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Ermanno Brignolo

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  1. Per esperienza, il microfono ha un effetto migliore se lo si posiziona in direzione della porzione di tavola armonica che ha le vibrazioni maggiori, vale a dire la pancia della chitarra, poco sotto il ponte, inclinato di 20-40 gradi. Il problema che segnali dovrebbe essere leggermente attenuato in questo modo, ma probabilmente non scomparirà del tutto, ed il motivo è che in quella "zona" qualcosa va in risonanza: che sia la chitarra, il microfono o la stanza poco importa: hai un problema di frequenze che si risolve abbastanza facilmente con un equalizzazione. Il suggerimento che ti posso dare per tenere il picco sotto controllo è di accendere una della bande, impostare la campana estremamente stretta e tirarla su vicino al massimo. Con la campana mi questo modo, spostati lungo le frequenze finché trovi l'area incriminata (te ne accorgerai, perché in corrispondenza di quel valore sentirai un suonaccio orrendo e il meter schizzerà dritto sul rosso stabile). A questo punto, abbassa il guadagno di questa frequenza finché non darà più fastidio (potresti aver bisogno di forzare un po' la mano: occhio a non snaturare il suono) e da ultimo allarga di nuovo la campana per avere una transizione più morbida intorno a quella frequenza. Se tu avessi un tecnico del suono, questo sarebbe fatto in ingresso, ma alla fine dei conti puoi anche operare in post-produzione dopo aver registrato e otterrai comunque dei buoni risultati. Buon lavoro.
  2. Alla fine, provare diverse soluzioni rimane la strada migliore da seguire per avvicinarsi al proprio obiettivo. l’unico appunto che mi permetto di fare è sull’uso del termine “analogico”. Nell’uso di una Scarlett non c’è quasi nulla di analogico: a fine cavo, il segnale viene convertito in digitale e tale rimane fino al nostro ascolto. Con un microfono USB, la conversione avviene qualche centimetro prima, ma il procedimento è lo stesso.
  3. Un suono basso e di cattiva qualità può dipendere da numerosi fattori: certo, l’hardware utilizzato gioca un ruolo importante, ma anche strumenti di ultima generazione se impostato male possono portare allo stesso risultato. detto questo, e dando per assunto che siano stati testati gli strumenti per determinare quali funzionano e quali no/poco, il mio suggerimento è questo: 1. Per registrarsi in fase di studio, lo Zoom Q8 è più che adeguato. L’ho usato per due o tre anni e ne posso parlare solo bene. Personalmente, a me non dispiace neppure l’idea di collegare un microfono allo smartphone (ad esempio, i Vlogger kit di Røde). Si spende meno e il risultato è più maneggevole e qualitativamente uguale. 2. Personalmente non mi piace l’idea di attaccare uno o due microfoni di alta qualità a uno Zoom: con tutto il rispetto, la qualità della catena audio di un Q8, per quanto pregevole, manca di alcuni parametri fondamentali per lo sfruttamento di un microfono di alto livello, fosse anche “solo” un Røde NT-1 (le virgolette sono d’obbligo: Røde fa dei microfoni spettacolari). Se si tratta di andare sul professionale, allora occorre puntare a una schedina con circuiti di alto livello. Presonus, ad esempio, raggiunge livelli impressionanti a prezzi decisamente accessibili, e in quella fascia di prezzo è a mio parere imbattibile. 3. Microfonaggio. Nel caso ci fossero delle incertezze, i microfoni devono essere posizionati a dovere, altrimenti - come dicevo - anche un U87 suona male. Per una ripresa ravvicinata (ideale in ambienti poco o nulla trattati), posiziona il microfono ad almeno 40cm dalla cassa, sotto al ponte, direzionato verso la cassa armonica con un angolo di non più di 30° Rispetto alla perpendicolare. Fatto questo, imposta il guadagno in ingresso in modo che il segnale non raggiunga mai i livelli di picco (0dB e oltre) nemmeno nei punti più energetici. La ripresa ravvicinata farà in modo che anche i suoni deboli siano percettibili. Se invece la ripresa deve avvenire da lontano (1-3 metri), occorre un ambiente che consenta l’identificazione della natura del suono senza essere sovrastato o sporcato da rumori di fondo. Se questo è possibile, ripetere l’impostazione del guadagno d’ingresso (che questa volta avrà un livello maggiore) sempre evitando di andare in picco. 4. Post produzione - se il suono è basso, viene voglia di alzarlo schiaffando un bel compressore a posteriori nel sequencer. Orrore!!! I compressori sono una bella invenzione ma stanno falcidiando la discografia per chitarra con apparizioni spesso imbarazzanti. Se dovessi arrivare a questo perché desideri pubblicare un video/registrazione, ci sarà un intero nuovo topic da creare. non so se ho risposto appropriatamente: nel caso, chiedi pure.
