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Emanuela l. Rosenthal

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Tutti i contenuti di Emanuela l. Rosenthal

  1. Dico, ma... quando la butti via 'sta sigaretta? Stai affumicando tutto il forum!!!
  2. Sai com'è... siamo abituati a vedere sempre brutti ceffi
  3. Non so, Alfredo, ma secondo me non sono solo i colori pastello ad averti colpito...
  4. Se si ascolta un altro con intento di conoscenza è fondamentale per la propria crescita culturale (e mi sembra di averlo detto con forza) ma se si ha un approccio imitativo allora il discorso cambia. Chi ha mai detto questo? Lo sostieni solo tu, perchè non si è mai parlato di ciò, mi pare. Questa proprio non l'ho capita. Perché mai uno dovrebbe cambiare un dettaglio ad una copia...per quale motivo poi, non capisco. Grazie per l'offesa gratuita e inutile. Ricambio dicendo che chi ascolta troppo gli altri è perché probabilmente non ha niente di originale da dire, non trovi?
  5. ma come mai i chitarristi sono così autoreferenziali? Non credo che lo siano, o meglio, non come vuoi far credere tu. In realtà non serve a molto ascoltare gli altri, anche se si chiamano Lipatti o Rubistein. Non serve perché quello che più conta e ascoltare se stessi. Ho divorato il concerto di Grieg suonato da Lipatti (la cadenza del primo mov. la conosco praticamente a memoria... l'avrò ascoltata 2000 volte!) al punto che ho rovinato il CD! L'ho fatto però per mera sete di conoscenza e di puro piacere emozionale. Quando imbraccio la chitarra, però, ascolto solo me stesso e posso assicurarti che risulta difficilissimo dopo aver ascoltato gli altri. Direi quasi impossibile! I nostri ascolti ci impediscono di metterci in comunicazione con il nostro io più profondo perchè ci sono sempre loro di mezzo. E' un pò come una telefonata disturbata dai rumori. L'unico consiglio allora che mi sento di dare a Monch è proprio questo... prima vieni tu e poi tutti gli altri. Anche se questi si chiamano Segovia & co.
  6. Che noia questi paragoni con gli altri strumentisti... se Lipatti o Michelangeli avessero suonato la chitarra, sarebbero stati né più né meno come Segovia o Bream!
  7. L'ascolto come pratica di apprendimento a volte può essere dannosissimo. In realtà, quel che più conta, è trovare dentro di sé tutti gli strumenti necessari per venire a capo di un brano (e stai sicuro che se cerchi bene prima o poi troverai qualcosa). Ascoltando "troppo" Segovia e Bream si finisce per impregnarsi del loro mondo e difficilmente si riesce a vedere le cose dal proprio punto di vista. Il desiderio di emulazione è troppo forte e ci costringe a fare delle scelte interpretative e di repertorio spesso contrastanti con il proprio io. Quindi l'ascolto, è si importante, ma solo come raffronto alle proprie idee e deve essere fatto sempre nella fase finale di studio. Inoltre non esiste, in linea di massima, un'interpretazione migliore di un'altra, ma tanti modi diversi di vedere una stessa cosa, tutti validi. La differenza sta principalmente in chi riesce a cogliere il significato autentico e profondo del pensiero del compositore. Per il resto, ognuno deve esprimere il proprio mondo, bello o brutto che sia, senza preoccuparsi troppo di assomigliare per forza a qualche grande interprete. Ricordo i miei anni giovanili a Siena. Durante una lezione, Ghiglia mi disse ad alta voce "smettila di suonare come Alirio! (..Diaz!)". Io naturalmente caddi dalle nuvole perché mai avrei immaginato di poter assomigliare a qualcuno. Da allora mi sono sempre sforzato di trovare una mia strada.
