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Cristiano Porqueddu

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  1. Non mi trovo d'accordo: come lei stesso fa notare, è un'edizione monca e l'intervento del revisore è a tratti davvero invasivo (cambi di tonalità, tagli ecc.). Perché la definisce "ottimamente ben fatta"?
  2. Cosimo Pirisi L’amico poeta mio concittadino Cosimo Pirisi, una delle tante eccellenze completamente sottovalutate quando non del tutto ignorate di questa città, impegnato da tanti anni in un’intensa attività pubblicistica, riceve l’ennesimo riconoscimento: si è classificato al primo posto anche alla Quarta Edizione dell’importantissimo Premio Franz Kafka Italia 2014. Dopo aver ottenuto prestigiosi risultati in svariati premi di poesia, si occupa di collaborare con diverse riviste letterarie con scritti e recensioni. La passione per lo studio di ogni forma d’arte e di pensiero lo assorbono a tempo pieno. La Giuria, guidata dalla Dott.sa Rita Mascialino, ben nota scrittrice, validissima e rinomata traduttrice e saggista, autrice di narrativa per racconti, romanzi e poesie, nonchè Presidente dell’Accademia Italiana per l’Analisi del Significato del Linguaggio MeQRiMa, dopo attenta valutazione dei numerosissimi partecipanti a quest’ultima edizione, decide all’unanimità per la sua raccolta: Cento ballate a Sud d’Jchnusa, già vincitrice del Premio “L’Autore” a Firenze nel 2010. L’opera, densa per significato e talento espressivo, si muove tra richiami atavici, e si distingue per il legame viscerale alla propria terra d’origine, l’antica Isola Jchnusa, sogno e realtà, materia e chimera, o comunque orma incancellabile, circondata dal mare e battuta dai venti imperiosi del Sud. Questi versi, a tratti certamente ermetici, altrove altrimenti immaginifici, implodono come la potenza delle forze naturali, simbolo di significativi rimandi a vissuti concreti di tormenti e gioie, rabbia e dolori. E sembrano sicuramente cifra di costrutti esistenziali, nati dal “gemito di chi porta un’isola dentro l’isola”, un Dentro dal quale deve ergersi il primato della sostanziale esistenza nel mondo sulla forma esteriore delle cose viste, vissute o narrate: brillio e fulgore di un luogo-altro, certamente preponderante di bellezza, rispetto ad un fuori visivamente sicuro di significati alti, ma costretto e vinto nella debole superficialità di uno sguardo fugace o transitorio. L’unitarietà fra metrica ed estetica, forma e versificazione sono il cavallo di battaglia dell’autore. E’ l’esatta struttura della trama delle poesie unite da un unico filo conduttore che vuole mantenere viva la tensione di una lirica “concorde con una valida tradizione letteraria, ma non solo”. Qui è chiara ed evidente la propensione alla verità, scevra e scarna di ricordi, ossessivamente attenta alla sostanza di valori tramandati e da tramandare coscienziosamente alle “generazioni future”. Una poesia sofferta e intenzionale dunque. Che sia o no dettata dal verso libero o rimato poco importa, ma dove l’urlo del dolore risulta essere “più duro e sapiente delle piccole felicità fuggitive”, croce e delizia di un’esistenza trafitta da umanità e sacralità, e dove vera ricchezza è piuttosto la partecipazione alla vita, votata ai valori intramontabili: sete di giustizia, semplicità e pace, ma anche meta e destinazione, punto di arrivo e tappa cruciale, esito e fine di un anelito di libertà, sorretto dalla speranza, contemporaneamente forte e fragile nella certezza d’esistere, un grido che sigilla l’evidenza di un passaggio tragicamente esistenziale nel tempo della storia. “Essere è forse meno importante del non essere mai stato?” si chiede l’autore nella postfazione del libro. E’ l’eterna intramontabile domanda che rimanda, come un’eco profonda, al valore e al senso della vita. Leggi l'articolo originale
  3. Pomeriggio con gli “Strings quartets” di Béla Bartók dalla mia collezione di vinili: capolavori assoluti. E con un booklet ricchissimo di informazioni! La mia intenzione di registrare un LP è sempre più forte… Leggi l'articolo originale
  4. Pomeriggio con gli "Strings quartets" di Béla Bartók dalla mia collezione di vinili: capolavori assoluti. E con un booklet ricchissimo di informazioni! La mia intenzione di registrare un LP è sempre più forte...
