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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Cmq stavo scherzando un pò col signor Gilardino..volevo sentire cosa mi avrebbe detto..

    sono cattivo?

     

    Antonio

     

    Mentre, nel 1890 o giù di lì, scrivere degli svolazzi ornamentali sul tema "Mamma o mamma cara" - noto anche come "Carnevale di Venezia" e, in precedenza, "La Cifolella", in quanto inventato da tale Cifolelli - per gli spettatori dei concerti tenuti nei pueblos spagnoli, poteva funzionare, per Tarrega, come espediente per guadagnare un po' di pesetas (e come tale glielo possiamo comprensivamente far passare, considerando che teneva moglie e figli - nel 2000, o giù di qui, un compositore che scrivesse quelle stesse variazioni, darebbe prova inconfutabile di essere scemo, o di avere tutte le carte in regola per diventarlo in tempi brevi. Non è il mio caso.

     

    dralig

  2. chiariamo se mi consente come dice silvio :lei dice abilita nei giochi ,giochi tipo risiko,scacchi ,dama ecc oppure giochi tipo calcio,pallacanestro,tennis,grazie :)

     

    Non sono in grado di precisare quali giochi, perché ne conosco pochissimi e male, ma tutti i giochi dove, a un segnale in arrivo o a una sollecitazione dall'esterno, è richiesta una reazione esattissima in tempi assai brevi. Adesso la lista la faccia Lei, sarà sicuramente più giusta della mia.

     

    dralig

  3. Cristiano ho trovato su internet una tua intervista in occasione del festival internazionale di chitarra S. Filippo Neri:

     

     

    mi puoi dire il titolo del brano che fa da sfondo all'ultima domanda dell'intevista?? Quello con molti abbellimenti (dovrebbero essere mordenti..ma nn ne sono sicuro!) che creano una melodia molto molto carina..ti dispiace?

    Mica è uno studio di Gilardino?

     

    Mica sono diventato scemo.

     

    dralig

  4. Si, certo. La velocità è un fatto mentale e poi tecnico.

    Molto interessante..nn ci avevo mai pensato.

    Ho capito cosa vuoLe dire quando dice che la velocità è un passaggio prima di tutto mentale..ma se dovessi spiegarlo a qualcuno nn sarei in grado di farlo..!

    Le dispiace, Maestro, anche brevemente, spiegare il concetto?

     

    Antonio

     

    Qualunque azione noi compiamo, anche la meno osservabile, è la conseguenza di un comando impartito dal cervello. Quando suoniamo, è il cervello che dà gli impulsi, e non tutti i cervelli riescono a ordinare una sequenza di impulsi con la stessa velocità. La capacità mentale che permette al virtuoso chitarrista di sgranare 800 note singole al minuto è della stessa specie di quella che permette al pilota di formula uno di portare un'auto a 300 all'ora. Non è un caso - lo sanno tutti i docenti di strumento con vasta esperienza - che gli allievi più bravi nella tecnica siano anche quelli che vincono nei giochi dove sono messi in causa i riflessi. Quindi, possiamo immaginare, che so, Saggese e Tampalini l'uno di fronte all'altro nella scena finale di un western come "La pistola sepolta", mentre, per ammazzarsi e non farsi ammazzare, fanno ricorso allo stesso tipo di bravura - mentale e tecnica - che permette loro di snocciolare le note con la chitarra. Per fortuna, hanno scelto di impiegare questa loro dote - insieme a molte altre - in un lavoro meno pericoloso e dai frutti più duraturi.

     

    dralig

  5. Scusate, solo una personale impressione, poichè non amo le abbreviazioni e gli acronimi. E' prassi consolidata indicare Heithor Villa-Lobos con la sigla HVL?

    Quando Leggo HVL studio n. 1, sembra il nome di un virus!

     

    :roll:

     

     

    Butterfly

     

    Si, è prassi consolidata. Il DEUMM - il maggior dizionario della musica e dei musicisti scritto in lingua italiana - adopera questo genere di abbreviazioni, per cui, alla voce Bach, per esempio, il cognome del comnpositore è sempre abbreviato con la sola B, e così molti altri lemmi. Seguendo questa prassi, si guadagna tempo e si evita di scrivere i nomi degli autori in modo errato: Villa-Lobos si chiamava Heitor, non Heithor.