  4. Frankpp, ci possono essere innumerevoli soluzioni per ottenere il miglioramento che desidera. Prima di procedere con elenchi smisurati di marche e modelli, le chiedo di scrivere qui di quali strumenti dispone. Ad esempio, che microfono e scheda audio usa? Quale software ha utilizzato? Attendo i suoi dettagli per poterle rispondere nel dettaglio.
  5. 48 download

    Partendo dalla risorsa del Forum Mario Castelnuovo-Tedesco, Concerto Op.33 - Andrés Segovia pubblicata qui, ho pensato di operare un piccolo restauro. Quello che ho fatto è: Ricampionare il file in modo che suoni un poco sotto i 440Hz (a causa - credo - della differenza di velocità tra la scrittura e la lettura del disco, il file originale è quasi in Mi bemolle, quindi anche le formanti sono alterate) Ridurre il rumore di fondo dovuto allo stracciamento della puntina su un disco sicuramente non recente Usare un'equalizzazione leggera che agisca sulle frequenze che causano distorsione nella registrazione originale, rendendo di fatto più percettibili i suoni (non ho inteso "ricolorare" la registrazione, ma solo rimuovere gli aspetti acusticamente dannosi) Incrementare il volume generale di circa 6dB senza alterare la gamma dinamica.
  6. Ho eseguito il Concierto Juglár a Sydney tre anni fa, e per l'occasione una signora si occupò della traduzione in inglese. Non so se questa traduzione sia completamente affidabile, ad ogni modo questo è quanto ho a disposizione. EB Concierto Juglar - testo.pdf
  7. Se bene interpreto il significato di "spiegazioni di fisica a mo' di vettore", credo siano quasi del tutto inutili, soprattutto per un principiante. Un approccio di tipo ingegneristico, come quello che lei auspica, adottato all'inizio del percorso di studio finisce spesso per avere un'applicabilità piuttosto scarsa e si traduce in ritrovamenti quasi dogmatici, magari addobbati di equazioni dall'aspetto arcano e dalla non sempre impeccabile formulazione (leggevo, alcuni anni fa, un trattato in cui si sostiene com convinzione che l'energia sia una forza!). In soldoni - opinione personale di un chitarrista e ingegnere - conoscere le componenti vettoriali delle forze in gioco, le frecce, i ritorni elastici e il malloppo di "ciarpame" correlato, per un musicista non fa nessuna differenza: è, nella migliore delle ipotesi, nozionismo da ostentazione, anche quando ci si addentrasse nei sistemi di equazioni differenziali che esprimono la vibrazione dell'intero sistema elastico (equazioni che sono - senza voler mancare di rispetto a nessuno - quasi sempre molto al di sopra della preparazione del musicista medio). Se ritiene che avere delle immagini le sia utile, le consiglio il trattato di tecnica chitarristica di Gilardino, edito da Bèrben: un utile complemento ai metodi e raccolte di studi che, come lei lamenta, non contengono le indicazioni di natura tecnico-meccanica che lei cerca. A margine, rivedrei la sua esegesi del lavoro di Carlevaro: i Cuadernos costituiscono un testo importantissimo della tecnica chitarristica moderna, e il loro contenuto va appena appena al di là di "una carrellata di note". Forse è il caso di approfondire questo aspetto prima di procedere. Buono studio
  8. Roberto, Credo che Cristiano sia anche troppo ottimista nell'asserire che la tua domanda richieda un intero corso. Per quanto mi riguarda (e so di non essere il solo), in ogni scelta che opero si riversa il percorso di una vita. Non si tratta di "giusto o sbagliato", ma di ciò che, in quel momento, rispecchia il nostro pensiero. Personalmente, non conosco un interprete che, a distanza di qualche tempo, ristudiando uno stesso pezzo ne convalidi l'interpretazione elaborata anni prima. Un esempio piuttosto valido, restando nell'ambito della chitarra, sono le registrazioni delle opere di HVL ad opera di Frédéric Zigante. Detto questo, in linea di principio, soprattutto se l'opera fa uso di una notazione tradizionale, è buona abitudine partire da un'attenta e meticolosa lettura del testo: ogni segno, tratto, linea, lettera e parola. Sembra niente, ma è già un eccellente inizio.