  8. Grazie per i tuoi bellissimi apprezzamenti. In realtà, tutta la produzione di Vincenzo de Bonis, direi in particolare a partire dagli anni ottanta, è di livello eccezionale. Devo rassicurarti però, sul fatto che il suono della mia chitarra, quando l'acquistai circa 15 anni fa, non era affatto come è adesso. Durante questi anni è stata appunto "forgiata" per benino dal sottoscritto e ciò ha determinato un plusvalore in termini di qualità e potenza al suono originario. Nessuno strumento nuovo ha infatti un suono ben definito. Occorrono alcuni anni per "costruirlo" e tirarlo fuori e far in modo che acquisti quelle caratteristiche di rotondità e pastosità cui fai riferimento Alcune chitarre hanno ampi margini di crescita ed altre no. Alcune danno tutto e subito e poi "scoppiano" dopo pochi anni (è stato il caso di una Contreras e di una Ramirez che ho posseduto solo per pochi anni). Altre chitarre, come appunto le De Bonis, sono garantite "a vita" (e oltre!) perchè costruite con legni selezionatissimi stagionati all'aria per decenni. Per non parlare dei metodi di verniciatura i cui segreti risalgono nella notte dei tempi. Ho recentemente acquistato un'altra De Bonis, questa volta del fratello più anziano, Nicola, deceduto attorno all'anno 1974. Appena registro qualcosa ti farò ascoltare quest'altro "suono". Inutile che te lo descriva a parole perché non serve. Altri liutai da consigliarti: De Miranda, Coriani, Lodi, ecc... mi raccomando, acquista solo liuteria nostrana. Ciao
  9. Cari Baolo e Fernando, non ho fatto alcuna classifica di merito o espresso giudizi su colleghi non-docenti di Conservatorio e non. Mi sono solo limitato a dire che la scelta del Maestro è molto importante per superare bene un esame. Sarà un'ovvietà quella che ho appena detto, ma vi assicuro che è così. Diciamo subito che non è condizione necessaria l'esser un bravo strumentista per saper instradare bene un allievo nella direzione giusta. Conosco alcuni validissimi chitarristi che di insegnare proprio non vogliono saperne. Conosco altrettanti validi docenti che non suonano più da tanto tempo. Come vedete, quindi, non è facile districarsi in questo pazzo mondo di chitarristi. Una cosa è certa, i privatisti dovrebbero essere giudicati (almeno così accade nel nostro Conservatorio) al pari degli interni, anzi, come scrivevo prima, con un'occhio di riguardo proprio perché sappiamo che sono impauriti da una situazione del tutto nuova per loro. Mi dispiace se avete avuto grane con i vostri esami. Anche io ho avuto non pochi problemi da studente. Ma chi la dura la vince, credetemi.
  10. I privatisti spesso si rivelano un disastro proprio perché solitamente si affidano a maestri di serie B. Non è stato il tuo caso, anzi; la tua preparazione, seppur ancora bisognosa di approfondimenti, si è rivelata adeguata ad un livello medio di preparazione di un allievo interno. C'è da tener conto che spesso i privatisti sono spaesati perché si trovano in contesti nuovi con commissari mai visti prima. Questi fattori giocano spesso brutti scherzi e l'emozione prende di solito il sopravvento. Ecco spiegato il perché di tanti flop da parte dei privatisti. Nessuno ce l'ha contro di loro (almeno da noi non accade). Bisogna, in conclusione, affidarsi a bravi insegnanti e Catemario è uno di questi.
  11. ...nel leggere quest'articolo non mi fiderei molto della sua rilettura... http://digilander.libero.it/biblioego/klobalt.htm
