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GiulioTampalini

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  1. bè waller, in effetti dovrebbe essere così ma considera che 1) la musica svolta come professione giornaliera e non come hobby implica per molti abitudine o necessità, da cui perdita di certi valori di cui sopra 2) è sempre utile ragionare sull'origine delle emozioni che derivano dai contenuti culturali, per staccarsi appunto dalla distinzione "mi piace o non mi piace" del puro istinto, l'acqua fredda o calda di cui parli.
  2. Bella Alfredo, anche se aggiungerei che, proprio perchè priva di contorni definiti e grazie al suo stato di neutralità, la musica accoglie e ci mostra semplicemente i colori che abbiamo dentro.
  3. perchè coinvolgere sentimenti tanto devastanti (amore e odio) quando sarebbe auspicabile una semplice e critica presa di coscienza ? Parole sante.
  4. Personalmente non riesco a dare una definizione circoscritta del termine "amare". Di sicuro so che la mia condizione interiore mi "impone" di utilizzare il verbo amare, quando mi riferisco, per esempio, al secondo movimento del Concierto de Aranjuez e non di preferire. Le motivazioni profonde di tutto ciò albergano dentro di me, convivono con me. E non sono nè esternabili, nè tantomeno condivisibili. L'amore come proiezione profonda dei sensi è un atteggiamento intimamente legato alla musica e al nostro modo di rapportarci con lei. E' difficile suonare musica che non si "ama", che non apre orizzonti ai sensi e ai sentimenti e con cui non si stabilisce un rapporto di simpatia. Quando poi questo rapporto passa anche attraverso l'intelletto, lo studio, la ricerca e l'analisi, esso diventa ancora più forte. La ragione rinforza il cuore e apre la capacità di sentire.
  5. Interessante. Da leggere sicuramente.
  6. Ovvio che il salto è successivo. La domanda di base è questa: è il compositore l'unico depositario dei significati e dei ciriteri intepretativi della sua opera? Al di là del fatto che il compositore esprima apertamente la sua idea e dica come va fatto, è sempre sicuro che egli possieda immancabilmente la miglior lettura della sua musica? Ogni compositore è il miglior interprete della sua opera? Rispondere nettamente sì o no mi sembra un atteggiamento da bar, ma viene sicuramente spontaneo schierarsi da una parte o dall'altra. Per me la riposta va cercata in un luogo centrale che tocca entrambe le sponde.
  7. bè alfredo, qui apri il capitolo della musica nella liturgia protestante e via con martin lutero, partecipazione dei fedeli al canto protestante (di pregevole fattura) che determina quotidianità, rispetto e amore per la musica. all'estero.
  8. Una chiacchierata serena comincia con serene opinioni, senza proclami di verità. Ci saranno altre occasioni per discuterne con piacere e soddisfazione. Ti auguro come sempre fortuna e felicità in ogni campo. Giulio
  9. Comunque ti sarai chiesto anche tu perchè, Edoardo, chissà come, quando intervieni in una discussione si crea sempre un clima negativo. Fiumi di parole, soprattutto da parte tua, e poca voglia di dialogare veramente, se non chiedendomi se io non abbia mai considerato l'illuminante idea, che tu generosamente mi rivolgi, di eseguire l'inizio del Capriccio diabolico con le ottave staccate in diminuendo. Capisco il tuo temperamento, ma qui mi vengono altri dubbi.
  10. be' allora perdonata..
  11. Ti converrà cambiare camera-man la prossima volta.
  12. Specifico che la brillante esecuzione di Oliali non si è svolta in un penitenziario, come potrebbe sembrare dallo sfondo, ma in uno splendido chiostro del '500. Chi c'è stato può testimoniare.
  13. Bè, io ne avrei sicuramente parlato volentieri, con tono sereno e costruttivo, rispetto e interesse anche per chi compie scelte diverse dalle mie. Così si svolge una buona discussione. La ricerca della verità si svolge attraverso infinite strade diverse. E spesso l'amico a cui ti preme di dare i tuoi saggi ed importanti consigli ci arriva prima e meglio di te.