  9. Agustín Barrios International Classical Guitar Competition Laureate series, Vol 2 Chitarra: Emanuele Buono Leo Brouwer - Studios sencillos, preludes epigramaticos Brilliant Classics, (P) 2013 http://www.brilliantclassics.com/articles/b/brouwer-estudios-sencillos-preludios-epigramáticos/
  10. Non dimentichiamoci che l'Italia fu l'unico paese in Europa ad ottenere una proroga per l'abolizione della valuta di stato nel passaggio alla moneta unica. Tergiversare, procrastinare, dilazionare e rimandare sono specialità italiane da sempre: specialità che, applicate a una burocrazia disarmante, non possono far altro che complicare ulteriormente faccende già di fatto complesse di loro. Questo, ovviamente, a monte dei criteri di valutazione dell'equipollenza, del contenuto dei corsi, della preparazione eccetera eccetera, faccende sulle quali evito di addentrarmi. Un caro saluto. ermanno
  11. Mi permetto di aggiungere alcuni appunti oltre a quanto già richiesto da Cristiano. La scrittura metrica è molto poco chiara: sarebbe molto più semplice abbandonare il 4/4 e riscrivere gli esercizi in tempo più idoneo agli scopi preposti. 12/8 per il primo fino al quinto, 9/8 per sesto e settimo e via discorrendo. A quale scopo suddividere gli esercizi in due tronconi (I-V e VI-X)? Se si intendono come esercizi progressivi, non si può omettere che la difficoltà maggiore per il barré si incontra nei primi 3 tasti, quindi al lato pratico, l'esercizio n.2 è più difficile del n.3 Se il titolo è "Esercizi sul barrè", l'abbreviazione Ex. (Excercise? Exercitium? Example...?) mi sembra un po' forzata. Un copia/incolla della parola esercizio mi sembra una scelta più appropriata e di non difficile attuazione. Un barrè che copra 4 o 5 corde non è 1/2 barré. Dall'esercizio n.2 al n.9 io toglierei quell'indicazione. Effettivamente, la tablatura riportante numeri tutti uguali è un utilizzo poco funzionale dello spazio, tanto più che il tasto del barré è già indicato sul pentagramma. Per rendere efficaci questi esercizi occorrerebbe anche segnalare una velocità di esecuzione, e magari anteporre qualche parola sulla meccanica della presa del barré e sul programma di sviluppo degli esercizi: quali sono gli intenti, a cosa servono le varie tappe, com'è strutturato il percorso e perché. EB
  12. La cosa mi rincuora: se l'unico punto di interesse fosse stato quello, a dirla tutta, mi sarei preoccupato, e non poco. Attenzione: io suggerisco di posizionare il pollice sinistro in modo da formare un angolo il più possibile prossimo a 90°. Avere il pollice a perpendicolo con il manico (vale a dire, essendo il manico curvo, perpendicolare alla tangente nel punto di appoggio) sarebbe quasi sempre proibitivo, quando non dannoso. Tuttavia la fisica ci insegna che la pressione è uguale alla forza normale agente su una superficie moltiplicata per l'area della siperficie stessa. In formule: p=NxA, dove N è, per l'appunto, la forza normale, vale a dire la proiezione verticale della forza applicata. Applicando un po' di trigonometria a quanto sopra, detto α l'angolo di incidenza del pollice sul manico, F la forza da esso scaricata sul manico, A la superficie del polpastrello e p la pressione esercitata, si ha che p=FAsenα. Quanto più α è prossimo a 90°, tanto più il senα sarà prossimo a 1, quindi tanto maggiore sarà l'efficacia della forza prodotta. Viceversa, quanto più α è prossimo a 0, tanto più senα sarà prossimo a 0, quindi sarà la muscolatura della mano a dover sopperire a quell'inefficienza. Vale. ovviamente, il discorso inverso. Quando l'angolo α è prossimo a 0, tocca all'adduttore del pollice stringere la morsa, e per farlo esso produce non solo una forza, ma un momento, pari all'entità della forza