     

    dralig

  6.  

    A titolo personale, devo dire che non ho niente contro il tango (come non ho niente contro le canzoni napoletane o quelle francesi). Non trovo affatto che si tratti di un prodotto di infima categoria musicale. Il problema come al solito sta negli esecutori. Esistono esecutori di basso livello anche nella musica così detta popolare. Le frasi come quella di Antonio Ballista vanno contestualizzate in un ambito più ampio. Ballista ha accettato di prendere il posto del compianto Roberto Negri al pianoforte del gruppo "Caffè Italiano" (di cui faccio parte anche io) che propone arie d'opera ma anche canzoni napoletane. Non credo dunque che le affermazioni del Maestro Ballista fossero "selettive" nei confronti del genere musicale ma piuttosto della qualità e dell'intelligenza con cui viene preparato un programma o una stagione.

     

    Non credo che esista sulla faccia della terra qualcuno che ha qualcosa contro il tango o la canzone napoletana in quanto tali. Ovviamente, sono generi musicali ricchissimi, con tradizioni, stili, autori e interpreti che ci si può solo rammaricare di non conoscere abbastanza bene (io, ad esempio, sono da anni alla ricerca di registrazioni di canzoni napoletane classiche eseguite da un cantante con voce da tenore-baritone lirico, che spesso usava anche il falsetto, e che aveva una dizione e un timbro splendidi, nonché una musicalità straordinaria, e sarei contentissimo di trovarle, ma per fare questo dovrei andare a Napoli negli archivi della Rai). Il discorso verteva invece sui tangueros di stagione, ed è tutt'altro.

     

    dralig

  7. grazie per la risposta ma cos'è il Bestiario di Pollinaire che genere è grazie

     

    Guillaume Apollinaire è - anzi fu - un poeta francese, e scrisse, tra l'altro,, una raccolta intitolata "Bestiario" in cui, con poesie di pochissimi versi, spiega il carattere e i doni di certi animali. Per esempio, del pavone dice:

     

    Quando allarga la ruota questo uccello

    bellissimo a vedere

    con le penne che si strascinano a terra,

    sembra ancora più bello,

    - ma si scopre il sedere.

     

    Ho ricordato questa poesia a proposito dei virtuosi che esibiscono la loro bravura invece di metterla al servizio della musica.

     

    dralig

  8. ma c'è un particolare metodo per prendere piu velocita

     

    Si, certo. La velocità è un fatto mentale e poi tecnico. Bisogna curare entrambi gli aspetti. Nel mentre, si impara l'arte di servirsi della tecnica senza farla notare, altrimenti si fa come il pavone quando fa la ruota (leggere il Bestiario di Apollinaire).

     

    dralig

  9. mi incuriosisce come faceva Tarrega a fare il tremolo senza unghie

     

    Tarrega suonò senza unghie soltato negli ultimi anni della sua vita, dopo essere stato colpito da paralisi. Nel tentativo di ricominciare a suonare, trovò utile limarsi le unghie per compensare con un contatto diretto tra polpastrelli e corde la perdita di sensibilità tattile.

     

    dralig

  10. Il M° Gilardino ha sicuramente ragione, forse lo dico troppe volte, ma non posso far altro che riconoscere "l'effettività" delle sue opinioni. Chi è in grado di far seguire azioni ai pensieri gode spesso di questa dono.

    Se posso allargare un po' lo spettro e trarre una considerazione più generale, credo che le parole del M° vadano ad intaccare e a sgretolare una delle più grandi balle mass-mediatche che da 20 anni ci propinano, cioè che si ha diritto di "rincoglionirsi" di fronte a stupide manifestazioni di piccoli animi umani perché siamo stanchi, abbiamo lavorato troppo, abbiamo il mutuo a cui pensare, dobbiamo svagarci.

    E allora viva i b-movies, viva wanna marchi, guardiamo tutti il marito di Costanzo: per quanto riguarda la musica tutto ciò che non può essere riconosciuto dopo 2 secondi è barboso, da vecchi, non-commerciabile e quindi non proposto.

