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Io ho tutti i cd degli studi... rispetto alla musica stampata ha modificato molto le diteggiature scritte?

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Si, l'audizione interiore quando si scrive è una meravigliosa sensazione...a me capita che quando metto l'idea sulla carta e suono poi magari butto via tutto...perchè interiormente era meglio, ma il suono che esce non rende quell'idea..

 

 

E' una questione di esercizio. Con il tempo, abituandosi a lavorare a tavolino (o in qualunque altro luogo, anche esterno), Le diventerà possibile scrivere quello che ha in mente, o immaginare come suona quello che scrive, accettando l'inevitabile scarto tra l'immagine musicale e la sua reale corporeità sonora.

 

 

 

 

.kil problema è che poi le cose te le suonano e se non escono come volevi è una sensazione tristissima...come un figlio che non ti riconosce...esagero, ma l'idea che mi sto facendo pubblicando e a volte ascoltando delle mie cose è proprio questa: e allora mi viene l'ansia di scrivere mille avvertenze, diteggiature, frasi ecc...

 

Il vero problema si verifica quando le "cose non te le suonano" per niente. La peggior sorte che possa toccare a un pezzo di musica è il silenzio, quello che lascia l'autore solo nella sua convinzione (se è abbastanza salda) che un giorno la sua musica verrà compresa e suonata e ascoltata. Mentre, quando gli interpreti se ne impossessano, si sa benissimo che ciascuno di essi la eseguirà in modo proprio: ma, se ci pensa bene, questa è una fortuna. Anche perché, alla fine, l'autore non riesce mai a immaginare la sua musica due volte allo stesso modo: davanti al suo scritto, l'immagine sonora che gli si forma nella mente è sempre lievemente diversa ogni volta che egli la rincorre. Non si scrive la musica, si scrivono dei codici per mettere chi sa leggere, a partire da se stessi, in condizioni di immaginarla, ma la mente musicale di chi decifra costruisce a propria volta un'immagine sonora, e pensare che questa possa coincidere con quella dell'autore (dato e non concesso che costui riesca a definire un'immagine definitiva di quello che ha scritto) è illusorio e, se mai fosse realizzabile, renderebbe tutto davvero molto triste, perché prevedibile, e dunque tedioso.

 

Bisogna dunque accettare l'evidenza che la musica eseguita, reale, vibrante, è il risultato di una compartecipazione che ha all'origine l'idea musicale, poi la sua scrittura, poi la sua lettura, la sua esecuzione e la sua audizione. E a tutte queste fasi concorre la soggettività dei singoli partecipanti, nella sua imprevedibile e variabilissima multiformità. La notazione, che è bene curare con scrupolo, serve solo a costruire gli argini nei quali scorre la musica, ma non è niente di più.

 

dralig


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"ogni dipinto è qualcosa di accidentale. Lo prevedo nella mia mente, lo prevedo, e tuttavia quasi mai lo realizzo così come lo prevedo. Si trasforma quando applico il colore....è un fatto accidentale? forse si potrebbe dire che non è accidentale, perchè scegliere..diventa un processo selettivo. Si tenta di mantenere la vitalità dell'azzardo pur salvaguardando una continuità" F. Bacon

 

Meraviglioso. Grazie Fabio.

E' l'idea che fugge al materiale.


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è molto chiaro quando parla ma potrebbe anche fare qualche esempio musicale?

 

Della Sonata?

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