  14. Io preferisco l'esecuzione più 'quadrata', a tempo (proprio per il contrasto con la sezione cantabile) con gli staccati nella sezione introduttiva e portando tutto il registro del volume un gradino sopra. Evocando un'orchestra: il tutti sull'accordo e solo archi nelle ottave. La scelta dell'accelerando, Giulio, è causata dalla necessità della direzionalità o anche dalla necessità di evidenziare la cadenza sulle note della tonica? Le variazioni dinamiche, poi, sono quasi inscritte nella musica. Non si dovrebbe fare alcuno sforzo per evidenziarle: la discesa repentina del registro, se non si interviene variando la sonorità, causa proprio un vero e proprio cambio di volume. Guarda Cristiano, io la vedo semplicemente così. Nel passaggio in questione è possibile scegliere tra un'esecuzione di tipo cameristico-orchestrale più lenta e "quadrata" come dici tu, e un'esecuzione di tipo violinistico, secondo me richiamata anche dal tipo di scrittura utilizzato, più libera e slanciata, ma non per questo meno presente. Entrambe sono valide. Ciò che conta è l'idea. L'indicazione iniziale del compositore ("Con impeto - ma sostenuto e pomposo") suggerisce un intreccio tra slancio e staticità, con la conferma della parte scritta, nel rapporto tra accordi, come punto di arrivo, stabile e forte, e arpeggi, a note singole oppure ottavati, che muovono verso tali accordi. Tutta la prima sezione del Capriccio è un susseguirsi di aree armoniche concatenate da arpeggi. Stabili le prime, slanciati i secondi. In questo senso il diminuendo sulle ottave iniziali, con lo staccato, produce movimento. Aggiungerei che la musica di Castelnuovo-Tedesco è spesso scritta in maniera ideale, nel senso che o alla linea scritta manca qualcosa per aderire completamente al pensiero, oppure l'idea è espressa in modo teoricamente possibile, anche se non efficace all'atto pratico. Le sue idee in ogni caso sono sempre splendide.
  15. Io le suono esattamente così e non sento di aver compiuto alcuna cialtronata. L'accelerando sulle ottave iniziali del Capriccio Diabolico dà un senso di direzionalità all'inciso e offre un carattere gestuale intenso alla prima sezione del Capriccio, in omaggio alla suggestione violinistica paganiniana e in contrasto con la parte lirica che segue. Il concetto di sostenuto e pomposo si può riferire a tutta la prima parte del Capriccio senza dover coinvolgere per forza ogni singola nota. D'altronde non riterrò mai un cialtrone chi lo suona esattamente al contrario di come lo suono io, anzi, eventualemente troverò qualche spunto di riflessione se scoprirò un motivo interessante di procedere. La maggior parte dei settori lavorativi abituali costringono a spacciare continue verità e a sentirsi (fino a credersi) portatori di verità. Se c'è un campo in cui per me si può respirare e ricercare sereni è proprio la musica.
  16. ...non suona più? Ricordo un cd allegato a 6corde di qualche tempo fa dove faceva faville sul repertorio dell'ottocento, un suo ritiro sarebbe veramente un peccato. Tiento Si è ritirato dall'attività concertistica e musicale da tempo, e ora si dedica al business, con pieno successo, come nella musica. Ha mantenuto la presidenza di una nota società di concerti, nel cui cartellone non dimentica di includere un chitarrista in ogni stagione. L'anno scorso, ha chiamato Dimitri Illarionov. dralig Vero Angelo, anche se per la precisione nell'ultimo concerto che De Santi ha organizzato per la Societa' dei concerti nel novembre del 2006 ha invitato me con in programma Bach, Weiss, Donatoni e Berio.
  17. Nell'area MP3 è stato inserito "Cordoba", il brano di apertura della Suite, nell'esecuzione dell'Orchestra "Andrès Segovia" di Como con la direzione di Francesco Diodovich, all'interno del Festival "Chitarre in fiore di Brescia", 24 febbraio 2007. Si tratta dell'esecuzione offerta come bis.
  18. D'accordo, il concetto del tempo fisso tanto per il tema quanto per le variazioni è una regola che si riferisce alle variazioni ornamentali del Settecento e del primo Ottocento, ma con numerose eccezioni e appunto "varianti". Soprattutto in epoca barocca, è lecito seguire lo spirito di ogni variazione (e sul tema della Follia si sprecano gli esempi) ma il discorso non è troppo diverso nell'Ottocento. Come principio generale, direi che quando la variazione ha un carattere omogeneo al tema, è giusto seguire il tempo del tema, quando invece lo spirito della variazione si distacca dal tema, è meglio prendere altre strade. E' altrettanto importante poi pianificare una struttura generale dei tempi delle variazioni, in rapporto tra loro più che prese singolarmente, in modo tale da sottolineare al meglio lo sviluppo espressivo dell'intera composizione.
