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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Gentile Maestro Garrone,

    la vibrazione si verifica solo sulla 1° corda

    e solo sul 14° tasto. Suonando in contemporanea

    la sesta a vuoto il problema si amplifica. La vibrazione

    non mi pare sia da attribuire alla tastiera: ho l'impressione

    che provenga dalla cassa, ma non lo posso dare per certo.

     

    Aspetto altri suoi preziosi suggerimenti.

     

    Grazie.

     

    Alberto Pala.

     

    Può darsi che all'interno della cassa si sia "scollata" una catena, e non è da escludere che il legnetto instabile reagisca al fa diesis del cantino producendo una frizione contro il legno della tavola al quale è sospeso. Può anche darsi che qualcosa - un pezzetto di carta o altro- sia caduto dentro la buca, si sia impigliato da qualche parte, e reagisca. Una buona pulita all'interno della cassa e tutto si sistema. Prenda una manciata di riso da cucina, la inumidisca e la getti dentro la cassa. Lasci seccare bene è poi faccia uscire il riso dalla buca scuotendo (moderatamente e senza violenza) lo strumento, fino a che l'ultimo chicco non sarà fuoruscito.

     

    E' anche possibile che l'inconveniente sia causato dal fatto che, fermando la prima corda sul 14° tasto, la corda medesima sia libera di vibrare nella porzione dal capotasto alla 14ma barretta, per una imperfezione o per una deformazione delle barrette precedenti. Questo potrebbe causare un'instabilità della corda che, vibrando nella porzione in cui dovrebbe star ferma, produce un re diesis (una terza sotto il fa diesis reale). La sesta corda a vuoto produce un armonico udibile, sol diesis (pari alla nota reale del cantino, quarto tasto), e se la quinta sol diesis-re diesis non è esatta, si potrebbe verificare un lieve battimento. E' molto improbabile, ma succede di tutto...

     

    dralig

     

    dralig

  2. grazie tante!

    non sapevo della suite piemontese di Duarte, comunque, a giudicare dalla suite inglese credevo che ci sapesse fare con le melodie popolari..

    in cosa consite il difetto della suite piemontese di Duarte????

    grazio ancora

     

    E' difetto se si esamina la composizione dal punto di vista di un compositore come Mosso. Duarte non si è preoccupato di studiare a fondo il carattere delle melodie, le ha semplicemente considerate come materiali, e ha creato intorno ad esse un contesto armonico o contrappuntistico cromatico che tende non a commentarle per quello che intrinsecamente sono, bensì per presentarle in una luce aliena. Ci riesce. Mosso, musicologo oltre che compositore, considera un atteggiamento di questo genere alla stregua di una profanazione, di una scorciatoia volgare e facilona, e tratta invece le melodie inserendole in uno sfondo armonico e contrappuntistico diatonico-modale che evoca non soltanto l'origine di queste canzoni, ma anche il mondo sonoriale che costituì il loro ambiente primario: ne "I tre Prinsi" c'è una sezione intermedia che evoca le improvvisazioni dei suonatori di ghironda, i campanacci delle mucche ne "La Pastora e il lupo" sono evocati con accordi modali duri e primitivi ottenuti sui bassi, mentre in "Verdolin verdolineto" è chiarissima l'evocazione dello scacciapensieri.

     

    dralig

  3. recentemente ho ascoltato in un concerto questi tre brani del noscro Carlo Mosso, mi sono piaciuti particolarmente il II e III movimento...mi piacerebbe avere più informazioni possibili su questo autorte ed in particolare sulle Canzoni piemontesi, ma non sono riuscita, conto nell'immensa sapienza del maestro Gilardino, a proposito lo ha conosciuto?????

     

     

