pensiero musicale, in qualsiasi contesto D'accordissimo: è impossibile cogliere l'essenza di tali valori (o constatare la loro assenza) senza aver prima definito il quadro culturale entro cui si sono formati. Questo semplicissimo principio è però regolarmente disatteso, sia dalla critica "qualificata" che dalla platea di coloro che, delle peculiarità dei valori artistici, dovrebbero essere gli interpreti: chiunque - con ben poche eccezioni - legifera, vocifera e sentenzia a partire dal tetro perimetro delle proprie meningi - non importa se indottrinate o selvatiche, facendo delle medesime, e dei loro spesso ridicoli limiti, il centro del mondo. dralig
  17. Sono d'accordo e, per la verità, non ho mai sentito Yepes fuori forma, quindi non posso testimoniare delle sue défaillances: so che, a fine carriera, ebbe un periodo molto difficile, causato da superlavoro e da problemi fisici che lo assillavano. La fortuna, che lo aveva assistito all'inizio della sua carriera, lo abbandonò. Ma fu proprio nella sofferenza che egli manifestò una serenità stoica. dralig
  18. Suonare può diventare - come nel caso di Yepes - un lavoro. Saperlo fare bene non significa poterne determinare i ritmi, le condizioni ambientali, logistiche, misurarne la fatica. Molto spesso la logica è quella del prendere o lasciare, dove prendere significa massacrarsi di superlavoro, e lasciare significa rischiare la disoccupazione. A dettar legge è spesso la logica spietata del mercato. Alcuni concertisti riescono a sopportare certi carichi, altri no, e pagano con la lucidità delle loro prestazioni. Essere capaci di suonare a un determinato livello non implica da parte di tutti il poterlo fare comunque, in ogni momento e in ogni situazione: alcuni possono, altri no, e questo non ha nulla che vedere con il loro valore. Alla logica del mercato dovette sottostare anche la Presti, che morì ancora più giovane di Yepes. Segovia si lamentava, ma era una torre, e reggeva meglio (anche lui era tutt'altro che infallibile, comunque). Bream si è dovuto ritirare...Concertisti che abbiano potuto permettersi di tenere pochi concerti e nello stesso tempo di rimanere sulla cresta dell'onda ce ne sono stati pochi, e non erano chitarristi: Horowitz, Michelangeli, Gould... dralig
  19. Il regista francese René Clement girò nel 1953 un film (molto bello e infinitamente triste) sulla guerra, vissuta da due orfani, un bimbo e una bimba, vittime innocenti della tragedia che aveva distrutto le loro famiglie. Voleva una colonna sonora "fragile" come l'infanzia, e per questo pensò al suono della chitarra. Non so come giunse a Yepes. Suppongo che sia stato su indicazione della grande didatta-compositrice parigina Nadia Boulanger, dalla quale Yepes prendeva qualche lezione di composizione. Yepes ebbe la saggezza di non scrivere musiche proprie - non era compositore - e adoperò musiche di pubblico dominio: un Minuetto di Jean Philippe Rameau, una Sarabanda e una Bourrée di Robert de Visée (dalla famosa Suite in re minore), El testament d'Amelia nella versione di Llobet e infine il Romance anonimo, sulla cui origine si sono versati fiumi d'inchiostro, senza mai approdare con certezza al nome del suo autore. All'epoca in cui Yepes lo adoperò, contava una mezza dozzina di edizioni. Yepes fece la sua. Era legalmente suo diritto registrarla alla società degli autori e incassare i diritti. Di sicuro, quando la adoperò era lungi dall'immaginare quale diluvio avrebbe causato. Da allora, Romance anonimo prese il nome del film di cui era in realtà una parte della colonna sonora, e si chiamò Jeux Interdits, Forbidden Games e Giochi Proibiti. ./quote] Provi Lei a trascinare il fondo schiena per qualche decennio per aeroporti, stazioni ferroviarie, imbarchi di traghetti, dormendo (male) fuori casa per 200 notti l'anno, mangiando (male) se e quando può, esercitandosi in albergo (dove i vicini di stanza protestato al concierge), sentendo la famiglia al telefono due volte la settimana invece di vederla ogni giorno, svegliandosi di soprassalto la notte solo per domandarsi smarrito se è in Russia, in Giappone o in Sudafrica, e poi ne riparliamo. dralig
