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Colloquio con Andrés Segovia, Angelo Gilardino
Marcello Rivelli ha risposto a Marcello Rivelli nella discussione Interpretazioni
Dimenticavo, un "dettaglio" importante, per i più attenti che hanno studiato il brano (e potrebbero pensare ad un errore o svista). Di solito sbaglio accidentalmente le note o più precisamente le sporco, ma non la forma o il suono. (Mi stanno più a cuore) La mia esecuzione del "Colloquio" prevede un.. "ghiribizzo"personale che potrebbe far arrabbiare l'autore. Mi spiego, nella seconda sezione, quando avviene la ripresa della prima sezione (A-B-A semplificata ma il brano realmente si presenta con la forma A-A-B-A-B-A) questa termina con l'armonia di Mi minore. Io invece "amo" terminare nuovamente con la dominante Si (come accade nella prima esposizione di A) per effettuare la ripresa di B che invece si presenta sul V grado Si ma nel modo minore. Mi piace molto di più questa soluzione, la trovo personalmente più..intrigante, perché la conclusione sul tono principale di MI mi dà un senso di vera conclusione e non mi viene spontaneo poi fare il ritornello. Spero di essermi spiegato. La soluzione che adotto mi ricorda, ad esempio, la Sarabande di Bach della Suite Bwv 996 dove, se ricordate il Kantor conclude la prima parte al tono della dominante (Mi minore-Si Maggiore) ma..riprende la seconda sezione B al quinto grado, Si, dominante, ma nel tono parallelo minore eludendo la.. prassi abituale. Insomma se il Magister riterrà che questa "cosa" sia tale da meritare una scomunica vorrà dire che per espiare la mia colpa onde aver osato modificare una battuta (già inserita e prevista dall'autore però) rifarò il "cammino di Santiago" fino a Compostela in memoria di A.S. ma questa volta al posto di farlo in auto, come feci anni fa ..effettuerò il percorso a piedi (come dovuto dalla tradizione) in più suonando il colloquio per tutto il tragitto.. con simpatia marcello -
Colloquio con Andrés Segovia, Angelo Gilardino
Marcello Rivelli ha risposto a Marcello Rivelli nella discussione Interpretazioni
Volevo ringraziare i gentili commenti, ho visto soltanto adesso.. -Domenico, si la famigerata chitarra da 100 euro in "dotazione" alle scuole italiane (dato che è quella che costa meno!). Devo dire a mio favore che la "mia" aula ha un discreto riverbero naturale, cosa che non guasta, ma la registrazione è fatta solo con quel giocattolo della zoom senza nessun effetto aggiuntivo. Tra tutti i miei difetti chitarristici che possono additarmi, una cosa non possono togliermela di sicuro: la mia ricerca timbrica da anni e quindi il mio suono, quello è davvero mio .. -Giorgio, grazie mille, sempre gentile, si quando un ragazzo si ammala e mi crea un'ora vuota, il rischio è che io prendo la chitarra e la prima cosa che mi viene in mente inizio a suonarla, a volte accendo qualche giocattolo e.. quando non lo dimentico a casa (ma devo dire per mia fortuna che sono davvero rare le assenze e anche questo mi fa immensamente piacere).. -Carlo, grazie anche a Te, perché quando è un compositore a esprimere dei commenti mi scatta una simpatia spontanea, la mia vita artistica è piena di contraddizioni, a G. Sinopoli (per citare il primo nome non chitarrista) piacque la mia esecuzione di Malipiero e Ghedini ma alla "commissione" di un certo "concorso" non piacque Desderi, Ghedini e altro..vecchie storie..ma ormai sono cresciuto e ho capito diverse cose.. - Raffaele, grazie, si la mia "sincerità", non solo nelle esecuzioni, spesso diventa uno dei miei problemi ma..ormai è tardi per cambiare.. va bene così.. -in ultimo e non per ultimo un ringraziamento speciale al Maestro Carfagna, di cui ho un ricordo splendido ad una delle mie performance da fresco diplomato, in quel di Roma, Castel Sant'Angelo, dove (guarda caso) la commissione era formata da musicisti (compositori, pianisti ecc ed appunto il Maestro Carfagna) e..per quelli che dicono pensano che ai concorsi vincono solo gli allievi dei maestri in commissione beh..io non ero allievo del Maestro ma ricordo ancora i suoi sinceri complimenti sulle mie esecuzioni di Ghedini e Desderi. Tra l'altro l'anno successivo ebbi l'onore di suonare in concerto in quello splendido luogo. Grazie a tutti, ieri giornata pesantissima e stancante, iniziata dalla 6 di mattina in giro tra Avellino, Isernia e per concludere la sera alle 21 ho portato 16 alunni delle mie classi, finito alle 19 le lezioni, ad ascoltare un concerto di chitarra classica, per "educarli" all'ascolto della chitarra ..uscita didattica "inventata" per stimolare le nuove "leve".. rientrato alle 23.30, stanco ma soddisfatto..e questa mattina ho trovato i vostri gentili pensieri.. ora vado a..suonare ... buona giornata a tutti. marcello -
Colloquio con Andrés Segovia, Angelo Gilardino
Marcello Rivelli ha pubblicato una discussione in Interpretazioni
.. un pomeriggio a scuola..un "momento" libero e..la voglia di suonare (sempre in..) se riuscite ad arrivare alla fine..buon ascolto... "Colloquio con Andrés Segovia" di A. Gilardino chitarra: Marcello Rivelli (Zoom Q2hd e Yamaha C40) -
Giulio Regondi "Introduction et Caprice, Op.23", Florian Larousse
Marcello Rivelli ha risposto a Cristiano Porqueddu nella discussione Interpretazioni