    Si, l'ho conosciuto, anzi ne approfitto per una aprire piccola parentesi di carattere personale. Quando, nel 1981, decisi di chiudere la mia carriera concertistica, essendo quella la fonte primaria di sostentamento, avevo deciso che, da allora in poi, la musica sarebbe diventata la mia occupazione elettiva - mi sarei dedicato alla composizione - ma non più il mio lavoro. Infatti, a 40 anni, non avevo mai cercato un'occupazione come insegnante e avevo soltanto, nell'insegnamento, incarichi onorari e non remunerativi. Ero quindi in procinto di entrare nel giornalismo - non mi mancavano le possibilità di lavoro nel settore -, quando mi telefonò Carlo Mosso, allora direttore del Conservatorio di Alessandria, e mi domandò se rispondesse al vero la notizia che mi ero ritirato dai concerti. Gliela confermai, e lui mi rispose che avrebbe voluto avermi nel suo conservatorio come docente. Non era nei miei piani ma, tuttavia, accolsi il suo invito di presentare le carte, anzi fu lui ad aiutarmi nella burocrazia, dove certamente mi sarei perso. Nell'autunno, avevo ottenuto la nomina e, invece di andare a lavorare per un quotidiano, incominciai la mia carriera ufficiale di docente: in vita mia, ho inoltrato una sola domanda - quella che lui compilò per me, facendomela firmare - e, ricevuta la nomina, rimasi nello stesso conservatorio fino a quando, due anni fa, decisi di chiudere anche la carriera di docente e di tenere soltanto qualche masterclass.

     

     

    Mosso era un musicista di grande cultura e di estrema raffinatezza. Conosceva a fondo la musica di tutte le epoche, con predilezione per gli autori antichi, da Perotinus a Frescobaldi, e aveva anche una notevole cultura letteraria.

     

    Scrisse le "Tre Canzoni Piemontesi" per un moto di reazione nei riguardi della "Suite Piemontese" di Duarte, che lui giudicava orrenda, e per dimostrare come vanno trattate le melodie popolari. Invece dell'"orripilante travestimento" che ne aveva fatto il compositore inglese, lui, Mosso, creò sfondi ritmico-armonici e contrappuntistici, attenendosi alla natura diatonico-modale delle melodie. Io diedi poi un assetto chitarristico alle sue realizzazioni.

     

    Se vuole, può ascoltare in CD un'ottima esecuzione dei brani in questione da parte di Gianluca Barbero (Map records).

     

    dralig

  4.  

    Sono andato a vedere il concerto di Williams e la mano sx la "usa" esattamente come lei la descrive.

     

    Non abbiamo inventato niente. Avendo iniziato contemporaneamente lo studio della chitarra e del violoncello, è risultato ovvio per me adoperare la stessa impostazione su entrambre le tastiere e, mentre era evidente che quella violoncellistica funzionava a meraviglia anche per la chitarra, quella "chitarristica" dell'epoca non funzionava né per la chitarra né, tanto meno, per il cello. Quindi, al diavolo l'impostazione "classica", con l'asse centrale della mano perpendicolare alle corde e il polso flesso verso l'esterno: due modi sicuri per suonare con sforzo enorme, o per non suonare affatto...

     

    dralig

  5. Non sono il M° Gilardino, ma Ciccio, credo che la descrizione da te fatta sia la posizione che in realtà il M° si è proposto di "sconfessare" e di correggere nel suo trattato.

    Recita infatti il trattato a pg. 39: "si dispone perpendicolarmente alla corda la falangetta del dito piccolo, e, di conseguenza, si inclina la mano quanto occorre pre appoggiare il mignolo sull'area più ampia possibile, eliminando ogni rischio di scivolamento."

    Credo quindi che tu debba cambiare radicalmente inclinazionne della mano, con medio e anulare non perpendicolari alle corde (ci sono anche 2 foto che fanno vedere, la prima, la posizione come tu la descrivi, definita non corretta, la seconda, quella con la falange del mignolo perpendicolare.

    Cambiando inclinazione il problema dovrebbe sparire...leggi meglio il trattato ciccio :D

    Sai che figura se mi sbaglio io! :oops::shock:

     

    E' come dice Lei, Kokiss, io ho "designato", adoperato e insegnato la mano sinistra con un asse centrale non perpendicolare, ma inclinato, rispetto alle corde, e Lei ha letto correttamente quello che intendo e che è ormai pratica corrente di centinaia di concertisti.

     

    Forse Ciccio Matera ha guardato come modelli, tra le fotografie che io ho incluso, quelle che mostrano come "non" si deve tenere la mano sinistra.

     

    dralig

  6. [

     

    Chiaramente essere "in pace" con se stessi vuol dire tante cose: non solo aver raggiunto una salda personalità musicale o avere domato ai propri voleri lo strumento, ma anche (e soprattutto!) essere una "persona"!

     

    Saluti

     

    Piero Viti

     

    Carissimo Piero, per essere in pace con se stessi la prima cosa è darsi da mangiare con una certa generosità. I misfatti di cui dobbiamo occuparci quotidianamente sono quasi sempre perpetrati da questi maniaci della linea e delle diete, divorati dal loro stesso metabolismo.