  5. E' incredibile come compositori eccellenti, ricercatori, studiosi, autori e letterati di prim'ordine, docenti e direttori di importanti accademie della musica, personalità dell'arte, responsabili di importanti case discografiche e persino Google, Apple e Amazon rispondano a richieste di informazioni e aiuto di ogni genere nell'arco di poche ore mentre non si riesca ad ottenere uno straccio di risposta da sedicenti direttori artistici (di ogni ordine e grado) e uffici pubblici impegnati a organizzare sagre della frittella. Grazie, però: contribuite in maniera più che soddisfacente ad aggiornare la mia blacklist.
  6. Il compito è quello di fornire alcuni aiuti pertinenti e utili alla navigazione senza compromettere l'esperienza di ascolto, unica e personale. Ripensandoci, mi pare ovvio che ho intrapreso un viaggio con uno scopo. Passeggiare per quel mondo che chiamiamo Sonata, mi rendo conto, è stata tanto una questione di esplorazione di ciò che può propriamente essere chiamato materia musicale quanto di delineare l’area di movimento. E in un senso molto Junghiano riconoscere ciò che è mio, ciò che veramente e in modo autentico mi appartiene e quello che posso – alla fine di ogni giorno – possedere totalmente. La comprensione – subito dopo il completamento della prima Sonata per chitarra sola e quella per due chitarre – che forma e struttura non sono la stessa cosa, ha trasformato completamente la mia scrittura dei movimenti di una sonata, in particolare, e in generale il mio modo di comporre. La forma serve ad uno scopo, la struttura ad un altro. La forma suscita nella nostra mente un particolare insieme di aspettative, la struttura produce un primo piano individuale di realtà appartenenti a ciascuna opera. Tra le altre cose, la forma aiuta a definire il modello esteriore delle opere musicali e ad impostare alcune aspettative molto ben definite; la struttura – attraverso la riorganizzazione interna e particolare delle idee musicali – è al servizio delle finalità emotive di ciascuna specifica composizione. La Sonata n° 1 esprime il concetto che forma e struttura sono identici e che una sonata è un'opera scritta in base a una prescrizione largamente accettata. Ovviamente non è così. Propongo che questa formula sia lo sfondo sul quale viene scritta una nuova sonata: questo significa che la stessa viene creata una struttura diversa, pur mantenendo le caratteristiche importanti di ciò che ci si aspetta. Sul piano armonico e tematico, il primo movimento segue percorsi prevedibili. Tuttavia, il secondo tema scaturisce dal profondo del mio patrimonio etnico. Il terzo movimento, essendo una danza in 5/8 – quello che viene chiamato anche ritmo zoppo – conferma come quella ricca vena popolare appartenga al mio mondo musicale, il mondo nel quale sono cresciuto. Una registrazione di tutte le quattro Sonate offre un'opportunità eccezionale di avere un'ampia prospettiva, una vista panoramica. Rende possibile tracciare le differenze tra ogni opera. Le variazioni nella loro lunghezza vanno di pari passo con la potenza di espansione e compressione. La Sonata No.2 rappresenta l'espansione del principio della sonata-allegro e la sua diffusione lungo i quattro movimenti. Lo sviluppo pervade l'opera: le idee tematiche dell'esposizione si ripetono costantemente. Il lavoro si conclude con una Fuga tonale il cui soggetto è stato annunciato e preparato sin dalle prime fasi del primo movimento. Il lento II movimento allunga la capacità della chitarra di sostenere il suono fino ad un estremo limite. Il III movimento, Paseos (una antica parola spagnola che indica una serie di variazioni) conduce verso la fuga. Comporre è ed è sempre stato tanto un mestiere e un processo quanto un gioco di decostruzione e ricostruzione. Il costruire e ricostruire viene fatto, naturalmente con materiale musicale così come con elementi non musicali. Questi sono ordinati in modo diverso e in armonia con gli imperativi spirituali ed emozionali dell'opera. Laddove la Sonata No.2 si espande, al contrario, la Sonata No.3 si contrae. L'intensità delle esigenze emotive dell'opera richiedevano che gli elementi fossero compressi in un tutt'uno teso. I processi di ripetizione e ricapitolazione, vero collante dell’opera, sono combinati con quelli del tradizionale Rondò. Nel processo di invenzione, la fantasia è tutto; un linguaggio variegato rende questo più facilmente realizzabile. Scrivendo ho compreso a fondo quanto fosse importante accettare la diversità nei