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GiulioTampalini

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  1. Finchè non si riusciranno a creare due canali distinti tra indirizzo didattico e indirizzo concertistico, il percorso di studio ufficiale dei conservatori rischierà di essere una coperta troppo corta da una parte o dall'altra. D'accordo con Francesco per la scuola aperta a tutti, d'accordo con Cristiano per la selezione, ma credo si tratti di due settori separati, difficilemente conciliabili.
  2. A questo punto, non sappiamo più che cosa pensare, salvo il fatto che, nel 1928, di sicuro erano stati scritti la Mazurka, lo Scottisch, il Chorinho e questa Valse rediviva. Sappiamo comunque che non erano frutti della stessa stagione. Quando, nel 1954, HVL decide di pubblicare la Suite, saltano fuori l'altra Valsa e la Gavotta, retrodatate al 1912. Fidarsi di quello che dice HVL è temerario. Pensare, d'altra parte, che questi due pezzi siano stati scritti tardivamente, e retrodatati di decenni, significa avventurarsi nelle ipotesi senza fine. Dovendo programmare la Suite oggi, se fossi un concertista, includerei le due Valsas e lascerei fuori il Chorinho. Mi sembra ovvio. Ma non è una scelta musicologica. dralig Povero Chorinho... comunque ti do ragione. Il nuovo (vecchio) valse-choro esige interpreti bravi e fantasiosi. Forse si distingue anche in questo dagli altri brani della Suite. Più vicino allo stile dei preludi, sicuramente. Credo sia un brano col bollino giallo, non per tutti, meglio se accompagnati.
  3. Ciao Giorgio! ho appena ricevuto il tuo libro, ottimo, ben fatto, accattivante, utile per i giovani allievi, per tutte le scuole e accademie, non può mancare.
  4. Conosco Kai personalmente. Kai scrive una musica piacevole e interessante che fonde elementi mediterranei e nordici, un certo senso della rarefazione, un filtro pastello finlandese agli stimoli europei e il senso della magia e dello stupore. A me piace molto e ho suonato spesso la sua musica in concerto.
  5. Innanzitutto grazie per le tempestive risposte. Sarà ma io tutta questa mole di materiale non trascritto non la vedo, ma sono molto favorevole alla trascrizione di materiale inedito. Il problema è dove. Potrei essere così sfrontato da chiedere qualche drittta? magari qualche biblioteca... sono disposto a muovermi tranquillamente in un'area compresa tra emilia romagna e marche, ma tutti i suggerimenti sono ben accetti. Ho persino cercato dei fondi sul web, ma niente. Qui ci sono parecchie intavolature. http://www.cs.dartmouth.edu/~wbc/tab-serv/tab-serv.cgi Per comodità puoi prenderti anche le edizioni moderne già trascritte in notazione moderna e tenerle come confronto per compiere il tuo lavoro di trascrizione personale. Se vuoi.
  6. D'accordo anch'io, meglio spulciare tra le decine di intavolature del 500-600. Scegliere un'intavolatura di Bach per liuto crea inoltre numerosi problemi di fonti, autenticità e interpretazione che per un diploma sarebbe meglio evitare.
  7. Certo Angelo, in quest'ottica hai perfettamente ragione. Mi domandavo, ma la versione di Fredéric che tu sappia si riferisce al manoscritto originale di Villa-Lobos?
  8. Ciao Giulio, le ricognizioni effettuate da Frédèric sulle fonti manoscritte vicine a Villa-Lobos confermano il sol nel basso, ma un manoscritto (non autografo, di alta copisteria) regalato da HVL ad Alberto Valdes-Blain, chitarrista di New York, e da questi passato a Mark Delpriora (allora suo allievo, ora docente alla Manhattan School of Music) contiene invece l'accordo come lo vedo io, con il mi nel basso. dralig Caspita Angelo, sembra un vero pareggio. E, per me, anche dal punto di vista musicale.
