Vai al contenuto
Novità discografiche:

Marcello Rivelli

Membri
  • Numero contenuti

    391
  • Iscritto

  • Ultima visita

  • Giorni Vinti

    26

Tutti i contenuti di Marcello Rivelli

  1. Rileggendo, non vorrei fosse frainteso il.. senso, in "superficie" intendo.. conosciute senz'altro, le più diffuse, grazie alla levatura e bravura degli artisti, (non superficiali ) poi sicuramente ve ne sono altre ma queste sono quelle che piacciono a me (ovviamente).. m
  2. 1) J. Bream 2) J. Bream 3) J. Bream 4) Stefano Grondona per il.. momento.. almeno quelle in "superficie"... poi ci sono quelle che non verranno mai.."fuori"... ma che ognuno di noi ha avuto il piacere di ascoltare almeno.. una volta.. mr
  3. Antologia di Musica Antica IV vol. oppure Fantasie e Ricercari sempre a cura di R.Chiesa per le ediz. suvini zerboni, ma c'è tanto materiale... contiene diversi brani di Marco da L'Aquila, Adriano Willaert, Ioan Maria da Crema Vincentio Galilei, Pietro Paulo Borrono e...altri se vuoi suonare brani meno "inflazionati"... buona musica mr
  4. E cosa succede quando un dato suono, ad esempio un sol considerato I grado della scala di Sol diventa IV grado di Re o V di Do o VI di Sim? cosa succede con i "modelli" degli intervalli? come si "continua ad intonare, dopo? secondo quale modello? se l'orecchio "pensa" di stare ancora in... Sol maggiore? rischio tipico da esame... si sposta tutto il dettato a.. tonalità da "definire".. benvenuti nella "modulazione"... e qui mi fermo altrimenti scateno le varie scuole che dicono che non si chiama modulazione ma tonicizzazione e/o per non scomodare Schonberg con le sue "regioni"..e "nazioni".. sapete che in germania si fanno dettati anche a tre e quattro voci?--- io domando sempre ai miei allievi:D ma se uno suona un preludio di Villa Lobos perchè ha problemi a... intonare una seconda maggiore? e loro... perchè le dita non sanno intonare.... Edgar Willems: l'orecchio musicale, se avete un pò di tempo da sottrarre alla "chitarra"... vi fara bene.. leggerlo insieme a qualche esercizio di contrappunto (sempre loro, ebbene si... magari cantando anche nel coro della parrocchia sotto casa, ovviamente leggendo a prima vista, alla fine si verrà ripagati ampiamente e proporrei di leggere le partiture orchestrali ascoltando i dischi, pardon i cd..magari un pentagramma alla volta, fa bene anche al setticlavio, non dimenticando gli strumenti traspositori e.. "impostori".. scusate le battute ma una volta al mese mi capita una notte in bianco, è un fatto ciclico e allora cerco di tenermi sveglio comunque è un argomento interessante che Schumann si era "divertito" a contemplare nelle sue "Regole di vita musicale"... (prima citazione: La formazione dell'orecchio è la cosa più importante,esercitati sin dall'inizio a riconoscere note e tonalità:La campana, i vetri delle finestre, il cuculo-tenta dicogliere quali suoni producono...).. temo che Messiaen gli abbia dato ascolto... mr
  5. Beh io penso che Bach l'abbia risolto da tempo il problema della filologia.. non credi Luigi? con L'arte della Fuga...per quale strumento...? ecco, il massimo di un musicista, "guardare" la partitura e...sentire la musica...poi se usiamo la chitarra , l'orchestra, il violino...è solo... un "mezzo"... marcello