miei mezzi di espressione presenti nel mio vocabolario essendo un poliglotta per natura e cultura. La Sonata n°4 è stata l'opera che necessitava di questa diversità per poter raggiungere la sua pienezza emotiva: l'ornamento – occidentale come anche orientale – trame melodiche, trame armoniche, il canto, la danza, sono tutti elementi che coesistono e sono giustapposti. In una vasta gamma di musiche del Medio Oriente, sono cresciuto con i canti e le danze della Turchia, della Grecia e dell'Armenia così come quelli dei Balcani. Quando la mia famiglia emigrò da Istanbul più di cinquant’anni fa, ho portato tutte queste canzoni e danze con me verso ovest; esse sono ora profondamente radicate nella mia natura musicale. Gilbert Biberian § ENGLISH The task is to provide some relevant and useful navigational aids without compromising the listening experience that is uniquely personal. Thinking back on it, it is obvious to me that I embarked on a journey with a purpose. Walking through that world we call a Sonata, I realise, has been as much a matter of exploration of what may properly be called materia musica as of charting the territory. And – in a very Jungian sense – recognizing what is mine, what – truly, authentically – belongs to me, and what I can – at the end of the day, any day – totally own. The realization – soon after the completion of the first Sonata for solo guitar and the one for two guitars – that form and structure are not the same, totally transformed my writing of sonata movements in particular, and of composing in general. Form serves one purpose; structure another. Form brings up in our minds a particular set of expectations; structure delivers an individual foreground of realities belonging to each work. Among other things, form helps define the external shape of musical works and set up some very strongly defined expectations; structure – by the internal and particular reorganization of musical ideas – is the servant of the emotional purposes of each specific composition. Sonata No.1 belongs to the notion that, form and structure are identical and that a sonata is a work written according to a widely accepted prescription. And, of course, it isn’t. I propose that this formula, this prescription, is the background against which a new sonata is written – this means a different structure is created, whilst maintaining the important features of that which is expected. Harmonically and thematically, the first movement follows predictable paths. However, the second subject springs from the depths of my ethnic heritage and marks my unashamed use of that ethnic material. The third movement, being a dance in a 5/8 – what is also called limping rhythm – confirms that rich folk vein as belonging to my world of music, the world with which I grew up. A recording of all the four Sonatas provides an exceptional opportunity to have a long perspective, a panoramic view. It becomes possible to plot the differences between each work. Compression and expansion are important preoccupations. The variations in their length goes hand–in–hand with the power of expansion and compression. Sonata No.2 represents the expansion of the principle of sonata–allegro and the spreading of it over four movements. The development pervades the work: thematic ideas from the exposition recur constantly. The work concludes with an unashamedly tonal (B minor) Fugue, whose subject has been announced and prepared from the early stages of the first movement. The slow II movement stretches the ability of the guitar to sustain sound to a near–extreme limit. The III movement, Paseos(an old Spanish word for variations – with a strong hint of a “stroll”) leads to the Fugue. Composing is and has always been as much a craft and a process as it is a game. In an important sense it is a game of deconstructing and reconstructing. The constructing and reconstructing is done, naturally with musical material as well as non–musical elements. These are ordered in a different way and in harmony with the spiritual and emotional imperatives of the work. Whereas Sonata No.2 expands, in contrast, Sonata No.3 contracts. The intensity of the emotional demands of the work demanded that the elements be compressed into a taut, one–movement, work. The processes of repetition and recapitulation are combined with those of the traditional Rondeau and so hold the work together. In the process of invention the fantasy is everything. A rich language makes this more easily