Caro Raffaele, non conosco bene la composizione, mi limito a studiarla con passione e cerco di capire le cose che amo suonare (e non). Ad ogni modo se provi a fare un semplice esercizio di orchestrazione su uno studio (ad esempio) dell'opera 111 di Giuliani, vedrai che avrai solo l'imbarazzo a quale strumenti affidare le parti: legni, archi ecc..mentre la stessa cosa con uno studio di Regondi inizia a essere tortuosa se non proprio inefficace e costretto a modificare pesantemente la scrittura. Questo è un " semplice" processo storico-compositivo che è avvenuto nella storia della musica: si è partiti dalla voce/voci a cui il liuto inizialmente ha compresso (zippato) le voci lasciando la sola melodia al soprano e suonando le tre restanti voci a mo' di accordi (armonie) fino ad arrivare a quella che sarà la vera scrittura per strumento: quella cosa che dovrebbe poter fare solo lo strumento in questione e nessun altro, (scrittura idiomatica) pena la perdita di quella magia sonoriale che le appartiene (allo strumento). Buona serata m -
studio e analisi Johann Sebastian Bach - Suite BWV 1006a
una discussione ha risposto a Marcello Rivelli in Altre discussioni sul repertorio
Se non proprio copiarla fisicamente (ma io l'ho fatto per tutta l'opera completa di Bach ad esempio) sicuramente studiare i brani (qualunque esso sia) prima con la partitura (spartito) e poi con lo strumento. Si prende coscienza di molti dettagli che sfuggirebbero con la sola percezione digitale presa e disturbata da altri problemi rispetto alla musica. L'interprete compie (dovrebbe) l'azione contraria del compositore: lui crea e costruisce, "noi" smontiamo (rompiamo) e ri-componiamo il giocattolo, stando attenti a non perdere le "istruzioni" altrimenti non saremo in grado di ri-costruirlo e..si sentirà inevitabilmente nell'atto di suonarlo. Chiamasi differenza tra un esecutore e un interprete. con simpatia m -
Compositori 2014
Marcello Rivelli ha risposto a Emanuele Addis nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Ci racconti qualcosa se Le fa piacere Maestro di Berio o Petrassi (o altri) appunto al riguardo della chitarra. Ricordo da studente (un po' di anni fa) che ebbi il piacere di suonare a Roma a Piazza del Popolo per la "Messa degli Artisti", almeno due o tre volte (è ancora in atto questa tradizione?).. e alla fine dell'esecuzione seppi che il Maestro Petrassi era presente, (emozione enorme). Quale era la considerazione di questi compositori nei confronti della chitarra? più da "vicino" avendo avuto Lei la fortuna di conoscerli. grazie Marcello -
Giulio Regondi "Introduction et Caprice, Op.23", Florian Larousse
Marcello Rivelli ha risposto a Cristiano Porqueddu nella discussione Interpretazioni
Non volevo sminuire Giuliani, anche volendo lo stile armonico che ovviamente adopererà Regondi è di tutt'altra estetica e poetica, appunto ma mentre Giuliani "trascrive" una musica da camera e orchestrale sulla chitarra, cosa che avviene anche nelle Sonate per pianoforte di Mozart, Beethoven; Regondi inizierà quel processo di scrittura idiomatica che con il pianoforte si realizzerà con Chopin e altri..quando ascolti (suoni) Giuliani senti un trio, un quartetto, un ensemble da camera (legni, archi) in miniatura sapientemente adattati sul nostro strumento certo ma .. quando ascolti (suoni) Regondi la chitarra inizia a..essere se stessa.. spero di essermi spiegato meglio.. l'op. 111 le famose "Ore di Apollo" del pugliese potrebbero essere un ottimo saggio per un lavoro di orchestrazione per allievi/studenti provetti e interessati alla musica oltre che alle terzine infuocate "rossiniane" dell'autore. con simpatia m -
Dodecafonia
Marcello Rivelli ha risposto a Marco Fingardi nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Una prima occhiata qui può essere utile: http://www.treccani.it/enciclopedia/dodecafonia/ e poi continuare qui • http://www.treccani.it/enciclopedia/dodecafonia_(Enciclopedia_del_Novecento)/ poi ovviamente ci sono molti testi ad hoc..se ti interessa ancora.. buona lettura intanto m -
Giulio Regondi "Introduction et Caprice, Op.23", Florian Larousse
Marcello Rivelli ha risposto a Cristiano Porqueddu nella discussione Interpretazioni
Ecco un compositore per l'epoca innovativo e "avanti"..e che sicuramente gli editori non hanno amato perchè la sua musica non era alla portata dei "dilettanti"..peccato che ha scritto poche opere..ma i soli studi bastano a far capire la levatura del suo pensiero, ecco un esempio (secondo me) di cosa significa "innovare" rispetto alla musica di Giuliani, Sor ecc.ecc. armonie interessanti, disposizioni strumentali a parti late. insomma un bel balzo in avanti..per la chitarra..il solo secondo studio (fatti i dovuti riferimenti stilistici e dell'epoca) contiene più armonie di quasi tutta la produzione di Giuliani..avete presente?.. m -
Compositori 2014
Marcello Rivelli ha risposto a Emanuele Addis nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Carissimo Maestro, credo di capire cosa voglia dire. Il mio post con il video di Sciarrino che esprime alcuni suoi pensieri sul linguaggio della musica, che possono essere condivisi o meno ma confesso poteva essere di Berio o di Ligeti o Xenakis o chiunque altro, era solo un gesto di stimolo ai chitarristi (per lo più studenti) che spesso restano invischiati nella finta modernità di opere per chitarra decontestualizzate dal percorso storico generale della musica. Non è un giudizio di merito il mio ma solo un dovere credo che ogni musicista che si rispetti debba perlomeno conoscere il più possibile i linguaggi esistenti e poi serenamente fare le proprie scelte interpretative. Mi piace curiosare e guardarmi intorno e soprattuto provare a vedere che riscontro hanno avuto certi linguaggi sul nostro strumento. Più che liste della spesa appunto e cercare chi ha innovato o lo farà?..penso sia interessante discutere sulla musica che abbiamo e non è poca appunto ma forse non è stata ancora scavata e dotata di tante di quelle interpretazioni e letture approfondite che necessitano nei minimi dettagli. Quindi l'augurio alle nuove leve (e non solo) è che si adoperino per andare oltre il solo suonare "bene" ma fare ciò che hanno fatto gli interpreti nella letteratura per pianoforte e altri strumenti, decine e decine di letture di livello e forse allora il nostro strumento inizierà ad avere una vera considerazione nella musica generale. E per fare questo bisogna studiare anche la "musica" e saper riconoscere la lana dalla seta..non crede..? per quanto mi riguarda io amo tutta la musica fatta bene e soprattutto se viene suonata bene.. buona serata marcello -
