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"Paisaje cubano con Campanas" al diploma


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Il video inserito da Alfredo è semplicemente: bellissimo!!!!!!!!

Su Tina Modotti bisognerebbe però capire alcune cose: è stata una figura controversa, affascinata forse più dal suo personale bisogno di libertà che ancora dal bisogno culturale di essere militante. Hemingway, Oriana Fallaci ma anche Zelda Fitzgerald in qualche modo le somigliano. Il Pajsage di Brouwer sottolinea in maniera assolutamente commovente l'ideale che tutti abbiamo, a destra e a sinistra. Tina diviene l'alibi della libertà

Giorgio Tortora

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eh eh

ho visto il primo

non contenti

hanno messo sopra anche un bel compressorino

giusto per tirare su la fruscia

omaggio a la musique concrète

 

 

secondo te è un problema di mancata consapevolezza o di menefreghismo?

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Il video inserito da Alfredo è semplicemente: bellissimo!!!!!!!!

Su Tina Modotti bisognerebbe però capire alcune cose: è stata una figura controversa, affascinata forse più dal suo personale bisogno di libertà che ancora dal bisogno culturale di essere militante. Hemingway, Oriana Fallaci ma anche Zelda Fitzgerald in qualche modo le somigliano. Il Pajsage di Brouwer sottolinea in maniera assolutamente commovente l'ideale che tutti abbiamo, a destra e a sinistra. Tina diviene l'alibi della libertà

Giorgio Tortora

Giorgio Tortora

 

Si, è piaciuto molto anche alla donna che da circa un mese non mi fa più pensare al pentagramma...

 

[smilie=emoticon_174.gif]

 

se le avessi mandato il video del cinesino...non so eh...

 

comunque...de-circostanziando...perchè i chitarristi che, giustamente, lamentano la difficoltà di raggiungere settori più ampi di pubblico, non si affidano ad esempio al mezzo del videoclip?

 

Non sarebbe una cattiva idea quella di provare a creare, magari proprio qui, una sezione di questo tipo...con brani musicalmente impegnativi...e vedere cosa ne viene fuori...il potere dell'immagine, che ormai permea non la società ma i nostri neuroni, ha indubbiamente un grande potere nel veicolare in modo fruibile elementi complessi...e non si tratta di semplificazione...

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Io sono per una sana punk attitude, DIY, alla musica classica.

:)

 

 

si, concordo.

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Con ciò volevo dire che il conservatorio non indirizza alla professione di musicista, può affinarti ma quando scendi poi nel mondo del lavoro bisogna fare i conti con altri generi

 

Questo dove sta scritto?

Tu porti qui la tua esperienza, benvenga. Gli altri porteranno, se hanno voglia, la loro.

Io, se permetti, porto la mia e non mi è accaduto di dover fare "i conti" con altri generi. Ma chi se ne frega, degli altri generi, dico io.

Ci sono musicisti jazz che non sanno un'acca di Castelnuovo Tedesco.

Ci sono rappers che non sapranno mai come sia costruita una sonata.

Ci sono gruppi rock che non avranno mai la più pallida idea delle modalità di esecuzione degli abbellimenti nel periodo barocco.

E allora? Questo vorrebbe per caso dire qualcosa?

 

Se a te serve saper accompagnare "Piccolo grande amore" di Baglioni questo è un dato di fatto ma spero che tu sia ben conscio che è la tua, di situazione. Né più né meno importante di quella altrui ma non cerchiamo, come al solito, di giustificare le proprie scelte generalizzando e banalizzando quelle degli altri.

 

Questo lo ho intuito quando ho suonato con violinisti e contrabbassisti diplomati che dovevano eseguire brani di musica leggera

 

Se gli avessi domandato di Bach forse ti avrebbero dato molte più dritte.

Si chiama specializzazione ed è il risultato della demassificazione sociale che dall'inizio della rivoluzione informatica (ci siamo dentro) sta marcando con grande forza i confini degli impieghi di ciascuno di noi.

 

Per quello che può valere e per mia sola utilità, ritengo più utile conoscere il mio mestiere che quello degli altri e per questo motivo ritengo più utile conoscere un paio di preludi di Manuel Maria Ponce che l'intero repertorio dei Dire Straits.

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2. questa storia dei diplomati che non sanno suonare la usica leggera ad orecchio, francamente, è un pò pretestuosa e stancante: siamo nel 2010 e si sentono ancora queste storie trite e ritrite... forse è il caso di realizzare che il conservatorio non infonde la scienza ai suoi iscritti, né è pensato per avere, come ultimo obiettivo, la formazione di strumentisti destinati all'orchestrina di Sanremo

 

un interprete, che ha studiato musica classica per anni, se dovesse ritrovarsi, per necessità a vivere di altra musica ... ecco, io considero questa prospettiva di vita un fallimento.