possible. I realized that I had to accept the diversity in my means of expression, in my heritage. I am a polyglot by nature and culture: the way I see it is that I occupied a very wide range of the spectrum of musical language. Sonata No.4 was the work that needed this rich diversity in order to achieve its emotional fulfilment: ornamentation – occidental as well as oriental – melodic textures; harmonic textures; the song; the dance; all are elements that coexist and are juxtaposed. Amongst a wide range of the music of the Middle East, I grew up with the songs and the dances of Turkey, Greece and Armenia as well as those of the Balkans. When my family emigrated from Istanbul over 55 years ago I carried all this song and dance west with me; they are deeply embedded in my musical nature. Gilbert Biberian View full article on repertoire
  7. “E’ possibile organizzare concerti ed altri spettacoli per un massimo di 200 spettatori, con una semplice autocertificazione. Firenze è la prima città italiana a mettere in pratica una norma contenuta nella ‘legge Bray’. Si potranno così svolgere eventi con musica dal vivo entro la mezzanotte, senza complicazioni burocratiche, come prevede il provvedimento approvato nel 2013. Si tratta di un’ottima iniziativa del Sindaco Nardella, primo in Italia a sfruttare tale possibilità”. Ad affermarlo è la senatrice del Pd Rosa Maria Di Giorgi, firmataria insieme al collega Andrea Marcucci, dell’emendamento approvato lo scorso anno nella legge cultura, e sostenuto da un appello di Stefano Boeri. “Nella prossima legge di stabilità – continua la parlamentare – riproporremo la richiesta di una tariffa ridotta per la SIAE e l’esenzione totale per gli eventi di beneficenza organizzati dalle associazioni”. Fonte: http://www.rosadigiorgi.it/2014/09/musica-a-firenze-concerti-con-semplice-autocertificazione-ora-superare-il-monopolio-siae/ E’ un risultato importante per quanto riguarda l’organizzazione di manifestazioni ma da giungla per quello che concerne i diritti di autore. Trovandomi su entrambe le sponde mi chiedo se la Sig.ra Di Giorgi ha pensato come, un organizzatore, pagherà i diritti agli autori delle musiche presentate in manifestazioni con meno di 200 persone (la stragrande maggioranza dei concerti di musica da camera, tanto per fare un esempio).
  8. Il 29 Settembre del 2010, iniziai a riprendere lo studio iniziato molti anni prima in Accademia Perosi delle composizioni di Angelo Gilardino. Lo stesso giorno stesi un percorso lavorativo che mi ha portato fino all’estate del 2012, periodo nel quale iniziai le registrazioni di tutta la musica per chitarra sola che il compositore piemontese aveva scritto dal 1965 ad allora. Le registrazioni iniziarono nel mese di Giugno di quell’anno e vanno avanti da oltre 2 anni. Esattamente quattro anni fa, quindi. Per questo compleanno dell’idea pubblico l’intera Sonata Mediterranea (contenuta anche nel recentissimo cofanetto Novecento Guitar Sonatas) che sarà ovviamente inclusa nel corposo box finale e che verrà distribuito da Brilliant Classics in oltre 40 paesi. Buon ascolto. https://soundcloud.com/cristianoporqueddu/sets/angelo-gilardino-1941-sonata-mediterranea
  9. Pianist: Dmitri Shostakovich (1906-1975) Trumpeter: Leonid Yuriev (1913-1971) Conductor: Maybe Aleksandr Gauk (1893-1963) Orchestra: Probably Leningrad Philharmonic Venue: Moscow Conservatory "Great Hall" Piano: Bechstein, E270. Year Built: ?
  10. Faccio sempre un giochino quando mi invitano ad una festa o un pranzo con molti altri invitati. Conto sempre il numero di volte in cui mi viene rivolta la domanda idiota: "E la chitarra, non l'hai portata?" Rispondo sempre con un numero che è quello progressivo delle volte che mi è stata fatta la domanda. Avete presente Proietti nella barzelletta "Diciotto diciotto?" https://www.youtube.com/watch?v=_IXfPxe7j6o L'interlocutore rimane un po' spiazzato (forse pensa che si tratti di una parola segreta o qualcosa di simile). Io lo guardo, sorrido e, in con una faccia da finta sorpresa esclamo "Non me lo chiedono quasi mai". Oggi ho raggiunto 9. Poco sotto la media (12) Da oggi ho deciso che oltre a pronunciare a voce alta il numero progressivo chiederò: "Che lavori fai?" E in base alla risposta domanderò se, l'interessato, ha con se lo strumento del suo lavoro. "Avvocato..." "E il Codice di Procedura Penale, l'hai portato?" "Idraulico" "E la pinza a pappagallo, l'hai portata?" "Insegnante" "E il registro di classe, l'hai portato?" E via discorrendo.