Domanda sulla dodecafonia e la chitarra
Marcello Rivelli ha risposto a Mirella Pani Landolfi nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
E sempre volendo continuare, tutto sommato anche la musica di Bettinelli, almeno i Dodici studi presentano aspetti tratti dalla dodecafonia, seppur con frammenti di serie (4,5,6, suoni) e tecniche più libere e meno rigide. m -
Domanda sulla dodecafonia e la chitarra
Marcello Rivelli ha risposto a Mirella Pani Landolfi nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Ti riferisci nello specifico alla chitarra? se non ricordo male dovrebbe esserci un'analisi o un saggio sulla Suite di Krenek sul Fronimo (in italiano). Pensandoci anche il brano di Smith Brindle El Polifemo de Oro è basato sulla serie, qui vi è un analisi di Piero Viti che può interessarti. http://www.dotguitar.it/zine/analisi_rep/polifemo1.html -
Domanda sulla dodecafonia e la chitarra
Marcello Rivelli ha risposto a Mirella Pani Landolfi nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Se può essere utile "liolanda" esiste questa pubblicazione (nella foto se si riesce a vedere) di Denis ApIvor che contiene dieci studi sulla tecnica seriale, anche se il punto di vista del compositore è personale ma potrebbe esserti utile essendo specifica per la chitarra. Altrimenti vai sulle pubblicazioni di Eimert, Krenek e tagli la testa al toro.. mr -
Esami di ammissione per insegnanti
Marcello Rivelli ha risposto a Emanuele Addis nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Caro Emanuele.."madre-natura" ci dona dei talenti alla nascita, nel bene e nel.. male. Io credo che ognuno di noi possiede delle attitudini speciali, chi più chi meno chi quasi nulla. Insegnare non è facile, ma nemmeno suonare o comporre ecc..ecc.. Un professore innanzi tutto deve avere avuto tanti problemi (chiamasi esperienza) ed essere stato in grado di risolverli o compiere una ricerca (con passione e tanta curiosità e interesse) per scoprire gli eventuali problemi e come mettere riparo ad essi (quando è possibile). A tal proposito 15/20/25/30 anni di esperienza ti assicuro sono una buona scuola.. con allievi delle più svariate condizioni e problematiche, cosa che un docente che fa solo "master class" non incontrerà mai..è leggermente più facile..(fare una master).. C'è una contraddizione nella tua domanda, l'esperienza del "palco" non significa necessariamente saper insegnare a suonare, conosco molti concertisti che sul palco stravolgono totalmente le minime regole di quelle che è una interpretazione a favore del plauso del pubblico del "momento"e personalmente non andrei mai a farmi dire qualcosa sul quel modo di suonare (dovrebbe chiamarsi pensiero interpretativo ma spesso mancano le regole basilari del solfeggio, tipo suonare una giga scritta in 6/8 che diventa 3/8 ecc..si capisce dagli accenti ritmici..) Un insegnante deve spiegarti innanzi tutto la musica che suoni sul tuo strumento e ovviamente conoscere lo strumento e le sue problematiche e come saper prendere un allievo, si chiama empatia ..anche se conosco persone che operano come un esattore della finanza e dicono che non deve esserci nessun coinvolgimento con l'allievo. (Si vede che hanno avuto un calo di zuccheri da piccoli..) Se per "palco" invece intendi un insegnante che è in grado di suonare come un concertista (e magari meglio) ma non fa il concertista allora sono d'accordo.. un bravo insegnante deve conoscere la letteratura innanzi tutto e saperla suonare o eventualmente come vorrebbe/sarebbe in grado di suonarla. Pensa a un direttore d'orchestra che "insegna" agli orchestrali come vuole la "sua" interpretazione..ecco..se riesci a fare quello.. hai risolto..fai cantare ad un insegnante una "frase" e spiegarti come e cosa dovrebbe ottenere, poi materializzala sullo strumento (si chiama tecnica meccanica/musicale) ma sempre e solo dopo il pensiero e...hai ottenuto automaticamente il "palco"..devi solo..salirci..dimenticavo, il modo migliore di studiare è senza chitarra, solo con la musica (la partitura o spartito) dopo di che passi all'azione..la materializzazione del "tuo" pensiero, obiettivo finale di un buon insegnante e di un vero allievo che sia seduto sulla sedia, su un palco o cammini per l'aula.. ... p.s. per quanto riguarda se sia giusto o meno il posto di lavoro, una volta esistevano solo i talenti di chiara fama, vedi Giuseppe Verdi e simili...che pure fu bocciato agli esami di Conservatorio, poi hanno inventato la professionalità che è quella cosa che seppur non hai un minimo di passione o amore per quel che fai (cosa a mio modesto parere che dovrebbe essere al primo posto in qualunque attività, se si può chiamare così, io la chiamerei in un altro modo..) ti da il diritto in virtù di un pezzo di carta di fare eventuali azione positive o danni a seconda della "professionalità".. Perdona la mia risposta ma se leggi tra le righe che possono sembrare ironiche ti assicuro che contengono tante piccole esperienze reali e che hanno funzionato spesso (quasi sempre). cordiali saluti mr -