    Sono da tempo convinto che il pubblico prende quello che gli si dà, ma che, almeno in una certa misura, sia in grado di decidere ciò che è buono da ciò che non lo è, di apprezzare ciò che è frutto di talento, dedizione, passione, amore, fatica, molto più di quanto non gli si voglia far credere.

    La forza di queste manifestazioni è la speranza che l'uomo porta ancora dentro di sé.

     

    Senza porre in discussione una sola parola di questo Suo messaggio, vorrei

    mettere a fuoco una mia opinione, forse espressa in modo approssimativo e frettoloso. Io non critico nessuno per le sue scelte di repertorio - ognuno suona quel che vuole e quel che può - e tutto quello che mi permetto di fare al riguardo è di non andare ai concerti con programmi che reputo scadenti. Niente di speciale e nulla che meriti rivelazioni e sottolineature da parte mia. Quello che non sopporto più, e che invece volevo dire chiaramente prendendo spunto dal concerto di Diodovich, è che i tangueros si spaccino come vittime della società, costretti a suonare un repertorio commemrciale dal volere del pubblico che rifiuterebbe un repertorio di maggior sostanza. Non è vero. Dimmi quel che suoni, e ti dirò chi sei. Anzi, non dirò proprio niente.

     

    dralig

  11. [

    A me e agli interpreti e compositori e musicologi che parteciparono ai suoi corsi è parso tutt'altro che disponibile ad un semplice rifiuto di approssimazioni grossolane. Anzi, è parso esagerato nel comportamento opposto....

     

    Mostrarsi rigorosi ed esigenti nei confronti degli interpreti non implica avere una nozione esatta di ciò che si è scritto. Dire che un'esecuzione è imprecisa non prova affatto la certezza di poter constatare che un'altra esecuzione è perfettamente corrispondente ai valori scritti. Il cervello umano è quello che è. L'eccellenza di una mente non sceglie di manifestarsi nelle infinitesimali differenze tra un ritmo e un altro, quando nessuno dei due, in se stesso, significa alcunché.

     

    dralig

  12.  

    dralig

     

    La gente, carissimo Angelo, è meno stupida di quel che sembra. Se non li freghi con i programmini preconfezionati adatti a tutti i gusti, ma - chissà perchè poi - soprattutto ai gusti della gente meno preparata (Totò nel suo capolavoro "miseria è nobiltà" diceva: "dobbiamo studiare tanto per essere alle mercé degli ignoranti"), ti ripagano con affetto e stima.

     

    Da qualche anno ho deciso anno di infischiarmene di ciò che piace agli altri e faccio solo (o meglio, sempre più spesso) quello che piace a me. Ho i miei bravi 40 anni e non sono più disposto a scendere a patti con gli organizzatori dei concerti (se non proprio quando incontro delle resistenze fortissime, ma anche in quei casi cerco di portare l'acqua al mio mulino). Questo offre l'indubbio vantaggio di essere più convincenti e più autentici. E il pubblico questo lo capisce. Ho avuto dei complimenti persino da un mio vicino di casa che era la prima volta che andava ad un concerto di musica classica. Mi ha detto che l'ora è volata senza che se ne fosse accorto. Caspita, quando raggingi il cuore di una persona che non mastica musica tutti i giorni vuol dire che hai comunicato qualcosa di importante.

     

