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M Gilardino, lei per l'intonazione delle note ha l'orecchio assoluto ??

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M Gilardino, lei per l'intonazione delle note ha l'orecchio assoluto ??

 

Spero di no (è un intralcio, quando devi scrivere in partitura per strumenti traspositori o leggere con la chitarra usando il capotasto: ti viene l'emicrania), ma temo di si. Da ragazzo, quando procurarmi la musica che ascoltavo nei dischi era molto difficile (per tante ragioni), la "tiravo giù", scrivendola. Lavorando nell'editoria, questa si è rivelata una risorsa preziosa. Un esempio tra tanti: "Alba" di Hans Haug è un pezzo di cui si è perso il manoscritto. Ne ho preparato l'edizione "tirandola giù" dal disco di Segovia. In questo lavoro, c'è chi fa meglio di me: Phillip de Fremery, chitarrista americano, è in grado non solo di tirar giù le note, ma, in un disco di chitarra, riesce a individuare anche le corde su cui le note sono state fatte. Un chitarrista di Milano, Paolo de Lorenzi, tirò giù da un disco di Russell l'"Aire Vasco" di Manjon in un pomeriggio. Biscaldi "tirò giù"la "Serenade" di Lou Harrison (con scordatura della quinta e della sesta corda) in due ore. Un altro "diavolo", in questo, è Lorenzo Micheli.

 

I jazzisti e gli arrangiatori di musica leggera, in questo, fanno polpette dei classici: per loro, ascoltare e ripetere cogliendo a volo tonalità, note e accordi, è normale. Per quanto "accademici", molti musicisti classici, in fatto di capacità propriamente musicali, sono delle talpe.

 

 

 

dralig


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M Gilardino, lei per l'intonazione delle note ha l'orecchio assoluto ??

 

Spero di no (è un intralcio, quando devi scrivere in partitura per strumenti traspositori o leggere con la chitarra usando il capotasto: ti viene l'emicrania), ma temo di si. Da ragazzo, quando procurarmi la musica che ascoltavo nei dischi era molto difficile (per tante ragioni), la "tiravo giù", scrivendola. Lavorando nell'editoria, questa si è rivelata una risorsa preziosa. Un esempio tra tanti: "Alba" di Hans Haug è un pezzo di cui si è perso il manoscritto. Ne ho preparato l'edizione "tirandola giù" dal disco di Segovia. In questo lavoro, c'è chi fa meglio di me: Phillip de Fremery, chitarrista americano, è in grado non solo di tirar giù le note, ma, in un disco di chitarra, riesce a individuare anche le corde su cui le note sono state fatte. Un chitarrista di Milano, Paolo de Lorenzi, tirò giù da un disco di Russell l'"Aire Vasco" di Manjon in un pomeriggio. Biscaldi "tirò giù"la "Serenade" di Lou Harrison (con scordatura della quinta e della sesta corda) in due ore. Un altro "diavolo", in questo, è Lorenzo Micheli.

 

I jazzisti e gli arrangiatori di musica leggera, in questo, fanno polpette dei classici: per loro, ascoltare e ripetere cogliendo a volo tonalità, note e accordi, è normale. Per quanto "accademici", molti musicisti classici, in fatto di capacità propriamente musicali, sono delle talpe.

 

 

 

dralig

 

Grazie per la spiegazione


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... Per quanto "accademici", molti musicisti classici, in fatto di capacità propriamente musicali, sono delle talpe.

 

 

 

dralig

 

 

Verissimo.. una delle cause (a parte ovviamente la propria musicalità innata) è il debole studio di discipline come l'armonia e il contrappunto (tralasciando invece il solfeggio "parlato" che tanto è amato in Italia!! a discapito di quello cantato, molto più..utile) che andrebbero sicuramente fatte in dose più.. massicce...da... "subito"..senza permettere alle dita di correre più veloci del... pensiero :) e scoprire a posteriori di non riconoscere ad esempio una settima di terza specia a.."orecchio"..

 

perchè non esistono discipline ad esempio come "armonizzare melodie in modo estemporaneo" con il nostro strumento e/o allenarsi a creare un semplice contrappunto a due voci, magari di sola prima e seconda specie..invece di perder tempo (con l'illusione di fare del solfeggio ritmico! o almeno così viene camuffato) a sciorinare elenchi e filastrocche di note a velocità supersoniche senza neanche rendersi conto a che scala eventualmente appartengono?...

:)

 

non posso non pensare che una volta "tecnica" era essere in grado di... "improvvisare" una fuga"..(Bach su tutti, ma quanti "minori" praticavano ciò?)

ci siamo persi qualcosa per strada? in nome dell'alta specializzazione?

curiosità...

 

m


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Inviato
... Per quanto "accademici", molti musicisti classici, in fatto di capacità propriamente musicali, sono delle talpe.

 

dralig

 

 

Verissimo.. una delle cause (a parte ovviamente la propria musicalità innata) è il debole studio di discipline come l'armonia e il contrappunto (tralasciando invece il solfeggio "parlato" che tanto è amato in Italia!! a discapito di quello cantato, molto più..utile) che andrebbero sicuramente fatte in dose più.. massicce...da... "subito"..senza permettere alle dita di correre più veloci del... pensiero :) e scoprire a posteriori di non riconoscere ad esempio una settima di terza specia a.."orecchio"..

 

perchè non esistono discipline ad esempio come "armonizzare melodie in modo estemporaneo" con il nostro strumento e/o allenarsi a creare un semplice contrappunto a due voci, magari di sola prima e seconda specie..invece di perder tempo (con l'illusione di fare del solfeggio ritmico! o almeno così viene camuffato) a sciorinare elenchi e filastrocche di note a velocità supersoniche senza neanche rendersi conto a che scala eventualmente appartengono?...