Compositori 2014
Marcello Rivelli ha risposto a Emanuele Addis nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Salvatore Sciarrino, Della composizione 1) l'invenzione di un mondo sonoro. -
Compositori 2014
Marcello Rivelli ha risposto a Emanuele Addis nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Vladimir il punto non è proibire o non usare una triade "oggi".. le note sono 12 alla fine.. quello che è interessante è l'organizzazione delle idee, il progetto che è dietro un'opera (senza arrivare a commettere gli errori alla Boulez)..una volta esisteva (ed esiste ancora) l'idea tematica, il motivo, oggi esiste la "figurazione", il gesto, i campi armonici ecc..ecc.. ma "dietro le quinte" le mosse sono alla fine quelle del linguaggio altrimenti il tutto perde di senso. Nessuno vieta di scrivere una Sonata oggi o una Fuga e del resto sparare quattro note a caso non fa di un compositore un genio dell'innovazione. La ricerca, appunto, dei molteplici parametri e di un eventuale proprio linguaggio che affonda le conoscenze nella storia percorrendola e assimilandola al fine di trovare ed elaborare ciò che si ritiene consono alla propria idea/personalità.. G. de Machault è tutt'oggi un innovatore infin dei conti.. Infatti per "arrivo" virtuale (e quindi illusorio) intendevo un percorso che tiene conto della realtà storica, di una timeline che parte dalle origini, assimilando e conoscendo i linguaggi e le modalità usate e tutt'ora in atto. Tutto sommato non credo che Adorno sia migliore di Machault per fare un esempio a caso. Il punto rimane trovare e ricercare il proprio modo operativo e operare in quello con significato e contenuti, che poi sia una Sonata (ovvio che non sarà nello stile Mozartiano "oggi" per tanti motivi ma non perché non sia valido, semplicemente perché di Mozart ne abbiamo avuto uno) o una Fuga o una composizione "libera"? dipenderà da tantissimi fattori ma mi risulta difficile credere che Allevi sia posizionabile dopo Adorno in senso stilistico. Che uno possa condividere o meno è indubbio che, un Donatoni (un nome a caso) ha compiuto un percorso, una ricerca e appunto risulta difficile "dopo", per il semplice fatto temporale, ascoltare Allevi e sentirsi dire che è un compositore innovativo!?..preferisco Machault mille volte, è sicuramente più moderno. L'importante è essere in cammino, l'arrivo presuppone un traguardo e quindi una fine. Dico sempre ai miei allievi che Schonberg ha scritto delle cose splendide prima di scrivere e utilizzare la dodecafonia e non necessariamente di ordine inferiore. Poi il resto è storia.. -
Compositori 2014
Marcello Rivelli ha risposto a Emanuele Addis nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Potremmo provare a "rigirare" la domanda iniziale e magari cercare di capire inizialmente cosa piace alla maggior parte dei chitarristi "oggi" inteso e riferito alla modalità di scrittura compositiva: uno stile modale? tonale? atonale, seriale? e/o una ricerca più estrema con linguaggi sviluppati più o meno dai tempi di Petrassi, passando per Donatoni, Manzoni, arrivando a Solbiati ecc.ecc. o tutt'altro che questi stili (sembrerebbe di si). Più che "innovare" la chitarra il problema forse risiede anche e principalmente nelle scritture compositive attualmente in atto. La letteratura del 900, e oltre (come sapete benissimo) ha arricchito la chitarra con brani di qualità perché ha seguito il percorso che la Musica in generale stava compiendo e i compositori dedicandole pagine hanno contribuito a questo. I casi più felici sono sotto i nostri occhi, non sempre nelle nostre orecchie e nei gusti della maggior parte degli interpreti. E' un pò il cane che si morde la coda: un buon esecutore non è necessariamente un vero interprete e un buon compositore non è detto sia un vero creatore ma magari un ottimo e abile artigiano. Quindi, dove siamo "arrivati" oggi con la scrittura musicale? problema che ovviamente non riguarda soltanto la chitarra ma anzi si auspica che lei ne faccia parte per non restare esclusa. Forse potrà sembrare fuori tema la mia piccola osservazione ma la lista della spesa di eventuali autori senza dire appunto come scrivono e in che modo non ha molto senso. Marcello -
studio e analisi Preludio n. 4, Heitor Villa-Lobos. Correzione.
Marcello Rivelli ha risposto a Angelo Gilardino nella discussione Altre discussioni sul repertorio
Dimenticavo, volendo esagerare e "leggere" i cinque preludi come un corpo unico, potremmo divertirci a spiegare il percorso armonico che li lega..casuale? il primo preludio è in Mi minore con la sezione centrale in Maggiore, il secondo è in Mi Maggiore, accordo con cui conclude il primo preludio. Il terzo preludio è in La minore e il Mi maggiore del secondo potrebbe essere la sua dominante che introduce la tonalità. Il quarto ritorna in Mi minore ma conclude con l'accordo interessante di cui si parla.. ambiguità modale interessante? o errore? .. il quinto ripropone il gioco maggiore/minore: Remagg./Si min..beh..ho esagerato probabilmente ma eseguendoli tutti insieme mi viene spontaneo pensare ad un viaggio "unico"... di un unico "preludio" con varie sfaccettature espressive.. -
studio e analisi Preludio n. 4, Heitor Villa-Lobos. Correzione.