  20. Allora, nel video di Paganini suono una chitarra in cedro di Angelo Armanelli, dal suono brillante e molto maneggevole, in tutti gli altri suono su una preziosa chitarra di Luìs Arban del 1976, appartenuta in passato ad un utente di questo forum... 8) ...che la comperò non dal costruttore, ma da una chitarrista che commise il fatale (per lei) errore di fargliela provare. Alla fine della prova, l'"utente di questo forum" si rivolse alla collega ed amica e le sussurrò dolcemente: "Cara, devi scegliere tra il vendermi questa chitarra, non importa a quale prezzo, oppore l'essere rapinata della medesima, qui e ora. Sappi che non esiterò a strangolarti, qualora tu intendessi rifiutare". L'interessata optò per l'assegno. Era però affiliata ad associazioni esoteriche, e fece in tempo, mentre il collega si distraeva, a preparare la sua vendetta. Che esplose un mese più tardi, in una cittadina al confine tra Svezia e Norvegia, dove l'ignaro estorsore, al momento di uscire in pubblico per un concerto, avvertì uno strano fruscio all'interno della cassa... dralig
  21. Era un chitarrista di tutto rispetto e, all'epoca in cui si propose, cioè negli anni Cinquanta, uno dei pochissimi che avesse qualcosa di suo da dire, e che non si accodasse a Segovia. Aveva personalità e carisma, e aveva lavorato duramente per forgiare una tecnica propria. Inoltre, aveva beneficiato della sua parte di fortuna: giovanissimo e sconosciuto, mentre cercava di farsi largo dalla provincia spagnola, ebbe la buona sorte di trovare sulla sua strada il grande direttore d'orchestra Ataulfo Argenta che, nella sua ricerca di un interprete del "Concierto de Aranjuez" più affidabile di Sainz de la Maza, trovò in lui un giovane capace e ben disposto a seguire le sue istruzioni: ne derivò quell'incisione di "Aranjuez" che, tutto sommato, è ancora la migliore esistente. Come tutti i virtuosi in carriera, ebbe i suoi alti e bassi, e attraversò un periodo molto difficile in cui la sua tecnica sembrava appannata e la sua mente musicale non più lucida: la fine della sua carriera e della sua esistenza furono un doloroso calvario che egli seppe percorrere con grande dignità. Resta tuttavia l'interprete primario di pagine di grande valore, che lui ha rivelato: per esempio, lo splendido concerto di Maurice Ohana, "Tres graficos", il "Concertino" di Bacarisse, i pezzi di Leonardo Balada, il pezzo di Bruno Maderna "Y despues"... E' stato un artista vero e importante, per la chitarra, e un uomo retto e molto buono. dralig
  22. Non si danno mai consigli a persone che si pensa siano incapaci di seguirli. Quando L'ho invitata all'ascolto dei classici dei Novecento, ero sicuro - non so perché, ma mi fido delle mie percezioni - che Lei avrebbe fatto il salto di qualità. Ha ragione, il concerto di Stravinskij è splendido, e il preferirlo - o meno - a quello di Berg è solo una questione di affinità personali: sono entrambi grandi compositori. Alcuni giorni fa ho ascoltato in televisione il concerto di Shostakovich, che conoscevo poco, e mi è sembrato stupendo. dralig
  23. Nel dire quello che pensa e quello che sente, non sbaglia mai. Continui così per il resto dei Suoi giorni, costi quel che costi. dralig
  24. La poesia è un dono celestiale, passa attraverso chi lo possiede. Il cammino dell'artista è soprattutto quello della consapevolezza di sé: richiede tempo e si paga, inevitabilmente, in sofferenze. Gli adolescenti che credono di essere Rimbaud costituiscono una tipologia che ogni docente colto sa come manovrare. Leggere, al riguardo, l'ultimo racconto de "Il muro" di Jean Paul Sartre, intitolato "L'infanzia di un capo". dralig
  25. Precisamente, dunque riesce molto difficile, in una prospettiva poetica, indicare delle "opportunità". Si può soltanto, responsabilmente - descrivere- data la sede, in modo inevitabilmente sommario - la realtà in cui vivono sia i concertisti riusciti che quelli mancati, senza tentare di tracciare percorsi che, essendo creati da ogni artista per sé, non sono prevedibili. dralig
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