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Cristiano Porqueddu

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Tutti i contenuti di Cristiano Porqueddu

  1. E' uno degli elementi che ritengo fondamentali per chi l'arte la crea ma anche per chi ne usufruisce. Rimestare il conosciuto equivale a una vera e propria mummificazione mentale che da quel che ho potuto osservare (anche su questo forum) funge da rifugio per i più mentalmente pigri. E mi trovi d'accordo anche sul fatto che cercare il nuovo dia ancor più valore a ciò che è passato: un musicista (o artista in senso lato) ricontestualizza e rielabora con maggiore maturità e con nuovi parametri ciò che già conosce quando ha una visione più ampia di ciò che lo circonda.
  2. Non me ne volete, ma io non ho capito nulla, né domanda né argomentazione e, Giorgio, non ho capito se il tuo è un voler accostare a tutti i costi l'arte al progresso considerando che, socialmente, stiamo regredendo. Come si possono accostare "pulizia della tecnica" (?) al far luce sul repertorio? E soprattutto, come scindere questi due elementi dallo studio di ciò che è stato?
  3. Mi sembra proprio il caso di aprire questo thread OT per comunicare a chi non ne fosse a conoscenza l'esistenza del nuovo eShop onLine delle edizioni Dover, note per i costi ridotti all'osso. Io ho appena acchiappato le partiture delle Nove Sinfonie di Beethoven a 50 dollari (!!!). Certo, non saranno edizioni lussuose da biblioteca ma ha bisogno quella musica di copertine e merletti? Buoni acquisti.
  4. L'ho citato solo perché, nello stesso modo, ho trovato inconsistenti spiegazioni (una su tutte, ripeto, "perchè è sempre stato fatto così") di resistenza alla lettura della musica originale. I modi, le persone e tutto ciò che girò intorno alla pubblicazione non era un tema del mio post, ma grazie lo stesso Frédéric per le informazioni sempre puntuali e precise.
  5. Peccato perché c'è da divertirsi pronunciando diversamente, alterando il timbro, colorando e variando (appunto) non solo da un punto di vista della costruzione ma anche da quello dell'interpretazione. Provaci: ne diverrai dipendente e non potrai più fare a meno di chiederti "E se...?"
  6. L'ho ordinato proprio ieri da http://www.editionsorphee.com insieme ad altro materiale.
  7. La chitarra, da quel che so, ha ricevuto nel Novecento più attenzioni da parte di compositori (chitarristi e non) che mai nella sua storia. Il suo repertorio si è decuplicato e visto e considerato che uno strumento è il suo repertorio credo che possiamo stare più che tranquilli. E' probabile, invece, che stia morendo e neanche tanto lentamente un genere di approccio alla chitarra superficiale e insipido, soppresso da nuove generazioni di interpreti che non vogliono avere a che fare con il dilettante medio che sbatte i piedi quando, di fronte al muro dell'ignoranza, non ha più dove andare. Ho una opinione sull'assenza di reazione al tuo post. Forse mi sbaglio ma la presenza di giovani su questo forum (la maggior parte degli utenti hanno meno di 25 anni) non alimenta ragionamenti negativi ma alimenta invece progetti, costruzione ed entusiasmo. Giorgio, scusami, detesto mettere il dito sulla piaga ma questa è la tua affermazione nel post originale: "Il nuovo revisore corresse i Preludi con nuove indicazioni attingendo - ovviamente - dai manoscritti, inserendo anche il sesto Preludio (che Segovia aveva scartato perchè secondo lui .....). " Converrai con me che oggi, parlare di un VI preludio e disconoscere il valore del manoscritto a favore di una revisione degli studi e dei preludi di HVL è quantomeno provocatorio. Non so tu ma trovo inaccettabile che un musicista conosca esclusivamente una versione filtrata (da un revisore, da una casa editrice, non fa differenza) di una pagina. E' ciò che è accaduto per il Capriccio Diabolico di Castelnuovo-Tedesco: continuo, incredulo, a sentire pareri discordanti come se quelle due righe de "La Campanella" in fondo al brano fossero qualcosa di musicalmente valido o come se le intere sezioni tagliate fossero insignificanti. Ho eseguito la prima di quella versione del Capriccio Diabolico e quando ci lavorai a suo tempo rimasi esterrefatto dal cambio di contenuti e di direzione che l'intervento del revisore aveva portato; trovo (dico sul serio) assurdo che alla luce della versione completa e originale (tremenda per difficoltà nella sezione dei ribattuti su tricordi e bellissima nella coda finale completamente amputata) si continui in concorso, concerto, registrazioni discografiche ad eseguire una versione che con Castelnuovo Tedesco ha poco a che vedere. Tu di questo cosa ne pensi? E visto che ci sono mi porto un po' OT (speriamo che Michele non sia lì a leggere!): Heitor Villa Lobos a mio modestissimo parere sapeva cosa era un "arpeggiato" su un accordo (tant'è che quando li vuole li indica). Ma perché continuiamo a sentire arpeggiare tutti gli accordi su sei corde? (cfr. Preludio III) Sai cosa ho sentito, recentemente, in risposta a questa domanda "Perché generazioni di chitarristi l'hanno fatto così". Ossia, generazioni di chitarristi non hanno mai letto la musica scritta e si sono limitati ad imitare. Non sarebbe il caso di smetterla, una buona volta? Non so chi sia. Mi piacerebbe ascoltarlo.