     

    dralig

  7. e quella di Zigante che ha registrato l'integrale di Tansman.

     

    Magari l'integrale (o forse era l'integrale fino a qualche anno fa....), attendo ansiosamente che qualcuno registri gli ultimi lavori ritrovati nell'archivio di Segovia. La Passacaglia in particolare.....

     

    MP

     

    Ho promesso a Frédéric di fare l'orchestrazione del concerto di Tansman intitolato "Omaggio a de Falla", del quale esiste solo la parte di chitarra e

    la riduzione pianistica della partitura (che non fu mai scritta). Credo che aspetti questo lavoro per fare un altro CD tansmaniano come quello che ha già inciso - un concerto e dei pezzi solistici.

     

    dralig

  8.  

     

    Mi sono casualmente imbattuto, per un giro tortuoso di link su internet, nella notizia (data su e-borneo qualche settimana fa nientemeno che dal M° Gilardino) di due pezzi di Ponce recentemente recuperati dal chitarrista statunitense David Norton.

    Stavo appunto cercando chi fosse il chitarrista Norton, dedicatario della Quiet Song di Gilardino, pubblicata su ediciones guitarra.artelinkado, segnalatoci poco fa da Cristiano (l'avevo detto che era tortuoso....).

     

    Preamboli a parte, vorrei congratuarmi con il M° Gilardino per la scoperta ed ovviamente chiedere se si può sapere qualcosa in più sui pezzi in questione... e su cos'altro avesse per le mani il chitarrista David Norton (manoscritti di Segovia?).

     

    David Norton è un chitarrista di Salt Lake City, USA (città dei mormoni, difatti la moglie di David è una pretessa). Ebbene, qualche anno fa ebbe l'incarico di fare un'expertise su dei manoscritti di Segovia, di proprietà degli eredi della di lui seconda moglie, la pianista Paquita Madriguera. Segovia visse nella casa della Madriguera a Montevideo, per una decina d'anni, poi, quando il matrimonio si sciolse, andò a New York e lasciò a Montevideo un po' di carte - non un lascito paragonabile a quello della Fondazione di Linares, ma insomma pur sempre un bel dossier.

     

    Quegli eredi intendevano mettere all'asta il materiale, e così fecero, con una sessione da Sotheby, a Londra. David fu autorizzato a fotocopiare alcuni pezzi, prima di conferirli all'asta. Poiché è un uomo molto intelligente, e sapeva che la sua expertise aveva dei limiti, mi interpellò a titolo personale - non come direttore della Fondazione - per avere dei chiarimenti, che io gli fornii. Recentemente, mi ha mandato altre fotocopie, sempre provenienti dal materiale dell'asta, con alcuni pezzi inediti di Segovia e due pezzi che lui stesso aveva già segnalato come "diversi". Io li ho letti e ho concluso - se pur scritti dalla mano di Segovia - erano di Ponce. Li ho passati a un amico che stimo, senza dirgli nulla, e lui mi ha chiamato per annunciarmi che, secondo lui, i pezzi erano di...Ponce. A questo punto, io l'ho annunciato urbi et orbi. Adesso, non muoverò un dito. Aspetterò.

     

    Ecco tutto.

     

    dralig

  9. Orchestrarlo!?

     

    Si, l'ho orchestrato - e ci ho pure aggiunto parecchie cose mie. Se vuole, vada sul mio sito e nell'area MP3 potrà ascoltare dei file audio con le mie orchestrazioni della musica di Tarrega. Con la musica, qualchevolta mi diverto, così in quella suite potrà sentire Tarrega orchestrato alla francese, alla viennese, alla napoletana e alla russo-ispanica.

     

    Proprio oggi ho terminato una versione per flauto, viola e chitarra di "Recuerdos de la Alhambra".

     

    Che vuol farci?

     

    dralig

  10. Siamo certi che la "Mazurka en sol" sia opera di Tarrega?

     

    Nell'ascoltarla stanotte sono rimasto un poco perplesso dall'insistenza di alcuni passaggi cromatici che mi farebbero pensare ad una composizione giovanile di Llobet.

     

    Nel guardare invece i modelli di scrittura del "Minuetto" mi pare chiaro che, contrariamente alla diceria generale, Tarrega non fosse totalmente ignaro dell'esistenza di un certo Fernando Sor.

