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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Studio No.10 (Num. Segoviana), Fernando Sor


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Ho letto interamente l'argomento e l'ho trovato abbastanza stimolante

 

da dare la mia opinione sebbene un pò in ritardo ;) a riguardo.

 

Credo che il discorso affrontato da voi che concerne in particolar modo

 

lo studio n.10 revisionato da Segovia sia solo un elemento specifico di

 

una problematica che investe un ben più ampio raggio: la tendenza nel

 

mondo chitarristico ad attenersi a determinate revisioni,diteggiature,libri ,metodi e chichessia deducendone una valutazione

 

positiva in base alla validità del fautore e non a quella del prodotto. Cio'

 

a mio parere non stimola la ricerca e l'indagazione .Inoltre cancella

 

totalmente l'approccio analitico e razionale attraverso la sostituzione di

 

un'accondiscindere che si attua apriori. Un esempio palese è visibile in

 

filosofia nel momento in cui si è avuta una cristallizzazione della materia

 

in seguito alla brillante personalità di Aristotele alle cui teorie si

 

attennero pedissequamente. Sono rintracciabili altri esempi nei diversi

 

campi del sapere.

 

Ora voglio dire una cosa scendendo più sul pratico: chi l'ha detto che la

 

revisione di Segovia è la migliore e non esistano altre maggiormente

 

valide?

 

Poi una domanda sul programma del quinto in particolar modo: gli

 

arpeggi di Giuliani ,gli studi di Sor sono un bene insostituibile nell'iter

 

chitarristico oppure magari potrebbero essere sostituiti con altre cose

 

magari anche di maggior utilità?

 

Forse sto dicendo una cosa che ad alcuni sembrerà blasfema ma

 

avverto l'esigenza di dirla e di cercare termini di confronto.

 

Un saluto a tutti.

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La tua domanda riguarda cose differenti: gli arpeggi di Giuliani sono esercizi meccanici per sviluppare le dita della mando destra, gli studi di Sor sono dei gioiellini musicali.

 

Non ti limitare alla raccolta di Segovia, che ha avuto una funzione storica ormai decaduta; studiati tutte le opere "didattiche" di Sor: scoprirai una scrittura per chitarra stilisticamente compiuta e imprescindibile.

 

E' un errore madornale e tutto chitarristico pensare che gli STUDI debbano solo servire a sviluppare la tecnica, questo è il dato di partenza ma non quello di arrivo.

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Come ben saprai quelli di Giuliani e Sor sono due fra i pochi metodi di chitarra classica esistenti; Per quanto ne so esiste anche il metodo di Aguado e Carlevaro ma forse un pò meno suonabili e più meccanici.. I due metodi (Giuliani e Sor), che comprendono anche gli arpeggi di uno e gli studi dell'altro, non dovrebbero mancare nella formazione iniziale di un chitarrista. Io non mi sentirei di sostituirli ma bensì di ampliarli con altri studi e altri metodi come per esempio i tre volumi di Biscaldi, Carlevaro, Aguado... Pongo una domanda: Quanti sono i metodi per chitarra classica esistenti oltre a quelli da me citati?

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Ora voglio dire una cosa scendendo più sul pratico: chi l'ha detto che la

 

revisione di Segovia è la migliore e non esistano altre maggiormente

 

valide?

 

.

 

Per la verità. ben pochi oggi affermano una cosa del genere. La revisione di Segovia è stata abbandonata da quasi tutti i docenti e gli interpeti, da quando si è resa disponibile la ristampa in facsmile o comunque l'edizione urtext degli Studi di Sor: tutti, non solo quelli selezionati da Segovia.

 

Non c'è alcun bisogno di adoperare revisioni: Sor era un chitarrista sommo, e la sua musica per chitarra non necessita di alcuna revisione. si può e si deve suonare così come lui l'ha scritta.

 

dralig

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Come ben saprai quelli di Giuliani e Sor sono due fra i pochi metodi di chitarra classica esistenti; Per quanto ne so esiste anche il metodo di Aguado e Carlevaro ma forse un pò meno suonabili e più meccanici.. I due metodi (Giuliani e Sor), che comprendono anche gli arpeggi di uno e gli studi dell'altro, non dovrebbero mancare nella formazione iniziale di un chitarrista. Io non mi sentirei di sostituirli ma bensì di ampliarli con altri studi e altri metodi come per esempio i tre volumi di Biscaldi, Carlevaro, Aguado... Pongo una domanda: Quanti sono i metodi per chitarra classica esistenti oltre a quelli da me citati?