Marcello Rivelli ha risposto a Angelo Gilardino nella discussione Altre discussioni sul repertorio
Propendo per e amo il Sol al basso (troppo scontato per uno come HVL il normale Mi).. del resto il preludio n.5 ripropone "giocando" l'ambiguità tonale/modale quasi allo stesso modo .. alla fine della prima sezione conclude con l'accordo principale di Re maggiore subito slittando sull'accordo minore di Si..e concludendo per di più il brano sulla triade di Si minore nonostante il preludio sia in "Re Maggiore".. ma facendo sentire i due accordi in successione, seppur in modo diverso dal preludio n. 4 la sequenza riappare.. un suo segno caratteristico? .. ... -
Memory of Antinous (Homage to Marguerite Yourcenar) di Angelo Gilardino
Marcello Rivelli ha pubblicato una discussione in Interpretazioni
http://www.youtube.com/watch?v=SBpvLLaWxAg Memory of Antinous (Homage to Marguerite Yourcenar) - Andante calmo e sereno di Angelo Gilardino chitarra: Marcello Rivelli (demo live: zoom H2n) "Be, as long as you live, a sunshine, do not be sad. For life is surely short, and time demands its toll" "Sii, fino a che vivi, un raggio di sole, non essere triste, perchè la vita è breve e il tempo incalza ... "-
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Fernando Sor Trois Duos op.55 n.1: Andante, Allegretto
Marcello Rivelli ha pubblicato una discussione in Interpretazioni
Ai miei alunni/allievi..come stimolo alla musica da camera (d'insieme).. una (domenica) mattina a casa, con la mia ex-allieva Ilaria Greco, una lettura "veloce" per provare il "giocattolo" Zoom H4n ... m http://www.youtube.com/watch?v=QONsY9H0tQc&feature=share -
Insegnare musica per chitarra
Marcello Rivelli ha risposto a Angelo Gilardino nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Le leggi sono fatte apposta per dire..dire..dire..ma..la "magia" è tutta dentro queste righe: (e nel saperla utilizzare).. Chitarra: padronanza del tocco appoggiato e libero della mano destra e relative capacità di variarne gli aspetti dinamici e timbrici; esecuzione d'arpeggi di vari tipi anche con posizioni accordali di mano sinistra; utilizzo e controllo delle note simultanee con e senza il pollice; conoscenza ed uso degli accordi nelle tonalità più agevoli anche con l'inserimento del barree; conoscenza ed utilizzo consapevole delle posizioni dalla prima in avanti; uso consapevole della diteggiatura di entrambe le mani; esplorazione ed utilizzo delle possibilità timbriche e dinamiche dello strumento (pizzicati, glissandi, armonici, percussioni, suoni legati staccati, ecc...). Alla fine del triennio gli allievi dovranno saper eseguire con consapevolezza brani solistici e d'insieme appartenenti a diversi generi, epoche, stili, di difficoltà tecnica adeguata al percorso compiuto. Il livello minimo che l'allievo dovrà aver acquisito prevede la capacità di eseguire brani solistici nelle tonalità più agevoli, almeno a due voci, anche con semplici cambi di posizioni, contenenti le principali figurazioni ritmiche. -
Insegnare musica per chitarra
Marcello Rivelli ha risposto a Angelo Gilardino nella discussione Quattro chiacchiere e voci di corridoio.
Decreto Ministeriale 6 agosto 1999 (in GU 06.10.99, n. 235) Riconduzione ad ordinamento dei corsi sperimentali ad indirizzo musicale nella scuola media ai sensi della legge 3 maggio 1999, n. 124, art. 11, comma 9 Allegato A PROGRAMMI DI INSEGNAMENTO DI STRUMENTO MUSICALE nei corsi di scuola media ad indirizzo musicale 1. Indicazioni generali. L'insegnamento strumentale costituisce integrazione interdisciplinare ed arricchimento dell'insegnamento obbligatorio dell'educazione musicale nel più ampio quadro delle finalità della scuola media e del progetto complessivo di formazione della persona. Esso concorre, pertanto, alla più consapevole appropriazione del linguaggio musicale, di cui fornisce all'alunno preadolescente una piena conoscenza, integrando i suoi aspetti tecnico pratici con quelli teorici, lessicali, storici e culturali che insieme costituiscono la complessiva valenza dell'educazione musicale; orienta quindi le finalità di quest'ultima anche in funzione di un più adeguato apporto alle specifiche finalità dell'insegnamento strumentale stesso. La musica e la sua evoluzione linguistica hanno avuto, e continuano ad avere, nel loro divenire, frequenti momenti di incontro con le discipline letterarie, scientifiche e storiche. L'indirizzo musicale richiede quindi che l'ambito in cui si realizza offra un'adeguata condizione metodologica di interdisciplinarità: l'educazione musicale e la pratica strumentale vengono così posti in costante rapporto con l'insieme dei campi del sapere. La musica viene in tal modo liberata da quell'aspetto di separatezza che l'ha spesso penalizzata e viene resa esplicita la dimensione sociale e culturale dell'evento musicale. Sviluppare l'insegnamento musicale significa fornire agli alunni, destinati a crescere in un mondo fortemente segnato dalla presenza della musica come veicolo di comunicazione, spesso soltanto subita, una maggiore capacità di lettura attiva e critica del reale, una ulteriore possibilità di conoscenza, espressione e coscienza, razionale ed emotiva, di sé. Obiettivo del corso triennale, quindi, una volta fornita una completa e consapevole alfabetizzazione musicale, è porre alcuni traguardi essenziali che dovranno essere da tutti raggiunti. Il rispetto delle finalità generali di carattere orientativo della scuola media non esclude la valorizzazione delle eccellenze. Adeguata attenzione viene riservata a quegli aspetti del far musica, come la pratica corale e strumentale di insieme, che pongono il preadolescente in relazione consapevole e fattiva con altri soggetti. L'autonomia scolastica potrà garantire ulteriori possibilità di approfondimento e sviluppo anche nella prospettiva di rendere l'esperienza musicale funzionale o propedeutica alla prosecuzione degli studi, nonché alla diffusione della cultura musicale nel territorio, in modo da rafforzare il ruolo della scuola come luogo di aggregazione e diffusione di saperi e competenze. 