  11. Credo proprio sia così. Un'altra bella cosa all'itagliana. Avanti il vecchio.
  12. Pubblicata su lulu.com la tesi di laurea del chitarrista italiano Domenico Famà dal titolo “Angelo Gilardino, il maestro dei maestri. La scuola chitarristica gilardiniana” Dall’introduzione: “Quando ci si trova davanti a personaggi che “fanno la storia” è impresa ardua farne un ritratto, capire come sono diventati così grandi, non con la finalità di elogiarli e celebrarli ma con la voglia e la curiosità di conoscerli e, quando è possibile, emularli. Questa è l’indagine di uno studente che, poco più che ventenne, ha l’onore ed il piacere di conoscere Angelo Gilardino, la possibilità di attingere alle sue conoscenze ed ai suoi consigli e la gioia di condividere con Lui le proprie esperienze musicali. La prima parte della tesi include una lunga intervista, in cui emergono tutte le sfaccettature della personalità dell’artista, cominciando dal racconto della sua vita come uomo, musicista, concertista, compositore ed infine “maestro dei maestri”. La seconda parte è dedicata all’analisi del trattato di tecnica chitarristica, dello stile compositivo, delle innovazioni tecniche e musicali operate dal Maestro nonché del suo pensiero estetico.” Info su Domenico Famà: https://www.facebook.com/domenicog.fama Maggiori informazioni: http://www.lulu.com/shop/domenico-giovanni-fam%C3%A0/angelo-gilardino-il-maestro-dei-maestri-la-scuola-chitarristica-gilardiniana/ebook/product-21800060.html Leggi la scheda di questo/a pubblicazione
  13. Terminata tutta la fase di registrazione dedicata alla musica pre-Studi di Angelo Gilardino. Credo (devo ancora fare una ricerca) di aver registrato per la prima volta in assoluto tracce come Canzone Notturna, Araucaria, Trepidazioni per Thebit, eccetera. Come buon auspicio, condivido con gli utenti del Forum la registrazione della prima composizione dell'autore piemontese: "Canzone Notturna" (1965). https://soundcloud.com/cristianoporqueddu/canzone-notturna Maggiori informazioni su questo progetto di registrazione (iniziato nel 2010) sono qui: http://cristianoporqueddu.it/CPBlog/2011/11/16/tenebrae-factae-sunt-angelo-gilardino-complete-music-for-solo-guitar/
  14. Benvenuto e buona permanenza.
  15. Il ministero delle attività culturali e del turismo (minuscolo, sì, è voluto) pubblica un bando per la realizzazione di “eventi” in occasione della manifestazione Notti al Museo (che sembra il titolo di un film con Ben Stiller). Prendere sul serio il suddetto documento è praticamente impossibile: si tratta di un mercatino di zerbini. In buona sostanza – come diceva l’avvocato di Johnny Stecchino – questi signori vorrebbero “organizzare” le loro Notti al Museo (nella speranza di una comparsata di Ben Stiller) e chiedono agli artisti italiani di presenziare non solo gratuitamente, cioè, senza compenso, ma pagando assicurazione e il pizzo a Mamma SIAE che, ovviamente, non perderà occasione per mungere dei poveri disgraziati a caccia di un momento per esibirsi in un paese culturalmente in mano a dei babbei. La “valorizzazione dei beni culturali” passa attraverso lo schiavismo: musicisti già affermati, allievi di conservatorio, dilettanti e chi più ne ha più ne metta, non fa differenza. “Venghino siori, venghino” a suonare per il nostro Museo. E mentre la gente fa gli affari suoi, parlotta, magari assaggia le pizzette e beve le aranciate nei rinfreschi organizzati dai direttori di codesti musei, voi avrete l’opportunità di suonare. Avete un diploma accademico ottenuto con il massimo dei voti in una istituzione internazionale di musica con anni di sacrifici di tempo e denaro= Ma questa è una buona anzi ottima occasione per mettere al servizio dei beni culturali (sì, minuscolo) la vostra esperienza. Dovete solo pagare la SIAE che puntualmente girerà i soldi a Morandi, Celentano e Vasco Rossi (che prendono lauree ad-honorem nelle macerie delle università italiane). “Venghino siori, venghino” che vi diamo un angolino nel museo e mentre suonate (qualcosa di comprensibile, mi raccomando: ah, chitarrista? Conosci il ConSierto de AranKues? Si può fare per chitarra sola? No? E qualcosa di non troppo astruso?) noi in giacca e cravatta apriremo i Musei di notte in questo paese culturalmente morto dove i musicisti suonano dappertutto fuorché in Teatri e Auditorium. Per strada, in chiesa al punto di tornare nei salotti – come nell’Ottocento – di case private, esasperati, mentre negli stessi Auditorium e Teatri passa il Circo e Noa con il suo ultimo successo. “Venghino siori, venghino”: i vostri 30-40 anni di studio verranno trasformati in una lieve (ah, suonate