 

Akaros, si ravveda: Giuliani non ha mai scritto un vero e proprio Metodo, ma uno "Studio" (op. 1) diviso in quattro parti che si può considerare alla stregua di una serie di esercizi la cui cooordinazione è del tutto misteriosa. Quanto al Metodo di Sor, non contiene affatto gli Studi - che sono pubblicati separatamente - ed è invece un trattato teorico sulla tecnica, con ben pochi esempi musicali. Il grande Metodo ottocentesco è quello di Aguado che, nelle sue varie redazioni, si pone veramente come uno strumento didattico: se ne può discutere l'organicità e la razionalità, ma non certo la struttura - che è propriamente quella di un metodo, con un equilibrio tra la parte teorica, gli esercizi e gli studi - e il valore, che è fondativo di una tecnica che, in larga misura, ha determinato il modo di suonare la chitarra. Nel Novecento, il tentativo di ripetere, aggiornandola, l'opera di Aguado, è stato effettuato da Emilio Pujol con la sua incompiuta "Escuela razonada de la guitarra": mentre il valore didattico e musicale degli esercizi e degli studi di Pujol è fuori discussione, la parte teoretica è disastrosa e, se presa alla lettera, foriera di nuovi disastri.

 

Quindi, oggi, non esiste un Metodo da seguire univocamente: si prende da tutte le parti e si riassume, si unifica, si integra.

 

dralig

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Come ben saprai quelli di Giuliani e Sor sono due fra i pochi metodi di chitarra classica esistenti; Per quanto ne so esiste anche il metodo di Aguado e Carlevaro ma forse un pò meno suonabili e più meccanici.. I due metodi (Giuliani e Sor), che comprendono anche gli arpeggi di uno e gli studi dell'altro, non dovrebbero mancare nella formazione iniziale di un chitarrista. Io non mi sentirei di sostituirli ma bensì di ampliarli con altri studi e altri metodi come per esempio i tre volumi di Biscaldi, Carlevaro, Aguado... Pongo una domanda: Quanti sono i metodi per chitarra classica esistenti oltre a quelli da me citati?

 

Akaros, si ravveda: Giuliani non ha mai scritto un vero e proprio Metodo, ma uno "Studio" (op. 1) diviso in quattro parti che si può considerare alla stregua di una serie di esercizi la cui cooordinazione è del tutto misteriosa. Quanto al Metodo di Sor, non contiene affatto gli Studi - che sono pubblicati separatamente - ed è invece un trattato teorico sulla tecnica, con ben pochi esempi musicali. Il grande Metodo ottocentesco è quello di Aguado che, nelle sue varie redazioni, si pone veramente come uno strumento didattico: se ne può discutere l'organicità e la razionalità, ma non certo la struttura - che è propriamente quella di un metodo, con un equilibrio tra la parte teorica, gli esercizi e gli studi - e il valore, che è fondativo di una tecnica che, in larga misura, ha determinato il modo di suonare la chitarra. Nel Novecento, il tentativo di ripetere, aggiornandola, l'opera di Aguado, è stato effettuato da Emilio Pujol con la sua incompiuta "Escuela razonada de la guitarra": mentre il valore didattico e musicale degli esercizi e degli studi di Pujol è fuori discussione, la parte teoretica è disastrosa e, se presa alla lettera, foriera di nuovi disastri.

 

Quindi, oggi, non esiste un Metodo da seguire univocamente: si prende da tutte le parti e si riassume, si unifica, si integra.

 

dralig

Grazie per la precisazione! :) Quindi l'unico "progetto didattico" che può definirsi metodo è quello di Aguado? I tre libri di Carlevaro rientrano in questa classificazione? I tre Volumi di studi di Giuliani (op.111 ecc..), quindi, non sono da considerarsi parte dello pseudo Metodo che ha scritto comprendente anche i famosi 120 Arpeggi... Sono cosa a parte come gli studi di Sor.. M° Gilardino, mi toglie una curiosità? Ma il termine Studio non implica che quella composizione serva soprattutto per un utilizzo didattico? Oppure il termine Studio è da collegarsi ad uno studio del compositore?
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Gilardino, mi toglie una curiosità? Ma il termine Studio non implica che quella composizione serva soprattutto per un utilizzo didattico? Oppure il termine Studio è da collegarsi ad uno studio del compositore?

 

Il significato principale del titolo "Studio" attribuito a un brano musicale ne indica certamente la finalità didattica, ma occorre ammettere anche altre accezioni. "Studio" può riferirsi all'operazione svolta dal compositore che, scrivendo un brano per uno strumento, ne indaga (cioè ne studia) le caratteristiche e le possibilità; magari (se il compositore ha una mente creativa) espandendole. Oppure può riferirsi all'operazione con cui il compositore, scrivendo un brano per uno strumento che conosce perfettamente, e che quindi non deve più "studiare", "studia" invece se stesso, i suoi stessi pensieri musicali: il "conosci te stesso" - obiettivo tra i più complessi e meritevoli - implica uno studio che può benissimo essere svolto anche attraverso la composizione (personalmente, non conosco uno studio più efficace, al fine di conoscere se stessi, che quello di comporre musica).