2. Orientamenti formativi. L'insegnamento strumentale conduce, attraverso l'integrazione con l'educazione musicale e l'apprendimento della notazione e delle strutture metriche e ritmiche, all'acquisizione di capacità cognitive in ordine alle categorie musicali fondamentali (melodia, armonia, ritmo, timbro, dinamica, agogica) e alla loro traduzione operativa nella pratica strumentale, onde consentire agli alunni l'interiorizzazione di tratti significativi del linguaggio musicale a livello formale, sintattico e stilistico. I contenuti dell'educazione musicale, a loro volta, e in specie l'educazione dell'orecchio, l'osservazione e analisi dei fenomeni acustici, il riconoscimento degli attributi fisici del suono, la lettura dell'opera musicale intesa come ascolto guidato e ragionato, si modellano con il necessario contributo della pratica strumentale. L'insegnamento strumentale: promuove la formazione globale dell'individuo offrendo, attraverso un'esperienza musicale resa più completa dallo studio dello strumento, occasioni di maturazione logica, espressiva, comunicativa; integra il modello curricolare con percorsi disciplinari intesi a sviluppare, nei processi evolutivi dell'alunno, unitamente alla dimensione cognitiva, la dimensione praticooperativa, estetico emotiva, improvvisativo compositiva; offre all'alunno, attraverso l'acquisizione di capacità specifiche, ulteriori occasioni di sviluppo e orientamento delle proprie potenzialità, una più avvertita coscienza di sé e del modo di rapportarsi al sociale; fornisce ulteriori occasioni di integrazione e di crescita anche per gli alunni in situazione di svantaggio. In particolare la produzione dell'evento musicale attraverso la pratica strumentale: comporta processi di organizzazione e formalizzazione della gestualità in rapporto al sistema operativo dello strumento concorrendo allo sviluppo delle abilità sensomotorie legate a schemi temporali precostituiti; dà all'alunno la possibilità di accedere direttamente all'universo di simboli, significati e categorie fondanti il linguaggio musicale che i repertori strumentali portano con sé; consente di mettere in gioco la soggettività, ponendo le basi per lo sviluppo di capacità di valutazione criticoestetiche; permette l'accesso ad autonome elaborazioni del materiale sonoro (improvvisazione - composizione), sviluppando la dimensione creativa dell'alunno. L'essenziale aspetto performativo della pratica strumentale porta alla consapevolezza della dimensione intersoggettiva e pubblica dell'evento musicale stesso, fornendo un efficace contributo al senso di appartenenza sociale. 3. Obiettivi di apprendimento. Nel campo della formazione musicale l'insegnamento strumentale persegue un insieme di obiettivi generali all'interno dei quali si individua l'acquisizione di alcuni traguardi essenziali, quali: il dominio tecnico del proprio strumento al fine di produrre eventi musicali tratti da repertori della tradizione scritta e orale con consapevolezza interpretativa, sia nella restituzione dei processi formali sia nella capacità di attribuzione di senso; la capacità di produrre autonome elaborazioni di materiali sonori, pur all'interno di griglie predisposte; l'acquisizione di abilità in ordine alla lettura ritmica e intonata e di conoscenze di base della teoria musicale; un primo livello di consapevolezza del rapporto tra organizzazione dell'attività sensomotoria legata al proprio strumento e formalizzazione dei propri stati emotivi; un primo livello di capacità performative con tutto ciò che ne consegue in ordine alle possibilità di controllo del proprio stato emotivo in funzione dell'efficacia della comunicazione. 4. Contenuti fondamentali. I contenuti delle singole specificità strumentali che devono essere perseguiti sono: ricerca di un corretto assetto psicofisico: postura, percezione corporea, rilassamento, respirazione, equilibrio in situazioni dinamiche, coordinamento; autonoma decodificazione allo strumento dei vari aspetti delle notazioni musicali: ritmico, metrico, frastico, agogico, dinamico, timbrico, armonico; padronanza dello strumento sia attraverso la lettura sia attraverso l'imitazione e l'improvvisazione, sempre opportunamente guidata; lettura ed esecuzione del testo musicale che dia conto, a livello interpretativo, della comprensione e del riconoscimento dei suoi parametri costitutivi; acquisizione, da parte degli alunni, di un metodo di studio basato sull'individuazione dell'errore e della sua correzione; promozione della dimensione ludicomusicale attraverso la musica di insieme e la conseguente interazione di gruppo. La capacità di lettura va rinforzata dalla "lettura a prima vista" e va esercitata non soltanto sulla notazione tradizionale ma anche su quelle che utilizzano altri codici, con particolare riferimento a quelli più consoni alle specificità strumentali. Altri obiettivi di apprendimento e contenuti fondamentali sono specifici per i singoli strumenti per cui si rinvia alle successive indicazioni. 