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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Studio No.10 (Num. Segoviana), Fernando Sor


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Io, per quello che ho capito della chitarra, mi permetto di dire, assumendomene tutta la responsabilità, che l'apporto di conoscenza alla tecnica della chitarra moderna data da Segovia è di una utilità incalcolabile, per non parlare di altri aspetti più profondi.Da 25 anni ci scavo dentro, scoprendo sempre più.

 

Se lui avesse scritto un metodo, del resto, credo che tutti lo comprerebbero. Negli anni 50 in una intervista dichiarò di averlo fatto, ma il metodo non si è visto.

 

Quel che c'è sono le 24 scale diatoniche (con la prefazione che è ne parte integrante), i 20 studi di Sor (anch'essi con la loro prefazione); gli esercizi sulle legature (idem), qualche indicazione contenuta in un disco della MCA, e poco altro. E poi ci sono le diteggiature. Io da anni le studio con meraviglia; ci sono in esse dettagli che - mi assumo ancora le mie responsabilità nel dichiararlo - rivelano la mano e la mente del genio, fin dalle cose degli anni '20. Potrei fare numerosissimi esempi, un po' li ho documentati e motivati nel mio corso di editing che ho tenuto in conservatorio a Bologna l'anno passato. Lo stesso Segovia poi cambiava spesso le sue diteggiature, era un processo in continua evoluzione anche per lui; comunque, partire da quelle pubblicate è già qualcosa, i criteri sono quelli che si possono intuire là, usando l'intelligenza.

 

Segovia in queste pubblicazioni sulla tecnica o gli studi era parco di parole come lo era nell'insegnamento - chi ci è passato direttamente, come me, lo sa. Bisognava leggere tra le righe, o capire da una parola tante altre cose, o interpretare una battuta o una espressione; anche qui, si potrebbe dire: "chi vuole, capisca".

 

Chi non vuole, padronissimo di gettare al macero tutto; io ribadisco che a mio giudizio sarebbe un peccato, come sperperare un patrimonio: è oro puro e invito ad approfittarne con intelligenza. Provare per credere.

 

Piero Bonaguri

 

Carissimo Piero, non vi è chi non veda l'assennatezza e la profondità del tuo pensiero riguardo Segovia e, se persona ragionevole e specificamente istruita, non ne condivida la sostanza: quello che dici è vero e incontestabile. Potremmo aggiungere - l'ho fatto in un articolo recentissimamente pubblicato da "Suonare News", che l'influsso esercitato da Segovia nella storia della chitarra ha agito, e seguita ad agire, forse persino al di là della stessa consapevolezza del maestro: l'arricchimento del repertorio constatato e reso pubblico dal 2001 ad oggi, grazie ai ritrovamenti verificatisi nel suo archivio personale, hanno conferito un nuovo profilo alla storia della chitarra della prima metà del Novecento, inglobando nel repertorio della chitarra pagine di grande valore, che furono scritte soltanto perché esisteva Segovia, e che ci sono giunte da Segovia, anche se egli non volle, non poté o semplicemente non ebbe il tempo di curarsene: le ha però tenute in serbo per i posteri. Come tu osservi, spesso parlava tacendo, e vorrà dire qualcosa - io credo - il fatto che, non potendo essere lui l'interprete-modello di queste pagine - abbia preferito lasciarle silenti piuttosto che affidarne l'esecuzione ad altri. Non occorre aggiungere nulla.

 

Mentre concordo con te nella valutazione delle sue opere didattiche scritte a pagina bianca - quali le scale - credo che oggi le sue revisioni, specialmente quelle delle musiche scritte da maestri della chitarra non meno grandi di lui, come Fernando Sor, vadano considerate come documenti storici, lette come tali e non più adoperate in sostituzione degli originali. Se noi vogliamo studiare l'arte di Segovia, per comprenderne a fondo praxis e poiesis, allora non potremo fare a meno di esaminare con attenzione i suoi interventi sulla musica di sor (e, in misura anche maggiore, su quella di Ponce e degli altri autori del Novecento prediletti dal maestro). Se noi invece intendiamo suonare la musica di Sor, e nient'altro, allora i testi da adottare sono, senz'ombra di dubbio e di esitazione, quelli di Sor, e di nessun altro: come Segovia, anche Sor merita tutta la nostra attenzione e il nostro rispetto e, credimi - ti parla il compositore - per rispettare un autore, la prima cosa da fare è leggere quello che ha scritto, come l'ha scritto. Perché la figura di Segovia risplenda nella storia della chitarra - e mi pare che ciò stia avvenendo nel più forte dei modi - non occorre che le figure di altri maestri vengano offuscate.

 

Non mi propongo, con questo ennesimo scritto al riguardo, di correggere le tue convinzioni, che rispetto profondamente e che, in un certo senso, ammiro (perché considero la nobiltà del tuo atteggiamento verso Segovia anche alla luce del comportamento spregevole di altri suoi allievi), ma quello di rappresentare, agli occhi di chi ci legge, specialmente degli studenti che di Segovia sanno poco e dei compositori da lui eseguiti ancora meno, una posizione diversa dalla tua, equidistante sia da Segovia che dai compositori dei quali egli si è occupato: la storia - come hai osservato - procede, e ci incalza con le sue evidenze, alle quali non possiamo sottrarci.

 

Non essendo questo il primo episodio della nostra divergenza sull'argomento, suppongo che non sarà nemmeno l'ultimo: l'evenienza è lungi dal dispiacermi, perché è una discussione aperta e nessuno - credo - ha la pretesa di detenere la verità.