  8. Giorgio, ma questo cosa c'entra con l'argomento del thread che hai aperto?
  9. Molti come te e come me, Alessio, rifiutano atteggiamenti apparentemente "innovatori" che mascherano invece una marmorea noia interpretativa e ore di studio tendenti allo zero. Uno di questi atteggiamenti è quella che io chiamo "la scenetta" che hai descritto molto bene nel tuo post. Ricordo molto bene alcuni passaggi della conferenza di Gianni Nuti "Il corpo che pensa: la relazione tra pensiero e gesto nell'interprete musicale": parlava dell'importanza, come quella dei violinisti o dei flautisti, del movimento per accompagnare un fraseggio o un semplice accento ma mai di messe in scena o teatrini più o meno buffi. Non so come reagisci tu quando metti il piede in una di queste torte ma io, prima fila o meno, mi alzo e me ne vado. Molto semplicemente.
  10. Non sono d'accordo. Il "mondo artistico" (che non so cosa significhi ma penso di intuirne il significato) identifica da sempre la qualità e la tramanda ai posteri con severissimi filtri. Se a questo aggiungiamo l'odierna bassezza, stupidità e banalità dei molteplici aspetti a cui ti riferisci, Giorgio, nei quali la musica (materia che mi interessa) annega, è ovvio che chi fa arte deve oggi più che mai tenere ben saldi i propri princìpi e non vergognarsi di esporsi per dare la propria opinione. Pena una vita di accomodamenti e pacche sulle spalle. Non c'è più vile di colui che va d'accordo con tutti.
  11. Darò ragguagli appena ne giungerò a mia volta in possesso. Quello che so, per il momento, è che la biografia è stata pubblicata e presentata ufficialmente - ero invitato all'evento, ma non ho potuto partecipare - e che una copia della medesima è en route verso la mia cassetta della posta. dralig Bene. Organizzo un agguato al postino.
  12. Chi distribuirà i tomi? O meglio, come sarà possibile acquistarne una copia?
  13. Angelo Gilardino ha terminato l'ultimo lavoro, il Concerto di Sancto Lucio de Coumboscuro scritto per Chitarra e 10 Strumenti: flauto, oboe, corno inglese, clarinetto in Sib, fagotto, 2 violini, viola, violoncello e contrabbasso. Prima pagina della partitura (pubblicazione autorizzata direttamente dal compositore) disponibile qui > [Download] Fonte: http://www.angelogilardino.com
  14. Io ho messo in grassetto la voce relativa a Safari, il browser su Snow Leopard che per le caratteristiche di "chiusura" avrebbe dovuto essere una specie di roccaforte. Invece: pata-crash. Riflessioni?
  15. In modo molto simile ai risultati dello scorso anno e in barba a tutti gli annunci di maggior sicurezza nei browser visti nei 365 giorni (giorno più, giorno meno) trascorsi, dal Pwn2Own 2010 arrivano notizie riguardanti la caduta al primo giorno di Safari, Firefox e Internet Explorer 8. Il primo dei tre a cadere sotto i colpi degli esperti di sicurezza è stato proprio il browser Apple su Snow Leopard 10.6, a opera di Charlie Miller che per il terzo anno di fila riesce a rompere con facilità la sicurezza di Safari. A far cedere IE8 è invece stato l’olandese Peter Vreugdenhil, mentre Firefox ha dovuto arrendersi a tale Nils della MWR InfoSecurity, che tramite l’uso di calc.exe su Windows 7 è stato in grado di raggiungere la condizione di poter lanciare “qualsiasi applicazione”. Chrome è dunque l’unico a restare ancora in piedi, sia perché nessuno ha provato a romperne la sicurezza, sia perché a detta di Charlie Miller stesso il browser Google avrebbe sì dei bug, ma difficili da usare a proprio vantaggio per un exploit. Fonte: http://www.downloadblog.it/tag/pwn2own+2010
  16. Rispecchia la realtà. Si chiama 'strumento' proprio perché è necessario a dar forma a qualcosa. Ma è lo strumentista che crea e sono le idee dello strumentista che fanno sì che quell'oggetto si renda utile per un fine. E' come se uno scultore si affezionasse al suo scalpello o il pittore al pennello usato per gli acquerelli.