    Se poi consideriamo il fatto che il tuo vicino non ha ascoltato la solita grigliata latino-americana, ma un autore "europeo" reputato "difficile" mi pare che il quadro che ne scaturisce sia nettamente diverso da quello tracciato nelle lamentele del chitarrista da festival. A questo proposito, vorrei spendere una riflessione, e mi scuso del fatto che essa si riferisca a vicende personali (ma solo come abbrivio). Fino a dieci anni fa, all'incirca, mi ero pressoché rassegnato all'idea di lasciare il mio lavoro di compositore nell'anticamera, in attesa - chissà, di lì a cent'anni - che il giudizio intorno alla sua proponibilità cambiasse: infatti, era tutto un profluvio di elogi per la qualità delle mie composizioni, elogi che sfociavano poi nel rammarico - sempre manifestato con sincero cordoglio - per l'impossibilità di proporre quelle musiche così meritevoli al pubblico, al quale purtroppo non si poteva negare quello che voleva, cioè il tango, la musica celtica, etc etc. Tant'è che quando, venuti meno per ragioni extramusicali i concerti degli interpreti "storici" della mia musica - Marco de Santi e Luigi Biscaldi - le esecuzioni si ridussero a quelle del solo, valorosissimo Luigi Attademo, mi domandai se non fosse stato il caso di rinunciare alla pubblicazione delle mie opere, e di rimandarla a tempi migliori. Nel mentre, ascoltavo le assicurazioni dei devoti amici chitarristi, che mi rendevano visita offrendomi smaglianti esecuzioni della seconda Sonata, facendomi partecipe dei loro progetti di eseguirla un giorno in pubblico, prese tutte le cautele, scongiurati tutti i pericoli di cui era irto il cammino...E io, ma si, ma si, avete ragione, non si può, salvo il fatto di domandarmi - tra me e me, non che mi sia mai permesso di farne pubblica manifestazione - come mai, in occasione delle "prime" dei miei concerti per chitarra e orchestra - da me stesso organizzate - il pubblico riempiva la sala e applaudiva per cinque minuti - cosa che non vedevo accadere in occasione dei concerti tanguerosi. Comunque, tirammo avanti senza storie. E poi, d'un tratto, ecco saltar fuori i Porqueddu (voleva incidere tutti gli Studi, e io, per ore a cercare di dissuaderlo dall'insano proposito: sarà una rovina, un disastro, e lui tranquillo come il papa: sono tutte storie, lo faccio e basta), i Tampalini, i Diodovich, i Mesirca, gli Illarionov...ormai l'elenco va a cunquanta e più nuovi interpreti negli ultimi cinque anni (per parlare solo di quelli a me noti). A me, non par vero, ma lo è. Sabato a Como, per essere giunto con tre minuti di ritardo, non ho trovato da sedermi, e non eravamo in un salotto, ma nella sala dei concerti del consevatorio. Alla fine, per poter dire "bravo" al direttore e al solista nel vestibolo, un amico giornalista e il sottoscritto, abbiamo dovuto attendere dieci minuti. Morale: ciascuno suona quel che vuole - ed è sacrosanto - ma non ha bisogno di giustificare le sue scelte attribuendole al volere del pubblico.

    Il pubblico prende ciò che gli viene offerto, in base a come gli viene offerto. Quanto a me, non è che la mia vita sia cambiata, ma sto meglio: non perché, di questi tempi, io abbia 500 esecuzioni l'anno invece di 50,

    ma perché non devo più guardare a quelle 50 con l'animo di chi ha ricevuto una grazia. Quindi, io devo ai giovani che potrebbero essere miei figli o miei nipoti la dimostrazione dell'evidenza che, per ascoltare ottime esecuzioni e incisioni della mia musica, e per vederla programmata regolarmente, non era necessario aspettare un secolo e il ravvedimento del pubblico. Ci voleva solo un po' di obiettività - oltre, naturalmente, all'apparato tecnico-musicale. Inutile a dirsi, chi mi intona oggi il ritornello "vorrei suonare il tuo Concerto, ma..." rischia di ricevere risposte non precisamente affabili. Ne ho avute le tasche piene per vent'anni, e non le sopporto più.

     

    dralig

  13. Fa sempre piacere quando un concerto di questo livello ha il successo di pubblico che merita.

     

    La carriera di Diodovich sta seguendo una linea speciale. Ha cominciato bene, ma discretamente, e sta sviluppandosi adesso, mentre di solito alla sua età - è del 1965, credo - la maggioranza delle ex-promesse del concertismo innalza bandiera bianca.

     

    Ieri ha suonato con una forza e un'autorità che non avevo percepito nei suoi concerti precedenti. Mi ha impressionato. E non sono stato il solo ad avvertire la novità.

