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Ermanno Brignolo

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  1. Spartito disponibile gratuitamente al seguente indirizzo: http://www.seicorde.it/music/pdf/Contrasti.pdf
  2. Hai sicuramente una buona preparazione tecnica, ma musicalmente il tuo solo mi convince poco. All'inizio è poco chiara la scansione ritmica (terzine, quartine?), inoltre non emerge un'idea di "tematicità" che, se presente, darebbe più unità ad un solo che, invece, per come presentato, sembra puntare più allo "strabiliante" che al "bello". E' vero che il tempo è poco, ma con le mani che hai potevi fare qualcosa di più interessante. Il finale, invece, proprio non mi piace: c'è qualche nota che non è a posto. Da ultimo, hai fatto dei tagli? Li accettano in concorso? Spero di non essere stato troppo "severo"... d'altra parte hai chiesto un parere... EB
  3. Una domanda: come mai la Suite compostelana di Federico Mompou è presentata senza il preludio? Grazie EB
  4. Dear Mr. Beneteau, You can refer to any european e-shop, and it will be their care to ship the scores to you. For instance - but surely you will be able to find other websites - I can suggest www.lastanzadellamusica.com and www.di-arezzo.it. Enjoy your shopping and have a good music. Ermanno
  5. Chi intraprende la strada della filologia come "moda del momento". solitamente, finisce col prendere delle cantonate colossali e produrre delle colossali porcherie. In Italia e nel mondo ci sono casi eminenti di musicisti che hanno intrapreso una ricerca musicologica in ambito interpretativo che li ha condotti (meglio dire li sta conducendo, forse...) a studi profondissimi, a ricerche snervanti ed a lavori assai ardui sullo strumento e non solo. D'altro canto, ci sono anche dei plateali cialtroni che si spacciano per filologi unicamente per aver usato una chitarra d'epoca (???) per eseguire le musiche di Giuliani, ma senza essersi preoccupati minimamente di contestualizzare né la scelta dello strumento, né - tanto meno - le musiche. Fatta questa premessa, si delineano solitamente due strade distinte nell'approccio alla musica di Bach: alcuni (mi vengono in mente Göran Söllscher e Oscar Ghiglia) hanno preferito un approccio più severo, forse si potrebbe dire "tradizionale" (?) andando a fare scelte allineate con la prassi esecutiva liutistica del XVIII secolo; altri (ad esempio, pur con approcci molto diversi, Sharon Isbin e Luigi Attademo) hanno rivisitato la sua musica con un'intenzione più romantica. Ora, non credo sia in discussione la liceità di una o di un'altra scelta, quanto il percorso artistico che porta ad esse. Sono interpretazioni che possono serenamente coesistere senza nuocersi e senza pretese assolutistiche, ma solo perché sono ben motivate e coerenti con loro stesse, essendo supportate da solidi studi. EB
  6. Molte grazie, Giorgio... te l'avevo detto che avrei registrato gli altri suoi lavori...
  7. E' difficile poter fornire informazioni più dettagliate di quanto non si possa conoscere con una ricerca su Google, tuttavia, provo a riportare quanto a mia conoscenza, traducendo la biografia della compositrice come riportata sul volume "Fernande Peyrot - Thème et variations" della collezione "The Andrés Segovia Archive", edito da Bèrben. Tre lavori per chitarra di Fernande Peyrot sono noti: Thème et variations, scritto per Segovia e pubblicato da Bérben nella collezione “The Andrés Segovia Archive”, Petite suite pour guitare, op. 31, pubblicata da Menestrel, e cinque preludi. Dei preludi, quattro sono pubblicati da Hug nella revisione di Christoph Jäggin. Nelle carte di Segovia sono stati trovati i manoscritti di quattro preludi, dei quali uno riporta il titolo Prélude, con la dedica “Pour Andrés Segovia”, e corrisponde al Prélude 1 dell’ed. Hug; altri tre fanno parte di un ciclo unitario intitolato “Préludes” e riportano come titolo i numeri romani I (corrispondente al preludio 4 dell’ed. Hug, ma un tono sotto), II (inedito) e III (Prélude 3 nell’ed. Hug). Quello che io ho indicato come Prélude IV non è presente in manoscritto nelle carte di Segovia, ma dalla prefazione dell’ed. Hug si legge che Jäggin ha seguito alla lettera i manoscritti di Fernande Peyrot. EB
  8. Due dei cinque preludi per chitarra scritti da Fernande Peyrot. Prélude II è inedito. Prélude IV è pubblicato da Hug con revisione di Christoph Jännings.