     

    Guardi Aedo che Tarrega bazzicava antologie pianistiche di autori romantici, e da lì viene la Mazurka in sol. Giuro che è di Tarrega, del miglior Tarrega.

     

    dralig

  11. Questo importante mercato internazionale annuale avverrà questo anno dal 29 marzo al 1 aprile. Sarò là per i quattro giorni completi. Se chiunque qui sarà là anche, sarò felice di venirli a contatto di in persona. Potete trovarli sempre intorno al stand di Chaneterelle. Arrivederci...

     

    Ciao Matanya, perché non fai una breve diversione in Italia? Non vorrai mica manciare cipo tetesco per qvattro ciorni.

     

    dralig

  12. ---non volevo essere poco carina ma volevo avere la possibilità più unica che rare di sentire un'autovalutazione di un comositore che apprezzo molto...la casa delle ombre la conosco a memoria

     

    Grazie dell'apprezzamento per la mia musica. "La casa delle ombre" è un pezzo che deriva dai ricordi d'infanzia. Abitavo con la mia famiglia in una cascina del vercellese e avevamo tantissime stanze con grandi finestre.

    Sulle pareti delle stanze gli alberi proiettavano le loro ombre mobili, e si formavano delle scene. Passavo ore a osservarle, specialmente di notte.

    Mi affascinavano specialmente le ombre gettate dal passaggio lento degli uccelli notturni: il gufo, l'allocco, il barbagianni, la civetta...

     

    dralig

  13.  

     

    ciao antonella...

    scusami ma non mi sembra una domanda "carina"...

    sai bene chi è gilardino e sai bene cosa ha fatto.... cosa vuoi che ti dica?

    non lo conosco direttamente ma non mi sembra il tipo che se la canta e se la balla........ dico bene gilardino??

     

    Infgatti, non so che cosa rispondere. Io la musica l'ho scritta e, grazie al cielo, non è rimasta nel cassetto: è tutta pubblicata e incominciano anche a suonarla piuttosto spesso e - i più audaci, come Porqueddu, Tampalini e altri - a registrarla. Sono loro, adesso, che guidano le danze, gli interpreti: è il loro momento, e ho l'impressione che cosa da dire ne abbiano molte più di me. Cedo il passo. A loro e agli ascoltatori.

     

    dralig

     

    dralig

  14. maestro come si consideralei nel panorama musicale del 900 ?

     

    Vediamo che cosa dice la Garzantina:

     

    Gilardino Angelo (Vercelli, 1941) chitarrista e compositore. Concertista di musica del Novecento, dal 1981 si è dedicato completamente alla didattica e alla composizione. Rinnovatore del linguaggio chitarristico, ha innestato sull'eredità di Villa-Lobos una raffinata tradizione postghediniana e un respiro europeo. (segue un elenco sommario delle opere).

     

    -------

     

    Non ho motivo di dissentire, quindi per il momento terrei la sintesi dell'enciclopedia Garzanti come buona. Poi, si vedrà.

     

    dralig

  15. Ed è per questo, signor Gilardino che, discutendo in un'altro topic con Vladimir, mi rammarico per il cattivo verso in cui oggi giorno la Musica tende sempre più velocemente ad orientarsi..ci saranno, secondo Lei, nella "storia del futuro"(!), artisti, geni del calibro di Bach, o Mozart, o chiunque abbia elevato la Musica e sulla quale hanno posto le fondamenta della loro ragion d'essere?

     

    Mi aspetto una ventata di ottimismo..

     

    Antonio

     

    Da un ragazzo 64enne c'è poco da aspettarsi ottimismo. Realismo, si, se la vita è stata spesa bene (il realismo non esclude la capacità di sognare, anzi la esalta). Non credo che l'umanità sia in una fase di regressione antropologica, quindi il genio è sempre presente, e non c'è bisogno di aspettare il futuro, però le sue manifestazioni appaiono chiare ai posteri, non ai contemporanei. Quindi, oggi è comunemente percepilto e compreso il genio manifesto nell'opera di artisti relativamente lontani nel tempo, mentre molti nostri contemporanei stentano tuttora a cogliere il genio nell'opera di artisti della prima metà del Novecento - figurarsi il presente! E questa è una questione.

