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Angelo Gilardino

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  1. Akaros, si ravveda: Giuliani non ha mai scritto un vero e proprio Metodo, ma uno "Studio" (op. 1) diviso in quattro parti che si può considerare alla stregua di una serie di esercizi la cui cooordinazione è del tutto misteriosa. Quanto al Metodo di Sor, non contiene affatto gli Studi - che sono pubblicati separatamente - ed è invece un trattato teorico sulla tecnica, con ben pochi esempi musicali. Il grande Metodo ottocentesco è quello di Aguado che, nelle sue varie redazioni, si pone veramente come uno strumento didattico: se ne può discutere l'organicità e la razionalità, ma non certo la struttura - che è propriamente quella di un metodo, con un equilibrio tra la parte teorica, gli esercizi e gli studi - e il valore, che è fondativo di una tecnica che, in larga misura, ha determinato il modo di suonare la chitarra. Nel Novecento, il tentativo di ripetere, aggiornandola, l'opera di Aguado, è stato effettuato da Emilio Pujol con la sua incompiuta "Escuela razonada de la guitarra": mentre il valore didattico e musicale degli esercizi e degli studi di Pujol è fuori discussione, la parte teoretica è disastrosa e, se presa alla lettera, foriera di nuovi disastri. Quindi, oggi, non esiste un Metodo da seguire univocamente: si prende da tutte le parti e si riassume, si unifica, si integra. dralig
  2. http://www.exagontuner.com/Index1.htm Sono eccellenti. dralig
  3. Per la verità. ben pochi oggi affermano una cosa del genere. La revisione di Segovia è stata abbandonata da quasi tutti i docenti e gli interpeti, da quando si è resa disponibile la ristampa in facsmile o comunque l'edizione urtext degli Studi di Sor: tutti, non solo quelli selezionati da Segovia. Non c'è alcun bisogno di adoperare revisioni: Sor era un chitarrista sommo, e la sua musica per chitarra non necessita di alcuna revisione. si può e si deve suonare così come lui l'ha scritta. dralig
  4. dai è facile: pianoforte, 39 anni. A spanne (senza consultazioni): è la Sonata per cello e piano? dralig
  5. E' del tutto normale, per chi svolga un lavoro nell'editoria con competenze musicologiche, decifrare manoscritti problematici - spesso lo sono anche le copie definitive, non soltanto le minute o gli appunti. Questi, risultano spesso utili nel caso in cui il manoscritto conclusivo presenti dei punti oscuri: per quanto pasticciati, gli appunti possono servire a sciogliere deu dubbi. Nelle edizioni della collezione "The Andrés Segovia Archive" sono riprodotti in facsimile i manoscritti originali. Chi vuole, può rendersi conto di persona del tipo di lavoro che il musicologo-chitarrista ha dovuto svolgere. per arrivare al testo "pronto per l'uso". dralig
  6. Ciao Angelo. Ti risulta che la SGAE (per gli altri la SIAE spagnola) abbia riprotetto Albeniz ed altri autori iberici? LM No, ma posso informarmi. Mi risulta al contrario che avevano accorciato i termini della loro protezione (70 anni invece che 80). Ri-proteggere Albéniz oggi sarebbe la classica chiusura della stalla dopo la fuga dei buoi. La SGAE è comunque, in effetti, molto protettiva nei riguardi degli autori. Diversamente dalla SIAE. dralig
  7. No, il pizzicato Bartok prescrive un effetto percussivo: la corda deve sbattere contro la barretta e produrre un rumore. dralig
  8. E' una minuta di un pezzo tutto sommato tradizionale. Questi pasticci purtroppo capitavano, prima del pc e dei programmi di notazione computerizzata. dralig
  9. Io non faccio mai - di mia iniziativa - questioni personali. Leggo quello che devo leggere dando alle parole il loro significato normale. Nel raccontare l'aneddoto di Sacha Tansman che per poco non finiva sotto un taxi a Venezia (Dio sa se era perennemente nelle nuvole), non ho scritto che l'incidente - a lieto fine - ebbe luogo davanti a un albergo, né che, per andare in albergo, qualcuno aveva usato il taxi. Sicché, l'associazione albergo-taxi, interamente creata da Lei, mi era parsa un po'...come dire, ingenerosa nei confronti del mio aneddoto. Lei ora chiarisce che la Sua non era un'insinuazione. Bene, tutto a posto. dralig
  10. Quelle in commercio sono abbastanza noiose, sentimentali. D'accordo sul fatto che Duarte non è Bartok, e che la "English Suite" è un pezzo semplice, ma appunto per questo bisogna evitare di banalizzarlo facendone musica di sfondo per una scena agreste, Quindi, direi di prendere a modello la musica per orchestra di Delius e di Vaughan Williams, e di riportare il pezzo di JWD in quella prospettiva. Ci sta dignitosamente. dralig