  9. Ciao Manu, allora a mio parere: 1) e 2) il Lento iniziale potrebbe stare sui 45-50 di metronomo. E' una velocità che offre una buona resa della linea cantabile, senza farle perdere il tono lento e declamatorio. L'elemento ritmico puntato risponde naturalmente ad ogni inciso melodico, come se facesse da sfondo strutturale più che da elemento di contrasto. Lo stesso elemento ritmico puntato costituisce il nucleo generatore della parte centrale in quartine di semicrome, che spicca rapidamente il volo e fa pulsare di visioni e inquietudine ogni zona della tastiera. Una velocità dai 160 a i 175 di metronomo, unita a un bell'uso delle dinamiche può rendere al meglio l'idea. Il Moderato seguente è un'evocazione della prima parte, lontana e impalpabile, con una diversa intenzione, quindi sarebbe meglio scegliere una velocità di metronomo maggiore dalla prima parte, tipo 75-80. Lo suonano in molti alla stessa velocità inziale, non ho ancora capito sinceramente perchè. Manu sceglie un'altra soluzione. Parte finale come la prima. 2) e 3) hai ragione, l'uso del cerchietto è ambiguo, ma abbastanza intuibile con un po' di buon senso. Nella parte centrale indica indirettamente la diteggiatura che va utilizzata lasciando sempre corde libere e posizioni che slittano (purtroppo per il tuo povero anulare). Il mio consiglio è quello di premere un po' meno in fase di studio.
  10. Come dice giustamente il M° Gilardino, chi sceglie di suonare il sol nell'ultimo accordo del preludio ha dalla sua la parte scritta, probabilmente anche la fonte originale (ma qui bisognerebbe domandare al grande Fredèric) con il risultato finale di una resa sospesa e ambigua che lascia stupiti. Optando per la soluzione del mi nel basso si chiude in modo più logico e chiaro il percorso armonico del preludio. In ogni caso l'accordo finale ha un senso di soluzione conclusiva tra diversi momenti del preludio e una risposta finale sospesa propone una mancanza di soluzione, l'idea di un risveglio finale in un altro ambiente sonoro ed espressivo dopo un sogno inquieto e visionario, mentre il mi nel basso si inserisce in modo più omogeneo, ma forse più scontato, nel discorso dell'intero preludio.
  11. meglio imparare senza dipendere dalla motivazione, preparazione e stimolo di un insegnante. imparare per se stessi.
  12. concordo, sonata 1 e 2 più complesse, ricche, profonde. jazz sonata molto divertente e più abbordabile, sicuramente solleticante... dalla sonata 1 e 2 ne esci cambiato.
  13. il mondo non peggiora mai, solamente cambia. (in italia naturalmente in peggio )
  14. ok, ma se questa fosse un'opportunità più che un limite? il limite lo si evita nei circoli "buoni" della cultura (musicale e chitarristica nel nostro caso), ma guardare a nuove frontiere di comunicazione del valore "alto" della musica è uno scopo concreto dell'artista moderno.
  15. è quello che ho detto nel mio intervento. tutto ok butterfly..? comunque non ne faccio una questione "sociale" ma solamente statistica.
  16. calma, calma, io parlo solo del settore della musica colta, non vado oltre, riporto solo la notizia (non nuova) che sempre più laureati moderni non conoscono e soprattutto non ascoltano la musica classica. "ignoranti" solo di musica colta, in genere persone di cultura medio-alta e con un buon lavoro. pensala così: le veline vengono inserite (dal sistema), gli studiosi si inseriscono.
  17. Calma, calma, akaros.... dai su.... Per il resto colgo lo spunto per riflettere sulla tua affermazione, che è vera e sacrosanta, a cui aggiungo solo che anche i non esperti, i digiuni di musica colta, i cosidetti "ignoranti" (tutti laureati e ben inseriti nella società), sanno riconoscere istintivamente la musica e l'artista di qualità. Rinunciare anche a modalità diverse per coinvolgere più pubblico è una scelta, ma non l'unica e la più giusta. Coinvolgere più pubblico non è sempre un atteggiamento da venditori, ma più spesso un atto comunicativo di passione e valori con il quale molti di noi vorrebbero vedere apprezzati da più persone questi stessi ideali, belli, ricchi, profondi, di aiuto per tutti. Ho già detto, per me divulgazione e approfondimento possono non percorrere la stessa strada, io non rinuncio al massimo approfondimento quotidiano, ma non mi preoccuperei di suonare in uno stadio con un mega impianto luci un programma più leggero e brillante, sapendo che questa cosa potrebbe portare più gente ai concerti impegnati e ricchi di contenuto, miei e dei miei colleghi. Sempre e comunque nel pieno rispetto per tutti i puristi, me compreso.
  18. 'aspita waller, ma con sto rag-time ci hai fatto una testa così... a quando una tua esibizione in questo genere?