 

Usato come verbo, soggetto sottinteso "io", "studio" - secondo quanto ho constatato nella mia esperienza di didatta - significa che chi ha appena pronunciato quella parola si accinge a fare tutt'altro. Quelli che studiano, non lo dicono, lo fanno.

 

dralig

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Ecco credo che una lacuna della didattica chitarristica sia dovuta

 

principalmente alla mancanza di una scuola tecnica ben radicata.

 

Ritengo che la chitarra ne abbia bisogno più di altri strumenti poichè più

 

complessa tecnicamente.

 

Nel corso della storia ci sono stati diverse personalità che si sono

 

preoccupate di ciò come diceva il Maestro Gilardino ma esse sono a mio

 

avviso poche .Inoltre come appunto dicevo nel messaggio precedente

 

l'attenersi solo a dei modelli ''antichi'' sebbene possano avere una loro attuale

 

validità può essere limitativo poichè si tende a conservare quegli

 

''scheletri nell'armadio '' che i ''vecchi'' didatti hanno lasciato.

 

A riguardo credo che sia utile a colui che studia una

 

suddivisione delle forme tecniche e un loro apprendimento attraverso

 

esercizi graduali.

 

Credo che una situazione ottimale sarebbe suonare per esempio Torre

 

Bermeja con faciltà sotto il profilo ''manuale'' come se si stesse

 

suonando uno studio di Carcassi o Carulli .

 

Al contrario non credo che si possa avere un buon risultato nel momento

 

in cui si apprendono le forme tecniche direttamente sul pezzo.All'interno

 

del mio studio ho sperimentato tale ''metodo''ma esso non mi ha mai

 

portato ad una buona padronanza delle stesse forme tecniche.

 

Spero di aver esposto in maniera chiara la mia idea in rapporto al fatto

 

che a mio parere l'argomento affrontato è abbastanza articolato. ;)

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Ecco credo che una lacuna della didattica chitarristica sia dovuta

 

principalmente alla mancanza di una scuola tecnica ben radicata.

 

Non è proprio così...oggi esistono delle "scuole" in campo chitarristico...

 

 

 

Ritengo che la chitarra ne abbia bisogno più di altri strumenti poichè più

 

complessa tecnicamente.

 

Nel corso della storia ci sono stati diverse personalità che si sono

 

preoccupate di ciò come diceva il Maestro Gilardino ma esse sono a mio

 

avviso poche .

 

Erano sufficienti in rapporto al tipo di repertorio che si eseguiva, man mano che si è evoluto il linguaggio musicale si è avvertita anche la necessità di conseguire una tecnica musicale-meccanica adeguata...

vedi Gilardino,Carlevaro..ecc

 

 

Inoltre come appunto dicevo nel messaggio precedente

 

l'attenersi solo a dei modelli ''antichi'' sebbene possano avere una loro attuale

 

validità può essere limitativo poichè si tende a conservare quegli

 

''scheletri nell'armadio '' che i ''vecchi'' didatti hanno lasciato.

 

A riguardo credo che sia utile a colui che studia una

 

suddivisione delle forme tecniche e un loro apprendimento attraverso

 

esercizi graduali.

 

 

Conoscere il processo che ha portato a trasformare la tecnica della chitarra dall'epoca di Giulian(e più indietro) fino alle soglie del 900 non credo sia inutile, e molti dei trattati e libri vari di quelle epoche sono più che utili, se pensi che la tecnica ha sempre un riscontro musicale e non solo meccanica...

 

 

Credo che una situazione ottimale sarebbe suonare per esempio Torre

 

Bermeja con faciltà sotto il profilo ''manuale'' come se si stesse

 

suonando uno studio di Carcassi o Carulli .

 

Ammesso che uno studio di Carcassi e/o di Carulli sia necessariamente più..facile di Torre Bermeja (che tra l'altro è una trascrizione)..

Dipende sempre dal risultato "musicale" che si vuole ottenere,

 

 

Al contrario non credo che si possa avere un buon risultato nel momento

 

in cui si apprendono le forme tecniche direttamente sul pezzo.All'interno

 

del mio studio ho sperimentato tale ''metodo''ma esso non mi ha mai

 

portato ad una buona padronanza delle stesse forme tecniche.