  6. La tua affermazione (ma probabilmente io non ho capito bene): "...non inseguendo modelli di riferimento che non hanno nulla a che fare con quello che oggi stiamo facendo (per chiarire: altro esempio del genere potrebbe essere il tentativo far riecheggiare nelle chitarra il clavicembalo quando si suonano Scarlatti ecc.)" mi ha indotto a pensare che stessi proponendo modelli estetici "idiomatici" desunti dallo "strumento" chitarra. L'esempio che hai riportato mi sembrava suggerisse appunto di non riferirsi a modelli clavicembalistici nel caso di Scarlatti, la qual cosa a me sembra autolesionistica. Un artista, nella mia immaginazione (citiamo ancora Glenn Golud?), è egli stesso un "ermeneuta". Chiunque voglia fornire canoni "scientifici" che sostituiscano interamente la sensibilità artistica o la "ingabbino" in una scatoletta preconfezionata è (a mio avviso) un folle. Io non intendo rinunciare alla purezza filologica in quanto ricerca; mi propongo piuttosto di usarla per comprendere come i canoni di interpretazione si siano evoluti attraverso i secoli. Il tutto nel tentativo di immedesimazione profonda con la musica che suono. La verità, di cui parlava Mullenbach, passa, a mio modestissimo avviso, anche per la filologia. Almeno quanto passa per il "confronto-dialogo" di socratica memoria e per la fusione degli orizzonti di Gadamer ... Vorrei aggiungere una personalissima sensazione. Mi sembra che, negli ultimi vent'anni l'interprete "analfabeta" stia finalmente lasciando posto ad un interprete culturalmente evoluto. Ciononostante, per quanto riguarda il livello culturale di una esecuzione, mi pare che stiamo assistendo ad una sorta di schizofrenia. Ci sono persone estremamente colte che, al momento di trasferire la propria cultura in una esecuzione, non sono in grado di trasformarla in ricchezza strumentale per nulla o solo in minima parte... Cordialmente Catemario Si su questo ultimo passo concordo con il Maestro Catemario, infatti si rischia di assistere ai due estremi, da un lato l'esecuzione "aggressiva" con tutti gli ingredienti sensuali e.. e dall'altra un'estrema razionalizzazione di ogni nota ma che poi...tradotta in "suoni"...? rischia di esistere solo nella mente di colui che pensa di "pensarla"...(l'esecuzione)... Io, ribadisco, e forse qui Luigi la tua risposta aveva fatto capire anche a me quello che ha detto Catemario, a proposito di una "superiorità" dello strumento chitarra su tutto...nel suo senso idiomatico intendo, io continuo a pensare spontaneamente ad un coro quando si tratta di polifonia che a un chitarrista ma forse perchè come dicevo già, i modelli che spesso girano sono "troppo" chitarristici" e io tendo a pensare la musica come qualcosa di superiore, sopra tutti gli strumenti nonostante ovviamente essa sia scritta "anche" per gli strumenti, ma a volte (e adesso forse dico una assurdità) proprio il "trasferimento" strumentaledell'interprete è ciò che considero "pericoloso" quando lo strumento tenta di... "emergere", forse vivo in una altro pianeta, ma mi fido molto di ciò che è scritto sullo spartito (o partitura) e considero sempre un traguardo carpire e tradurre in suoni ciò che già esiste allo stato puro... il farcirlo a volte con qualcosa "di nostro"... se non è almeno elevato al pensiero dell'autore o anche, perchè no, "superiore" in alcuni casi... è decisamente problematico... spero di essermi spiegato... marcello p.s. ero sicuro Luigi che tu non ti eri dimenticato.. ma mi riferivo a qualche frequentatore che ha dimenticato i lunghi anni trascorsi ... probabilmente ho dato io valore a certe cose...nessun problema, grazie comunque della tua risposta.