per (prodotto vettoriale) il suo braccio, vale a dire la lunghezza del pollice dalla base al punto di contatto. Nuovamente, il braccio della forza è calcolato perpendicolarmente ad essa, e l'angolo di riferimento sarà il complemento a 90° del precedente angolo α. Ergo, quanto più α è prossimo a 90°, tanto più piccolo sarà il momento che l'adduttore deve esercitare. Ora, questa è la teoria, spiegata in modo molto sommario e sintetico. Noi viviamo in un mondo reale, quindi questa teoria deve essere un poco aggiustata. Non mi è mai capitato di tenere posizioni in cui la muscolatura del pollice fosse completamente scarica, ma è possibile - questo sì - individuare un equilibrio che consenta all'intera mano sinistra di svolgere il suo mestiere con il minor dispendio energetico possibile. Per quanto riguarda il pollice, il punto di minima energia è la posizione perpendicolare al manico, ma se così fosse, le altre dita dovrebbero fare un lavoro immenso per raggiungere le loro posizioni, quindi occorre apportare degli aggiustamenti a riguardo, caricando leggermente l'adduttore per consentire al resto della mano di lavorare come deve. Spero di essere stato chiaro. ermanno
  13. Buongiorno Niccolò, Per quanto mi riguarda, il pollice della MS può avere due funzioni differenti. 1. Nel suo impiego "usuale" contribuisce, in opposizione alle altre dita, a formare una morsa sul manico della chitarra per poter mantenere la corde premute contro le barrette. In questa funzione, esso si deve collocare in modo da poter fornire la massima efficienza, vale a dire la massima forza (o pressione) con il minimo sforzo. Occorrerà dunque trovare il modo per far sì che esso tocchi il manico dello strumento con un angolo quanto più prossimo a 90°, per evitare di caricare eccessivamente il muscolo adduttore. In questo ruolo, il pollice MS ha anche una parte importante nella stabilità della mano durante gli spostamenti: mantenere il pollice fermo in passi accordali che richiedano frequenti portamenti della mano facilita l'individuazione delle posizioni distanti e la presa delle stesse. 2. Il pollice MS può avere una partecipazione attiva alla tenuta delle note. Molti passaggi della letteratura sono - non senza buone ragioni - stati ritenuti ineseguibili perché richiedenti dilatazioni troppo ampie. Spesso questo problema può essere risolto appunto con l'uso del pollice che, scavalcando il manico dal basso, può diventare un dito attivo, anche se per brevi lassi di tempo (essendo la sua funzione di puntello necessaria). Un esempio si trova nella mia registrazione della Sonatina "Omaggio a Boccherini", inclusa nel cofanetto "The Andrés Segovia Archive". Nel secondo e terzo movimento, l'uso del pollice descritto sopra consente di mantenere inalterato il dettato del compositore, altrimenti ineseguibile. Spero di non risultare opportunista se riporto i link a Spotify delle mie interpretazioni: - Andantino, quasi canzone: https://play.spotify.com/track/7zO7s97EnIuGNvqHx6FRQb - Tempo di minuetto: https://play.spotify.com/track/4XPNtYkNCxRSNGCw4zhAqe Spero di aver fornito una risposta utile alla tua domanda. ermanno
  14. Se si vuole fare qualcosa in merito e scrollare la polvere dalle centinaia di partiture per chitarra e orchestra del secolo scorso, da qualche parte bisogna partire: il solo lamentare la mancanza di interpretazioni per altre pagine del repertorio non farà cambiare la situazione. Non credo che possa definirsi deprimente questo tipo di impresa. Tutt'altro: avventurarsi lungo un sentiero che per buona parte risulta inesplorato rischia di condurre a piacevolissime sorprese, tra le quali l'opportunità di tracciare una strada e lasciare un segno che nessun altro aveva mai impresso prima.