     

    dralig

  14. Ieri al conservatorio di Como ha suonato il Concierto de Cordoba - per chitarra sola e quartetto di chitarre - e il Concerto d'autunno - per chitarra sola e otto chitarre, quest'ultimo lavoro con la direzione del maestro Innominato - eseguendo le parti solistiche (40 minuti abbondanti di musica) a memoria. E' chiaramente un pazzo scatenato, comunque la gente non se n'è accorta e l'ha applaudito a lungo, insieme al direttore e ai suoi ottimi allievi, che formavano il quartetto e il doppio quartetto. Sabato pomeriggio ore 18,15, giornata splendida, da gita fuoriporta, arrivando (in ritardo) mi dicevo: ci saranno sedici persone, compresi gli esecutori, invece non solo la sala del conservatorio era zeppa, hanno dovuto aggiungere delle sedie e anche così non ce n'erano per tutti. Ma quale crisi della musica. Ieri mica suonavano babefritte, eppure la gente c'era eccome.

     

    dralig

  15. Ciao Akaros e benvenuto sul forum.

     

    Anche tu con Star Wars!?

    Un anno durante un corso feci una figura barbina di fronte a una tavolata di colleghi e amici (era un corso da qualche parte, non ricordo bene) intenti a divorare una macedonia...

     

    Uno dei partecipanti al pranzo disse una frase e in mezzo mise la parola "Giubecca".

     

    Io lo guardai e dissi? "Chi?"

    Sconcerto in sala.

     

    Vedo che la tua situazione non è molto migliorata. Giubecca: orrendo italianismo. Trattasi in realtà di Chewbacca (Peter Mayhew) wookie, secondo pilota e collega di Han Solo (Harrison Ford).

     

    E pensare che ti annoveravo tra i miei ex-allievi colti.

     

    dralig

  16.  

    Mi scuso M°, ma non credo di afferrare bene il concetto...definedo come pedissequo colui che si adegua passivamente e senza contributo personale od originale alle idee, ai metodi, allo stile di qualcun altro (un grazie al sign. Zingarelli), credo di non andare lontano dalla realtà dicendo che così non può essere definito Cristiano, seguendo anche il suo commento, M°, alle esecuzioni degli studi di virtuosità e trascendenza del M° sardo

    La prego di precisare la sua idea, perché vorrei capire dove non siamo d'accordo.

     

    Non mi sembra che siamo in disaccordo. Intendo dire che chi è in grado di scandire il solfeggio del brano in questione (o, allo stesso livello di destrezza, se pur manifesta in altro tipo di impegno, di eseguire "Les arbres rouges") non ha comunque una mente passiva e pappagallesca, ma una mente prensile e brillante. Poiché la botte dà il vino che ha, da mente siffatta non vengono comunque ordinate azioni pedisseque.

     

    AG

  17. Sulla seconda: la mia era solo una battuta, non è mia intenzione partire con il piede sbagliato.

    Mi riferivo proprio a Stockhausen e all'esecuzione storica (autorizzata da lui stesso) di Aloys Kontarsky del pezzo per piano I, che se non sbaglio è del '53.

    In questa registrazione è evidente che il pianista non segue pedissequamente la parte scritta da Stockausen.

     

     

    Sollevo qualche obiezione sulla proprietà dell'avverbio "pedissequamente" in relazione al verbo "seguire" (cioè osservare, rispettare), in un caso simile. Chi ci riuscisse, avrebbe compiuto un'impresa mentalmente assai ardua: sarebbe come dire che Cristiano Porqueddu non si è limitato a eseguire pedessequamente "Les arbres rouges"...

     

     

     

    Ad esempio le battute 5 e 6 (parlo di queste perchè le ho analizzate nella tesi, quindi posso parlare con un po' di familiartà, almeno su queste) subiscono un'interpretazione vera e propria, e il 7:8 e l'11:12 sotto un 5:4 si perdono, anche se ovviamente l'esecuzione porta con sè il significato "profondo" dell'idea che ci sta sotto, credo sia per questo che Stockhausen l'abbia accettata.