  9. I testi te li hanno già consigliati. Quanto agli argomenti del colloquio sulla storia della letteratura, nessuno si aspetterà che tu conosca approfonditamente tutto ciò che è stato scritto, ma indubbiamente dovrai avere un'idea ben precisa sugli autori più importanti dell'Ottocento e conoscere le varie correnti del Novecento e contemporanee, le loro opere più significative e gli autori principali... e, per quella che è la mia esperienza, non mi preoccuperei troppo dell'essere privatista: basta essere preparati. EB
  10. Sì, sono d'accordo. In particolare, per la chitarra io preferisco un microfonaggio Mid-Side con microfoni a diaframma largo (io continuo a sostenere quanto già argomentai in una discussione tempo addietro: preferisco il diaframma largo a quello stretto per microfonare una chitarra classica). Sai bene, però, che queste tecniche (AB, MS, ORTF ecc...) richiedono spazi ben più ampi, non realizzabili mediante microfoni on-board su macchine di queste dimensioni. Il mio intervento voleva solo mettere a confronto le due configurazioni per dare una risposta sintetica a Tarcisio. EB
  11. La disposizione dei microfoni secondo assi non intersecanti è, a mio avviso, una bella trovata: ovvia a due problemi che, nelle edizioni precedenti, rendevano meno nitida l'immagine stereofonica. Il primo è dato dalla distanza tra le due capsule: se i microfoni sono più vicini, si riduce il lasso di tempo che intercorre da quando un'onda (proveniente da una fonte non equidistante dalle capsule) raggiunge il primo e quando raggiunge il secondo. Il secondo è la completezza dell'immagine stereo: con i microfoni disposti su piani differenti è meno probabile la presenza di zone in controfase. Il peso di queste differenze è una questione decisamente annosa, che sta facendo traballare il mondo dell'ingegneria del suono: se l'ascolto avvenisse su una coppia di casse di buona qualità (magari con case in legno, coni da almeno 5", tweeter da 1"1/2, risposta in frequenza ad ampio spettro...), le differenze sarebbero sensibili; non tanto da cestinare una registrazione e salvare l'altra, ma si potrebbe sentire una maggiore ricchezza di dettagli in una rispetto all'altra. Se, invece, l'ascolto avviene su un normale impianto hi-fi da casa, con diffusori in plastica e coni di dimensioni ridotte (per intenderci, sotto i 2"1/2) o - peggio - nelle cuffie di un ipod... allora i microfoni, lo studio di registrazione, la catena audio, la post-produzione... praticamente sarebbero solo lambiccamenti da nerd che ben poco sarebbero udibili dall'ascoltatore. EB
  12. Sì, Raffaele, è vero. Per ora ho completato le registrazioni di due dei trentatrè volumi che compongono l'archivio, e sto iniziando il terzo e più corposo, vale a dire "Alexandre Tansman posthumous works". Il lavoro è piuttosto massiccio e richiederà molto tempo per poter essere completato. Credo che le registrazioni complete della collana non saranno pronte prima di due anni, probabilmente di più. EB
  13. Grazie, Tarcisio. Informazioni ancora più dettagliate possono essere reperite sul sito web della Bèrben o nella sezione eShop del General Editor Angelo Gilardino. EB
  14. Non avevo certo intenzione di mancare di rispetto all'encomiabile lavoro di Chierici e Hoppstock (mirabile e sconvolgente, per altro, il lavoro di analisi svolto da quest'ultimo e pubblicato recentemente proprio sulla musica di Bach e sulla sua interpretazione), ma se da un lato sono completamente in accordo con i vostri suggerimenti, dall'altro trovo che imparare ad avere che fare con i manoscritti - soprattutto se ancora sotto la guida di un maestro che possa dare supporto nella fase di studio - non sia un'esperienza da buttare. Certo, come dice giustamente Marcello, siamo di fronte a Musica con la M maiuscola, e proprio per questo, nel momento in cui un chitarrista - studente o esperto concertista - si accinga a studiarla, dovrà già avere nel suo bagaglio conoscenze approfondite che gli consentano di comprenderla, scavarla, indagarla e farla propria, altrimenti anche un'edizione musicologica come quelle citate (delle quali, è bene che lo ripeta, conosco, riconosco e non voglio sminuire il valore) non servirà a nulla. EB
  15. I manoscritti, da cui trarre le proprie trascrizioni. http://alan.melvin.com/manuscripts.htm EB
  16. Oh sì, il canto delle tenebre... mi hai preceduto nel consiglio: quando un mio caro amico mi chiese degli esempi di repertorio, gli detti proprio questi tre brani.