  7. In questa domanda secondo me sono posti diversi problemi. La questione della libertà interpretativa - non solo in musica - è il centro stesso della nostra cultura. Si tratta in prima battuta di fare una chiara distinzione fra libertà, che implica un campo di azione predeterminato, delle regole o delle limitazioni (che però sono poste dall'attore stesso), e l'anarchia - ovvero deriva interpretativa - che invece non ha nessun principio di coerenza alla base del suo agire. Riferendoci all'interpretazione musicale, in questo ultimo caso l'elemento esecutivo non diventa gesto musicale perché manca del suo carattere "necessario". Questi limiti che però noi stessi ci diamo non sono mai endogeni ma sono determinati (anche) dalla dimensione storica in cui operiamo e dalla storicità che il testo che interpretiamo si porta dietro. Per cui ogni discorso che vede la filologia come puro fine conduce all'aporia inevitabilmente, dato che sarebbe impossibile ricostruire o approssimarsi alle condizioni in cui l'opera interpretata è stata pensata perché l'opera stessa non è oggi più quellla che era allora ed è con quella di oggi che noi siamo chiamati a confrontarci. Stesso discorso vale per la nostra condizione storica - di chitartisti del 2006, in questo caso. E dunque è vero che il coro è il modello di una polifonia, ma è anche vero che gli strumenti che suoniamo non sono un coro e quindi l'arpeggio è una nuova possibilità che lo strumento offre all'interprete per interpretare una polifonia. E sta all'interprete decidere, ma non inseguendo modelli di riferimento che non hanno nulla a che fare con quello che oggi stiamo facendo (per chiarire: altro esempio del genere potrebbe essere il tentativo far riecheggiare nelle chitarra il clavicembalo quando si suonano Scarlatti ecc.). Se suoniamo Albeniz, non dovremmo pensare di inseguire il modello pianistico o ancora peggio di poter accedere in modo privilegiato al nucleo chitarristico che i suoi pezzi nascondono: se mai, e qui il citato Grondona ha fatto una bellissima operazione, dovremmo cercare di restituire una visione estetica che ha a che fare con la chitarra, in questo caso quella di Llobet: la trascrizione diventa dunque uno specchio di chi trascrive e di come trascrive e non tanto dell'autore trascritto. Mi aspetto lamentele, Ciao L Certo Luiginessuna lamentela, (a proposito come stai? tutto bene?... spero che anche tu non abbia avuto un vuoto di memoria nei miei confronti.. visto che i miei saluti sono andati nel vuoto nei confronti di alcuni che forse...hanno dimenticato di conoscermi..) non fa nulla... veniamo alle cose importanti.. quando dici: <> infatti, ma io intendevo che il coro, l'organo o qualsiasi altro strumento non guasta se esiste nella mente dell'esecutore, ai fini di una maggiore comprensione. L'esempio dei bicordi arpeggiati, certo non è un reato ma non è neache carino ascoltare Bach come fosse Tarrega (anche se la gente lo preferisce...) cmq è chiudo, all'inizio io e Andrea avevamo proposto il titolo Interpretazione e..."manierismi" ..per capirci, perchè si parlava di alcune deviazioni in nome di "alta interpretazione".. quando forse non sempre è cosi... buon lavoro ciao
  8. Carissimo Piero, per essere in pace con se stessi la prima cosa è darsi da mangiare con una certa generosità. I misfatti di cui dobbiamo occuparci quotidianamente sono quasi sempre perpetrati da questi maniaci della linea e delle diete, divorati dal loro stesso metabolismo. dralig La massa che segue il mass-media. Niente di più. Se domani salta fuori qualcuno che dice che dobbiamo andare in giro scalzi quanto credete ci voglia perchè accada davvero? Infatti Cristiano, è sempre questo il problema e rapportandolo al nostro mondo (artistico) si rischia la stessa cosa non trovi..? se le persone che devono compiere scelte autocritiche non hanno i mezzi...? ecco, la pace dei sensi di cui parlava Piero mi sta benissimo.. ma è decisamente rara e per rispondere al Maestro Catemario (ne approfitto) anche io concordo che non si deve comparare , io cerco sempre di trovare il buono che c'è in ogni esecuzione...la pur minima e piccola differenza di idea nuova, stimolante o illumninante in un piccolo evento, infatti quando ascoltiamo Muti (per uscire dal.. giardino) e Abbado sull'interpretazione di un brano identico ad esmpio, il bello consiste proprio nelle differenze no..? entrambe verità espressive ... ecco vorrei questo.. più spesso ...( e magari anche su un repertorio di..qualità che non ci manca... ma...) concordando che il primo pezzo per chitarra è il magnifico Homenaje... l'ultimo... i valzer venezuelanos di Lauro...? a volte sembra di..si... anche se dopo il caffè non guastano sicuramente... marcello