piano, mi raccomando) colonna sonora per i nostri visitatori ai quali dobbiamo prostrarci e che dobbiamo umilmente ringraziare per essere qui, di notte (di notte!?), a guardare un Museo che avrebbero potuto visitare mille volte nel corso della loro esistenza ma che hanno aspettato venisse aperto alle 2 del mattino per trovarlo una valida alternativa al Motomondiale e alla pizzata con gli amici. “Venghino siori, venghino” che i tempi sono maturi per instaurare un rapporto pieno e consapevole di schiavitù con il direttore del museo della vostra città. Se entrerete nelle sue grazie in questo “evento” culturale probabilmente verrete chiamati a Ferragosto o sotto natale ad allietare le visite dei turisti, sempre senza compenso, ma in un contesto splendido. Ma gli zerbini esistono e ci sarà la fila per suonare in quei musei, finalmente lontani da auditorium senza riscaldamenti e senza servizi igienici, finalmente lontani da stanze in qualche sperduta scuola superiore passate per “sala da concerto”. Finalmente uno spazio per suonare in un ambiente dove il tetto non cade a pezzi. E pazienza se mentre suoni qualcuno parla. Stà zitto che per te questa è un’occasione. E potrei andare avanti a lungo (davvero a lungo) ma, lì, nel mio studio, ho da leggere e studiare musica, ho contratti (all’estero) da rispettare e di notte, io, dormo. Una pernacchia rivolta a questi incapaci non è solo scontata ma anche una perdita di tempo. Questo post anche.
  16. E’ attiva da poche ore la nuova area eShop sul sito internet cristianoporqueddu.com. Grazie a questa nuova sezione sarà possibile ordinare online direttamente dal sito sia le mie releases discografiche che i miei lavori per chitarra e questi ultimi, dietro la diretta autorizzazione dell’editore, in formato digitale. Sì, dopo l’acquisto verrete messi in condizione di scaricare il file in formato PDF. Fino al mese di Ottobre saranno disponibili solo le composizioni ai prezzi – davvero accessibili – che vedete nell’immagine. Dopodiché si darà il via anche alla sezione dedicata ai CD. Per dubbi o per la soluzione di eventuali problemi in fase di acquisto contattate lo staff di SardiniaNET all’indirizzo eMail info(at)sardinianet.com Link all’eShop | http://cristianoporqueddu.it/CPBlog/shop/ Leggi l'articolo originale
  17. Sul finire del 2013 il Governo aveva dato il via alle manovre per l’adeguamento dell’equo compenso. Le reazioni degli interessati non si sono fatte attendere: il ministro Franceschini, che sembrava aver già dato il meglio di sè parlando di storia medievale al presidente di Google, twitta che i costi graveranno “sui produttori, non sui consumatori”, mentre, smaltita la sbornia e preparandosi ad accogliere i circa 100 milioni di Euro di nuovi gettiti, la SIAE in un documento firmato da Caterina Caselli, Paolo Conte, Dori Ghezzi, Francesco Guccini, Raphael Gualazzi, Claudia Mori ed Ennio Morricone parla di “passo importante a tutela della cultura, della creatività italiana e della sua indipendenza”; apprendiamo inoltre che il ministro Franceschini e il presidente Gino Paoli hanno concordato l’impiego di “una quota di tali somme per la promozione di giovani autori e artisti e di opere prime”. Tutto, ovviamente, a discrezione SIAE. Insomma, paghiamo più le memorie di massa perché il Governo, incapace di istruire e di mettere in condizione il popolo di usufruire delle potenzialità di internet (l’Italia sul digitale, lo sappiamo, è da Terzo Mondo) si ipotizza un reato prima che questo venga commesso. Solo in Italia si poteva ideare un sistema del genere. Adesso, autori, compositori, cantanti, interpreti e chiunque abbia a che fare con il diritto di autore, non avranno di cui lamentarsi. Continueranno a ricevere le briciole (i più fortunati) ma saranno felici di sapere che tutti devono pagare il pizzo SIAE per comprare un hard disk. Giovani artisti? Opere prime? Mi pare davvero una presa in giro. La SIAE ha un buco di bilancio di quasi un miliardo di euro proprio di cui 800 milioni proprio verso gli autori. E’ solo un disperato modo per dare una boccata di ossigeno ad un cadavere ambulante (la SIAE) che sta per crollare e con lei un sistema marcio di protezione dei diritti di autore trasformato in una mangiatoia per pseudo-dirigenti. Chiudo: chi avesse il tempo e la voglia di leggersi il comunicato ufficiale della SIAE troverà, in fondo al documento, viene fatta una piccola panoramica sugli aumenti: salta all’occhio che le capacità di memoria sono indicate in Gb (Gigabit) e non in GB (Gigabyte) e che si parla di “dispositivi fino ad 8Gb di potenza“. Datemi retta: non sanno di che cosa stanno parlando.