  17. Lo stile c'entra un bel nulla. E' un dato di fatto: saper essere una guida o non saperlo essere. E l'essere guida non ha niente a che vedere con un pezzo di legno lavorato su cui sono montate sei corde.
  18. Con l'ultimo numero di Guitart è disponibile il saggio "Francisco Tárrega - il grande maestro povero della chitarra romantica" a cura di Angelo Gilardino. Un testo che descrive la vita del maestro barcellonese, la sua musica, i suoi viaggi, il rapporto con i familiari e la sua ingloriosa fine nonché una analisi di ciò che è avvenuto dopo la sua morte. Info e acquisti: http://www.atelierdelaguitarra.it/guitart/default.asp
  19. Il mio nome di battesimo è più che sufficiente, Massimiliano. Vede, ho sempre ritenuto importante separare lato personale da lato professionale ma (almeno nella mia esperienza) ho notato che nella totalità dei casi coloro che si autodefinivano maestri erano poi delle mezze tacche in grado, nel migliore dei casi, di dare indicazioni sull'edizione degli Arpeggi di Giuliani o spalmare in tre anni accademici lezioni sullo Studio II di Fernando Sor. A mio modo di vedere l'essere maestro ha un significato ben più imponente dell'essere insegnante e preclude una serie di caratteristiche che vanno oltre lo scrivere una diteggiatura o indicare una dinamica; vanno oltre suggerire un'edizione degli Studi di Villa-Lobos o l'apparire in copertina nella rivista di musica. In cima a queste caratteristiche deve obbligatoriamente capeggiare l'alta preparazione in materia ma sono altrettanto necessarie cultura e background umano e personale. Recentemente, dopo un concerto, una donna si è presentata con sorriso studiato, testa inclinata e sciarpa fino ai piedi; una di quelle figure costruite dalla moda e dai tempi che mi è apparsa vuota fin dal primo sguardo. Si presenta anteponendo il suo titolo di "regista" (queste con lo sciarpone alla fine o sono registe o sono fotografe) al suo nome: "Buonasera sono la Regista Tal dei Tali" - evito il nome per ovvie ragioni. Per un attimo ho avuto la tentazione di chiederle cosa avesse girato e a chi diavolo importasse del suo mestiere in quel camerino poi ho deciso - per una volta - di lasciar perdere e girarmi da un'altra parte. Io le auguro tutto il contrario ma sono sicuro che un soggetto come quello sopra descritto non ha molta strada professionale da calcare e che sono quasi certo che lei stessa, nel suo profondo, sa d'essere una figura di terzo piano.
  20. Un buon maestro si identifica nel momento in cui gli si stringe la mano e - a completare le preziose indicazioni sopra elencate - anche nel modo in cui si presenta.