  9. Che dire se non che sono perfettamente d'accordo: la differenza fra un interprete di razza e un accarezzatore di mobili (rubando l'espressione al M° Gilardino) credo stia proprio nel fatto di essere "usciti dalla stanzina". Perchè dovrebbe essere un rammarico? Non credo che suonasse "male" in quel per periodo. Io ho una vero apprezzamento per il M° Grondona (come sa anche lui), ma non mi vergogno a dire che sono proprio quelle esecuzioni e quelle di Bach che mi conquistano di più, senza togliere nulla a quando suona Tarrega o Llobet (li ho quasi tutti i suoi dischi): dal mio punto di vista (ma forse mi sbaglio) sono questi autori poco conosciuti tra i giovani, non Llobet o Tarrega. Infatti non è in discussione il modo di suonare di Stefano Grondona, ci mancherebbe, tutt'altro, è uno dei pochi chitarristi ma preferirei chiamarlo musicista che non mi fa rimpiangere l'ascolto di un violinista, o pianista ... o altro...e che ha tutta la mia stima profonda per il suo modo dcoerente da..sempre nelle sue scelte artistiche... il rammarico era riferito a quelli che conoscono una parte del suo lavoro notevole fatto in questi anni... appunto solo Llobet o Tarrega, che per carità sono sempre perle musicali... ma..Lui ha inciso e suonato anche altre cose notevoli... sbaglio...? va meglio ora...? non avevo detto che non suonava bene... con simpatia...
  10. Concordo pienamente. Mi permetto di aggiungere anche la necessità di possedere un buon senso critico riguardo la propria posizione nella storia. Ricordo che Alfred Brendel affermò di non aver mai inciso gli studi di Chopin (se non sbaglio) perché, dopo aver ascoltato l'incisione di Cortot, si rese conto che non avrebbe saputo aggiungere nulla con la propria interpretazione. am Certo Maestro Catemario, anche io sono d'accordo su quello che dice, ma io mi riferisco ad esempio a coloro (per fare un esempio su tutti) che eseguono una fuga di Bach "arpeggiando" puntualmente ogni bicordo o accordo con la "scusa" che in questo modo si "sente" meglio la polifonia... le assicuro che al terzo ascolto di una cosa simile sono sempre tentato di alzarmi e...abbandonare il luogo dove ahimè sta avvenendo il "fatto".. questo spesso in nome di quel "gusto" personale che l'artista del momento vuole lasciare sul brano in questione... se lo immagina un coro che "acciacca" ogni bicordo..? ora mi dirà ma la chitarra non è un coro.. ma per me anche..di più... insomma bisogna stare attenti a quei personalismi in nome invece di semplici dati di fatto..ecco... non trova..? tutt'altra cosa è una trovata geniale in quanto ad un fattore espressivo che magari rivela in quel dato punto un aspetto del brano... (un esempio su tutti, l'incisione di Stefano Grondona della musica di Llobet, che l'unico rammarico è che sento spesso parlare di lui dalle giovani leve solo per gli autori gettonati, non dico quali ovviamente, senza offesa, ma quando registrava Krenek, Henze, Josè, Petrassi ?....) (e questo si riallaccia all'altro fatidico post che io sono convinto che spesso... il valore medio alto non sempre sia...compreso.... perchè molti hanno bisogno che qualcuno dica che il tale sia bravo, altrimenti....?!?) le faccio un altro esempio (a costo di risultare antipatico) quando studiavo a 15 anni la chitarra in conservatorio e io adoravo Bach, tutti mi dicevano (i chitarristi) ascolta segovia... e io ma non mi piace quando suona Bach, io ascolto Gould, Ughi, Tortelier, Michelangeli.... ecco ero..."solo"..ma ero convinto che quello non era il "mio" Bach... poi crescendo ho scoperto che non avevo del tutto torto... marcello