 

Spero di aver esposto in maniera chiara la mia idea in rapporto al fatto

 

che a mio parere l'argomento affrontato è abbastanza articolato. ;)

 

Se le forme tecniche sono viste "solo" come tali possono essere limitative ma se vengono inserite nel contesto musicale acquistano un preciso senso e contenuto non necessariamente facile ...

un esempio, lo studio n.2 o n.1 di Villa-Lobos serve per formare "anche" tecnicamente"..?

 

e suonare uno studio di Sor, ad esempio il n.2 (revisione Segovia) per capirci in Do maggiore.. siamo sicuri che sia facile? rendere il risultato tecnico espressivo facendo percepire tre voci distinte ed espressive con tanto di crescendo e decrescendo in contemporanea delle voci?

basso, melodia e struttura ritmica interna totalmente indipendente.. non è tecnica..questa?

anche i 120 arpeggi di Giuliani possono servire se non si "cade" nella "routine" ma si applicano metodi e strategie sempre diverse...non so se mi sono spiegato..

 

 

m

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Ho letto il messaggio di Manu (posso seguire poco il Forum, ma qualcosa leggo!). La cosa su Aristotele mi ha un po' provocato.

A scanso di equivoci io direi come la vedo così, prendendola un pochino alla larga:

La storia della cultura e quindi anche della chitarra mi pare la facciano le idee, le scoperte, le genialità si potrebbe dire.

Riconoscere una genialità quando appare è utile, se non altro aiuta a non perdere tempo. Da lì poi si può andare avanti (chi è capace di farlo): riconoscere una genialità non blocca, anzi apre, aiuta a camminare! Per stare sull'esempio (ma non sono un esperto, mi scuso): non direi che partire da Aristotele abbia bloccato l'intelligenza di San Tommaso! O partire da Platone abbia bloccato l'intelligenza di S. Agostino. Se invece ciascuno dovesse ogni volta ripartire da capo, allora sì che la cultura e la civiltà non avanzerebbero...E' vero, ci sono anche i pecoroni, che seguono senza capire; ma il problema , appunto è capire, se no seguire o non seguire non è che sia molto diverso, in fin dei conti.

 

Ma in questo campo non è come vedere chi corre più veloce i cento metri: in quel caso tutti lo capiscono subito, basta un cronometro e macchine adeguate. Nella cultura è diverso: riconoscere un valore dipende dalla sensibilità, dalla educazione del gusto, dall'amare il vero più del proprio tornaconto, eccetera. (E se perfino in campo scientifico Pasteur doveva ripetere sempre i suoi esperimenti perché nel mondo accademico non volevano ascoltarlo, ci han messo un sacco di tempo a dargli ragione...).

 

Io, per quello che ho capito della chitarra, mi permetto di dire, assumendomene tutta la responsabilità, che l'apporto di conoscenza alla tecnica della chitarra moderna data da Segovia è di una utilità incalcolabile, per non parlare di altri aspetti più profondi.Da 25 anni ci scavo dentro, scoprendo sempre più.

 

Se lui avesse scritto un metodo, del resto, credo che tutti lo comprerebbero. Negli anni 50 in una intervista dichiarò di averlo fatto, ma il metodo non si è visto.

 

Quel che c'è sono le 24 scale diatoniche (con la prefazione che è ne parte integrante), i 20 studi di Sor (anch'essi con la loro prefazione); gli esercizi sulle legature (idem), qualche indicazione contenuta in un disco della MCA, e poco altro. E poi ci sono le diteggiature. Io da anni le studio con meraviglia; ci sono in esse dettagli che - mi assumo ancora le mie responsabilità nel dichiararlo - rivelano la mano e la mente del genio, fin dalle cose degli anni '20. Potrei fare numerosissimi esempi, un po' li ho documentati e motivati nel mio corso di editing che ho tenuto in conservatorio a Bologna l'anno passato. Lo stesso Segovia poi cambiava spesso le sue diteggiature, era un processo in continua evoluzione anche per lui; comunque, partire da quelle pubblicate è già qualcosa, i criteri sono quelli che si possono intuire là, usando l'intelligenza.

 

Segovia in queste pubblicazioni sulla tecnica o gli studi era parco di parole come lo era nell'insegnamento - chi ci è passato direttamente, come me, lo sa. Bisognava leggere tra le righe, o capire da una parola tante altre cose, o interpretare una battuta o una espressione; anche qui, si potrebbe dire: "chi vuole, capisca".

 

Chi non vuole, padronissimo di gettare al macero tutto; io ribadisco che a mio giudizio sarebbe un peccato, come sperperare un patrimonio: è oro puro e invito ad approfittarne con intelligenza. Provare per credere.

 

Piero Bonaguri

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