  18. Link > http://cristianoporqueddu.it/CPBlog/2014/07/25/gandhara-diferencias-sobre-sib-mi-di-hector-tosar/
  19. Sul Forum Italiano di Chitarra Classica, alcuni giorni fa, il collega Massimiliano Filippini ha chiesto una mano agli iscritti per sapere dove fosse possibile acquistare una copia della composizione “Gandhara (Diferencias sobre sib-mi)” scritta nel 1984 da Héctot Tosar (1923 – 2002), compositore Uruguayano e tra i massimi esponenti della musica d’avanguardia del suo paese. Non conoscevo la composizione e visti i futuri progetti discografici ho intrapreso una breve ricerca. La composizione, come già detto, fu scritta nel 1984 e dedicata al chitarrista connazionale Eduardo Fernández che ne ha curato revisione e diteggiatura. La pubblicazione fu curata dalle Ediciones ART il cui sito internet (artediciones.com) è irraggiungibile da molti mesi. I social network mi sono stati di grande aiuto: ho sfruttato i contatti in Sudamerica e con alcune importanti biblioteche (tra cui quella della UCLA) e in pochi giorni sono entrato in possesso dello spartito. L’opera è estremamente originale: l’intera struttura del brano, due sezioni ben distinte – Con ímpetu / Poco presto - tra le quali brevi episodi connessi alle parti principali fungono da argini di una scrittura fantasiosa e libera, è basata sull’osservazione prismatica delle due note Sib e Mi, utilizzate in parti accordali, ritmiche e virtuosistiche (nel senso meccanico del termine). La fantasia del compositore si nota proprio nella sua capacità di usare del materiale così ridotto per creare un intero mondo sonoro nel quale il timbro diventa la bussola necessaria per l’osservazione e l’orientamento. Tecnicamente accessibile, Gandhara è infatti un vero banco di prova per chi vuole testare le capacità sonore del proprio modo di interpretare una pagina di musica.