  11. Una sola, come nella quasi totalità delle opere protette da copyright. Le composizioni diventano di dominio pubblico - salvo rare eccezioni - 70 anni dopo la morte dell'autore. Fino ad allora, sono protette, cioè di proprietà dell'autore o dei suoi eredi e, per la parte che gli spetta, dall'editore. Si dà talvolta il caso di editori che concedono licenze di sub-edizione, in genere a regime territoriale. Un autore che ha edizioni e subedizioni è Federico Moreno-Torroba. Non è il caso delle musiche di JWD. dralig
  12. Certo che no. E' evidente agli occhi di chiunque che appurare se nel 1973 Venezia fosse servita dai taxi è necessità vitale per la propria cultura. Si tratta di una chitarrista, mica di una cavallerizza. dralig
  13. Il sospetto che a Venezia circolassero anche le automobili - e addirittura i taxi - ha preso piede da qualche tempo in seguito a indiscrezioni che stanno raggiungendo persino i forum di chitarristi. Si mormora inoltre qualcosa circa l'esistenza di una parte di Venezia in terraferma, chiamata Mestre, dove pare che già nel remoto 1973 si siano dati convegno dei musicisti in un albergo. Pare che uno di loro fosse addirittura un umano. Gli altri, stavano studiando per diventarlo. dralig
  14. Rispondo alle domande, non alle insinuazioni. Comunque, l'"umano" in questione era di razza bianca, se pur non ariana. dralig
  15. Alfredo, sei uno stregone. Ho appena finito di ascoltare la registrazione dello studio "Les jardins mysterieux", omaggio a Francois Couperin, contenente, tra l'altro, anche l'effetto che tu descrivi (spero che abbia anche una causa). Ti mando l'esorcista? dralig
  16. Il pollice della mano destra spinge la corda dall'interno verso l'esterno, perpendicolarmente alla tavola armonica, e la rilascia di colpo, mandandola a urtare le barrette. E' esattamente il contrario di quello che si fa nell'attacco ordinario, sempre tendenzialmente perpendicolare al piano armonico, ma con la spinta alla corda in direzione contraria. dralig Angelo, io di solito uso prendere la corda tra il pollice e l'indice. Questo modo, oltre ad ottenere una presa un pochino più sicura, non costringe ad infilare il pollice sotto le corde (cosa, secondo me, non sempre agevole ) Non si mette il pollice proprio sotto la corda, Francesco, e si impiega soltanto una piccola porzione di polpastrello. Incidentalmente, con la stessa azione del pollice, ma riducendo l'oscillazione della corda fino a evitare l'impatto con le barrette - cioè "spostando" la corda con una porzione minima di polpoastrello del pollice - si ottiene un suono purissimo, quasi di sola fondamentale, che sulla sesta corda dà effetti davvero straordinari di oscurità. Naturalmente, tornando al pizz. Bartok, la tua tecnica va benissimo. dralig
  17. Il pollice della mano destra spinge la corda dall'interno verso l'esterno, perpendicolarmente alla tavola armonica, e la rilascia di colpo, mandandola a urtare le barrette. E' esattamente il contrario di quello che si fa nell'attacco ordinario, sempre tendenzialmente perpendicolare al piano armonico, ma con la spinta alla corda in direzione contraria. dralig
  18. Scusami Francesco - sono gli effetti della senescenza. D'accordissimo sul senso implicito nelle tue domande - infatti mi sembrava di aver risposto confermandolo, ma incomincio ad accusare défaillances... dralig
  19. L'armonia, il contrappunto, la forma, andrebbero studiati come scienze pure, non legate a nessuna logica strumentale. Nel momento in cui si inizia a comporre, subentra una logica strumentale che è, dev'essere, uno dei riferimenti fondamentali dell'operare artistico. Quindi, si adatta ciò che si è appreso in vitro alla realtà di ogni strumento e di ogni organico. La chitarra è, in questo senso, uno degli strumenti che maggiormente impongono l'adattamento e il superamento delle regole pure. Ma guai a non conoscerle. E guai a rimanerne sopraffatto. dralig Butterfly
  20. E che altro dovrebbero ricordare, o Fabio? Quattro regolette cretine sulle quinte nascoste? Mi pare che Lei sappia benissimo - ma non lo dice - di aver toccato il punto: chi non riesce a liberarsi delle regole scolastiche (rimuovendole) le ha studiate inutilmente, e non si trova in una situazione molto migliore di chi non le ha mai imparate: questo è un compositore puzzone e naif, quello è un allievo istruito che non è riuscito a diventare un compositore. Sono decisamente malmessi tutti e due. Fischio arbitrale e applausi a scena aperta, insieme. Primo: innocuo e innocente sono due stati diversi. Innocuo è chi non riesce a nuocere, innocente è chi non sa nuocere, perché il nocumento gli è estraneo. I