  21. Nuova traduzione del Metodo di Fernando Sor Le edizioni Orphee hanno recentemente pubblicato la nuova traduzione del celebre Metodo per Chitarra di Fernando Sor. Translated, Edited and with Commentary by Matanya Ophee. 136 pp., $29.95, Presser Order number 494-02839 (RTFT-15) Dal sito: Undertaking the translation of a guitar method by an author of such monumental importance to the history of the guitar as Fernando Sor is a daunting task. It is particularly so when a translation into English was already prepared during the author’s life time, and is still available today. It is precisely the existence and availability of the 1832 translation by Arnold Merrick, that is the main motivation for the present endeavor. A close comparison of the Merrick translation to the original, reveals a wide-ranging number of instances where the translator was more intent in translating the words of the author, than in correctly transmitting the pedagogical thought that these words meant to convey. The result of this pedantry is that many important precepts of Sor’s philosophy regarding guitar technique are often distorted in a way that provides English speaking HIP enthusiasts with a facile apparatus to create a way of playing the guitar that is different than standard guitar technique, often on the patently false claim that it is more authentic, but a way of playing that Fernando Sor would not have recognized as his own. Stylistically, the text attempts to describe the physical world of the guitar and its technique with a most poetically inspired florid discourse, often couched with oblique references to real or imaginary adversaries. Perhaps the most annoying stylistic peculiarity of the narrative is Sor’s constant usage of the first person singular when dealing with matters of guitar technique. At the very beginning of this method, and many times throughout the book, Sor keeps reminding us that his main purpose is not to tell us what to do, but to tell us how he himself reached whatever conclusions and principles that he promotes here. However, extending this notion to the actual descriptive discourse of technique, quickly becomes an overbearing tedium that is not helpful in understanding the issues involved. My modus operandi, then, was not to translate the text, but to convey Sor’s approach to the pedagogy of the guitar in a clear language that would make immediate sense to English readers today. Obviously, such methodology requires an interpretative examination of every single sentence in the book, attempting to glean from it the wisdom that the teacher Sor would have imparted to his students during their private lessons with him. Necessarily, much of my work required detailed explanations of the reasons for my editorial decisions. Since the original text contains a fair number of footnotes, often quite extensive, I chose to place my comments in a separate Commentary section, leaving the main text uncluttered and free of interventions, except of course, the rare instances where a short square bracketed comment can save a great deal of verbosity. All commentaries are referred to in the main text in alphabetical End Note cross references. I am acutely aware of the maxim that Time Mutes, The Translator Mutilates, and I am sure it could be argued that I greatly mutilated the original text. I fully agree, as it was my intention from the very beginning to do so. However, I have attempted to convey as clearly as possible, what Sor would have explained to me privately, had I been fortunate enough to have him as my teacher. Link per acquisto onLine: http://www.editionsorphee.com/books/Sor-Method.html
  22. Intervita a John Williams su Agustin Barrios (BBC) sul sito della BBC: http://www.bbc.co.uk/iplayer/episode/b00q3gjd/Great_Lives_Series_20_Agustin_Barrios_Mangore/
  23. A Leo Brouwer il X premio SGAE Tomás Luis de Victoria El compositor cubano Leo Brouwer (La Habana, 1939), que fuera director de la Orquesta de Córdoba desde el 1992 hasta el 2001, se ha proclamado vencedor en el décimo premio SGAE Tomás Luis de Victoria, fallado el pasado jueves por un jurado integrado por cinco personalidades del mundo musical. El Tomás Luis de Victoria, que convoca la SGAE, es el mayor reconocimiento para autores vivos en el ámbito hispanoamericano y lusófono, tanto por la categoría del jurado como por su dotación económica, de 60.000 euros. Leo Brouwer se alzó con el galardón entre un total de 53 compositores finalistas provenientes de 16 países iberoamericanos. El jurado internacional de este premio estuvo compuesto por el catedrático de musicología de la Univesidad de Oviedo, Ramón Sobrino; el crítico y musicógrafo, José Luis Téllez; el director de Centro de Documentación Musical de Andalucía, Reynaldo Fernández; la profesora de musicología de la Universidad Nacional Autónoma de México, Consuelo Carredano, y la musicóloga cubana Victoria Eli, profesora de la Universidad Complutense de Madrid. El jurado ha querido destacar, según el acta final, su relevante carrera internacional como compositor, guitarrista, director de orquesta y profesor; su brillante dominio de múltiples técnicas y géneros que lo definen como músico integral y su aportación al repertorio y técnica de la guitarra basada en la síntesis entre la danza autóctona y las corrientes estéticas más renovadoras del presente, que ha proyectado la música iberoamericana hasta una dimensión universal. TRAYECTORIA Brouwer inició los estudios musicales en su país natal, perfeccionándolos más tarde en la Juilliard School de Nueva York y en la Universidad de Hartford en Estados Unidos. De vuelta a su país, desempeñó diversas actividades oficiales, como la dirección del departamento musical del Instituto Cubano de las Artes y de la Industria Cinematográfica (ICAIC) en 1960. Leo Brouwer reúne además de una de las más importantes trayectorias compositivas de la actualidad, con un catálogo de 300 obras, otras facetas no menos importantes como la de guitarrista, ofreciendo más de 600 conciertos en más de 40 países, y creando nuevos recursos técnicos para la guitarra. Fonte: http://www.diariocordoba.com
  24. Oscar Ghiglia plays 4 pièces brèves by Frank Martin
  25. Segnalo la recente pubblicazione di un nuovo eShop dedicato anche alla musica originale per chitarra. http://www.pilesmusic.net/
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