:)

 

 

concordo in massima parte...conoscendo però la dedizione di alcuni musicisti all'arte dell'interpretazione, mi chiedo quanto di quello a cui accenni possa giovare all'interprete professionista...credo sia invece essenziale per la formazione musicale di base

 

Si non si discute, a volte mi faccio prendere la "mano" ..intendo solo dare un significato a ciò che l'interprete "sente" e "percepisce" ..

la mia provocazione era rivolta soprattutto al livello base.. appunto...

 

 

marcello


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Uno dei motivi della scarsa capacità improvvisativa dei musicisti classici è dovuto alla mancanza di musica d'insieme; non è una caso che tale lacuna si manifesti maggiormente negli strumentisti che praticano il pianoforte o la chiatrra...strumenti molto autonomi insomma...viceversa mi è capitato di trovare in violinisti o violoncellisti un'elasticità mentale molto maggiore, imboccata la strada imparano in fretta a muoversi con disinvoltura.

 

Come dite anche voi, in fase di formazione bisognerebbe suonare di tutto e con tutti.


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Uno dei motivi della scarsa capacità improvvisativa dei musicisti classici è dovuto alla mancanza di musica d'insieme; non è una caso che tale lacuna si manifesti maggiormente negli strumentisti che praticano il pianoforte o la chiatrra...strumenti molto autonomi insomma...viceversa mi è capitato di trovare in violinisti o violoncellisti un'elasticità mentale molto maggiore, imboccata la strada imparano in fretta a muoversi con disinvoltura.

 

Come dite anche voi, in fase di formazione bisognerebbe suonare di tutto e con tutti.

 

Franco, non sono molto daccordo, non bisogna generalizzare. Sono arrivato alla conclusione che ad un improvvisazione come si deve, si può arrivare sia essendo classici, sia jazzisti. I classici improvvisano per accordo (di solito) mentre i jazzisti si basano sulla visualizzazione di tutte i tasti della scala sulla chitarra.

 

Colgo l'occasione di chiedere se avete mai sentito parlare di Franco Cerri e cosa ne pensate. Ha ammesso recentemente che non ha avuto una formazione classica.

Mi


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Sono arrivato alla conclusione che ad un improvvisazione come si deve, si può arrivare sia essendo classici, sia jazzisti.

 

su questo siamo d'accordo...

 

 

 

I classici improvvisano per accordo (di solito) mentre i jazzisti si basano sulla visualizzazione di tutte i tasti della scala sulla chitarra.

 

 

I classici, i jazzisti, i rockettari... ma che stai dicendo... quando uno improvvisa improvvisa... Perchè il "classico" improvvisa per accordi e il "jazzista" per scale? dove lo hai scoperto, non è assolutamente così... anche il jazzista ragiona ad accordi e stà sugli accordi quando improvvisa. Ripeto, quando uno improvvisa improvvisa in maniera pertinente al genere musicale che sta suonando. Un chitarrista è un chitarrista, quando suona suona di tutto... Io almeno faccio così.

 

Colgo l'occasione di chiedere se avete mai sentito parlare di Franco Cerri e cosa ne pensate. Ha ammesso recentemente che non ha avuto una formazione classica.

 

Franco Cerri è un grande. Se non ha avuto una formazione classica tanto meglio, lui suona jazz! così non ha perso tempo dietro a cose che non gli servivano. Il jazz si fa sui dischi non sui libri... Prova a chiedere ai grandi e vedrai che ti rispondono, prova a chiedere a Gianni Basso dove stà il jazz...

 

Saluti.


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Dopo i recenti dibattiti molto accorati, prendo spunto per proporre un argomento, a carattere generale, su cosa viene considerato bello nell'arte e cosa no.

Mi chiedo (e vi chiedo): quali sono le caratteristiche che una composizione o un'interpretazione devono possedere per far si che si abbia di esse una visione più o meno univoca o un giudizio abbastanza unanime (e non parlo solo di chitarra e chitarristi, ovviamente!)?

Insomma, quali sono i canoni di bellezza che un opera d'arte o un artista devono possedere; quando si può considerare un' opera d'arte patrimonio dell'umanità; quando la si può considerare addirittura sublime;

e la critica a chi spetta? a tutti? ad una cerchia ristretta di esperti? aila gente comune? ... insomma, a chi?

E' argomento molto vasto e difficile ma forse proprio per questo molto interessante.

Io per primo son curioso di ascoltare.

A voi il microfono. :D

 

Io fra tutte le qualità citate, e con cui in massima parte concordo, vorrei aggiungere anche l'onestà del compositore. Perchè il momento della creazione, se è solo un sedersi al tavolo e sfruttare la materia e la conosenza della stessa non porta da nessuna parte. Potrà essere una meraviglia a livello accademico ma non farà drizzare i peli a nessuno.

Se si uniscono sincerità di intenti, impellente voglia di comunicare la propria idea di musica, capacità tecnica, allora l'opera ha un senso e per me è arte, a prescindere che poi mi piaccia o meno.

Non so se ci possano essere dei parametri fissi, e forse è bello che non ci siano, perchè in fondo il dubbio e la critica continua sono elementi che fanno vivere l'opera, quanto l'esecuzione stessa...


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Basta vedere le Fughe di Bach confrontate con le Fughe degli allievi usate dagli scrittori dei metodi di contrappunto e fuga (Dubois per esempio).

Se si convertono in midi, uno si accorge che Bach, nonostante si prenda più libertà, è musicalmente molto più interessante.

Beh, la musica è sublime durante una sbronza colossale (Giorgio, vedi Gian) o mentre si fuma una canna...

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