 

 

Sto pensando di mettere queste righe nell'header del Forum.

In testa.

Al posto del titolo!

 

quanto scritto in negativo su questo bel brano di Brouwer non merita alcun commento.

 

Hmm..

Nutro seri dubbi sull'accostamento dell'aggettivo "bello" alla composizione citata.

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Io ti ripeto che ho tratto un grande giovamento tecnico nello studiare i pezzi barocchi.Quindi per esperienze personale suggerirei anche a chi suona i Dire straits che qualche studio di Aguado o di Giuliani potrà tornargli utile. Quindi questa suddivisione della musica in caste musicali non mi scende proprio: che sai tu se un rapper può trarre giovamento nello studiare la musica lirica. Poi ognuno lavora con ciò che gli piace e gli da anche un pò di pane. Tutto qui; non vedo perchè continuare a contraddirmi quando affermo che gli studi di conservatorio sono utili anche a chi affronta altri generi. Magari se la chitarra in conservatorio venisse studiata anche per essere più versatile nel'ìindustri musicale moderna non sarebbe sbagliato; e non parlo della chitarra jazz.

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Magari se la chitarra in conservatorio venisse studiata anche per essere più versatile nel'ìindustri musicale moderna non sarebbe sbagliato; e non parlo della chitarra jazz.

 

Non sono d'accordo. Se in conservatorio si desse spazio anche ad altro oltre che alla classica ed al jazz (che già, per come viene trattato, è un'infarinatura raffazzonata che ha ben poco da dare a chi segue i corsi...), si finirebbe per avere dei colossali pastiche in cui nulla viene fatto in modo neanche decente. Come ti dicevo, esistono eccellenti scuole che si occupano di altri generi (ti ho citato le due che, in Italia, vengono più quotate, ma non sono certo le uniche); questo attacco alla settorialità dei conservatori è un pò come il voler andare in macelleria per comperare un televisore. Magari il macellaio è competente in materia, ma il suo esercizio non prevede la vendita di televisori. Se, poi, si è alla ricerca di questo pezzo di carta (straccia), prenderlo per prenderlo non ha nessun valore, né burocratico, né formativo. Oggettivamente, nessun chitarrista potrà mai trarre giovamento dalla lettura avulsa e decontestualizzata di un paio di studi di Giuliani o Aguado (o Villa-Lobos, o Brouwer...). Io credo che un percorso di studi debba essere motivato da qualcosa di più profondo di un titolo scevro di significati, a maggior ragione se questo titolo costa dieci anni di sacrifici. Personalmente, vorrei sperare che nei conservatori - che pure, per come stanno andando le cose, sono destinati a chiudere i battenti in pochi anni - si continuasse a portare avanti un discorso musicale più complesso di una canzonetta pop (o anche di una bossa-nova sbilenca o di un tango-piazzollismo annacquato). Questo non impedirebbe certo di praticare altri generi (non mi nascondo dietro ad un dito: io ho sempre dichiarato apertamente di non occuparmi solo di classica), ma consentirebbe di mantenere separati ambiti che, per loro natura, devono restare separati. L'alternativa porterebbe a concludere che "tanto le note sono sette" (per alcuni anche meno), e spero che non sia questo il traguardo che ci si pone nella musica.

 

EB

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Magari se la chitarra in conservatorio venisse studiata anche per essere più versatile nel'ìindustri musicale moderna non sarebbe sbagliato; e non parlo della chitarra jazz.

 