     

    Permette? Stockhausen l'ha accettata perché non poteva rifiutarla, nel senso - lo dico chiaro e tondo - che nemmeno lui è in grado di stabilire se quello che ha scritto viene eseguito alla lettera. Può solo rifiutare approssimazioni troppo grossolane e comunque prive di un criterio. Se c'è un criterio di lettura, tra un'esecuzione letterale simulata da un computer e un'esecuzione umana - con inevitabili approssimazioni - la differenza non peserà minimamente sul significato e sul valore del pezzo, ma solo sull'aspetto della sua superficie sonora. In questa accezione, la scrittura è un indice, non un modello.

     

    dralig

     

     

    dralig

  18. Credevo che questo tipo di scrittura si fosse esaurita all'interno della produzione di Stockausen, che, nel Klavierstuck I, fu uno dei primi ad utilizzare questo tipo di scrittura "iper-precisa", per poi abbandonarla nell'XI, se non sbaglio.

    Non riesco a capire che senso abbiano, nell'atto esecutivo, raggruppamenti la cui esecuzione "precisa" sarebbe preclusa persino ai computer un po' datati.

    Vorrei sentirli solfeggiare 3 volte consecutive dall'autore e vedere quanto siano "normative" quelle indicazioni, fermo restando il rispetto per un compositore che sarà molto bravo (non ho mai ascoltato nulla di suo).

     

    Non è da prendere alla lettera. Tutto sommato, è meno difficile eseguire questo pezzo che lo Studio n. 5 di HVL.

     

    ag

  19. Sul premio di Alessandria stenderei un velo...

    Non per dir male , ma certo anche noi ci potremmo inventare un premio tanto per "spingere" i nostri amici..

     

    chitarristi che dal Suo amico tedesco non hanno assolutamente nulla da imparare (Micheli, Tampalini, Dieci - tanto per nominare qualcuno dei premiati di Alessandria) sono invece regali di combriccola.

     

    Vorrei spezzare una lancia a favore di Gio. Per quello che ho potuto capire in questi mesi di frequentazione di forum, non mi è mai parso "avvelenato", forse talvolta un tantino avventato ma mai velenoso. Nutro la serena speranza che nessuno si abbia a male del mio intervento.

     

    Il premio Echo è effettivamente un premio di portata un tantinello meno limitata all'ambito chitarristico della "chitarra d'oro". Vi figurano nomi di tutto rispetto e molto raramente (per non dire mai) chitarristi. Un premio analogo (sempre per i dischi) potrebbe essere il Midem Award, consegnato a Cannes in occasione del salone annuale del disco. Un premio che viene assegnato non in base alle vendite ma grazie ad un sistema di votazione basato sulle recensioni di alcune riviste (una ventina credo) europee.

     

    Il concorso di Alessandria è forse il concorso storicamente più prestigioso d'Italia. Le "chitarre d'oro" vengono assegnate solo da qualche anno. Resta comunque un fenomeno chitarristico o poco più.

     

    Comparare questi riconoscimenti è un'azione superficiale. Gli ambiti sono diversi, il pubblico è diverso, diversi i giudici, le motivazioni etc etc...

     

    Ciò detto, anche io riconosco come infelice l'idea di stendere veli. Non credo sia in discussione l'effettivo valore dei premi (almeno questa è la mia interpretazione di quanto letto) quanto l'idea del "circolo", della "parrocchietta". Se fossi convinto che questo premio fosse un'azione da "parrocchietta" lo direi senza avere alcun timore. Di parrocchie in Italia ne abbiamo viste molte, tutte barcamenarsi con alterne vicende con l'unico tratto in comune dell'esclusività. Premiamo i "nostri", recensiamo i "nostri", organizziamo concerti per i "nostri", innalziamo i "nostri". Mi fa ricordare Mafalda di Quino che alla lavagna divide in buoni e cattivi la classe: Buoni=io Cattivi=tutti gli altri. Visto tralaltro i risultati (se misurati in termini economici o di pubblicità) che alcuni premi producono l'argomento non sarebbe neanche degno di discussione... :)

     

    Perchè non cercare, caro Angelo, di far capire al nostro amico Giò perchè questo premio (la chitarra d'oro) non è di "parrocchia"? Che so, spiegargli chi lo assegna ed a chi è andato negli ultimi anni...