  19. Il tuo Ghezzi style è mitico... 8)
  20. Esagerato... Io penso fondamentalmente che ci siano da sempre artisti e compositori che si possono definire (definizione brutta ma rende l'idea) aristocratici e altri che pensano che la musica colta abbia anche un forte valore sociale che si aggiunge al piacere di praticarla. I grandi numeri non determinano la qualità di un'opera, ma l'allargamento dell'interesse verso la chitarra è un mio personale obiettivo. Presentare in maniera più moderna un recital di chitarra non significa intaccare il valore in sè dell'opera, ma coinvolgere un po' di più i non addetti ai lavori. E' un valore aggiunto, non un imbarbarimento. Ciò che conta alla fine è il contenuto e qui mi sembra siamo tutti d'accordo, waller compreso.
  21. Certo Cristiano, anche se non ho detto che chi lavora con l'arte lo fa per comunicare, ho detto che chi si presenta in pubblico per fare un concerto, si relaziona per forza di cose ad un uditorio. A quel punto le scelte sono molteplici. Qui si parla in particolare della chitarra "classica". Un'orchestra sinfonica si può esibire in uno stanzone d'oratorio e ti travolge, l'esibizione del chitarrista con il suo poggiapiede segue altre regole.
  22. Ma ci mancherebbe altro che qualcuno ce l'avesse con qualcun'altro... e nessuno si danna l'anima, akaros, tranquillo, qui si parla solamente e ognuno riporta la propria esperienza e cerca soluzioni e idee. Io eseguo abitualmente in concerto un repertorio complesso e ricco, per me e per il pubblico. Vivendo il "lavoro" dell'arte proposta ad un pubblico ragiono e cerco idee. Ho già detto prima che ricerca e divulgazione seguono a mio parere strade leggermente diverse tra loro. Tutto qua. Pace e bene.
  23. Chi opera nella musica sa cosa significa viverci, organizzare, cercare di migliorare, mettersi in gioco. Senza le spalle coperte. Per il resto, ci sono da sempre, in ogni campo i conservatori e gli innovatori. Con rispetto per tutti.
  24. il discorso è un altro.
  25. Personalmente sono fra quanti ritengono che, in ogni campo, la ricerca scientifica (o artistica) e la divulgazione scorrano su due piani vicini ma distinti tra loro. In termini numericamente rilevanti, è innegabile che la musica colta viva una fase di difficoltà e scarso inserimento nei circuiti mediatici e all'interno del tessuto sociale generale. Se c'è l'intenzione, e a me personalmente sembra uno scopo utile, di offrire ad un numero elevato di persone il piatto nobile della musica di qualità, allora in qualche modo l'offerta deve adeguarsi e accondiscendere alla regola dell’offerta. Se la musica vuole uscire e proporsi alla gente, allora si propone di “comunicare” e in questo deve osservare alcune regole. Il meccanismo della comunicazione si basa su un equilibrio tra proposta e ascolto dell'altro. Se si propone senza ascoltare la richiesta dell'altro, il rapporto si interrompe e si dissolve. Non funziona. Il contenuto della musica colta è alto di per sé, troppo difficile per un pubblico incapace spesso di fruire appieno della proposta. A questo punto o si abbassa il livello della proposta, ed è una scelta oggi seguita da un certo numero di chitarristi, oppure si mantiene un alto contenuto, cercando se possibile di offrirlo “meglio” alla gente. Se si aiuta a rendere questo alto contenuto più adatto alla fruizione del pubblico, si compie un’operazione solamente positiva per la musica e per il pubblico. Ciò che conta sarà sempre il valore della musica e dell’interprete che la propone, ma se una buona illuminazione avrà il potere di aiutare la riuscita di un concerto, è utile sfruttarla come un semplice aiuto, che tra l’altro qualsiasi forma d’arte offerta ad un pubblico, dal teatro alla danza, non si sogna di rifiutare. La magia di un concerto di chitarra può essere solo rinforzata da una buona illuminazione e da un contesto visivo interessante. Cambi di luce o di sfondo possono offrire uno spunto di riflessione per il pubblico e anche di maggior concentrazione sull'opera eseguita. Non mi sembra un dramma rinnovare la forma della proposta. Quello che conta rimane comunque il contenuto dell’offerta. Aggiungerei, se possibile, di non ritornare sulle critiche ai soliti ignoti che montano dischi nota per nota, ingannando il pubblico e ottenendo grande successo di critica. Personalmente non ne ho mai visto uno così abile da ingannare tutti e convincere persino i propri colleghi e gli addetti ai lavori. Almeno, non in campo musicale.
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