 

dralig

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Marcello Rivelli riguardo la validità tecnica dei brani musicali penso ciò:

 

La tecnica meccanica deve essere acquisita attraverso un lavoro ''specifico'' che porti alla quasi completa padronanza di essa.

 

Una volta fatto ciò nel momento in cui si affronta un brano la tecnica meccanica bisogna solo applicarla e ''assemblarla''nelle sue diverse forme presenti all'interno senza il bisogno di doverla ''forgiare''.

Ciò permetterà di concentrarsi sulla tecnica musicale la quale ,a mio umile avviso,poggia le basi sulla precedente.

 

A riguardo mi è rimasto impresso un'articolo di un intervista ad Haifetz il quale affermava che per raggiungere risultati brillanti bisogna essere in grado di far fare allo strumento tutto ciò che si vuole fare. Questa frase mi è rimasta terribilmente impressa in seguito al fatto che aveva un riscontro pratico su me stesso.Infatti l'idea che spesso si ha non trova una facile realizzazione pratica.Cioè voglio dire spesso e volentieri mi accorgo che nel suonare il risultato definitivo è di gran lunga inferiore all'idea e all'intenzione ''interiore'' che ho maturato.

 

Credo che il segreto di tale fatto si sveli prendendo in considerazione la correlazione che intercorre tra tecnica meccanica e musicale. Reputo che l'idea possa realizzarsi in tutta la sua interezza solo attraverso una ricerca tecnica che partendo da un livello meccanico possa passare in seguito ad uno musicale dopo la perfetta acquisizione del precedente innalzandone e sublimandone i contenuti.

 

Attendo impazientemente una risposta :)

 

Un Saluto

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Piero Bonauguri sono d'accordissimo con lei non si può rinnegare il

 

passato.Secondo me è propio il passato che da la possibiltà all'essere

 

umano di partire da un punto fisso nelle varie branche della

 

cultura.L'importante è non rimanere a quel punto ma tracciare un nuovo

 

percorso da esso. :P

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Manu, ti chiedo la gentilezza di postare senza andare a capo a meno che il contesto non lo chieda.

La lettura di un messaggio è molto difficoltosa se interrotta da interlinee doppie e da a capo in mezzo alla frase.

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Marcello Rivelli riguardo la validità tecnica dei brani musicali penso ciò:

 

La tecnica meccanica deve essere acquisita attraverso un lavoro ''specifico'' che porti alla quasi completa padronanza di essa.

 

Una volta fatto ciò nel momento in cui si affronta un brano la tecnica meccanica bisogna solo applicarla e ''assemblarla''nelle sue diverse forme presenti all'interno senza il bisogno di doverla ''forgiare''.

Ciò permetterà di concentrarsi sulla tecnica musicale la quale ,a mio umile avviso,poggia le basi sulla precedente.

 

A riguardo mi è rimasto impresso un'articolo di un intervista ad Haifetz il quale affermava che per raggiungere risultati brillanti bisogna essere in grado di far fare allo strumento tutto ciò che si vuole fare. Questa frase mi è rimasta terribilmente impressa in seguito al fatto che aveva un riscontro pratico su me stesso.Infatti l'idea che spesso si ha non trova una facile realizzazione pratica.Cioè voglio dire spesso e volentieri mi accorgo che nel suonare il risultato definitivo è di gran lunga inferiore all'idea e all'intenzione ''interiore'' che ho maturato.

 

Credo che il segreto di tale fatto si sveli prendendo in considerazione la correlazione che intercorre tra tecnica meccanica e musicale. Reputo che l'idea possa realizzarsi in tutta la sua interezza solo attraverso una ricerca tecnica che partendo da un livello meccanico possa passare in seguito ad uno musicale dopo la perfetta acquisizione del precedente innalzandone e sublimandone i contenuti.

 

Attendo impazientemente una risposta :)

 

Un Saluto

 

Si, in parte è vero, nel senso che è giusto affrontare un brano con i mezzi a disposizione "già pronti", (anche se io mi riferivo a piccoli allievi che iniziano) ma il punto riguarda il lungo apprendistato che si pone da un allievo alle prime armi fino alle soglie dei livelli più elevati. Voglio dire che non ho mai creduto che un allievo debba fare per anni "solo" tecnica" e poi inizi la musica, anche una semplice scala o un semplice stuio di Carulli, Sor, richiedono la "propria" tecnica-musicale (guai se non fosse così) e ciò che mi preme dai primi giorni di lez è.. entrare da subito in questo mondo (ovviamente a livelli adeguati) e non che esista uno stadio "solo" tecnico e uno solo musicale, mi spiego per me suonare una frase non è un problema "solo" digitale ma comporta mille problemi connessi, dal suo suono alla sua espressività e tante altre cose, questo è.. tecnica per me..

altrimenti si riduce tutto a un semplice "allenamento ginnico" e si corre il rischio di non distinguere le "scale " di Aranjuez da quelle della Ciaccona di.. Bach..

tecnica musicale e meccanica.. ricordi? fuse.. insieme (sempre)

questa è la vera difficoltà, l'equilibrio di "entrambe" (secondo me).

poi se la tecnica progredisce è.. perchè il "pensiero" progredisce (vedi: musica per chitarra), gli studi di Villa Lobos tanti e tanti anni fa furono definiti anti-chitarristici.. ..non suonabili sulla chitarra!

 

con simpatia

marcello

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Si sono perfettamente d'accordo con lei purtroppo.... :(

(Dico purtroppo perchè ho trovato questa discussione tremendamente interessante)

A presto :)

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