  19. Io utilizzo il capotasto sul secondo tasto per tutto il repertorio trascritto dal liuto rinascimentale. Il motivo della scelta del secondo tasto invece del terzo è legato al fatto che il la antico era più grave, grosso modo di un semitono, rispetto al la moderno, quindi il nostro fa diesis assomiglia molto al sol antico. Sul fatto di usare o meno il capotasto, è una questione di puro gusto, la sonorità piena delle corde a vuoto della chitarra a me sembra troppo presente rispetto all'esilità del suono del liuto, anche se un capotasto da solo non può bastare sicuramente a restituire la componente timbica e la sonorità delle corde doppie, dei bassi aggunti (che in questo caso scompaiono compeltamente) e di tutto il resto. Direi che in questo modo si predilige la componente melodica rispetto a quella armonica.
  20. GiulioTampalini

    Galina Vale

    Per me Galina nel repertorio effettistico e di ispirazione fortemente romantica, che costituisce il 95 per cento dei brani che ha in programma, è una delle migliori chitarriste al mondo. Fenomenale, libera come una gazzella e forte come una leonessa siberiana. Tanto da farti dimenticare serenamente a come potrebbe porsi di fronte ai Quatre pieces di Frank Martin.
  21. Sì è incredibile, sono i misteriosi equilibri, le leggi genetiche della storia, é raro che da un padre geniale derivino figli altrettanto baciati dal talento e dalla sorte. Nipoti, quelli sì.
  22. Ho la sensazione che i maggiori pianisti contemporanei avrebbero comunque qualcosa da insegnare ad alcuni grandi nomi della chitarra. Spero anch'io che la situazione si pareggi quanto prima. Non è un fatto di fraseggio, ma di consapevolezza. Ben vengano le giovani schiere, gli eserciti del futuro della chitarra. Sono fiducioso. Sembrerebbe che tu ti consideri fuori dalle "giovani schiere". A 35 anni, un interprete è nei suoi anni verdi, o Giulio, la giovinezza anagrafica starà anche per svanire, ma quella artistica è assai più lunga, e la maturità arriva quando i capelli incominciano a stingere. Io ho visto all'opera diverse generazioni di interpreti, e devo dire che la svolta decisa l'ho vista solo con l'avvento degli esecutori che oggi hanno 35 anni (più o meno). In precedenza, c'era stato un progresso nella continuità, non un salto culturale. La capacità di prendere di petto il repertorio, di affrontarne la complessità con una mente priva di timori e di pregiudizi, il coraggio di misurarsi con pagine mai eseguite, la disponibilità di tecniche flessibili, prive di filtri inibitori, l'ho vista solo con il sopraggiungere dei chitarristi nati dal 1970 in poi. Prima, c'erano solo delle eccezioni. Quindi non è all'arrivo di una nouvelle vague di giovani che bisogna guardare con speranza oggi, ma alla presenza attiva di concertisti che sono già in piena attività e che, sia pure sul versante di una minoranza numerica - rispetto alla pleiade di chitarristi che pensano e suonano in continuità con il passato - hanno già determinano un cambiamento epocale. dralig Sicuramente Angelo, nel menzionare le giovani generazioni, mi mettevo anch'io tra questi! A parte il fatto che nel 2007 il concetto di giovinezza si è spostato ulteriormente a livello sociale (basta vedere i "ragazzi" quarantenni di Piazza Arnaldo a Brescia o della casa del Grande Fratello) e ci vuol poco per intuire che in questo senso credo ci sarà un'ulteriore evoluzione. Quello che ritengo essere il vero spirito giovanile sta innanzitutto nella curiosità unita alla fiducia e a un certo senso dell'incertezza. Incertezza non intesa in senso lavorativo ma come senso del dubbio. Guardando ad un Bernstein o ad un Horowitz in età avanzata la prima cosa che ho sempre pensato era alla giovinezza che si portavano dentro. Perdere curiosità e dubbi penso sia la peggior cosa che possa capitare ad un artista.
  23. Ho la sensazione che i maggiori pianisti contemporanei avrebbero comunque qualcosa da insegnare ad alcuni grandi nomi della chitarra. Spero anch'io che la situazione si pareggi quanto prima. Non è un fatto di fraseggio, ma di consapevolezza. Ben vengano le giovani schiere, gli eserciti del futuro della chitarra. Sono fiducioso.
  24. Sei di centro, insomma! Esatto, giusto per arrivare al centro del problema.
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