5. Competenze e criteri di valutazione. L'insegnamento strumentale concorre, attraverso una programmata integrazione tra le discipline musicali, alla costituzione della competenza musicale generale che si fonda su: il riconoscimento e la descrizione degli elementi fondamentali della sintassi musicale; il riconoscimento e la descrizione di generi musicali, forme elementari e semplici condotte compositive; la capacità di collocare in ambito storico stilistico gli eventi musicali praticati; la produzione e/o la riproduzione di melodie attraverso il mezzo vocale con il supporto della lettura ritmica e intonata. Lo studio strumentale, a sua volta, si fonda su: capacità di lettura allo strumento, intesa come capacità di correlazione segno (con tutte le valenze semantiche che comporta nel linguaggio musicale) gesto - suono; uso e controllo dello strumento nella pratica individuale e collettiva, con particolare riferimento ai riflessi - determinati dal controllo della postura e dallo sviluppo sensomotorio - sull'acquisizione delle tecniche specifiche; capacità di esecuzione e ascolto nella pratica individuale e collettiva, ossia livello di sviluppo dei processi di attribuzione di senso e delle capacità organizzative dei materiali sonori; esecuzione, interpretazione ed eventuale elaborazione autonoma allo strumento del materiale sonoro, laddove anche l'interpretazione può essere intesa come livello di sviluppo delle capacità creative. Fermi restando gli obiettivi e le indicazioni programmatiche definite per le singole specialità strumentali, la verifica dei risultati del percorso didattico relativo all'insegnamento strumentale si basa sull'accertamento di una competenza intesa come dominio, ai livelli stabiliti, del sistema operativo del proprio strumento in funzione di una corretta produzione dell'evento musicale rispetto ai suoi parametri costitutivi: struttura frastica e metroritmica e struttura melodico armonica con le relative connotazioni agogico dinamiche. I processi di valutazione dovranno comunque ispirarsi ai criteri generali della valutazione formativa propria della scuola media. 6. Esemplificazioni metodologiche. Gli strumenti metodologici che seguono hanno un valore prevalentemente indicativo nel rispetto dell'autonomia di progettazione e programmazione delle singole scuole. Posto che: le diverse caratteristiche organologiche degli strumenti implicano una diversa progressione nell'acquisizione delle tecniche specifiche, con tempi differenziati nella possibilità di accesso diretto alle categorie musicali indicate negli orientamenti formativi; in un triennio tali possibilità sono oggettivamente limitate; nella fascia d'età della scuola media si avviano più strutturate capacità di astrazione e problematizzazione; la pratica della musica d'insieme si pone come strumento metodologico privilegiato. Infatti l'evento musicale prodotto da un insieme ed opportunamente progettato sulla base di differenziate capacità operativo strumentali, consente, da parte degli alunni, la partecipazione all'evento stesso, anche a prescindere dal livello di competenza strumentale raggiunto. L'accesso alle categorie fondanti il linguaggio musicale e al suo universo trova quindi un veicolo in una viva e concreta esperienza che può essere più avanzata, sul piano musicale, di quanto non possa esserlo quella riferita alla sola pratica individuale. Particolare attenzione va data alla pratica vocale adeguatamente curata a livello del controllo della fonazione, sia come mezzo più immediato per la partecipazione all'evento musicale e per la sua produzione, sia come occasione per accedere alla conoscenza della notazione e della relativa teoria al fine di acquisire dominio nel campo della lettura intonata. La competenza ritmica, oltre ad essere assunta mediante il controllo dei procedimenti articolatori propri dei vari strumenti, deve essere incrementata da una pratica fonogestuale individuale e collettiva sostenuta dalla capacità di lettura. In tale prospettiva metodologica la pratica del solfeggio viene sciolta nella più generale pratica musicale. Anche l'ascolto va inteso come risorsa metodologica, tanto all'interno dell'insegnamento strumentale, quanto nella musica d'insieme. In particolare è finalizzato a sviluppare capacità di controllo ed adeguamento ai modelli teorici basati sui parametri fondamentali della musica rivelandosi mezzo indispensabile per la riproduzione orale e/o scritta di strutture musicali di varia complessità. Esso deve inoltre tendere a sviluppare capacità discriminative e comparative delle testimonianze musicali più significative, capacità utili, nella pratica strumentale, alla riproduzione di modelli esecutivo interpretativi. Altra risorsa metodologicamente efficace può essere l'apporto delle tecnologie elettroniche e multimediali. L'adozione mirata e intellettualmente sorvegliata di strumenti messi a disposizione dalle moderne tecnologie può costituire un incentivo a sviluppare capacità creativo elaborative senza che queste vengano vincolate al dominio tecnico di strumenti musicali che richiedono una avanzata capacità di controllo. Gli strumenti metodologici suggeriti presuppongono una condizione generale di infra ed interdisciplinarità. Da una parte infatti, l'apprendimento strumentale integrato con quello dell'educazione musicale e della teoria e lettura della musica configura un processo di apprendimento musicale unitario, dall'altra le articolazioni della dimensione cognitiva messe in gioco da questo processo attivano relazioni con altri apprendimenti del curricolo, realizzando la condizione per interdisciplinarità. 