  11. mi permetta: Non esiste solo la filologia pura. Lo strumentoo e le corde sono contestabili perchè facilmente riconoscibili da chiunque come non filologici. Ma che dire quando ad un esame di diploma la commissione contesta il candidato che nell' eseguire una suite di Bach, "fa" le ineguaglianze, con la motivazione: non l' ho mai sentita suonare cosi'???? Che dire quando si contesta chi esegue abbellimenti corretti e non si riconosce quando li esegue sbagliati? Mica ci si puo' nascondere dietro alla frase: vabbe' allora prenditi il liuto o una chitarra dell' ottocento. Ammettiamo che tra i chitarristi si sta arrivando alla prassi corretta con un ritardo notevole rispetto agli altri. Fermo restando che si puo' suonare anche in modo non filologico, senza tuttavia penalizzare chi si prende la briga di studiare un po' di prassi antica. Si potrebbe sempre risppondere... perchè non lascia il suo posto e non dà la sua cattedra a...me? se ne sentono anche di peggiori, ma grazie a Dio anche di "elevate"... (scappooooooooo se no la mia preside mi licenzia...)
  12. Scusami kokis, un'altra precisazione (e poi mi aspetta la scuola) quando dici giustamente: <> certo , ma ti assicuro quando giovani promesse che vincono concorsi blasonati li senti suonare Giuliani come fosse Piazzolla...!!?? beh ho i miei dubbi che quelle persone abbiano "seguito " il testo, e parlare di interpretazioni in quel caso...??!!? forse dando per scontato che abbiano ingurgitato un "jack Daniels" prima? allora è giustificabile... sparisco con simpatia.. ciao a tutti
  13. Pardon la prima parte del testo è di kokis80 non sono riuscito a evidenziarla nel riquadro.. pensavo di averlo fatto, non vorrei non si capisse grazie Giulio, ci pensi tu? marcello
  14. [Credo che da un punto di vista estetico qualunque scelta sia giustificabile, anche se non equivalente: ce ne saranno delle migliori e delle peggiori, più soddisfacenti o meno, ecc... Un punto che mi preme sottolineare è che credo che mettere degli sbarramenti, schiacciare il testo sull'interpretazione, fissarlo a discapito di un'interpretazione "responsabile", sia qualcosa da evitare: è una tendenza sicuramente molto diffusa e che sta prendendo piede sempre più, ma ho buoni motivi per credere che sia la strada senza ritorno per la morte dell'interpretazione musicale. La scoperta di nuove e inaspettate versioni di un'opera del passato (o del presente), con l'impiego di soluzioni fino a quel momento inconcepibili (per ragioni tecniche, di percezione armonica, di capacità timbrica, ecc...) credo che non sia qualcosa da guardare con sospetto, ma qualcosa da applaudire quando esteticamente soddisfacente. Glenn Gould era solito dire: "L'interprete deve essere sicuro di fare istintivamente la cosa giusta, di poter scoprire possibilità di lettura di cui neanche il compositore era pienamente consapevole" Ecco... sono d'accordissimo, non vorrei aver dato una visione esagerata di "attaccamento" al testo, ma credo che molte delle verità sono proprio nelle "note", quindi partire da lì per esplorare le più possibili e varie strade con la sincerità espressiva al di sopra di tutto, si, io per suonare devo sempre sentire la "mia" verità" altrimenti non riesco a farlo.. anche a rischio di andare "contro" qualche volta l'autore...se non riesco a sentire in quel modo, cosa che può senz'altro essere un mio limite ma... come tu stesso dici potrebbe anche aprire altre porte giusto?... infatti e concludo, tutto quello che dico alla fine sulla preparazione, sulla composizione e il resto..(che non sempre sono convinto sia capito veramente) è dare "voce" a quello che alla fine ci "sentiamo" di fare-suonare-interpretare in quel momento...dentro di noi, qasi a voler giustificare il nostro "sentire" in quel tale modo quell'opera... è questo il bello quando sentiamo suonare gli altri no? purchè stiano suonando davvero... e illuminando altre visioni di quel brano, la storia è piena di..trasgressioni ma al solito bisogna riconoscere le "trasgressioni" artistiche dai..bluff... ma per quello ci pensa il tempo... marcello p.s. adesso sparisco per un pò non voglio avvilirvi troppo e sentire un po più di "corde" diverse... buona giornata,torno al mio lavoro ero a casa in "malattia"...