     

     

    Cordialmente

     

    Catemario

     

    P.S. Prego tutti di voler usare indulgenza e fare salva la mia buona fede.

     

    Caro Edoardo, io - come ho già detto a Maselli - sono un lettore e un contribuente di questo forum, non ne sono un precettore, perciò non presumo di dover far comprendere nulla a nessuno. Il punto qui non era quale fosse l'importanza dei premi "Chitarra d'oro" assegnati dal comitato organizzatore del convegno di Alessandria (comitato del quale non faccio parte) e compararla con l'importanza di altri premi. Trovo questo paragone di cattivo gusto, perché ciascuno fa quel che può, e visto che gli organizzatori del convegno alessandrino fanno del loro meglio, non si meritano che elogi. Se vogliamo che la manifestazione - e i premi che assegna - diventino più importanti, sosteniamoli con i mezzi a nostra disposizione e magari - pur senza assurgere ai fasti dei premi rilasciati dalla critica tedesca - acquisteranno un prestigio maggiore.

    Il punto era invece un altro, cioè la limpidezza dell'operato di chi tali premi assegna. Tale impidezza mi sento di difendere, anche se dissento vigorosamente da alcune premiazioni. Dissento nelle conclusioni, non nel metodo. Credo che abbiano talvolta sbagliato, ma che siano in buonissima fede: personaggi come Bonaguri, Podera, Michelangeli, Biraghi, sono sempre stati esempi di correttezza professionale. Hanno le loro idee. Io ho le mie. Possiamo andare d'accordo o - più spesso - no. Ma per la loro onestà, metto la mano sul fuoco.

     

    dralig

  20.  

    Nessuna polemica o tentativo di flame.

    se volete modifico ilmessaggio.

    però per favore non cerchiamo a tutti i costi della cattiveria dove non c'e'...

    (almeno a me non pare di essere velenoso)

     

    cordialmente

    Gio

     

    Chi ha scritto:

     

    Sul premio di Alessandria stenderei un velo...

    Non per dir male , ma certo anche noi ci potremmo inventare un premio tanto per "spingere" i nostri amici..

     

    non può invocare il fraintendimento. La Sua affermazione è chiarissima e, nella sua chiarezza, assai scorretta.

     

    dralig

  21. Salve non sono informatissimo in merito ma ci sono svarite tipologie di premi.

    Possono essere messi in palio da case discografiche, da critici specializzati ,da fondazioni ecc.

    Di solito ogni Nazione ne ha uno o due molto importanti.

    Io conosco quelli tedeschi che sono l'Echo Prize (tra l'altro lo scorso è stato vinto da un chitarrista: Frank Bungarten per la migliore registrazione, al fianco di Anne Sophie Mutter e Baremboim)

    esiste anche un altro premio della critica musicale sempre in Germania (di cui non ricordo il nome).

     

    Sul premio di Alessandria stenderei un velo...

    Non per dir male , ma certo anche noi ci potremmo inventare un premio tanto per "spingere" i nostri amici..

     

    Di fatto i premi hanno secondo me, due parametri su cui si basano: il

    successo di vendita di un prodotto discografico, e la critica specializzata.

     

    Mentre per il primo parametro non è scontata la qualità ( e di solito mi pare sia il parametro del GRammy) per il secondo diciamo che ci si affida ad una "giuria tecnica" e quindi dovrebbe essere più affidabile.

    Dico dovrebbe perchè comunque considererei intanto che tipo di critica è.

    Se è la giuria tecnica di Sanremo (per intenderci) beh..

    se è la critica specialistica tedesca, inizio a crederci.

     

    Ciao

    Gio

     

    Il che equivale a dire che il premio conferito al Suo amico tedesco è ben meritato, mentre quelli conferiti a chitarristi che dal Suo amico tedesco non hanno assolutamente nulla da imparare (Micheli, Tampalini, Dieci - tanto per nominare qualcuno dei premiati di Alessandria) sono invece regali di combriccola. Molto corretto.

     

    dralig

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