  15. Il corpo vibrante è uno. Essendo i diversi elementi incollati tra loro ("vincolati rigidamente", direbbero i miei vecchi libri di scuola), il piano armonico si comporta in tutto e per tutto come un unico corpo vibrante che avrà, nelle giunzioni, delle alterazioni circoscritte della forma. Ovviamente, quello che cambia è il risultato complessivo: le forme assunte dalla tavola risulteranno alterate, come guardare un cerchio attraverso una lente bifocale.
  16. L'approssimazione rende l'idea benissimo, e dal punto di vista della modellazione numerica della sezione vibrante ha esattamente lo stesso effetto: una discontinuità eliminabile localizzata in un punto. Complimenti.
  17. PS: Mi scuso per la profusione di refusi causati da un antipatico correttore automatico che corregge quello che non dovrebbe.
  18. Davide, mi permetto di dissentire sul suo suggerimento. Il manico della chitarra non è un oggetto rigido (né idealmente né realmente): esso è approssimabile con una molla, la cui posizione a riposo (o freccia) è frutto del controbilanciamento delle corde, che a loro volta sono sei mille. Questa natura è tenuta in considerazione da ogni liutaio a modo proprio. Ridurre così pesantemente la tensione delle corde porta a pesanti squilibri nel bilanciamento delle rigidezze degli elementi dello strumento, squilibri che, se protratto nel tempo, possono portare a danni permanenti. Esistono corde a tensione più bassa: se la tensione è un problema, ci si rivolga verso quella soluzione che riduce la trazione delle corde di pochi N. Ha poi idea di quanto le corde, accordate una quarta sotto, sbatacchierebbero e di quanti armonici verrebbero ad essere attenuati? Al di là degli aspetti strutturali, il risultato sarebbe esteticamente inascoltabili. Questo è solo il mio parere personale, ma non consiglierei mai questo metodo a un mio allievo. EB Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
  19. Scusatemi, vorrei capire meglio i termini della scomparsa della chitarra. Si tratta di una scomparsa in un momento preciso o di una sua assoluta mancanza nella storia? Perché nel secondo caso, a meno di non ricadere in un paradosso temporale deterministico, la chitarra sarebbe cancellata dalla storia, quindi noi non la conosceremmmo, pertanto non ne potremmo sentire la mancanza così come non la sentiamo per l'atrigonio monòcoro. Se, invece, dovesse sparire in un preciso momento storico, il paradosso sarebbe di natura indeterministica in ragione della massa delle centinaia di migliaia di chitarre presenti al mondo: uno squilibrio simile porterebbe alla presenza di sacche di vuoto spugnoso nell'intero tessuto dell'universo "Terra"; quindi, per l'estensione inversa del Principio di esclusione di Pauli e per la legge di conservazione della massa, quelle sacche dovrebbero essere colmate con lo spostamento di porzioni di materia, osteggiato tuttavia dal principio di Lavoisier. La reazione a catena innescata sarebbe tale da creare pesanti squilibri nelle relazioni gravitazionali che partirebbero da un riassestamento del pianeta, dalla crosta al nucleo per espandersi prima ai corpi celesti vicini portando poi a un annichilamento dell'intero cosmo. Quindi anche in questo caso non avremmo modo di sentire la mancanza dello strumento, in quanto il nostro universo collasserebbe in pochi istanti, a meno di alterazioni relativistiche nella percezione del tempo durante la trasformazione entropica… Mmmh… interessante...