  15. Per Giulio, forse interpretazione e filologis è un pò troppo "elevato"... nel senso che io mi riferivo più a quelle "uscite di strada" da quella che dovrebbe essere una serena e pulita interpretazione partendo da dati "sicuri", quali le strutture musicali evidenti, mentre se tocchiamo la pura filologia forse iniziamo a... chiederci se le corde su cui suoniamo... sono "giuste".. e non ci si "muove" più.. credo, se ho ben capito che Andrea come me si chiedeva quanto di "personale" sia possibile in una interpretazione... e io penso se si supera il pensiero-base dell'autore ...prchè no..? vedi Michelangeli-Debussy... marcello aspetto Andrea per confermare il suo pensiero...
  16. Non so se il post a cui fa riferimento sia quello inviato da me a proposito di ciò che ho definito (con formula dubitativa) "vezzi esecutivi", comunque la questione è per me di grande interesse. Fino a che punto è lecito (esteticamente) da parte di un esecutore forzare il testo scritto (ho fatto riferimento agli aspetti agogici ma considerazioni analoghe possono essere fatte su tutti i parametri musicali: timbro, dinamica, ecc...) in nome della libertà interpretativa? Forse non esiste una risposta, ma tra "violentatori" e filologi fondamentalisti dovrà pur esserci una terza via... am Si Andrea mi riferivo a quello, ma il "discorso" è decisamente complesso, un esempio per tutti.. quando Gould suona Bach i puristi storcono il naso...( o meglio le orecchie) ma possiamo dire che.. è brutto? ecco io per manierismi intendo quelle scelte non proprio consone allo stile, al fraseggioo, ai tempi, dinamica e... carattere del brano, spesso "debolezze" che tentano di nascondere magari scelte più felici...interpretative.. bada uno può commetterle anche senza volerlo in qualche misura.. ti faccio un esempio, magari uno potrebbe non essere all'altezza di eseguire un dato brano e optare per delle "scappatoie" e queste indirettamente potrebbero diventare in qualche modo dei manierismi... ecco è difficile, l'importante è compiere un "viaggio" il più completo possibile intorno all'autore, alla sua poetica, il suo mondo, il suo "suono"..tutte quelle cose che possono servire a entrare nel magico mondo dell'interpretazione e avendo possibilmente l'umiltà di.. "firmarsi" ad esempio: BACH-Segovia e non SEGOVIA-Bach (è solo un esempio) ... del resto una interpretazione che magari io adoro.. un altro dice che è orrenda non trovi?.. è giusto che sia così... marcello
  17. é quello che temo Rob abbiamo fatto un pò tutti... anni e anni di viaggi e sacrifici in nome della musica... per questo a volte "siamo" arrabbiati con chi la usa in modo... superficiale.. senza rispetto, solo a scopi... ma noi siamo delle teste dure no..? viva la musica...oppss. la chitarra marcello
  18. Beh finalmente qualcosa adesso si sta muovendo, vedi trienni e bienni mentre ai nostri tempi esisteva il corso di armonia complementare (cultura musicale generale per la precisione..) che ancora esiste nei corsi ordinari... quindi ci siamo dovuti "attrezzare" ad esempio le più belle lezioni su Bach le ho "ricevute" ad un master per violoncello da Paul Tortelier...! stupendo .. in francese ma quando suonava ... ragazzi che musica...! ecco aprire gli orizzonti è fondamentale e non rimanre attaccati alle "fasce" della chitarra ma... utilizzarla (la chitarra, non le fasce??!! ) per esprimerci... m