7.Strumenti musicali e indicazioni programmatiche. Il perseguimento degli obiettivi sotto indicati si articolerà sia in attività individuali sia in attività collettive (piccoli gruppi, musica d'insieme): le abilità via via raggiunte andranno utilizzate sin dai livelli più elementari con finalità espressive e comunicative, e consolidate attraverso l'integrazione di conoscenze acquisite nell'ambito della teoria musicale e della lettura ritmica e intonata. Tali conoscenze potranno essere assunte in percorsi temporali diversi da quelli necessari al raggiungimento degli obiettivi degli specifici insegnamenti strumentali. La successione degli obiettivi verrà stabilita dagli insegnanti in modo da determinare un percorso graduale che tenga conto delle caratteristiche e delle potenzialità dei singoli alunni. I contenuti fondamentali dovranno essere selezionati tenendo conto dell'approccio agli stili e alle forme, e della distinzione dei linguaggi. Esercizi e studi finalizzati all'acquisizione di specifiche abilità tecniche possono rientrare nel percorso metodologico e didattico di ciascun insegnante che terrà comunque conto delle innovazioni della didattica strumentale. Chitarra: padronanza del tocco appoggiato e libero della mano destra e relative capacità di variarne gli aspetti dinamici e timbrici; esecuzione d'arpeggi di vari tipi anche con posizioni accordali di mano sinistra; utilizzo e controllo delle note simultanee con e senza il pollice; conoscenza ed uso degli accordi nelle tonalità più agevoli anche con l'inserimento del barree; conoscenza ed utilizzo consapevole delle posizioni dalla prima in avanti; uso consapevole della diteggiatura di entrambe le mani; esplorazione ed utilizzo delle possibilità timbriche e dinamiche dello strumento (pizzicati, glissandi, armonici, percussioni, suoni legati staccati, ecc...). Alla fine del triennio gli allievi dovranno saper eseguire con consapevolezza brani solistici e d'insieme appartenenti a diversi generi, epoche, stili, di difficoltà tecnica adeguata al percorso compiuto. Il livello minimo che l'allievo dovrà aver acquisito prevede la capacità di eseguire brani solistici nelle tonalità più agevoli, almeno a due voci, anche con semplici cambi di posizioni, contenenti le principali figurazioni ritmiche. -
Alberto Mesirca - Nocturnal / Benjamin Britten
Marcello Rivelli ha risposto a Cristiano Porqueddu nella discussione Interpretazioni
Condivido perfettamente (tranne l'ultima frase) ma non dirlo ai direttori artistici soprattutto quelli "estivi" che amano tanto le location all'aperto e scenografiche con video e impianti di amplificazioni..sai "la chitarra classica" è morta..non solo Arnold Schönberg.. non te ne eri accorto?... con simpatia m -
info Studi e Studi da Concerto
Marcello Rivelli ha risposto a regondi nella discussione Altre discussioni sul repertorio
In una fascia di studio collocabile dal quinto all'ottavo, per riferirci al corso tradizionale di studi (a mio parere personale) io inserirei senz'altro gli studi di Sor (11-20 e altri) affiancati dalle Sonate (ma anche l'opera completa in tre volumi) di Paganini, i 36 Capricci di Legnani, gli Studi di Coste op. 38 (già citati) e per ultimi (non per il livello qualitativo, anzi) gli studi di Regondi, splendidi e utilissiimi musicalmente e tecnicamente. Questo è di solito, il "calvario" che sottopongo ai miei allievi nella fascia 5/8..(lo so che è in atto la riforma, ma io l'avevo già fatta personalmente la "mia" riforma, costruendomi un mio percorso didattico nell'ambito dei dieci anni tradizionali) inserendo e ampliando quegli autori che mi sembravano importanti per un percorso formativo, e che non erano contemplati nei programmi d'esame, in pratica non ho mai condiviso l'idea di molti, dello studio della chitarra in quinto/ottavo/decimo, ma mi ha sempre interessato cosa si faceva e cosa si fa "nel..mezzo"..figuriamoci se uno non studia Coste perchè non si fa(ceva) al compimento medio. Per tornare all'argomento studi, questo ovviamente dando per scontato che si sia letto/studiato nel periodo inferiore almeno autori come Carcassi op 60, Giuliani -la bellissima op.111- spesso sottovalutata e sostituita dall'op.48 che è sicuramente importante, ma dal punto di vista musicale e delle forme, l'op. 111 è educativa e interessante, non sono solo "esercizi", anzi..vi è una concezione "orchestrale" nella scrittura che spesso, nell'op. 48 (ditemi se sbaglio) viene a mancare, per privilegiare aspetti più puramente tecnici..sarà per questo che non è molto amata?..non m viene in mente una registrazione completa degli studi dell'op.111..dovrebbe esserci se non ricordo male ma..non circola cosi frequentemente. Stessa sorte, come diceva il Magister, all'op. 38 di Coste, che oltre ad esser belli e utilissimi, sono, insieme agli studi di Regondi, forse (esclusi qualche piccolo studio di Mertz) l'unica possibilità di approcciare l'estetica romantica interpretativa attraverso degli studi e non delle composizioni di respiro formale più ampio e diverso. Questo per restare nel solo ambito "classico", poi ovviamente se vogliamo pensare a Villa Lobos, Dodgson, Bettinelli, Bogdanovic..non finiamo più..ma..insomma, il tempo di annoiarsi mi sembra che non c'è. Spenderei un pensierino anche per Diabelli, anche se è più adatto al corso inferiore (ri-perdonatemi per gli amanti della riforma) ma la qualità musicale merita di "perderci un pò di tempo" e io li trovo molto utili per gli allievi ad esempio, sarà che adoro i corali mah.. p.s. una curiosità "grafica"..Diabelli è uno dei pochi libri di studi che si presenta come un libro per "pianoforte"..mi riferisco ai segni di espressione, legature, articolazioni ecc..cosa decisamente rara..nel nostro mondo...eppure ha qualche annetto..mi è sempre stata simpatica "questa cosa"... marcello