  12. Chissà che vino Manuel stava offrendo ai suoi ospiti.. dovremmo procurarcene anche noi uno simile, non credete?
  13. Partiamo da un dato significativo di base... i concertisti, da sempre, che sulla faccia della terra hanno fatto parlare di sè sono dei virtuosi del proprio strumento (e mi riferisco a coloro che posseggono una bella tecnica fatta di rapidità - soprattutto - precisione, potenza e così via). Alla gente comune, agli organizzatori di spettacoli ed al chitarrista con una preparazione media interessano soprattutto queste cose. Iniziando dal caro Williams, passando dai Barrueco, Russell, Assad o Yamashita, fino ai nuovi talenti cinesi giovanissimi o ai nostri Micheli e Aniello, fanno tutti quanti leva principalmente sull'aspetto virtuosistico. Quindi la tecnica serve, eccome! Per rispondere alla domanda iniziale, direi che essa si basa esclusivamente sulla mera ripeizione meccanica degli stessi movimenti delle dita per ore e ore, giorni e giorni, mesi, anni. Al pari di uno sportivo, che allena i propri muscoli tutti i giorni, un musicista, a differenza invece di un pittore o un poeta, ha in più questa incombenza: esercitare le proprie mani, tenerle sempre elastiche e scattanti, perfezionare singoli passaggi, ripetere e provare lo stesso punto da capo a fondo anche cento volte (salvo poi sbagliarlo in concerto perchè subentrano fattori emotivi, di stanchezza o più banalmente di concentrazione). Un mio amico presente in questo forum mi ripete spesso che queste sono le uniche cose che effettivamente un insegnante è in grado di trasferire agli allievi perchè, al contrario, insegnare l'arte musicale, facendo uso solo della propria sensibilità artistica, essendo soggettiva e unica, rimane impossibile. Spiegare la musica, l'arte, ad un ragazzo di 10, 15 o 20 anni è impresa ardua, oltre che inutile, perchè queste cose sono innate... o ce le hai dentro oppure fai quel che puoi. Quindi io trovo assolutamente legittimo per un musicista parlare di tecnica meccanica legata alla velocità e al superamento delle difficoltà purchè l'allievo sia ben consapevole che tutto ciò debba asservire unicamente la musica e non diventare l'unico scopo del fare musica.
  14. Non mi risultano limiti di velocità sulle nostre corde. Personalmente però, ritengo che oltre i 200kmh inizi ad essere un gioco molto pericoloso. Ricorda, tieni sempre le cinture ben allacciate.
  15. A me però questa cosa fa sorridere, non sò perché...mi immagino kleenex dappertutto...
  16. In ritardo ma mi associo anch'io: "Uno di questi giorni!!!" Auguri
  17. Sono assolutamente d'accordo con Fernando. Gli Studi o le Fantasie, prima fra tutte quella Elegiaca, sono incomparabilmente più interessanti delle opere di Giuliani. Di Sor si possono concepire esecuzioni integrali in concerto, di Giuliani no, perchè rischierebbe di annoiare. Ho eseguito un concerto lo scorso anno eseguendo le Fantasie opp. 7, 16, 54, 56. Esistono molti più CD monografici di Sor che di Guliani. E che dire delle Variazioni, della Fantasia Les Adieux o del capriccio La Calma? Semplicemente superbi. Senza contare le Sonate, i duetti e i pezzi brevi. Non c'è una sola nota in tutta la produzione di Sor che rischia la banalità e l'ovvietà o la mera ripetizione aventi come unico scopo solo quello di stupire un uditorio sprovveduto e semplicione. Con Sor non si scherza mai... siamo ben al di sopra di Giuliani, il quale raramente raggiunge la profondità d'espressione del suo antagonista.
  18. Si'...l'esistenza dei contrabbassisti...! Beh... tutti quelli che conosco io, colleghi e amateurs, sono sempre impegnatissimi. A trovarne uno libero!!
  19. Voi "poveri chitarristi" non ve la passate così male... dralig Beh...non navighiamo neppure nell'oro, però... diciamo che abbiamo fatto di necessità virtù...! e comunque - tra i poveri musiciti - siamo tra quelli che sudano di più e raccolgono di meno... o mi sono perso qualcosa???
  20. Se non ci fossi tu, Angelo, cosa ne sarebbe di noi poveri chitarristi...!!!
  21. Viva l'Italia!
  22. Questo però sarebbe auspicabile, caro Angelo. Ci pensi, dei veri direttori artistici, possibilmente musicisti capaci, in grado di proporre stagioni concertistiche con un tema conduttore o almeno con idea generale ben riconoscibile all'interno dei singoli concerti. Io credo che bisognerebbe uscire un po dalla consuetudine che l'interprete propone sempre e solo ciò che desidera altrimenti non se ne fa nulla. Un interprete che si rispetti, un vero professionista, di solito possiede almeno cinque repertori interscambiabili fra loro e più o meno sempre pronti. Un direttore artistico dovrebbe poter attingere a questi né più né meno come quando si sceglie un bel libro da un biblioteca. Allora si che vi sarebbero delle garanzie per il pubblico che la stagione che si accingono a vedere è concepita secondo criteri e valutazioni ben ponderate e non lasciate al capriccio del solo interprete.
  23. Non sò... con Terzi e Brouwer non dovresti avere grossi problemi secondo me... buona notte
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