  19. sono pienamente d'accordo, composizione per tutti. Ciao Giulio... "quanto tempo"... complimenti per i tuoi "ultimi" lavori ...discografici.. sempre..più... in alto... bravo... marcello
  20. No, per carità... (nel senso umile che ho solo qualche titolo accademico, quelle cose che si chiamano compimento inferiore, medio...ma...) non contano nulla se..non semini la terra... io le uso come armi per penetrare il mio spirito che mi tormenta quando sento un tempo sbagliato eseguito e cerco di capire perchè io "sento" in quel modo e allora...mi sono rimboccato le maniche e sono andato alle fonti... per il resto io studio composizione (da sempre) alla mia veneranda età.."solo"..per capire ciò che suono.. ecco se presuntuosamente posso darmi un "tono/modo" dorico va bene? mi reputo un interprete..non un esecutore... mi sono spiegato..? nel bene e nel male... buona giornata m
  21. Inizio Admin Edit Ho diviso questo blocco di messaggi dal thread "La Storia della Chitarra" (Link diretto) perchè può iniziare una discussione molto interessante legata alla libertà di interpretazione ed al rispetto delle regole filologiche. Chiedo a Marcello Rivelli e Andrea Mutti se "Interpretazione e Filologia" è un titolo che può andare bene per il nuovo thread. Fine Admin Edit l'analisi della forma è un elemento che lei e i suoi allievi hanno molto a cuore... crede che l'orientamente (un quadro purtroppo reale!)cambierà? Per fare in modo che cambi consiglia la lettura di qualche particolare libro di analisi o la frequenza a qualche corso particolare? Grazie. mi permetto di scomodare il Magister in un ricordo personale... (ricordo "un pò di tempo fa"..quando il Maestro Gilardino mi "licenzio" dalle sue lezioni e io andai in panico totale per aver "perso" un Maestro!! (nel senso, intendiamoci, che non mi avrebbe fatto più lezioni allora io chiesi e...ora??? che faccio?? e Lui prontamente..ora continui a studiare tutta la vita.. la...."Musica".. ecco più o meno è andata cosi... Io credo che il miglior "corso" per capire la musica sia.. provare a... scriverla ci si rende conto di tante.. cose che stanno "dietro le quinte"... senza nulla togliere alle altre magnifiche discipline ma... l'orientamento che tu citi dovrebbe essere parte integrante obbligatoria di ogni musicista che si rispetti che sia svolto in modo accademico o no questo non è un problema ma.. conoscere i "ferri fdel mestiere" e non solo teoricamente questo penso sia... necessario altrimenti rischiamo di eseguire note senza senso fidandoci solo del nostro "sentimento" che può anche essere infallibile a..volte ma... non conviene affidarcisi esclusivamente... pena la farcitura di quei manierismi che si diceva in un altro post che ora non ricordo e..che qualcuno magari pensa sia la "trovata geniale" e personale del dato artista di turno e magari è solo mancanza di comprensione di un semplice ritmo...(succede anche se sembra strano...) m
×
×
  • Aggiungi...

Informazioni importanti

Usando il Forum dichiari di essere d'accordo con i nostri Terms of Use.