  20. Brano del 1956, quasi sconosciuto anche nel circolo della chitarra. Eseguito in Australia in occasione delle celebrazioni del 750-esimo anniversario della nascita di Dante Alighieri, celebrazioni volute e organizzate in giugno dalle Dante Alighieri Society d'Australia. Voce: Minie Minarelli Chitarra: Ermanno Brignolo Registrazione dal vivo: 12 giugno 2015, St. Joseph Church, Edgecliff (Sydney, NSW)
  21. Ermanno Brignolo

    Consiglio per corde

    Che cosa non ti convince più delle Hannabach blu? Che caratteristiche timbriche desideri ottenere? Che tipo di cavata hai? Che repertorio intendi suonare?
  22. Cari amici e colleghi, condivido con voi la registrazione live di questa rara esecuzione del concerto "Musique de cour" scritto da Alexandre Tansman su temi di Robert de Visée. Purtroppo la videocamera ha avuto un problema tecnico in alcuni punti, ma l'audio è integrale. La registrazione è stata effettuata nell'ultima sessione del progetto "The Andrés Segoiva Archive", durante il concerto conclusivo. Chitarra: Ermanno Brignolo Direttore: Paolo Ferrara Orchestra del conservatorio di Alessandria Live recording, editing e post-produzione: Me.To. Recording Studio
  23. Giusto per dire un nome famoso, Andrea Tacchi costruisce (anche) chitarre con piano armonico tripartito: due parti in cedro e una in abete. Lui chiama questi modelli Coclea Thucea. Non è il solo, ovviamente, a realizzare piani compositi: alcuni costruttori sfruttano le diverse caratteristiche dei legni per creare piani armonici "stratificati", vale a dire con uno strato in cedro e l'altro in abete (doppia tavola). Mi viene in mente l'esempio di Fritz Mueller, canadese, ma so che non è il solo. I risultati possono essere considerevoli, a patto di saper maneggiare i materiali come si deve. EB
  24. Mi sento di fare due considerazioni su questo punto. La prima si rivolge alla scelta del pubblico, quella che tanti oggi amano chiamare target. Come un attore Shakespeariano non può sperare di farsi applaudire recitando in lingua originale di fronte a un pubblico che non conosce la lingua, così un interprete dovrà necessariamente rivolgersi a un uditorio che possa comprendere il linguaggio specifico, o che abbia intenzione di farlo. Piaccia o no, la musica non è per tutti, e prima o poi dovremo iniziare a fare i conti con questo aspetto. (Preciso: essa è rivolta a tutti, ma il livello di accettazione e comprensione del messaggio varia, e molto, da persona a persona) La seconda, invece, va all'interprete. In ambiti internazionali - penso a un consesso di scienziati, ad esempio - trovano lavoro persone che sono in grado di decifrare un linguaggio sconosciuto ai loro clienti e tradurlo in tempo reale in modo da consentire a quegli stessi clienti di capire a fondo il messaggio. Queste figure si chiamano anche loro interpreti, e sono vincolati da un codice etico che precisa regole ferree per evitare di distorcere i messaggi originali e tradurre al meglio. L'interprete musicista non ha un ruolo diverso: egli deve tradurre in modo limpido e trasparente un messaggio (spartito) che ai suoi clienti (pubblico) non è comprensibile. Per concludere su questo esempio, lei immagini di essere un traduttore simultaneo dal russo all'italiano, invitato a lavorare in una conferenza di fisici teorici sulle possibili soluzioni numeriche delle equazioni di Maxwell applicate ai campi variabili. Lei, se è competente in materia, opererà una traduzione impeccabile, e qusto è l'unico strumento su cui ha controllo. Se il pubblico, però, sarà composto da filosofi kantiani che non hanno idea di cosa sia un campo magnetico, la sua traduzione potrà anche essere la migliore della galassia, ma il suo messaggio non sarà compreso da nessuno. Viceversa, se lei non sarà in grado di far capire a un pubblico di fisici teorici le argomentazioni del relatore russo, la colpa sarà soltanto sua.
  25. Limpido. Grazie. Se solo avesse scritto una cosa simile prima, avremmo risparmiato molti interventi che, stando alle sue stesse parole e a ciò che esse implicano, sono del tutto inutili. Benedetta ovvietà! Buon proseguimento. EB
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