Non sono d'accordo. Se in conservatorio si desse spazio anche ad altro oltre che alla classica ed al jazz (che già, per come viene trattato, è un'infarinatura raffazzonata che ha ben poco da dare a chi segue i corsi...), si finirebbe per avere dei colossali pastiche in cui nulla viene fatto in modo neanche decente. Come ti dicevo, esistono eccellenti scuole che si occupano di altri generi (ti ho citato le due che, in Italia, vengono più quotate, ma non sono certo le uniche); questo attacco alla settorialità dei conservatori è un pò come il voler andare in macelleria per comperare un televisore. Magari il macellaio è competente in materia, ma il suo esercizio non prevede la vendita di televisori. Se, poi, si è alla ricerca di questo pezzo di carta (straccia), prenderlo per prenderlo non ha nessun valore, né burocratico, né formativo. Oggettivamente, nessun chitarrista potrà mai trarre giovamento dalla lettura avulsa e decontestualizzata di un paio di studi di Giuliani o Aguado (o Villa-Lobos, o Brouwer...). Io credo che un percorso di studi debba essere motivato da qualcosa di più profondo di un titolo scevro di significati, a maggior ragione se questo titolo costa dieci anni di sacrifici. Personalmente, vorrei sperare che nei conservatori - che pure, per come stanno andando le cose, sono destinati a chiudere i battenti in pochi anni - si continuasse a portare avanti un discorso musicale più complesso di una canzonetta pop (o anche di una bossa-nova sbilenca o di un tango-piazzollismo annacquato). Questo non impedirebbe certo di praticare altri generi (non mi nascondo dietro ad un dito: io ho sempre dichiarato apertamente di non occuparmi solo di classica), ma consentirebbe di mantenere separati ambiti che, per loro natura, devono restare separati. L'alternativa porterebbe a concludere che "tanto le note sono sette" (per alcuni anche meno), e spero che non sia questo il traguardo che ci si pone nella musica.

 

EB

 

Beh anche Giuliani e Carulli facevano i conti con il pop dell'epoca. Ne sono testimone le tante trascrizioni di arie tratte dall'opera buffa molto frequentata da tutte le classi sociali. In fondo loro suonavano musiche conosciute da tutti all'epoca regnanti e non. Le musiche che suoniamo noi sulla chitarra sono a stento conosciute dagli addetti al settore e dagli appassionati. Bach componeva e trascriveva i canti che le vecchiette cantavano a messa. Oggi se un chitarrista deve fare una trascrizione al volo, dio lo aiuti

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Magari se la chitarra in conservatorio venisse studiata anche per essere più versatile nel'ìindustri musicale moderna non sarebbe sbagliato; e non parlo della chitarra jazz.

 

Non sono d'accordo. Se in conservatorio si desse spazio anche ad altro oltre che alla classica ed al jazz (che già, per come viene trattato, è un'infarinatura raffazzonata che ha ben poco da dare a chi segue i corsi...), si finirebbe per avere dei colossali pastiche in cui nulla viene fatto in modo neanche decente. Come ti dicevo, esistono eccellenti scuole che si occupano di altri generi (ti ho citato le due che, in Italia, vengono più quotate, ma non sono certo le uniche); questo attacco alla settorialità dei conservatori è un pò come il voler andare in macelleria per comperare un televisore. Magari il macellaio è competente in materia, ma il suo esercizio non prevede la vendita di televisori. Se, poi, si è alla ricerca di questo pezzo di carta (straccia), prenderlo per prenderlo non ha nessun valore, né burocratico, né formativo. Oggettivamente, nessun chitarrista potrà mai trarre giovamento dalla lettura avulsa e decontestualizzata di un paio di studi di Giuliani o Aguado (o Villa-Lobos, o Brouwer...). Io credo che un percorso di studi debba essere motivato da qualcosa di più profondo di un titolo scevro di significati, a maggior ragione se questo titolo costa dieci anni di sacrifici. Personalmente, vorrei sperare che nei conservatori - che pure, per come stanno andando le cose, sono destinati a chiudere i battenti in pochi anni - si continuasse a portare avanti un discorso musicale più complesso di una canzonetta pop (o anche di una bossa-nova sbilenca o di un tango-piazzollismo annacquato). Questo non impedirebbe certo di praticare altri generi (non mi nascondo dietro ad un dito: io ho sempre dichiarato apertamente di non occuparmi solo di classica), ma consentirebbe di mantenere separati ambiti che, per loro natura, devono restare separati. L'alternativa porterebbe a concludere che "tanto le note sono sette" (per alcuni anche meno), e spero che non sia questo il traguardo che ci si pone nella musica.

 

EB

 

Beh anche Giuliani e Carulli facevano i conti con il pop dell'epoca. Ne sono testimone le tante trascrizioni di arie tratte dall'opera buffa molto frequentata da tutte le classi sociali. In fondo loro suonavano musiche conosciute da tutti all'epoca regnanti e non. Le musiche che suoniamo noi sulla chitarra sono a stento conosciute dagli addetti al settore e dagli appassionati. Bach componeva e trascriveva i canti che le vecchiette cantavano a messa. Oggi se un chitarrista deve fare una trascrizione al volo, dio lo aiuti. Naturalmente non voglio sminuire le grandi composizioni di Giuliani, Mozart o Bach, e ai loro grandi lavori, peò tendevo a sottolineare che guardavano alle "canzoni" dell'epoca, e e chissà se soloper esercizio o anche per guadagnare qualcosa.

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