     

    Il fatto che, insieme alle manifestazioni (difficili da cogliere) del genio creatore, nel presente si dispieghi anche quantità enorme di stupidità, volgarità, scellerata tracotanza (i Greci la chiamavano "hybris"), e che tutto ciò imperversi nei mezzi di comunicazione di massa, è altra questione: la misteriosa volontà che permette al grano e al loglio di crescere nello stesso campo e che fa scendere la pioggia sui buoni e sui malvagi è al di là della nostra comprensione e del nostro controllo. Ciascuno di noi è una goccia nell'oceano, e può decidere se essere una goccia pulita o una goccia sporca. Nient'altro. Nella valle di Giosafat, saremo tra i giudicati, non tra i giudici. E' bene non dimenticarlo mai.

     

    dralig

  16. Quindi magari le può vedere in modo errato

     

    scusa l'intromissione prf, nn riesco a capire perchè un compositore, il quale ama certamente le sue "creature", magari dovrebbe vederle in modo errato..nn capisco quello che vuoi dire..

     

    Non parlo per altri, ma è un fatto che spesso certi autori tendono a sopravvalutarsi. In genere, si tratta di autori dilettanti. Coloro che scrivono musica buona o eccellente, hanno necessariamente studiato la musica dei grandi maestri, da Palestrina a Bartok, da Machault a Schoenberg: anche se sanno di aver composto ottimi lavori, hanno sempre presente la storia e la tradizione alle quali il loro lavoro va ad aggiungersi, e questo li rende insieme consapevoli del loro valore e umili. Il dilettante, invece, ti arriva lì con il primo treno e ti mostra un pezzo carcassiano annunciandoti che ha scoperto/inventato un nuovo modo di scrivere per chitarra, e se non sei d'accordo e glielo dici, non importa quanto dolcemente, pensa che ce l'hai con lui, che hai paura che la sua musica offuschi la tua, che vuoi tenerlo fuori dal mondo degli autori "famosi", che magari vuoi portargli via la moglie o la fidanzata. Ho volutamente tracciato una caricatura, ma è verosimile. Spero che il concetto sia chiaro.

     

    Dall'altro lato, il compositore che scrive buona musica - e che non si sogna di essere Johann Sebastian o Wolfgang Amadeus - nutre sane apprensioni dinanzi alla prospettiva che la sua musica venga giudicata da chitarristi che non hanno mai ascoltato la grande musica del Novecento (Schoenberg, Berg, Webern, Bartok, Stravinskij, Hindemith, etc., in Italia: Ghedini, Petrassi, Dallapiccola, etc.), che conoscono i grandi del passato più per sentito dire che per diretta esperienza di studio, di lettura e di ascolto, e che considerano grande musica per chitarra quella scritta da praticoni che confezionano pezzettacci abominevoli, facendo l'occhiolino alla musica etnica, al rock e - se va bene - alla musica da film. E' nella prospettiva di essere letti e giudicati da personaggi del genere che il compositore - pur sapendo di non essere Wolfgang Amadeus - non può far altro che affidarsi al pietoso Iddio.

     

    AG

  17.  

    Un compositore che sa quel che fa sa anche quanto vale. L'augurio che Iddio gliela mandi buona auspica appunto che, anche presso gli altri, la sua musica trovi giudizi sereni, competenti, sensibili ed equilibrati.

     

    dralig

     

    Sì, M° non ho dubbi che un compositore che sa quel che fa sa anche quanto vale... però ognuno di noi non è forse innamorato delle sue "creature"? Quindi magari le può vedere in modo errato (certamente non mi riferisco a Lei, parlo in generale).

    Faccio un esempio banale: quanti sono quei pseudo-cantautori che ci propinano la loro canzoncina convinti di aver scritto chissà che cosa, ma che appena la cantano fan cadere le braccia...

     

    Io ho detto "un compositore che sa quel che fa", e non mi sono spinto a considerare altre categorie.

     

    dralig

  18. Ripeto per me la bontà la stabilisce: l'interprete (che decide di suonare un brano se ovviamente gli piace) e l'ascoltatore.

     

    Commento del compositore: e che Iddio ce la mandi buona.

     

    dralig

    Cioè Maestro?

    Non può essere mica il compositore a darsi un giudizio da se...

     

    Un compositore che sa quel che fa sa anche quanto vale. L'augurio che Iddio gliela mandi buona auspica appunto che, anche presso gli altri, la sua musica trovi giudizi sereni, competenti, sensibili ed equilibrati.

     

    dralig

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