compositori innocui cercano di nuocere, ma non ci riescono al di là della ristretta cerchia della loro clientela, perché il loro potere intellettuale è debole, e dunque innocuo. I compositori innocenti scrivono soltanto buona musica, e sono perciò stesso incapaci di scriverne di cattiva: per stare alla storia della musica recente, Niccolò Castiglioni era un compositore innocente, mentre la lista dei suoi coetanei innocui è molto lunga. Applausi riguardo la faccenda dell'inventare armonie. E' facile osservare delle regole. Molto meno facile è creare qualcosa che, pervenendo allo stato di esistenza, crea una nuova regola. Il compositore degno di questo nome ha alle sue spalle una serie di manuali che deve aver imnparato e deve aver dimenticato, e per ogni cosa che fa aggiunge pagine a un nuovo manuale, che serve solo a lui. Ogni compositore autentico, per comporre, si avvale di una serie di procedimenti che la precettistica antecedente bolla come errori. Il punto è che senza quegli errori la sua musica non esisterebbe, e quindi deve scegliere tra il commetterli (voce del verbo essere) e il non commetterli (cioè, non essere). Non è mica scemo: sbaglia scelleratamente, e dopo di lui gli autori dei manuali aggiungono nuove regole, desumendole da quello che lui ha fatto. Ma no, sono innocui - loro si. Sono le uniche mezze tacche indispensabili nel mondo della musica. Servono a essere buttati via. Non c'è niente di più piacevole che gettare via un manuale. Se si potesse buttare nel cassonetto anche il suo autore, sarebbe bellissimo. Ma è un cittadino onorato, ha famiglia, etc etc. dralig
  21. Il manuale di armonia di Schoenberg ha il grande merito di aver impostato lo studio in chiave storicistica. Da allora in poi, non si sarebbe più dovuto smarrire questa prospettiva, anzi la si sarebbe dovuta ampliare, arrivando al punto cruciale: partire dall'osservazione delle musiche e spiegare come i procedimenti armonici sono diventati regola. In conservatorio, qualche insegnante procede già con questo metodo. dralig
  22. Nei dettagli, personalmente non lo conosco, ma ricordo solo di averne sentito parlare nel testo citato prima di C. Marenco- manuale di armonia, ne fa un riferimento insieme ai testi di Farina, Delachi... marcello Reputo opportuno, per non dire indispensabile, che l'armonia venga oggi insegnata in chiave storicistica, ossia si a partire dalle sue leggi e regole nel sistema tonale, ma con immediata apertura, sia verso il passato remoto (modalità) che verso il passato prossimo (atonalità, politonalità, polimodalità, serialità). Considero molto dannoso, sul piano culturale e sul piano musicale specifico, identificare l'armonia esclusivamente con l'armonia tonale, e insegnarla - come tuttora si seguita a fare - in modo tale da far apparire gli altri sistemi come secessioni. Inoltre, non capisco perché l'armonia non venga insegnata a partire dalle prime lezioni di musica e di strumento, insieme al solfeggio (che per la verità è più difficile dell'armonia). L'armonia tonale sta alla musica come il dogma della chiesa cattolica romana sta alla vita. Sarà bene aprire gli occhi e imparare a usare fin da piccoli il sommo privilegio della libertà e, in tale uso, ammaestrarsi per tempo. Altrimenti continueremo ad avere ascoltatori che distinguono la musica romantica dalla musica contemporanea come due etnie. dralig
  23. La natura è stata presa come modello dagli artisti di diverse epoche, fintanto che è esistita. La manipolazione violenta dell'uomo ha stravolto la natura al punto tale che nessun artista, oggi, progetta di modellarsi sulla natura, e Schoenberg liquida la questione, proprio nelle prime righe del suo trattato d'armonia, affermando che soltanto al suo livello più basso l'arte imita la natura. Il modello al quale si connette l'artista contemporaneo è un modello mentale, che può benissimo rievocare la natura, ma non più come presenza (dov'è?), bensì come immagine. dralig
  24. Allora, vai un po' indietro e procurati una buona incisione del primo concerto, in genere snobbato come opera giovanile. C'è un tema, lì, che non dovrebbe risultarti del tutto sconosciuto. Pollini, benissimo. Perfetto. Ma ascolta anche altre incisioni. Stephen Kovacevich, per esempio. In ciascuna c'è qualcosa che nelle altre non c'è. E così uno si "compone" mentalmente la sua interpretazione ideale, anche se non suona. Comunque, si raggiunge il massimo quando si riesce ad apprezzare ugualmente (stando sempre nei concerti per violino) il concerto di Berg e il concerto di Kachaturian. Non so se mi spiego... dralig
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