  17. Già: è sempre la stessa... dubito che il lavoro di riedizione di Gilardino abbia, tra i suoi intenti, quello di screditare quanto mirabilmente fatto da Segovia: è un'altra versione, diversa, non più né meno valida. A più di cinque anni dalla pubblicazione dei manoscritti, c'è ancora chi esegue la sonata di Castelnuovo-Tedesco nell'edizione Schott revisionata da Segovia, e di ciò credo nessuno si lamenti. Rinunciare, senza averlo letto, all'esame del lavoro di riedizione mi sembra - è una mia opinione personale - un procedimento aprioristico un pò frettoloso, una chiusura pregiudiziale di fronte a nuovi punti di vista e, in ultima analisi, un limite. EB
  18. Se già è raro trovare le registrazioni delle opere per chitarra sola, immaginati i concerti: decine di titoli - e tra questi, molti notevolissimi - giacciono privi di considerazione da parte dei campioni della chitarra. Tolta una decina di titoli, il resto è buio pesto. Rallegriamoci nell'assistere a qualche barlume di cambiamento, ma non speriamo che questo sia radicale, né che avvenga in tempi brevi: per ogni esecuzione del concertino di Tansman o di Berkeley ce ne saranno mille di Aranjuez, cento del concerto n.1 di Giuliani e dieci del concerto n. 1 di MCT... se va bene! Queste decisioni stanno tutte nel coraggio degli interpreti, e tra i tanti interpreti, quelli coraggiosi sono piuttosto pochi. EB
  19. La musica di qualità, nella letteratura per chitarra, esiste eccome. Il fatto è che, nonostante il repertorio, molti interpreti (molti, non tutti) preferiscono approcciare la chitarra o - meglio - l'immaginario astratto che etichettano come "pubblico" adoperando un repertorio annacquato fatto di canzonette di richiamo radiofonico o trascrizioni di motivetti che facciano parte del bagaglio "culturale" di chi, ipoteticamente, potrebbe trovarsi ad acquistare il biglietto d'ingresso o il cd. Le osservazioni di Fabio e Cristiano - che condivido - evidenziano questo tipo di degenerazione stilistica: seppure sia indubbiamente più facile attirare l'attenzione ricorrendo a brani d'effetto o canzoncine riarrangiate (perché tanti - di nuovo, non tutti - ascoltatori non sanno discernere il pezzettino originale dallo scempio che ne viene fatto trascrivendolo) di fatto il "servizio" reso alla musica è nullo, se non addirittura una sorta di danno. Esistono - eccome - interpreti che sappiano ancora scavare il repertorio, affrontare brani immensi e complessi e, con essi, attrarre pubblico verso una concezione di "musica" più elevata del motivetto da fischiettare, ma non sono così numerosi. EB
  20. Mi rendo conto - e mi scuso di questo - che il mio intervento non abbia molto a che fare con simili tenzoni demagogici sulle derivazioni etimologiche di un termine ed i suoi impieghi per come vengono definiti nei vocabolari contrappostamente ad un corretto o presunto tale utilizzo comune nel lessico quotidiano, ma... Sarebbe possibile pubblicare l'indice del libro oggetto del 3D o qualche estratto per poterne visionare il contenuto e valutarne l'acquisto? EB
  21. Se si potesse fare, il l'opera dell'artista sarebbe in tutto e per tutto paragonabile a quella dell'impiegato postale: uno sarebbe artista, sì, ma solo dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 18. No, sono convinto che se un uomo è - non svolge la mansione di, non prova a fare: è - artista, lo sia per natura,e per condizione, non per scelta, quindi l'arte faccia parte della sua vita. EB
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