  20. Frames Esordio discografico per la chitarrista italiana Marta Dolzadelli Tracklist Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968) from 24 Caprichos de Goya op. 195 1) I- Francisco Goya y Lucientes, pintor 4:10 2) XIII- Quién más rendido? 3:28 Michael Tippett (1905-1998) The Blue Guitar. Sonata for solo guitar 3) I- Transforming 7:45 4) II- Juggling 3:35 5) III- Dreaming 6:42 Marco Ramelli (1984) 6) Im Nebel, Homage to Kengiro Azuma* 4:04 Toru Takemitsu (1930-1996) 7) Equinox 5:49 Kai Nieminen (1953) 8) Images of fear (Hommage to Paul Klee)* 9:26 Marco De Biasi (1977) 9) Quattro aforismi* 2:39 Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968) from 24 Caprichos de Goya op. 195 10) XII- No hubo remedio 6:27 11) III- Nadie se conoce 2:07 * Premiere recording Info, previews e acquisto online: http://www.martadolzadelli.it/discography
  21. Frames Esordio discografico per la chitarrista italiana Marta Dolzadelli Tracklist Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968) from 24 Caprichos de Goya op. 195 1) I- Francisco Goya y Lucientes, pintor 4:10 2) XIII- Quién más rendido? 3:28 Michael Tippett (1905-1998) The Blue Guitar. Sonata for solo guitar 3) I- Transforming 7:45 4) II- Juggling 3:35 5) III- Dreaming 6:42 Marco Ramelli (1984) 6) Im Nebel, Homage to Kengiro Azuma* 4:04 Toru Takemitsu (1930-1996) 7) Equinox 5:49 Kai Nieminen (1953) 8) Images of fear (Hommage to Paul Klee)* 9:26 Marco De Biasi (1977) 9) Quattro aforismi* 2:39 Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968) from 24 Caprichos de Goya op. 195 10) XII- No hubo remedio 6:27 11) III- Nadie se conoce 2:07 * Premiere recording Maggiori informazioni: http://www.martadolzadelli.it/discography Leggi la scheda di questo/a novità discografica
  22. AI musicisti o presunti tali che tengono nascoste pagine di musica divenute letteralmente introvabili anche presso le biblioteche nazionali o gli archivi storici – magari perché la casa editrice che le ha pubblicate originariamente ha chiuso i battenti – rivolgo una semplice domanda: prima artisticamente poi umanamente pensate di avere una qualche speranza? L’immaginaria esclusiva che vi siete ritagliati addosso è propria di chi non ha altro di cui vantarsi. Avevo poco più di 14 anni quando sono andato a cozzare per la prima volta contro questo atteggiamento. Lo ricordo come se fosse ieri. Internet era un concetto fantascientifico e avere uno spartito musicale era frutto di ricerche che duravano mesi (quando queste andavano a buon fine). Con mio padre ci recavamo alla Stanza della Musica, a Roma, per fare incetta di musica per chitarra o si faceva affidamento sul negozio di musica del capoluogo che avrebbe dovuto “ordinare” la copia (i tempi erano biblici). Durante uno dei tantissimi corsi frequentati in quegli anni, un chitarrista suonava la trascrizione per chitarra della Sonata di Scarlatti K208 (l’unica per cui ho una forte quanto inspiegabile attrazione). L’avevo ascoltata solo da Segovia. Dopo l’esecuzione durante la lezione, il chitarrista – molto più avanti con l’età rispetto a me – parlottava e rideva con i suoi coetanei e, io, candidamente, mi avvicinai al gruppo di “adulti” e chiesi: “E’ meravigliosa la Sonata che hai appena interpretato a lezione puoi prestarmi la musica così posso leggerla?” Lui mi guardò come se gli avessi chiesto la moglie a noleggio e, facente parte di una cricca di eletti e favoriti del “maestro” che governava il corso, alzò un sopracciglio si rivolse agli altri coetanei e rise. “Te piace eh? Ma nun te la posso dà.” “Perché?” chiesi io Altre risa da parte del gruppo di “adulti” “Eh.. Perché mo’… Perché c’ho le paggine in disordine.” Ricordo perfettamente la frase delle “pagine in disordine” e capii chiaramente che mi prendeva in giro: non mi avrebbe mai fatto leggere quelle pagine per un motivo che non riuscivo a comprendere. Impiegai diverso tempo, successivamente, a capire che le mezze tacche tendono (tendevano, oggi non possono più fare nemmeno quello) a tenere per sé la musica che suonano come se l’autore in persona li avesse investiti di una qualche autorità. Aggiungo: avere un atteggiamento simile in quegli anni poteva persino dare dei miseri risultati in termini di esclusività (parliamo di livelli provinciali, anzi, provincialotti) ma, francamente, tenerlo oggi, con il mondo a portata di mano è da emeriti imbecilli. Leggi l'articolo originale
  23. Bingo. Un collega in sudamerica mi ha messo in contatto con una biblioteca che è in possesso della copia della composizione. Non sa se si tratta del manoscritto originale su cui Eduardo Fernandez ha lavorato per la diteggiatura o se è l'edizione vera e propria di Art Ediciones. In ogni modo entrerò in possesso della musica.
  24. Aggiornamenti: attendo risposte da alcuni contatti in sudamerica e da un paio di biblioteche che dovrebbero avere l'opera nei loro archivi.
  25. "Novecento Guitar Sonatas"- Nuova release discografica! > http://goo.gl/fKfj8R

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